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Capitolo 8 - College

Ore nove, trenta minuti e quindici secondi.
Dalla parte opposta della strada, al secondo piano di una bellissima costruzione da poco ristrutturata, un'anziana signora aprí le imposte della sua finestra riflettendo i raggi del sole direttamente verso la finestra di Faith.
Quella luce iniziò ad accarezzarle la coscienza destandola lentamente dal suo sonno. Un sonno che sarebbe potuto essere decisamente migliore: le molle del letto, cigolavanti ad ogni minimo movimento, avevano ormai del tutto perso la propria forma e solidità creando avvallamenti e rigonfiamenti con i quali fare i conti durante la notte.
Risultato? Quello che vide nello specchio del bagno non lo riconobbe neppure lei. Era una ragazza come tante altre, una di quelle persone conscia di non essere degna della copertina di qualche rivista di moda o benché meno di stile ma neppure un mostro da fiera di paese, eppure quella mattina non avrebbe sfigurato in quest'ultima.
Si concesse una doccia prima di uscire dalla stanza. Si sarebbe dovuta truccare, pettinare, riuscire ad assomigliare minimamente ad un essere umano di genere femminile prima di farsi vedere. Vivere con dei maschi imponeva anche questo, forse non per tutti ma sicuramente per lei sì.
Una doccia rimette al mondo, dicono. Chiunque sia stato ad inventare quella frase non aveva mai conosciuto la doccia del suo bagno.
Riusciva a mantenere stabile la temperatura dell'acqua con la stessa capacità - pari a zero - che Faith aveva di trattenere le lacrime durante quei giorni del mese.
Era stretta. Ciò comportava urti continui contro la fredda tendina a sinistra o le gelide mattonelle degli anni trenta a destra.
Ennesimo risultato? Uscì da quella doccia più stanca e stressata di quanto non fosse prima di entrare.
Si asciugò velocemente i capelli e scese al piano inferiore.
Nella casa regnava il silenzio. Justin era uscito lasciando un biglietto sul frigo.
Ho fatto i pancakes e gli waffles. Lo sciroppo d'acero è nel ripiano della credenza, il caffè da scaldare nella caffettiera.
Come non sentirsi lusingata? Avrebbe potuto abituarsi a lui.
Cameron, al contrario e per fortuna, non sembrava essere rientrato. Non ci teneva affatto a rivedere quel sorriso perfetto, sicuro di sé e strafottente. In quanto al misterioso terzo inquilino, che sarebbe dovuto già essere lì, era invece disperso chissà dove.
Mangiò i pancakes più buoni che avesse mai assaggiato, afferrò la borsa con i documenti ed uscì chiudendo con forza la porta di legno gonfia per l'umidità.
La giornata era splendida. Gli irrigatori a scomparsa dei vicini cominciarono ad innaffiare il prato creando piccoli arcobaleni al di sotto dell'acqua debulizata. I platani ondeggiavano al fresco vento che, dal mare, si insinuava attraveso la Main distribuendo l'odore dello iodio nell'aria di North Windfield.
Un paio di bambini in costume uscirono su quel prato giocando a rincorrersi sotto i getti rinfrescanti.
La giornata ideale per una passeggiata.
Il college distava poche centinaia di metri da casa, un percorso tranquillo a quell'ora del mattino ed in quel periodo dell'anno.
Faith poté cosi rilassarsi e pensare agli impegni della giornata.
Prima tappa: segreteria di facoltà. Il sistema scolastico americano prevede di iniziare ad inviare le lettere di presentazione almeno un anno prima, se non più, del diploma.
Yale? Harvard? Berkley? Come detto, inarrivabili.
Ma, con la media della B, poteva ambire, se non alla Ivy League, perlomeno ad un college di fascia media.
Fu così che a Cece, diminutivo di Cecilia, la madre, venne in mente quel viaggio nella contea di Sonoma. In quella lontana occasione fu il padre a decidere la destinazione, memore delle sue origini italiane.
Quello stronzo!
Ma un semi-sconosciuto college era rimasto impresso alla madre. Le raccontava di come, se avesse potuto permetterselo, la NWC sarebbe stata decisamente la sua scelta. Le raccontava di come i mattoncini rossi componevano la facciata disegnando le due torri laterali. Le narrava di come i platani e le querce si fondessero a tratti sopra le stradine del campus creando tettoie naturali. Le diceva di quanto era fiera di lei, la sua piccola scrittrice che diventava donna.
L'ultima affermazione era forse dettata dalla mancanza che avrebbe provato e che sarebbe derivata, da lì a poco, dall'allontanamento da casa di Faith.
Chi può essere fiero di me?
Svoltò sulla Main, incredibilmente al riparo dal sole sempre più vicino allo zenit nonostante l'ora.
Nell'alimentari, come al pub, la desolazione regnava sovrana. Una ragazza di spalle lavava i boccali di birra mentre il farmacista uscì dal suo negozio per fumarsi un corto sigaro.
Sarebbe passata al supermercato per comprarsi qualcosa da mangiare ed un paio di quaderni per non farsi trovare impreparata nonostante le lezioni non sarebbero iniziate prima di una settimana.
Era quasi arrivata. I primi bus carichi di studenti riversavano i propri passegeri alla fermata più vicina.
Un rombo assordante. Una moto superò il pullman sfiorando gli studenti in attraversamento.
Cameron!
Faith si appiattì contro il muro nel tentativo di mimetizarsi con esso, lasciandolo sfilare rapido,.
Alle spalle di Cameron si aggrappava una ragazza, a giudicare dai lunghi capelli biondissimi che in balia della velocità si agitavano sulle sue spalle.
Scommetto che non è la sola! Poveretta! Non vorrei mai stare al posto suo!

© G.

Angolo dell'autore:
Commentate, se vi va, consigliandomi come dovrebbe continuare o eventuali modifiche in modo da potervi offrire scritti sempre migliori. Grazie infinite a tutti!

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