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Capitolo 30 - Invito

In fondo ha ragione... è stata colpa sua!
Avete presente quel piccolo tarlo che a volte si fa strada nella vostra dignità e vi costringere a ripercorrere a ritroso momenti sgradevoli della vostra vita?
Quando tendiamo costantemente a negare le nostre colpe adducendo, o inventando, scusanti generiche che possano in qualche modo alleviare il nostro stato d'animo scovando cause esterne ai nostri comportamenti?
Brutto cliente il senso di colpa e Faith ne era immersa fino al collo.
Non le importava che mezza università l'avesse vista in quello stato vomitevole, nel vero senso della parola. E neppure di essersi svegliata accanto a Cameron, nuda ed eccitata.
Ma di tutta quella storia, solo uno sguardo tornava a perseguitare la sua coscienza. Uno sguardo colpevole ed, al contempo, furioso. Esso aveva rimbalzato tra le pieghe di quelle lenzuola alla ricerca di una prova che smentisse i suoi sospetti. Una prova che Cameron aveva accuratamente nascosto.
Lo ha detto anche lui: è stata colpa sua!
Si ripeteva.
Harry l'aveva sfidata, certo di una facile vittoria. Forse una punizione? Ma cosa poteva averlo spinto? Faith era stata equamente distante, o vicina, da tutti i coinquilini eccezion fatta...
... per il bacio rubato di Cameron.
Che avesse visto? Che avesse frainteso? Che avesse fatto scatenare una gelosia tale da punirla di fronte all'intero college?
Dicono sia la stessa parte del cervello che crea odio e amore.
Possono le due cose coincidere? Possono essere l'uno il braccio destro dell'altro?
Queste alcune domande che l'afflusso di sangue alla testa le regalava fissando il soffitto distesa sul suo letto.
E Justin?
Sparito.
A casa non era rientrato. Al telefono non rispondeva. Harry e Cameron evidentemente non sapevano nulla.
Che fare?
Per la prima volta Faith si preoccupò. Una sorella minore in attesa dell'unica protezione sicura, ed incondizionata, di quella casa.
Una situazione di stallo. Una di quelle in cui si vorrebbe fare qualcosa, qualsiasi cosa.
Si... ma cosa?
Forse vestirsi. Uscire.
Forse una boccata d'aria fresca le avrebbe schiarito le idee.
Di sicuro le risposte non sarebbero arrivate rimanendo sdraiata sul letto crogiolandosi nei suoi dubbi stagnanti.
Decise di alzarsi, pettinarsi e togliersi quel trucco sbiadito che il risveglio movimentato aveva avuto la colpa di far dimenticare addosso.
Canottiera, leggings e scarpe da ginnastica dal colore ormai stinto.
Harry cominciò a colpire nervosamente la batteria senza creare apparentemente alcun ritmo, mentre Faith scivolava silenziosa oltre la sua porta. Cameron era uscito lasciando la porta della sua camera aperta su quel giaciglio colpevole di un così gradevole sogno e di un altrettanto vergognoso risveglio.
Già il sogno...
Era Harry nel suo sogno. Non Cameron. Non Justin.
Harry. Lo stesso che l'aveva sfidata. Lo stesso che l'aveva spinta alla bronza. Lo stesso che non smetteva un attimo di essere un interrogativo dei suoi pensieri.
Una, anzi due, voci aldilà della porta d'ingresso.
« Justin! Che fine avevi fatto! »
Si voltò di scatto. Spaventato. Sorpreso.
La camicia ed i pantaloni sporchi di terra. I capelli spettinati.
Con lui, il viso sorridente di Maya, la vicina.
« Faith! Stavo spiegando a Maya da dove proveniva la musica che sentiva ieri sera! »
« Ma dove sei stato! »
« Ne parliamo dopo! Allora ti saluto Maya! Ci vediamo questo fine settimana! »
« Con piacere! »
"Questo fine settimana"?
Scalò velocemente la scala verso le camere sparendo all'interno della sua.
Sfuggente e vago. Due aggettivi nell'indole di Harry, di sicuro non della sua.
« Mi dispiace se l'altro giorno ti sono sembrata scorbutica! » si scusò Maya riferendo ai rumori molesti di Harry.
« Figurati! Avevi ragione da vendere! Ma come puoi sentire qui è spesso così! » le rispose Faith riferendosi all'assolo di batteria.
« Ho saputo che sei la sola ragazza della casa! Ci vorrà un bel coraggio... »
« Non hai idea! Soprattutto pazienza! » rispose sorprendendosi di quanto fosse rilassante ridere con lei.
Faith non aveva mai avuto tante esperienze di solidarietà femminile tra le ragazze della sua età. Ma, dato anche il carisma della sua persona, sentiva di potersi fidare.
« Ti va di fare un salto da me? Non ne potrai più di tutti questi androgeni nell'aria! »
« Mi salveresti Maya! Ci vuole davvero una pausa! »

© G.

Angolo dell'autore:
Commentate, se vi va, consigliandomi come dovrebbe continuare o eventuali modifiche in modo da potervi offrire scritti sempre migliori. Grazie infinite a tutti!

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