Capitolo 15 - Terzo coinquilino
Non era molto femminile. Vero. Ma sicuramente funzionale.
Se ne rese conto anche Faith mentre, con la manica, si ricomponeva asciugandosi lacrime e muco che quei pensieri avevano avuto la colpa di produrre.
Raccolse i rifiuti del pranzo abbandonati accanto a sé sulla soffice erba del NWC. L'incarto del burger riportava il disegno di una rosa dei venti sovrastata dalla scritta "North" in un elegante corsivo.
La sindrome premestruale si presentava all'orizzonte sotto forma di crisi di pianto intervallate da momenti depressivi e dolori al seno.
Fu in questa cornice che quel panino diventò rapidamente unica nota positiva di una giornata da dimenticare.
Dovette ammettere a sé stessa che il suo futuro datore di lavoro nonché cuoco, come aveva tenuto a specificare, cucinava davvero bene e riusciva a rendere digeribile ciò che altrimenti avrebbe necessitato ore per essere assimilato.
Ma era ora di tornare a casa. Il "Big Sam", com'era chiamato da secoli l'orologio in marmo sulla facciata dell'edificio principale, segnava con precisione le quattro in punto.
Sarebbe rientrata alla - per forza di cose - base, avrebbe fatto una doccia sperando fosse più rilassante della precedente, avrebbe iniziato a dare un'occhiata ai libri appena ottenuti, cena veloce e poi finalmente il riposo che le era stato negato dal materasso la notte precedente.
Di studenti in giro ne vedeva molti meno. La maggior parte erano matricole che, appesantite da ingombranti trolley, vagavano spaurite alla ricerca del proprio dormitorio.
Nel cortile principale la bandiera giaceva appesa alla sua asta in attesa di una minima bava di vento che tardava ad arrivare.
Anche all'esterno, nel ridente ad assonnato paesino di North Windfield, le strade erano perlopiù deserte.
Il pub aveva chiuso la saracinesca. Un biglietto avvertiva avrebbe aperto un'ora più tardi.
Camminare la rilassava. Perdersi nei colori delle case, in quelli del vicino autunno e del sempre più prossimo tramonto, la distraeva dal ricordo della madre a casa, dal suo passato, da quello stronzo di Cameron, da Jason e la sua maleducata superiorità ed infine dai reni che iniziavano a formicolare insistentemente segno del, quanto mai ironicamente puntuale, ciclo.
Lasciò la Main avvicinandosi a casa.
Qualcosa la distrasse dai suoi pensieri.
Un suono sommesso, lontano. Con il vento che si stava alzando alle sue spalle, Faith non riusciva a capirne la provenienza. Un ritmo veniva da esso portato lontano ma ad ogni passo si faceva più chiaro.
Un riff di chitarra. Poi un altro con tonalità più greve.
Sembra una chitarra elettrica.
Da lontano scorse una figura svettare tra le alte erbacce del prato di casa.
Non la riconosceva.
Era alta, almeno quanto Justin. Lunghi capelli ricci di un colore mediano tra l'oro ed il rame, ampia fronte spaziosa, sinuose sopracciglia, occhi vispi e furbi, del medesimo colore dei capelli, dal taglio asiatico esaltato dal trucco ed una bocca carnosa stretta in una smorfia di disappunto.
Chi è?
Posava le mani suoi fianchi abbondanti ma proporzionati alla sua silhouette, come per altro lo era la quarta di seno.
« Posso aiutarti? » le chiese Faith alzando la voce per sovrastare quella musica che evidentemente proveniva dalla casa appena affittata.
Sembrava avesse più o meno la sua età, forse leggermente più grande. Ventidue, ventitré anni.
« Ciao! Mi chiamo Maya e sono la vicina! » rispose indicando la casa bianca alla loro sinistra. « Abiti qui? »
« Mi sono trasferita ieri! »
« Ed è sempre così? »
« Veramente è la prima volta che sento questa musica! » si giustificò Faith mentre una batteria iniziò ad accompagnare il suono acuto della chitarra.
« Ti spiacerebbe chiedere al tuo coinquilino di abbassare il volume! Ho solo un'ora per riposarmi prima di tornare a lavoro! Ho provato a suonare il campanello ma non lo sente! »
« Deve essere quello nuovo! Non preoccuparti lo farò smettere! »
« Ma no! Non c'è bisogno che smetta! Mi piace! Solo che abbassi il volume! »
Il disappunto si era trasformato in un gentile sorriso, nonostante il trambusto il che non poté far altro che costringere Faith a proporsi di fare tutto il possibile.
« Sei troppo educata! Non preoccuparti Maya! Non disturberà più! Se hai bisogno io mi chiamo Faith! »
« Piacere! » rispose stringendole la mano prima di rientrare nel sua abitazione.
Ora lo dico a Justin! Ci penserà lui!
Girò la chiave ma ovviamente la porta non ne volle sapere di aprirsi. Il pavimento verso l'alto e la porta verso i basso. Così l'umidità aveva modificato quella casa.
Con un calcio alla base la spalancò.
Ora capisco Cameron ed il suo ingresso di ieri!
La porta fece attrito sul pavimento disegnando un semicerchio tra i graffi già presenti. La musica si faceva sempre più assordante tanto da non riuscire a percepire il tonfo dei libri gettati a terra.
Sapeva perfettamente dove andare. Seconda stanza dopo le scale accanto a quella di Cameron.
Il nuovo coinquilino si stava già presentando nella maniera peggiore.
Scalò i gradini a coppie sbattendo i piedi a terra nel tentativo di farsi sentire.
Arrivata in cima raccolse le idee e le energie. Si convinse dei due suoni distinti: una chitarra ed una batteria.
Cameron ed il nuovo coinquilino!
Gli avrebbe fatto passare la voglia di disturbare il vicinato. Se le sue argomentazioni non fossero bastate avrebbe interpellato Justin.
Lui sì che era il capobranco. Avrebbe sistemato entrambi.
La porta era accostata. Spinse la maniglia.
La musica smise di colpo.
Non è possibile!
« Ciao, Faith! » salutò Justin agitando due bacchette seduto dietro alla batteria. « Posso presentarti l'ultimo coinquilino... »
« J... Jason! » urlò Faith.
© G.
Angolo dell'autore:
Commentate, se vi va, consigliandomi come dovrebbe continuare o eventuali modifiche in modo da potervi offrire scritti sempre migliori. Grazie infinite a tutti!
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