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Capitolo 12 - Lavoro

Sarebbe stato difficile fingere. Savannah sarebbe stata la sua compagnia di banco. Vivere con il ragazzo e mentire come fossero amanti.
Difficile ed anche imbarazzante.
Due suoni acuti le colpirono l'udito seppur soffocati dalla borsa che li conteneva.
L'agenda del suo cellulare costrinse Faith a destarsi dal pensiero di Cameron e dalle conseguenti miriadi di possibilità che il suo cervello elaborava.
"Lavoro"
Già. Come detto la sua borsa di studio copriva a malapena il quaranta percento del costo della didattica ed del totale uso del campus. Se, per la questione alloggio, aveva risolto in un modo o nell'altro; per la questione didattica doveva compensare circa un venti percento di retta mancante.
La generosa istituzione del North Windfield College le aveva proposto un "do ut des" che il suo portafoglio fu lieto, e costretto, di accettare.
Questo in definitiva il contratto, detto anche ricatto, di studio: avrebbe lavorato all'interno del campus, con un piccolissimo introito, per poter continuare le lezioni ed entrambi sarebbero state vincolanti vicendevolmente.
Cosa significava? Anche Faith ci mise un po' di tempo per connettere le cose.
In parole povere, se fosse stata licenziata dal lavoro le sarebbe stato proibito di seguire ulteriori lezioni, se avesse saltato troppi esami sarebbe stata licenziata dal lavoro.
Il doppio delle possibilità di poter essere cacciata in metà del tempo.
Ma, come per la casa - e la sua intera vita precedentemente - Faith si era vista costretta ad accettare una volta di più.
Viale John Hancock, 15.
Questo riportava la mail ricevuta giorni prima. Quello il suo luogo di lavoro. Il suo primo lavoro. Eppure negli anni dell'adolescenza, avrebbe sempre voluto aiutare la madre con le spese di casa. Avrebbe accettato anche un lavoro poco remunerativo come consegnare i giornali o il latte ai vicini. La madre si era sempre opposta e stringeva la cinghia per poter far trascorrere a Faith la propria felice e spensierata adolescenza, ciò che nessuno le aveva mai donato.
L'aveva vista piangere buttando tonnellate e tonnellate di bollette e solleciti di pagamento da questa o quella banca. Indebitarsi fino al collo con strozzini, legali e non, che, con i primi, non pagare significava vedersi pignorare l'auto, con i secondi invece osservarla bruciare. Momenti difficili quelli quando nel frigorifero non c'era altro che un panetto di burro e l'acqua. Anche quei momenti, a ripensarci, furono le molle che la spinsero tra le braccia sbagliate.
Ma il presente splendeva.
Il sole era caldo, gli uccellini cinguettavano ed il suo nuovo luogo di lavoro era di fronte a lei.
"North Diner"... una tavola calda?
Simile ad uno di quei locali dove Faith aveva avuto il piacere di fermarsi durante il suo viaggio ed a milioni altri negli States, il "North", come lo chiamavano gli studenti del campus, era uno dei due punti di ristoro del college, assieme al "South".
Esternamente era una semplice costruzione larga dieci metri ed alta tre. Sei ampie vetrate, tre per parte, si aprivano ai lati dell'entrata esponendo i tavoli di vetrina al sole estivo di quel lunedì mattina.
All'esterno, piccoli tavolini in acciaio contornati da sedie dello stesso materiale si riparavano sotto ampi gazebi che, uniti, creavano un'unica tettoia che accompagnava il cliente fino all'ingresso.
Se non altro più rifinito di quelli della Route 40!
Il cuore le batteva forte nel petto tanto da percepire, a ritmo dei suoi battiti, il freddo metallo della collanina che indossava.
Cosa doveva attendersi?
Sapeva solo che cliente più stronzo di un ventenne non poteva esserci.
Mosse i primi, tentennanti, passi verso il mondo del lavoro.
L'interno rispettava lo stile classico: ampio ed infinito bancone che abbracciava le cucine a vista o quasi, otto coppie di panche imbottite in similpelle nera si avvolgevano attorno ad altrettanti tavoli in legno bordati di metallo, su di essi salse e condimenti facevano bella mostra di loro su di un piccolo espositore girevole accompagnati da menu plastificati e piegati in modo da rimanere in piedi da soli.
Nell'aria già si percepiva il lieve profumo degli hamburger accompagnati dall'invitante sfrigolio delle patatine fritte gorgogliare nel proprio poco salutare olio.
« Desidera? »
Un signore sulla sessantina, retina per capelli in testa e grembiule addosso, di affacciò dalla bassa apertura dedicata alle pietanze.
« Sono qui per il lavoro! Mi è stata inviata questa mail... »
« Idem per me! » esclamò una voce proveniente dall'entrata appena oltrepassata.
Un istante. Uno sguardo.
Chi dice ci voglia tempo per creare qualcosa di perfetto?

© G.

Angolo dell'autore:
Commentate, se vi va, consigliandomi come dovrebbe continuare o eventuali modifiche in modo da potervi offrire scritti sempre migliori. Grazie infinite a tutti!

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