Charlotte Katakuri
(T/n) accarezzò le sbarre della cella nella quale si trovava. Erano quasi due giorni chesi trovava in quel buco e riceveva lo stretto necessario in acqua e cibo, anzi meno dell'indispensabile. Non era certa che sarebbe sopravvissuta a lungo, in fin dei conti lei non era abituata a vivere in situazioni estreme. Si erasolo trovata nel posto sbagliato al momento sbagliato e ne stava pagando le conseguenze. Sentì dei passi avvicinarsi, allora si rannicchiò in un angolino. Si fece ancora più piccola nel vedere la figura di un uomo molto grande sulla porta della cella. "Io sono Katakuri. Come ti chiami?" "(T/n)." "Forza, alzati e seguimi." La ragazza obbedì agli ordini del pirata.
La fece accomodare sul divanetto in una stanza piuttosto grande. (T/n) pensò che si trattasse della cabina di quel pirata. "Allora, spiegami quello che è successo." La ragazza aspettò un attimo, poi illustrò al pirata tutta la storia, sottolineando più volte la sua innocenza. Quando finì si ritrovò lo sguardo indagatore di Katakuri puntato nei suoi occhi. Deglutì. "Ti credo, (T/n), ma non posso fare nulla per cambiare la situazione... Ormai siamo in alto mare e devo tornare da mia madre, non posso tornare indietro. Però posso farti stare nelle mie stanze, mi rendo conto che il clima con gli altri pirati non debba essere dei migliori." Notando il prolungato silenzio e gli occhi pieni di paura della ragazza si sentì in dovere di chiarire alcune cose. "Non ti devi preoccupare. Non ho intenzione di toccarti, ma temo che ti toccherà dormire nel letto con me." La ragazza abbassò lo sguardo. "Andrà benissimo anche il divano." Katakuri la osservò ancora un attimo. "Come preferisci." Dopodiché il pirata la lasciò sola.
(T/n) non sapeva bene che cosa fare, non voleva mettersi in qualche brutta situazione. Fece scorrere lo sguardo all'interno della stanza, cercando qualcosache non l'avrebbe compromessa, ma aveva troppa paura anche solo peralzarsi da qual divano, così appoggiò la schiena eattese il ritorno di Katakuri.
Katakuri aveva chiesto al cuoco due piatti da portare nella sua cabina, gli dispiaceva avere abbandonato la ragazza tutta sola. Quando rientrò si sorprese di vederla dove l'aveva lasciata. "(T/n)?" La ragazza si affrettò ad alzarsi e a salutarlo. Lui la guardò perplesso. "Ma sei stata lì tutto il tempo?" La ragazza annuì. "Non volevo farla arrabbiare, magari..." Il pirata sospirò. "Bé, adesso siediti. Ho portato la cena." Portò i piatti sul tavolino davanti al divano e si sedette su una sedia, proprio di fronte alla ragazza. "Forza, mangia." La ragazza, ancora impaurita dalla sua presenza, iniziò a mangiare in silenzio. Poi, nell'agitazione più totale, fece rovesciare il bicchiere con l'acqua. "Dannazione!" Imprecò il pirata. "Io..." Sussurrò la ragazza, poi si mise improvvisamente a piangere. Katakuri la fissò scioccato. "La prego, non mi faccia del male..." Singhiozzò la ragazza. Il pirata restò immobile, incerto sul da farsi. Poi si alzò e andò a sedersi sul divano, proprio accanto alla ragazza. (T/n) chiuse gli occhi e iniziò a tremare, ma poi fu sorpresa dal calore delle braccia del pirata che si avvolsero attorno al suo corpo. "Era solo un po' d'acqua, cerca di calmarti. Per favore." E le accarezzò la schiena dolcemente. "Ti ho già detto che non ho intenzione di farti del male." La ragazza sollevò lo sguardo sul pirata. "Come potrei mai fare del male a una creatura così bella?" Sussurrò. (T/n) arrossì. Katakuri sorrise e si chinò, dandole un lieve bacio sulla fronte. "E io mantengo sempre la parola data, (T/n)." Allora la ragazza si azzardò a posare la testa sul petto del pirata. Katakuri rise. "Hai visto? Non mordo." In realtà stringere la ragazza al suo petto lo faceva sentire bene, ed erano anni che non si sentiva più così. Forse quella ragazza era molto di più che una semplice prigioniera per lui.
20/07/2017
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