Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

𝑽𝑬𝑵𝑻𝑰𝑸𝑼𝑨𝑻𝑻𝑹𝑶

𝑽𝑬𝑵𝑻𝑰𝑸𝑼𝑨𝑻𝑻𝑹𝑶


Insperia, in un'era senza tempo

In un istante che neanche i primordiali seppero definire, nacque un giovane donna, dalle potenzialità infinite e annientata da un destino avverso.
Il suo nome era Caera, una delle ultime discendenti del clan della Linfa a possedere il tanto additato potere maledetto: la possibilità di essere salvati dalla morte.

Non ebbe fratelli, né sorelle.
Crebbe sola ma amata dalla sua famiglia, composta semplicemente dal padre, madre e dalla nonna paterna.
Quest'ultima, che possedeva il suo stesso dono, le insegnò tutto ciò che c'era da sapere, istruendola come solo un vero mentore sapeva fare. Lo fece, fino a quando non esalò il suo ultimo respiro.

Caera si distinse immediatamente per la sua bellezza: corpo fine, carnagione rosea costellata da lentiggini color ruggine, naso all'insù e una chioma lunga fino sopra i fianchi color amaranto. Le labbra sottili e gli occhi color ambra donavano un tocco di luminosità a quel viso piccolo e delicato.

Poco dopo aver superato l'età infantile ed essere finalmente entrata nell'età adulta, diventando donna, il padre decise che era arrivato il momento di uscire da quel piccolo villaggio in cui era cresciuta, presentandola alla società in occasione del ballo di Primavera che Insperia era solita organizzare con l'arrivo della stagione.
Essendo loro i detentori della sostanza vitale, il clan della Linfa era l'ospite d'onore, poiché con essa celebrava l'inizio di un nuovo ciclo di vita.

Ma non era solo questo il motivo per cui il padre l'aveva portata con sé.
Il ballo di Primavera era anche l'occasione perfetta per ogni giovane donna ancora nubile di trovarsi un marito, costruire una famiglia e procreare per il regno.
Erano obiettivi che, però, non rientravano nelle prerogative della vita di Caera: non desiderava trovare un uomo a cui tenere il bicchiere durante i gala o la mano negli incontri formali;
Lei voleva essere libera da ogni costrizione e vivere la sua vita come desiderava, senza che nessuno le dicesse cosa fare o come comportarsi.
La Libertà sarebbe stata la sua unica compagna di vita.
Così, nel bel mezzo di quelle celebrazioni, stretta all'interno di un abito verde, dal corsetto talmente angusto che non le permetteva di tirare un minimo sospiro, con una pesante parrucca impigliata tra i capelli e con del trucco estremamente troppo bianco per il suo incarnato, decise di fuggire da quel turbinio di luci, abiti e richieste di matrimonio indesiderate.

Sgattaiolò via dalle attenzioni dei suoi pretendenti e dall'occhio troppo pigro del padre, vagando per la corte di quell'immenso castello che aveva visto illuminato solo dalla sua finestra.
In quel giardino perfettamente curato e circondata da sculture di cespugli rigogliosi, riuscì finalmente a respirare allentando il laccio del corsetto e, per la calura del sole di quel pomeriggio, abbandonò la parrucca irritante sull'erba, come se qualche amante l'avesse persa, fuggendo da occhi curiosi.
Seguendo un viale in pietra grezza, arrivò all'ingresso di un vivaio, al cui interno crescevano indisturbate piante di diverso genere.
L'odore dei loro fiori si sprigionava in tutto l'ambiente vetrato, creando un profumo delicato e frizzante allo stesso tempo.
Serena, si aggirava tra la vegetazione, non curante del fatto che ci fosse qualcun altro lì con lei.

Un ragazzo, anche lui vestito per l'occasione, teneva una gamba sulla seduta dell'altalena, mentre con l'altra si dondolava lentamente, sfiorando con il piede a penzoloni il lago artificiale sulla cui superficie navigavano fiori di loto.

Esattamente come lei, si era rifugiato da quel ballo.

Illuminato da raggi tiepidi, intravide il viso delicato della fanciulla, costatandone lo splendore.

Alexander non aveva mai visto una donna così bella.
Caera, sentendosi osservata, voltò lo sguardo, incrociando quello del ragazzo.
Ferma, con il naso all'interno di un fiore di giglio, lo sostenne fino a quando lui non decise di raggiungerla.

«Come mai una dama sfugge da un ballo?» chiese, facendo rimbombare la sua voce per tutto l'ambiente.

«Non sono una dama» rispose a tono, osservando ancora quei fiori bianchi. «E, ancor meno, fuggo»

Alexander sorrise per quella risposta non sommessa e, subito, il suo interesse venne catturato come una calamita che attrae a sé del ferro.

«Allora ti sei persa»

«Non mi perdo»

«E allora cosa ci fai qui?» continuò, appoggiandosi a un palo sulla quale erano cresciute delle rose rosa.
Caera, che era poco più bassa di lui, dovette sollevare il viso per osservare meglio il suo.
Il sorriso sbarazzino gli illuminava il volto, seguito dai due smeraldi che aveva al posto degli occhi; i capelli, leggermente mossi, perfettamente tirati indietro e il fisico atletico, stretto in un completo bordeaux, dai pesanti drappeggi dorati sulle spalle.
Lo sguardo era velato da una curiosità che si discostava parecchio dalla bramosia con cui erano soliti guardala gli altri uomini.
La sua curiosità era dettata dall'intessere vero e puro, proprio come quella di un bambino.

«Preferisco essere circondata dalle piante che dalle persone» rispose, incrociando le braccia al petto e nascondendo lo stupore causato dalla sua bellezza. «Loro non parlano per dare aria alla bocca, sono silenziose e indifferenti al mondo» continuò, tenendo lo sguardo fisso su di lui. «Tu, perché ti trovi qui?»

«Sono il secondo motivo per cui è stata organizzata questa festa» rispose, buttando giù il liquido biancastro contenuto in un calice di cristallo.

Caera sapeva che il principe Lorcàn avesse un figlio in età da matrimonio, famoso per la sua bellezza e carisma.
Solo in quel momento capì di avere proprio lui davanti e così cercò di rimediare inginocchiandosi goffamente.
Nessuno le aveva mai insegnato cosa fare in presenza di un reale e questo trapelò dai suoi movimenti, scatenando l'ilarità di Alexander.
Si staccò dal palo su sui si era poggiato, mettendosi di fronte a lei.
Le sollevò il viso, prima di pulirle delicatamente il suo naso dal polline giallo.

«La reverenza non ti si addice...»

«Caera»

«Caera» ripeté, assaporando quel nome tanto particolare quanto chi lo possedeva.

Avvolti nell'ombra primaverile, in quell'istante che precede un battito di ciglia, i due si innamorarono perdutamente, credendo scioccamente di essere destinati l'uno all'altro.

Custodivano gelosamente, in segreto, la loro amicizia attendendo quella sola e unica occasione per incontrarsi e stare insieme.
La speranza di poter passare una notte diversa all'anno, in compagnia l'uno dell'altra, bastava per sopportare il tempo, la distanza e le continue richieste di matrimonio che entrambi ricevevano e, puntualmente, rifiutavano.
Ogni anno Caera si faceva più audace, mentre Alexander più lusinghiero.
La possibilità di passare più tempo insieme si presentò quando un giorno, mentre Caera riordinava il laboratorio del padre, vide giungere un grosso calesse in legno massiccio, con tanto di ruote laccate in oro: la riconobbe, dalle iniziali incise sulle porte, essere del Principe Lorcàn.
Spaventata dal fatto che avesse scoperto della loro amicizia, si preparò a qualsiasi punizione le sarebbe stata attribuita.
Lorcàn teneva molto alla reputazione del figlio e, per questo, aveva la certezza che mai le avrebbe permesso anche solo di essergli amica.
E la motivazione era semplice da intuire: Caera era una donna di Linfa e, secondo le credenze popolari, chiunque possedeva il suo stesso dono, sottraeva la vita a un altro essere vivente per mantenere l'eterna giovinezza. Lorcàn era da sempre stato un uomo molto superstizioso e, per questo, aveva rilegato lei e tutta la sua gente alla sola rigenerazione vegetale e animale.

La richiesta che quell'uomo, dalla figura per nulla atletica e dal viso coperto da una lunga barba bianca, le impose fu molto diretta: doveva occuparsi della serra, nient'altro.

E così fece per la maggior parte del tempo.
Il resto era dedicato ad Alexander, un uomo che aveva dato dimostrazione di quanto questa donna lo attraesse, baciandola improvvisamente durante umo dei loro incontri.
Presto questo gesto innescò un processo guidato da passione e desiderio, che trovò la sua esplosione in un pomeriggio invernale.

I due, nascosti in una delle case usate dagli stallieri durante le passeggiate più lunghe, circondata dalla neve candita e dal silenzio boschivo, diedero sfogo ai loro desideri.
Si cedettero l'uno all'altro.
Si concessero, totalmente e unicamente, anima e corpo.
Si amarono, come mai nessuno aveva fatto.
Ma questo momento idilliaco non durò molto.
Alexander non poteva essere solo di Caera e lei lo sapeva bene.
Ormai, era giunto il momento per lui di sposarsi e dare un vero successore a quel regno, come gli aveva fatto notare Lorcàn, affetto ormai da tempo da un morbo senza cura.

Alexander avrebbe dato a Insperia un erede legittimo, un erede diverso da quello che stava prendendo forma nel ventre di Caera.
La fanciulla, per quanto le fu concesso, tenne nascosta la gravidanza da occhi indiscreti, indossando ampi abiti e rintanandosi nelle sue stanze quando il suo corpo ne manifestava i sintomi.
Ma Alexander, che aveva imparato a conoscerla meglio della sua stessa anima, capì che qualcosa non andava, scoprendo il vero motivo della sua improvvisa indifferenza.

«Fuggiamo»

Le aveva detto, supplicandola.

«Fuggiamo lontano da tutti, nei meandri della Foresta. Nessuno ci troverà mai»

E lei si convinse, così come lui, che sarebbe andato tutto bene.
Entrambi si illusero di poter vivere felici, insieme.
La loro fuga però non venne programmata.
Lorcàn, che da tempo aveva tenuto d'occhio entrambi, diede via al suo piano.
Rinchiuse Alexander nelle sue stanze e diede l'ordine di uccidere ogni singolo componente del clan delle Linfa, inclusa Caera.
Per giorni, il giovane erede al trono di Insperia, osservò la Foresta Nera bruciare sotto i suoi occhi.
Per giorni sentì le urla di quella povera gente che chiedeva di essere salvata.
Per giorni pianse e si disperò, per la perdita della sua felicità.
Fu costretto a sposarsi con una donna che non amava e, dalle nozze, nacque Cassian che Alexander amò con tutto sé stesso, donandogli tutto l'affetto che avrebbe dato anche al figlio perduto.

Diversamente da come la pensava Alexander, però, Caera era viva e aveva dato alla luce un bambino in ottima salute e perfettamente sano.

Il suo nome fu Levi, colui che lega.

I due erano riusciti a rifugiarsi in una delle Accademie della famiglia Wallace, ripagando quell'ospitalità attraverso mansioni domestiche.
Caera si occupava del bucato di quei giovani prodigi di Insperia e della mensa mentre, una volta che Levi fu cresciuto, divenne l'aiutante dello stalliere, occupandosi di ripulire la scuderia e di dare da mangiare ai cavalli.
Entrambi vennero accolti amorevolmente, trovando un nuovo punto di riferimento: Edgar.

«Promettimi di non dire nulla ad Alexander» lo aveva supplicato Caera. «Non deve sapere che sono qui. Lascia che creda che sia io che suo figlio siamo morti»

E così aveva fatto.
Per sette lunghi anni, Edgar aveva mantenuto il segreto con il suo migliore amico perché sapeva quanto Caera ci tenesse a proteggerli.

E così il tempo continuò a fare il suo corso, trascinando via con sé anche la vita del tiranno Lorcàn.

Alexander divenne il nuovo reggente di Insperia e con lui tornò la tranquillità.

Fu festa in tutto il regno e, per un attimo, la speranza di riunire la famiglia si accese nel cuore di Caera, ma non in quello di Edgar.
L'uomo si era innamorato.
Per la prima volta in vita sua, aveva sentito il cuore sfavillare e lo stomaco ribaltarsi.

«Non ti dirò di restare, non ti costringerò ad amarmi» si era confessato Edgar. «Se vuoi andare da lui non ti impedirò di farlo, ma pensa a ciò che hai qui e adesso. Alla tranquillità che Levi ha e alla sua felicità»

E Caera lo fece, arrivando alla conclusione che quella era la decisione giusta, sia per sé stessa che per suo figlio.
Non avrebbe mai potuto vivere con Alexander come avrebbe voluto.
E questa era una costatazione che anche Alexander conosceva bene, soprattutto dopo aver scoperto ciò che gli aveva tenuto nascosto Edgar.

«Non ti darò alcuna colpa perché so che non l'hai fatto con l'intenzione di ferirmi» gli aveva detto il Principe. «Vorrei solo che tu facessi un'ultima cosa per me: portali qui e permettimi di donare, in qualità di reggente, la giusta istruzione a Levi. Sono a conoscenza delle sue potenzialità e per questo ritengo possano essere d'aiuto a Cassian»

«Tua moglie permetterà tutto ciò?»

«Nessuno verrà a sapere la verità. Levi verrà conosciuto da tutti come tuo figlio, non mio. Sarà solo un nuovo studente, unitosi alla corte per le sue capacità» disse, prima di volgergli le spalle. «Inoltre, ho ereditato la stessa malattia di mio padre, non so quanto ancora mi resta da vivere. Per questo, il mio ultimo desiderio è vedere i miei figli insieme, almeno per una volta»

Levi e Cassian avevano stretto fin da subito, diventando fratelli senza sapere di esserlo davvero.
E, la loro felicità, fu l'ultimo volere di quell'uomo, che esalò il suo ultimo respiro quando Cassian era poco più di un bambino.
Ma la storia di queste due anime non finì una volta superata la soglia del trapasso.
Come dicono i primordiali:

Due anime, se destinate, sono portate ad incontrarsi. Indipendentemente dallo spazio e dal tempo.

Lo specchio ritraeva la figura di Cassian perfettamente stretta in un abito da sera: il blu scuro del completo, simile al profondo dell'Oceano, entrava in netto contrasto con la camicia bianco perla. Decorata con dei disegni impercettibili in oro e aperta sul petto, permetteva di intravedere alcuni dei tatuaggi presenti sulla pelle rosea, i quali si mescolavano con le numerose collane che il suo collo sorreggeva.
La giacca, puntellata sulle spalle muscolose, si apriva come fosse un paio d'ali, permettendo a dei drappeggi color zafferano di distendersi lungo le maniche.
Dal taschino, presente nella parte sinistra, una piccola bussola appartenuta al padre quando era ancora giovane, pendeva indisturbata, indicando sempre il nord.
I capelli ondulati in modo impeccabile e simili a un'aureola sul viso di un angelo, si intrecciavano in una coroncina, anch'essa in oro, decorata con delle foglie di ulivo, ricordando quelle presenti nelle raffigurazioni di Apollo, il dio del sole.

Si sistemò velocemente la matita nera sotto gli occhi, prima di volgere lo sguardo fuori la finestra. Durante la sua permanenza, Edgar gli aveva riservato una delle stanze che affacciava sull'entrata principale dell'edificio, permettendogli di avere la visuale più bella su Lostwinter, paesino che aveva avuto la sfortuna di essere sede di una delle Accademie più importanti per Insperia.
Il sole era ormai calato da un pezzo e la luna era divenuta padrona di quel giorno, permettendo così alle lucciole di danzare tra i fili d'erba rigogliosi: quella notte, l'Accademia di Edgar avrebbe ospitato una festa, in stile insperiano, organizzata dallo stesso Principe per alleggerire l'atmosfera che si era venuta a creare dopo gli ultimi avvenimenti.

In seguito al recupero del legame di Levi e Anneka, non aveva fatto altro che organizzare la seconda parte di quel piano che avrebbe potuto mettere fine a tutti quegli anni di sofferenza. Certo, l'idea di uccidere uno dei più cari amici di suo padre, non era un'opzione allettante per un'anima pura come la sua ma, come era solita dirgli sua madre:

«La purezza d'animo non c'entra nulla con il pugno fermo di un reggente»

E, infatti, non poteva darle torto.
Prima di essere figlio, futuro padre e amico, era un reggente, un principe che tra le mani portava un mondo immenso come Insperia e che deteneva le redini di tutti e quattro gli elementi naturali.
Aveva dei compiti, dei doveri, che andavano contro sé stesso.
Avrebbe dovuto affrontare guerre, prendere decisioni drastiche e anche scoprire verità scomode, dalla quale avrebbe preferito benissimo rimanerne all'oscuro.
Ma, dopotutto, era nato e cresciuto per quello.
Suo padre lo aveva istruito ai fini di essere erede e governante di quel mondo, e lui, di certo, non lo avrebbe deluso.
Il brusio proveniente dai corridoi fece intendere a Cassian che la festa stava per cominciare e che quasi tutti gli ospiti erano arrivati.
Per l'occasione, aveva deciso di invitare i maggiori esponenti presenti alla corte di Insperia, seguiti dai migliori intrattenitori e chef, che avrebbero cucinato per il banchetto.
Ogni minimo dettaglio, dalla singola candela presente sui candelabri al gioiello sorretto dal collo da cigno di una donna, era stato curato e scelto da lui, in virtù del suo amore per lo sfarzo e la perfezione.

Improvvisamente bussarono alla porta e, osservandosi per un'ultima volta allo specchio, diede il permesso a chiunque fosse di entrare.

Helene, fasciata da un abito lungo nero di seta, fece il suo ingresso, richiudendo la porta rumorosa alle sue spalle.
Tra le mani, teneva una maschera argentea che, una volta indossata, le avrebbe lasciato scoperta solo la bocca, tinta di un rossetto rosso scarlatto.
Sinuosa e, leggermente impacciata sui tacchi, si mosse verso di lui affiancandolo davanti allo specchio.
Si sorresse al suo braccio, sorridendogli.

«Saremmo potuti essere degli ottimi principe e principessa di Insperia» proruppe Cassian, osservando il loro riflesso.

La sua affermazione provocò un sorriso dolce sulle labbra di lei, oltre che a un leggero rossore nelle guance.

Si divertiva a metterla in imbarazzo e, allo stesso tempo, vederla felice.
Conosceva il suo passato e tutto ciò che aveva dovuto affrontare per essere la donna che era in quel momento: il fatto di essere cresciuta senza padre, ripudiata dallo stesso fratello perché ritardata nell'acquisizione dei suoi poteri e vittima, infine, di un amore che non le aveva dato la giusta importanza.
Rivedeva molto in lei di sé stesso e, nonostante sapesse che il suo cuore aveva i battenti chiusi, Cassian sarebbe rimasto al suo fianco per sempre, non chiedendo nulla in cambio.

«Hai proprio ragione, ma il destino gioca brutti scherzi alle volte» commentò lei, posando una guancia sulla sua spalla.

Cassian accostò la testa sulla sua e inspirò profondamente.

«Prima di andare, devo darti una cosa» disse lui, togliendosi una delle catenine che portava al collo.

Per lei aveva scelto un abito dal profondo scollo a V, in virtù del fatto che avrebbe indossato quella collana, il cui ciondolo raffigurava due serpenti, fini ed estremamente dettagliati, che si mordevano la coda a vicenda.
Per chiunque, sarebbe sembrato un gioiello di ottima fattura, creato dalle mani esperte di un artigiano, ma per Helene rappresentava tutt'altro che un semplice oggetto.
Cassian, spostandole i capelli sulla spalla destra, gliela fece indossare, osservando poi la sua reazione.
Mordendosi la guancia, Helene osservò quella collana, stringendo il ciondolo tra le dita: non disse nulla, perché le parole non erano abbastanza in quel momento.

«Lei avrebbe voluto che l'avessi tu»

Helene annuì, prima di sussurrare un flebile Grazie, seguito da un piccolo singhiozzo.
Cassian le asciugò le lacrime che le erano sfuggite al controllo, prima di riguardare il loro riflesso allo specchio.

«Ci aspettano adesso»

«Già! Divertiamoci, come solo Insperia sa fare»

Cassian, così come Helene, indossò la sua maschera che gli avrebbe coperto la parte destra del viso, proprio come quella de Il fantasma dell'opera. Uscirono insieme dalla stanza, raggiungendo rapidamente quella di Levi.
Bussarono insistentemente, fino a quando il ragazzo non aprì violentemente la porta.

«Avete presente il significato della parola Arrivo?» proruppe, sistemando la camicia dentro i pantaloni.

«E tu hai presente il significato della frase Sii puntuale?» rispose a tono Cassian.

Helene li guardò e scoppiò a ridere, ricordandosi di quando, da piccoli, erano soliti bisticciare l'attimo prima e giocare insieme l'attimo successivo.
Amava vederli così, finalmente uniti dopo tanto tempo.

Cassian osservò il modo sgraziato con cui Levi cercava di allacciarsi gli ultimi bottoni dell'indumento e, questo, lo fece innervosire a tal punto che si intromise tra le sue mani inesperte.
Notò il ragazzo tendersi nervosamente al suo tocco e sentì il suo guardo fisso sulle sue mani e sul suo corpo, come se si fosse messo in guardia per qualsiasi mossa azzardata avesse fatto.
Dopotutto Cassian non poteva biasimarlo: l'ultima volta che lo aveva visto, gli aveva promesso di ucciderlo, mentre adesso era lì, a curare la sua immagine in vista di una serata tranquilla e divertente.

«Vedo che, con te, la fiducia non è facile da riconquistare» cantilenò Cassian, sistemandogli il colletto.

«No, affatto»

Il Principe sorrise, scuotendo la testa in segno di rassegnazione, facendolo poi voltare verso lo specchio per ammirare il suo capolavoro.

«Sono tuo fratello»

Quelle parole continuavano a ripetersi ogni qualvolta Levi incontrava lo sguardo con quello del ragazzo.
Per anni aveva creduto di avere altro che sua madre, un padre acquisito e una sorella le cui tracce si erano perse tempo indietro.
Ma e poi avrebbe potuto pensare di essere fratello di Cassian, figlio illegittimo del Principe Buono ma vero diretto successore del regno di Insperia.
Aveva così tante domande che avrebbe voluto fare a sua madre, ma purtroppo doveva tenerle per sé e sperare che, un giorno, quei dubbi trovassero risposta.
Improvvisamente, come la luce di una candela illumina la parte buia di una stanza, cominciò a notare la somiglianza tra Cassian e sé stesso; dalla cosa più piccola, come il piccolo neo che entrambi avevano sotto l'occhio ma in modo opposto, alla cosa più grande come lo sguardo indagatore o il modo in cui stringeva gli occhi quando sorrideva.
In quel momento si chiese come avesse fatto, in tutti quegli anni, a non averne avuto il sospetto.

«Sembrate così simili in questo momento» proruppe Helene, mettendosi in mezzo.

Durante la loro conversazione, sia Levi che Cassian avevano concordato sul fatto di tacere riguardo la questione.
Sospettavano già da tempo che ci fosse qualche spia di Caym all'interno dell'Accademia, e finché non avessero avuto la conferma, avrebbero tenuto tutto nascosto, anche a una persona fidata come Helene.
Se solo Caym fosse venuto a conoscenza di una notizia del genere, ci avrebbe messo meno di un secondo ad attaccare e sterminare chiunque incontrasse.

«So che stareste a guardare per ore il vostro riflesso, ma c'è gente che aspetta» continuò Helene, prendendo entrambi sottobraccio.

«Hai ragione, ma la mia bellezza di ammaglia ogni volta» scherzò Cassian, sistemandosi la maschera.

Anche Levi indossò la sua, identica a quella di Cassian, ma del verso opposto.
Sapeva quanto amasse creare confusione e false notizie su di sé e sicuramente, il fatto che il Principe di Insperia camminasse a braccetto con una donna che non era sua moglie, seguiti da un demone discendente dal clan Linfa, avrebbe arricchito per parecchio tempo le bocche chiacchierone della corte.

Si diressero verso la grossa scalinata che li avrebbe portati al piano inferiore da dove era già possibile ammirare una grande quantità di invitati.
Era un groviglio di abiti, maschere, costumi e colori; per non parlare dello sfarzo e dell'eleganza che li circondava.

Levi osservò tutto con estrema nostalgia.

«Miei cari, diamo inizio alle danze»

Anneka aveva dato un'ultima lisciata al suo vestito, prima di osservare l'outfit completo allo specchio.
L'abito, che le era stato recapitato nel pomeriggio, era di un tessuto simile alla seta, di colore verde bottiglia e con un profondo spacco sulla gamba destra.
Le stringeva perfettamente nella vita sottile, per poi fasciarle in modo quasi sensuale le restanti forme toniche del suo corpo.

Per esaltare la tua bellezza - C

Era stato questo il messaggio che aveva trovato sopra il pacco.
E stranamente, per la prima volta nella sua vita, poteva dirsi di essere bella.
Di sentirsi bella.
Per il trucco aveva preferito non esagerare, lasciando solo un po' di mascara sulle ciglia e del rossetto non troppo accesso sulle labbra rosee.
Infine, a completare tutto, non vi erano gioielli luccicanti, ma solo una maschera voluminosa: interamente cucina a mano con pezzi di stoffa dorati, presentava dei fori solo per gli occhi e le narici, mentre dal naso in giù era completamente aperta. Una decina di piume si apriva ad arco nella parte alta di essa, svolazzando in direzioni diverse.
Non passerò certo inosservata, pensò sistemando il fiocco della maschera, poco prima che qualcuno bussasse alla porta.
Theon fece il suo ingresso, lasciando di stucco Anneka.
Il corpo statuario era coperto da un abito grigio, seguito da una camicia bianca con delle linee sottili ricamate in blu. I capelli, tirati in dietro a formare una coda color grano.

«Sei bellissima» disse semplicemente, tirandola a sé.

Le diede un bacio a fior di labbra prima di voltarsi e osservare il suo riflesso allo specchio.

«Anche tu» rispose cordialmente, cercando di non dare a vedere l'imbarazzo che le aveva colorato le guance.

Era passata poco più di una settimana da quando si erano baciati la prima volta e, da allora, Anneka aveva cercato di evitare in tutti i modi di rimanere sola con lui.
Non perché avesse qualcosa in contrario, ma perché avvertiva una confusione tra i suoi pensieri che non le permetteva di mettere in chiaro cosa effettivamente il suo cuore provasse per lui.
Non riusciva a negare a sé stessa di non provare un minimo interesse per Levi e, allo stesso tempo, era attratta da Theon per diversi motivi che l'avevano spinta a baciarlo.
Non capiva se stesse procedendo verso la strada giusta, oppure stesse sbagliando direzione.
Non capiva se quel gesto fosse stato dettato dall'impeto del momento, come a voler dimostrare a sé stessa che non provasse nulla per Levi, oppure perché effettivamente voleva farlo.

«Sei pronta?» chiese il ragazzo, distraendola dai suoi pensieri.

Anneka annuì, sorridendogli.

«Andiamo a divertirci allora!»

SPAZIO AUTRICE
Buon pomeriggio a tutti! Come state?❤

Non ho molto tempo oggi a causa dello studio, ma volevo ringraziarvi per aver letto il capitolo che, spero, vi sia piaciuto!

Dopo quello del recupero del Legame tra Levi e Anneka, posso dire che questo è stato il capitolo più difficile da scrivere 😂

La domanda mi sorge spontanea: che ve ne pare di questo bel casino?😂

La storia si complica sempre di più e per scoprire cosa succederà dopo, basterà solo leggere!

Ci vediamo presto con il prossimo capitolo incentrato sul gala insperiano! Chissà che cosa succederà 😏

Alla prossima!

-imsarah_98

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro