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𝑫𝑶𝑫𝑰𝑪𝑰



Mantieni la calma.

Respira.

Prima dentro, poi fuori.

Continuava a ripetersi Anneka, mentre le mani spingevano con forza sul petto di Levi.
Non aveva fatto in tempo a raggiungerlo che il suo corpo era già riverso per terra, inerme come un pettirosso colpito per sbaglio da un cacciatore.

«Forza Levi!» disse a denti stretti, ignorando il bruciore dei muscoli delle braccia causato dallo sforzo.

Il sangue delle ferite che le aveva provocato l'onda d'urto, si mescolava con quello che aveva preso a sgorgare improvvisamente dal torace di lui, cremisi e inarrestabile, diverso da quello che gli colava dal naso e dagli occhi.
Le labbra schiuse e immobili avevano completamente perso il colore roseo, diventando semplici tele bianche di un pittore inesperto.

Con quella poca forza che gli era rimasta in corpo, Anneka afferrò l'orlo della maglia nera di Levi e la strappò, così da capire quale fosse la causa di una così cospicua perdita di sangue.
Al centro del petto muscoloso, segnato di cicatrici passate, era presente una ferita profonda e circolare; delle vene nere si diradavano da essa, come rami di un albero secco, coprendo la superfice dei suoi addominali scolpiti.

Qualcosa di metallico, al suo interno, attirò l'attenzione di Anneka e, senza riflettere ulteriormente, agì di istinto infilando le dita all'interno della lesione.
Con movimenti lenti e fermi, estrasse un piccolo coltellino svizzero dal manico spesso e decorati con disegni tribali.

Davanti ai suoi occhi si materializzò un volto.

Aveva i lineamenti seri, gli zigomi alti e le labbra chiuse in un sorriso ingannevole.

Gli occhi, azzurri come il cielo d'estate, la fissavano impassibili.

"Sono la tua unica speranza, l'unica persona a cui importa di te. Faresti bene a ricordarlo."

Disse con voce roca.

Un brivido le percorse la schiena con la stessa lentezza di un serpente che si insinua nelle cavità più recondite di una grotta e, d'istinto, gettò lontano l'oggetto.

Doveva solo concentrarsi su di lui, al resto avrebbe pensato dopo.
Strappò del tessuto dalla maglia e lo usò per tamponare la ferita ricordandosi dei vari insegnamenti appresi durante il corso di primo soccorso che, all'età di quattordici anni, suo padre l'aveva costretta a partecipare.
Fino a quel momento le era sembrata solo una perdita di tempo, ma adesso lo ringraziava con ogni singola fibra del suo corpo.
Adesso, che tra le mani aveva la vita di una persona, era grata a suo padre e al tempo passato tra ambulanze e ambulatori dove gli unici pazienti che aveva dovuto salvare erano stati bambole e orsacchiotti di peluche.

«Resisti»

Sussurrò, più a sé stessa che a lui.
Se Levi fosse morto in quel momento, non avrebbe mai potuto perdonarselo. Mentre le mani continuavano a spingere contro il petto, voltò la testa a destra e a sinistra, sperando che qualcuno la venisse ad aiutare.
Ma, come se il destino si divertisse a giocare con lei, si trovava sola, avvolta in una nebbia talmente fitta che si poteva facilmente tagliare con un coltello.

Qualcosa però sotto di lei successe, il quale le provocò stupore misto a meraviglia.
Il sangue, che prima sembrava essere una cascata infinita, si fermò improvvisamente e, sollevando il tessuto ormai zuppo di liquido vitale, vide che la ferita si stava lentamente rimarginando. Non si fece troppe domande, perché tanto non avrebbe mai trovato alcuna risposta, e decise di avvicinare l'orecchio al naso di lui per vedere se avesse ripreso a respirare.

Ma Levi non dava alcun segno di vita.

Imprecò mentalmente si mise a cavalcioni su di lui e, posizionando nuovamente le mani all'altezza dello sterno, riprese a spingere con forza, contando fino a cinque per una sequenza che parve infinita.

Tuttavia, non bastava.

Il cuore di Levi aveva bisogno di aria per poter pompare il sangue al resto del corpo, così fermò le compressioni e tappò il naso del ragazzo, avvicinandosi alle sue labbra e afferrando con l'indice e il pollice il mento, spalancando così la bocca.

Pronta a posare le labbra sulle sue, pur nonostante fosse restia, a pochi centimetri da esse Anneka dovette fermarsi poiché vide la bocca di Levi chiudersi lentamente, formando una linea dura e sottile.

«Non... provarci... neanche» sussurrò serio, aprendo gli occhi.

Anneka rimase interdetta per ciò che stava accadendo, oltre che ulteriormente incantata per il colore così vivido e luminoso delle sue iridi.
Con le mani ancora appoggiate sul suo petto nudo, rimase immobile e constatò che Levi fosse ancora vivo, rimanendo a fissare il suo viso per quelle che parvero ore, fino a quando lui non si mosse, allontanandola bruscamente dal suo viso.

«Tu... sei»

«Cosa?»

«Vivo» disse lei, portandosi una mano al petto.

Levi la osservò con espressione apatica e non fece nemmeno in tempo a risponderle con una delle sue tante battute, che quel quadro venne interrotto da un terzo individuo e dalla voce che richiamava l'attenzione di entrambi.
La figura di Theon spuntò dai cespugli alti.
In mano teneva una spada mentre le spalle sostenevano un arco con delle frecce. Nonostante nella tenuta da guerriero dovesse assumere le sembianze di un salvatore, dallo sguardo truce che i suoi occhi assunsero e dal modo in cui, gelidi, fissavano il terreno sotto i suoi piedi, parve tutto tranne che quello.
Il terreno era completamente bruciato e la vegetazione circostante stava lentamente appassendo: quella parte della foresta era ormai diventato l'emblema della morte e sia Levi che Anneka ne avvertirono la presenza.

Una volta incrociato lo sguardo di Theon, inquisitorio e insospettito, Anneka scivolò via dal corpo di Levi, ricadendo sul terreno accanto.

«State bene?» chiese il biondo, inginocchiandosi vicino a lei.

«Oltre che al tempismo, anche la perspicacia non è il tuo forte...» rispose Levi, cercando di sollevarsi da terra.

Il suo corpo però, era ancora troppo debole per sopportare uno sforzo simile, e per questo le braccia cedettero, facendogli sbattere la schiena contro l'erba dura.
Anneka si protrasse verso di lui, pronta ad aiutarlo, ma Theon la bloccò, girandole il viso verso il suo.

«Sei ferita, non dovresti fare sforzi.»

«Anche lui lo è!»

«Se la caverà, non preoccuparti...» continuò imperterrito.

In quel momento, Theon venne pervaso dalla paura e dal pensiero che se, ancora una volta, quei due si fossero sfiorati, avrebbero nuovamente innescato il ciclo senza fine da cui erano succubi da secoli.
Non voleva che lei fosse sua di nuovo, che tutto si ripetesse per l'ennesima volta.

Vent'uno anni prima, si era fatto una promessa, ovvero che lui era lì per cambiare gli avvenimenti e lo avrebbe fatto, al costo di farsi odiare dalla persona che credeva di amare.

Così la caricò di peso sulle spalle e la portò oltre quel cerchio di putrefazione, lasciandosi alle spalle un altro corpo ferito ma che non gli avrebbe mai chiesto aiuto.



Ancora una volta, Anneka si ritrovava distesa sul letto dell'infermeria.

Theon aveva insistito affinché si facesse curare la ferita che si era procurata sbattendo la testa contro la corteccia di un albero e, inutile dire, che i suoi tentativi di fuga erano stati vani.

Con gli occhi fissi sul sangue di Levi ancora presente sulle sue mani, ripensava a ciò che era successo nel bosco e a ciò che aveva estratto dal suo corpo.
A quel volto e a quella voce, tanto sconosciuti quanto presenti in una parte della sua memoria che non riusciva a sbloccare.

Che sta succedendo?
Che ci faceva Levi nel bosco, circondato da quelle figure?

Si domandò, sospirando.
La lista dei quesiti senza risposta aumentava sempre di più, così come la sua curiosità e la voglia di sapere. L'unica persona che poteva, però, rispondere a quelle domande era solo una.

«Da quando non c'è più Artemis, non so più dove mettono il kit del primo soccorso!»

Proruppe Theon da dietro la tenda bianca opaca, distraendola dai suoi pensieri.

«Sei senza infermiera, dottor Zucosky?»

Chiese scherzando, sollevando la schiena dal materasso morbido.

Il letto era ben rialzato e ad Anneka bastò rizzare la schiena per essere alla stessa altezza di Theon.
Osservando i suoi movimenti sicuri e quasi meccanici, lasciò che il ragazzo si posizionasse tra le sue gambe e che le sollevasse dolcemente il viso verso il suo, così da osservare più da vicino la ferita.

«Ti vuoi proporre per caso?»

«Sarei la candidata perfetta! Ho estratto un pugnale da un petto mantenendo il sangue freddo!»

Theon scoppiò a ridere, afferrando la siringa con dentro una leggera quantità di anestetico e la iniettò vicino il taglio, affinché la pelle diventasse insensibile per un breve tempo.

«Hai ragione, sei stata molto coraggiosa oggi!»

Si congratulò con lei mentre dalla cassetta rossa in metallo, con una croce bianca su tutte e quattro le superfici, estraeva un piccolo ago con del filo sottile trasparente.

«Ma non ti vorrei come infermiera.» disse, stringendo la ferita tra le dita e inserendo l'ago da un lembo di pelle a un altro, ricucendolo perfettamente.

«Perché?»

«Saresti una distrazione»

Theon era troppo vicino al suo viso per permetterle di pensare lucidamente.
Riusciva a distinguere ogni singola sfumatura del colore dei suoi occhi, ogni lentiggine presente sui suoi zigomi alti, ogni singolo dettaglio della pelle pulita del suo volto.
Il ragazzo spostò lo sguardo dagli occhi di lei alle labbra, le quali accarezzò involontariamente con il pollice, prima di posare una mano dietro il suo collo. Anneka leccò d'istinto il labbro inferiore, inspirando profondamente.

Non capiva per quale motivo ma, in quel momento, desiderò con tutta sé stessa che la baciasse, che le facesse dimenticare ciò che era accaduto oggi o nei giorni precedenti.
Involontariamente strinse la maglietta di lui, posando una mano sul suo petto e sollevandosi ulteriormente, tanto che il suo fiato caldo le bagnò di umidità le labbra.

Theon, dal canto suo, era della stessa opinione ma a frenarlo dal commettere un atto così ingenuo fu il fatto che non era mai stato attratto da lei così tanto come in quel momento.
E questo lo spaventava.
Nei secoli precedenti, aveva anche lui creduto a quella storia d'amore, sostenendola con tutta la sua buona volontà, mentre adesso non voleva altro che distruggerla.
Se mai avesse voluto iniziare qualcosa con lei, avrebbe prima dovuto essere sicuro dei suoi sentimenti e che, effettivamente, Anneka non provasse nulla per Levi: se solo non ci fosse stata nessuna di queste sicurezze, allora, avrebbe dovuto darsi per sconfitto.

Per questo, si allontanò da lei, ritornando a quel taglio da ricucire sulla fronte.

«Sarà meglio sbrigarsi» disse lui, schiarendosi la voce.

Anneka si dovette dire di essere delusa da quella reazione ma decise di non badarci molto e di concentrare i suoi pensieri su tutt'altra direzione.

«Cerca di stare il più ferma possibile, non voglio rovinarti il viso.» le disse, vedendola visibilmente agitata.

Nonostante il fastidio, Anneka cercò di concentrarsi su qualcos'altro, come il ticchettio dell'orologio posto nella parete centrale della stanza, o sul rumore delle gocce d'acqua che cadevano lentamente sul marmo del lavandino.
Il silenzio prese a circondarli in breve tempo e l'unico suono presente in quella bolla che avevano creato i loro corpi, furono i loro respiri sincronizzati.
Anneka però, la cui curiosità non era mai stata possibile frenare, decise di cogliere l'occasione per fare qualche domanda che, magari, le avrebbe permesso di avere qualche informazione.

«Perché non usi la magia per curarmi?»

«Sei sempre in cerca di informazioni, eh?» sorrise lui, ignorando la sua domanda.

«É la mia specialità essere curiosa.»

Theon scosse la testa in segno di negazione, prima di staccare il filo dall'ago. Prese un cerotto sterilizzato e lo applicò sulla ferita.

«Purtroppo, non posso. Quello è un dono che solo pochi posseggono: essere dei guaritori è un privilegio»

«Hai mai conosciuto qualcuno con quel potere?»

Anneka vide il viso di Theon rabbuiarsi improvvisamente.
Sul suo viso vide l'espressione di un ricordo che non avrebbe mai voluto ricordare, vide la malinconia di un tempo ormai troppo lontano.
Le iridi divennero più scure e burrascose, proprio come il mare in piena tempesta.

«Sì, ho conosciuto una persona ma non è più tra noi» disse serio, raccogliendo le garze che aveva utilizzato per pulire il sangue secco, gettandole nella pattumiera.

«Theon-»

«Voglio farti vedere una cosa!» proruppe, estraendo una piccola chiave dorata dalle tasche dei suoi jeans. «Penso possa renderti felice, ma dobbiamo sbrigarci prima che Edgar si accorga che l'ho rubata. Andiamo?»

C'era qualcosa che Theonancora non le aveva detto e aveva come la sensazione che dietro si nascondesseuna verità capace di stravolgerle l'intera esistenza.
Osservano la mano tesa verso di lei, voleva capire effettivamente perché sifosse rattristito così tanto, perché non avesse voluto condividerle con leiquella sua sofferenza.
Ma se davvero erano così amici come le diceva di essere, allora sarebbe bastatoassecondarlo un po' di più e, magari, le avrebbe raccontato qualcosa di più sulsuo passato.


***

Seduto sulla poltrona imbottita di pelle, Levi osservava il punto in cui Caym gli aveva estratto il cuore, per poi bucarglielo con il coltellino svizzero che tempo prima le aveva regalato sua madre.
Era un cimelio di famiglia, appartenuto a quel nonno che lui non aveva avuto l'onore di conoscere, ma solo di sentire storie strabilianti e ricche di gesta magnifiche. Sapeva fosse un uomo importante, stimato dalla gente del suo popolo e che, nel giorno della sua morte, anche il cielo aveva preso a piangere per più di cinquanta notti consecutive.
Un cimelio, un'arma che gli si era ritorta contro e che era stata recuperata dall'unica persona di cui non si fidava minimamente.
Il sangue nero fuoriuscito dal suo corpo morto ricopriva ogni singola insenatura in oro, così come le iniziali del nome di sua madre. Ne accarezzò la superfice, prima di afferrare un panno inumidito e pulire la lama piccola e affilata.

Si trovava nella camera patronale dove, prima di dare inizino a quel rito che lo aveva quasi ucciso per la seconda volta, aveva portato il padre.
Dopo averlo visto svenire nel suo studio, lo aveva caricato di peso, portandolo al piano in cui si trovava la sua stanza. Lo aveva ripulito del suo sudore, vestito con abiti comodi e freschi e disteso a letto, con accanto un bicchiere d'acqua.
Inoltre, gli aveva anche posato un panno ghiacciato sulla fronte, sperando che la febbre scendesse.

Solo in quel momento, si rese conto di quanto suo padre fosse esausto, di quanto non avesse più parlato con lui da quando sua madre era morta, di quanto non avessero sofferto insieme.
Si era limitato ad allontanarlo, a odiarlo senza alcun motivo apparente e a disprezzarlo, come se comportandosi in quel modo avesse potuto riavvolgere il nastro dei suoi errori e tornare quando non esistevano nulla se non la sua famiglia.
Perché lui una famiglia l'aveva avuta.
Perché lui un tempo in cui era felice lo aveva vissuto.
Perché lui, proprio per questo, nutriva speranza in un ritorno di quei tempi spensierati e felici, privi di ansia, rabbia e vendetta.

Lui nutriva speranza, proprio come gli aveva detto Caym.

Per quanto potesse odiarlo, aveva ragione: l'unico modo che aveva per proteggere quel poco di umanità che ancora gli altri scorgevano in lui, era lasciarli andare e seguire gli ordini dategli ormai dal suo nuovo signore.
Doveva essere lui il capro espiatorio dei peccati altrui, doveva essere lui il sacco da box su cui avrebbe dovuto sfogarsi Caym, solo così avrebbe protetto le persone che amava.

Quei pensieri cupi vennero interrotti dai movimenti al di sotto del suo campo visivo: Edgar prese a muoversi frastornato, stropicciandosi gli occhi e aprendoli spiritati.
Si sollevò velocemente, appoggiando sulla fronte la mano mentre si guardava spaesato attorno.

«Buongiorno Aurora» gli disse, sistemandogli i cuscini dietro la schiena e facendolo appoggiare su di essi.

«Levi, come... Cosa è successo?» chiese confuso, mentre osservava il figlio passargli l'acqua.

«Sei svenuto nel tuo ufficio dopo avermi insultato»

Rispose senza sentimenti, risedendosi sulla poltrona e nascondendo in tasca il coltellino. Se solo lo avesse visto, molto probabilmente glielo avrebbe sequestrato.
E come biasimarlo d'altronde.

«Riguardo a ciò che ho detto... Non lo penso davvero. Sei mio figlio, qualunque cosa tu faccia o dica, io ti vorrò sempre bene» rispose, cercando di ritrovare in quegli occhi tetri, il bambino di un tempo che non faceva altro che rincorrerlo e chiamarlo papà; il ragazzo che non faceva altro che chiedergli consigli su come migliorare i propri poteri; e l'uomo che non faceva altro che cercarlo, per capire se stesse facendo la cosa giusta.
Aveva bisogno di quel Levi nella sua vita e sapeva che infondo a tutto quel dolore, a quel risentimento, c'era ancora.

Levi rimase lì a fissarlo, come se stesse capendo ciò che il padre pensava. E lo capì, solo che preferì cambiare discorso e rendere la situazione più sopportabile di quella che era diventata: non era in grado di reggere dei sentimentalismi in quel momento.

«Mentre tu eri dedito al tuo sonno di bellezza ho... Fatto una cosa» confessò, alzandosi e allontanandosi dal letto: nonostante in quel momento fosse privo di forze, sapeva che Edgar si sarebbe arrabbiato per ciò che gli avrebbe detto.
E il suo silenzio ne fu una dimostrazione.

«Ho creato un collegamento tra me e Caym per capire dove fosse, ma non sono riuscito a scoprire nulla. Eravamo nel mio subconscio ma so per certo che lui è qui vicino, sennò non avremmo potuto comunicare»

Edgar abbassò lo sguardo sulle sue mani e sospirò profondamente.

«Perché lo hai fatto? Sai quanto sia pericoloso collegarsi a un mostro del genere, aggiungendo il fatto che non c'era un supervisore pronto ad aiutarti! Saresti potuto morire e io-»

«Ma io sono già-»

«Zitto! Non dirlo neanche!» urlò, cercando di trattenere le lacrime che gli pungevano gli occhi. «Tu non avresti dovuto farlo, non avevi motivo»

«E invece sì perché ti aiuterò Edgar, ma secondo le mie regole. E non voglio più vederti trattenere le lacrime per me, mi disgusta»



SPAZIO AUTRICE!

Buon pomeriggio ragazzi e ragazze! Come state? ❤
Io tutto bene dai, sto iniziando a scrivere la tesi e c'è anche la speranza che entro la fine di quest'anno riesca a prendermi la patente 😂😂😂

Ma tralasciando i miei problemi, cosa ne pensate del capitolo?😎
Theon e Anneka si stanno avvicinando parecchio, non trovate? Chissà se accadrà qualcosa oppure è solo un'illusione 😉

E Levi che è stato "salvato" da Anneka? Cosa dirà in merito? 

Lo scoprirete solo nel prossimo capitolo❤

Spero che la storia non stia annoiando  e che gli avvenimenti siano chiari e precisi!
Questi sono capitoli delicati e ricchi di piccoli passaggi che stanno preparando il terreno a ciò che arriverà dopo. Infatti, godetevi questi capitoli "leggeri" perché non ce ne saranno molti più avanti! 😇

Grazie mille per aver letto la mia storia! ❤

Baci!
-imsarah_98

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