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Capitolo 74

Per un po' nessuno dei due disse nulla così potei avere il tempo di prendere coraggio.

«Non volevo farlo. Non avrei dovuto, non era nei piani. Niente di tutto questo lo era. Avrei dovuto riuscire a farci riportare indietro prima di rischiare...» Cercai di sputare il rospo.

«Tornare indietro? No. Aspetta. No. Lascia stare. È l'ultima cosa di cui dovremmo parlare qui dentro.» disse dispiaciuto più che arrabbiato.

E fu perfetto. La prima a non volerne parlare ero io e che fosse lui a chiedermi di non farlo non poté che andare a mio favore però...

Non così, cazzo.

«Perché mi hai fatta scendere allora?» domandai. Non poteva essere solo per leggergli qualche scritta.

Lui non rispose. Eppure seppi già a cosa stava pensando.

Tirai il fazzoletto bianco fuori dalla tasca. Cedetti all'istinto di studiarlo per un paio di secondi. Poi parlai.

«Sei preoccupato, vero?»

E lì annuì in silenzio. Neanche una parola dalla sua bocca. Era in imbarazzo? Si vergognava di aver paura di morire? Com'era possibile?

Ormai lo conoscevo abbastanza da sapere del bisogno di un assicurato allineamento dei pianeti per far vergognare lui di una qualunque cosa.

«Andrà bene, vedrai. Mal che vada saranno i Lupi a uscirne più malandati. E poi potremmo anche non trovare nulla. Le banshee predicono la morte ma non la causa. Le creature di qui sembrano più interessate a farci venire i brividi che a mangiarci.» provai a rassicurarlo seppur a modo mio.

Lui mi guardò stranito.

Sì. Sentirò lo sguardo di questi jackalope addosso per mesi. Va bene? Pensai stando ben attenta a non farmi scappare nulla di bocca.

«Non sono preoccupato per quello. Con un po' di fortuna dovrò solo tirare una pietra a quel dannato corvo... Ci gracchia nelle orecchie da ore... M'innervosisce.»

Non risposi. Stava girando intorno a qualcosa, lo sapevo. Era evidente. Non sapevo ancora a che cosa però.

«Come fai a stare così tranquilla con quell'affare tra le mani?» sbottò poi.

Come? Mi venne quasi da ridere.

Era quello? Era preoccupato... per me? Era sembrato non importargliene niente fino a quella mattina e ora veniva a dirmelo così?

«È pulito. Non c'è sangue.» Quasi bisbigliai. Forse non avevo ancora realizzato. E meglio così.

«Ma te l'ha dato una di loro.» replicò.

«Liam... Starò bene.»

«Lo so. Volevo solo vederlo con i miei occhi.» rispose imbarazzato.

Un secondo... Pensai.

Si era offerto di andare, da solo e disarmato, avanti ad avvisare i vampiri solo per vedere se stavo bene?

Forse l'avrei ucciso io.

«Che hai sull'orecchio?» chiese prima che potessi sbraitargli addosso la stupidaggine appena fatta.

E così ci portai una mano.

Proprio niente in realtà. Sulla punta del mio orecchio non c'era niente... neanche la punta infatti.

Ci pensai per qualche secondo. Poi ricordai il sangue sgorgato sul mio collo prima ancora che Sar mi accoltellasse.

Non mi ero solo fatta male afferrando con troppa forza l'asticella. Mi ero proprio tagliata via una parte (seppur piccola) del padiglione.

«Io... Sto ancora imparando a usarle.» Indicai le piccole armi.

E lui capì. L'unica cosa che avrei preferito non capisse, lui la capì.

«Che vuol dire che non era nei piani?» chiese.

Non avevi detto di non volerne parlare?!

«No.» cercai di rifiutarmi ma...

«Dillo, avanti.» Mi rimbeccò lui.

Per un secondo ci guardammo negli occhi. Perché doveva fare tanto male?

«L'Assassino mi ha proposto di farlo in cambio di un "passaggio" fino a casa. All'inizio non volevo. Poi ho iniziato a farmi prendere da quel loro stupidissimo panico... Mi aspettavo qualcosa di peggio che una passeggiata nel bosco e... volevo essere sicura che saremmo tronati tutti.»

Sentii il bisogno di evitare il suo sguardo. Troppo pesante.

E roventi lacrime presero a spingere dietro i miei occhi senza però trovare vie d'uscita.

«Quindi... l'hai fatto per noi? No, ferma. Perché l'Assassino voleva morto Sar?» E sul suo viso non vidi altro che confusione.

«Lui non ci vuole qui. Siamo solo "un grosso spreco". Perfino un pericolo se volessero ascoltare Nanyja. Sar invece durante i loro incontri si è dimostrato quasi felice di avere nuovi arrivi. La scelta per noi era stata lasciata a lui e, con gli altri lupi ormai abituati a vederci in giro, lui ci avrebbe tenuti qui»

«Se l'avessi fatto prima forse saremmo già a casa adesso... O almeno così ha detto quel tizio» provai a spiegargli senza perdermi in troppi dettagli.

«Vuol dire che ci scaricheranno di nuovo nel nostro bosco?» realizzò improvvisamente.

«Credo. L'Assassino ha detto di non fidarci di Sar, ma lui di non fidarci degli stregoni. Non so. Credo di star diventando matta. Non avrei dovuto mettere il naso nella politica di Ingr»

«I lupi odiano gli stregoni e i vampiri. Gli stregoni cercano di trattare i lupi come stupidi cani da combattimento, e i vampiri... loro odiano i lupi ma sembrano essere gli unici a posto... più o meno.» dissi cercando di esporre il mio modo di vederla.

E lì potei chiaramente vedere la sua espressione cambiare.

«I vampiri? Loro sarebbero a posto?» domandò.

Non capii. Che i lupi gli avessero trasmesso quell'odio incondizionato?

«Non capisco se sei cieca o solo ingenua. Davvero non li hai visti?» continuò.

E prima che potessi fare domande un boato fece tremare la terra. Così io, povera, piccola ingenua, rimasi in piedi per miracolo guardando invece lui attutire la sua caduta con il sedere.

«Da dove veniva?» chiese sconvolto.

Non risposi ma fu chiarissimo che le mie ormai "amate" sanguisughe avessero un problema.

Iniziai a guardarmi intorno in modo quasi ossessivo. Alla disperata ricerca di un ramo alla mia portata. Nessuno.

Nel preciso momento in cui con la coda dell'occhio vidi Liam inginocchiarsi e intrecciare le dite di entrambe le mani mi lanciai di prepotenza su un tronco.

Non avevo appigli, la giocai completamente sull'attrito delle mie povere mani sulla corteccia.

Neanche un metro di salita e potei vedere il sangue sgorgare a fiotti. Eppure non mi fermai, era comunque meglio che dovermi avvicinare tanto a lui. Continuai pur con i muscoli di gambe e addome impegnati nell'implorare un briciolo di fottuta pietà.

Mi issai sul primo ramo per poi gettarmi, spinta solo dallo slancio, sui seguenti.

Per quanto codarda potessi considerarmi ammettendo una cosa simile, non riuscii a trovare un modo di guardarmi le dita. Lo sentivo come pulsavano, guardare cosa mi ero fatta sarebbe solo stato controproducente.

Scorgendo i vampiri iniziai a muovermi come un'ombra. E per fortuna funzionò.
Nessuno mi sentì arrivare in quel frastuono e potei aggirarmi con calma sulle loro teste.

Non potei crederci. Combattevano contro... esseri umani.

E lì il mio cervello si spense. Non era nei piani. Non lo era mai stato. Uccidere di nuovo. No.

Uomini e donne armati si scagliavano in gruppo contro ogni mio compagno di "passeggiata".

E in mezzo a quell'agitare di arti brutalmente strappati riuscii a scorgere attacchi tanto violenti da farmi provare pena per i succhia sangue. Assurdo.

Non ebbi idea di cosa fare fin quando non ricordai i fini anelli intrecciati ai miei capelli. Ne presi uno afferrandolo delicatamente e riportandolo alla sua forma originale.

Dopodiché, asticelle a tutte le velocità e inclinazioni vennero lanciate verso i nemici. Ma non nel modo giusto.

Non mirai mai a gole, cuori o teste, mai. E questo era sbagliato secondo le regole di Ingr. Avrei dovuto uccidere subito tagliando solo la carotide e invece...

Nella mia testa fu solo per la vicinanza dei nemici ai vampiri ma la verità, cruda e senza veli, fu il mio dannato terrore. I vampiri erano immortali. Il problema era uccidere degli esseri umani.

Loro erano praticamente indifesi al confronto delle bestie millenarie con cui viaggiavo... E allora... Perché stavano avendo la meglio?

Prima ancora di arrivare anche solo a un quarto delle asticelle a mia disposizione scoprii la funzione della più grande.
La lanciai quasi per sbaglio, poi la vidi attirare a sé le altre e tornare indietro a infilzare il ramo su cui ero appollaiata mancando di pochi centimetri il mio piede.

Arma a doppio taglio. Annotato.

Un paio di volte salvai Michael dal farsi spappolare la testa pur essendo curiosa di sapere cosa ci tenesse dentro. Sicuramente non un cervello, altrimenti non avrebbe mai aiutato una lupa. O almeno non di nuovo.

Io ero infatti riuscita a non vedere un uomo grosso quanto un fottuto cavallo che passava in rassegna le fronde nel tentativo di scorgere il punto da cui le asticelle partivano. E, nel preciso istante in cui l'aveva capito, il vampiro gli si era lanciato contro strappandogli a morsi l'arteria sul collo.

L'avrei preso a schiaffi. Quel tizio era stato sul punto di scoprirmi e trasformarmi in un bersaglio, e lui cosa faceva? Pensava ancora a quelle stupidissime regole sull'uccisione corretta! Impossibile.

Sarebbe bastata solo un po' più di prontezza e quel tizio avrebbe indicato all'intera foresta la mia posizione.

E, senza aver ancora finito di immaginarmi cosa sarebbe successo se quell'uomo mi avesse segnalata agli altri, iniziai a tirare da punti diversi ogni volta.

Impedii a un uomo di trafiggere una, fin troppo altezzosa, donna vampiro. Anziché ringraziarmi però, lei sembrò solo seccata dal mio avergli tagliato soltanto il retro della coscia facendolo inginocchiare ai suoi piedi. Che si fosse aspettata di non dover fare altro che vederlo morto per mano mia?

Seppur a stento, i vampiri riuscirono a scappare. Quasi tutti.
E vennero quindi sostituiti dai lupi. Fu lì che mi prese il panico. Liam, Raff, e una terrorizzata Lydia erano con loro per combattere. Gli unici poveri scemi ancora in forma umana.

Sì. Quel patto, seppur mai stipulato esplicitamente, era stato una cazzata. E ne potei avere la conferma guardando la reazione degli uomini della foresta.

Alla vista dei lupi la metà di loro prese a contorcersi e ripiegarsi su loro stessi. Prima che potessi realizzare cosa davvero stava succedendo mi ritrovai a scagliare lame nel tentativo di aiutare i miei a difendersi da... da...

CHE COSA CAZZO ERANO QUELLI?

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