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Capitolo 55

Dopo gli allenamenti e dopo aver rischiato che Liara caplestasse il sacchetto con la boccetta, gli altri iniziarono a convincermi a berla una volta per tutte.
E, nonostante la mia risposta fosse stata un semplice e ponderato silenzio, loro continuarono fino a casa.

«Non so neanche cosa ci sia lì dentro.» Cercai di giustificarmi.

«Erbe, radici, qualche bacca, forse qualche goccia del veleno di quei loro orripilanti unktehila... magari dei basilischi.» rispose Lydia mostrando una faccia disgustata solo sul finale di quella frase.

Ci voltammo tutti a guardarla.

«Che c'è?» Chiese confusa.

«Amore, unktehila a parte, parli come gli elfi dell'infermeria ormai.» Le rispose Raff.

Lei sembrò cadere dalle nuvole. Poi si desto per rispondere piccata.

«Che vi aspettavate? Siamo qui da più di un anno ormai. Avrei pur dovuto appassionarmi a qualcosa prima o poi.»

«Medicina elfica... niente male, cugina. Riesci a trovare interessante questo ma non le storie su Dai Vernon.» Rise suo cugino.

«Sì, be'... la magia non fa per me. Ma non cambiate discorso, qui potremmo risolvere un problema enorme.» disse ricordando anche ai ragazzi di cosa si stesse parlando poco prima.

«Non lo definirei proprio un problema enorme... magari mi ci sono perfino un po' affezionata con il tempo. E comunque sarebbe risolto solo per qualche ora.» Precisai.

«E ti pare poco?» chiese Raff di rimando.

Sospirai. Avevo iniziato a cedere ormai da un bel po' e in quel momento la boccetta sembrò starmi chiamando.
Riuscii a vederla chiaramente oltre la porta della mia camera. L'avevo lasciata sul comodino dopo averla stappata. Nonostante la luce del salotto non illuminasse poi tanto fin là, riuscivo comunque a vederla ancora appoggiata alla parete. Proprio accanto alle asticelle di metallo che cercai di ignorare più o meno allo stesso modo.

Che bell'idea avevo avuto: dargli solo un annusata nel tentativo di indovinarne il contenuto e richiuderla. Inutile ovviamente.
Avevo scoperto troppo tardi che inserire nuovamente quel tappo sarebbe stato impossibile. Chi l'avrebbe mai detto? Eppure non era nient'altro che un semplice pezzo di stoffa accartocciato e infilato di forza nel collo della boccetta. Non si trattava neanche di un vero tappo quindi.

Un pezzo di stoffa. Non troppo diverso da quelli presenti attorno al vetro scuro e tenuti insieme dal pezzo di spago che li avvolgeva e teneva fermi.
Lo stesso spago, passava nel foro di un bigliettino, per poi tornare sul vetro. Avevo provato per ore a leggere qualunque cosa ci fosse scritto. Ma era servito solo ad aprirmi gli occhi su quanto poco ne sapessi delle loro rune.

Ero abbastanza sicura che la prima lettera fosse una "A". E che per qualche ignoto motivo fosse scritta anch'essa in minuscolo.

Se c'era mai stata, almeno una sola certezza nella mia vita, sapevo si era trattato della lettera maiuscola all'inizio di una frase.
Ma, a quanto pareva, Ingr quella sera aveva distrutto anche quell'ultima, insignificante, convinzione.

«Insomma... non devi per forza se non vuoi.» disse Liam riportandomi alla realtà e facendomi rendere conto di essermi completamente imbambolata nel contemplare il nulla.

Lydia prese nuovamente la parola subito dopo di lui. O almeno ci provò.

«No, certo. Non devi se ti spaventa o...»

«Non è vero. Non ho paura.» La interruppi d'istinto.

Forse dopotutto la trasformazione non mi aveva lasciato un ricordo poi tanto leggero della paura. D'altro canto non era stata una bugia quella appena detta.
In quel momento si trattava davvero di qualunque cosa tranne che di paura.

Una parte di me continuava a pensare che quell'intruglio non mi sarebbe stato concesso una seconda volta. Che andasse quindi conservato e utilizzato solo al momento giusto. Mentre invece, qualcosa di molto più razionale nella mia testa mi faceva dubitare della sua salubrità. E soprattutto di quanto tempo potesse restare esposto all'aria senza poi avvelenarmi.

Ma, oltre tutto questo, c'era la mia totale incapacità di accettare che ormai tutti sapessero dei miei problemi. Ed essere una persona tanto orgogliosa, non mi aiutava certo ad accettare così l'aiuto di uno sconosciuto. Tanto meno se questo poi puntava alla mia debolezza più grande col solo scopo di guadagnarsi a forza la mia fiducia. E ancora molto meno se si trattava dell'alfa di un branco di lupi.

D'altra parte, lei continuava però a essere lì. Ovviamente. Era solo un pezzo di vetro scuro e tutt'altro che simmetrico o ben modellato. Dove volevo che andasse? Non poteva mica tentare la fuga rifiutandosi di venire svuotato. Eppure avrei sicuramente preferito vederlo mettere su due gambe e scappare. Mi avrebbe perlomeno tolto dalle spalle il peso di quella scelta e dato un pretesto per non bere quella roba.

Il problema in effetti era proprio quello. Bere o non bere? Accettare l'idea di un eventuale amaro (o amarissimo) pentimento, o rimpiangere di non averci mai neanche provato? E...

Adesso o mai più. Pensai finalmente scendendo dallo schienale del divano su cui ero seduta e andando finalmente a prenderla.

La portai ancora una volta al naso.

«Ragazzi, questa... cosa non sa di niente. E se fosse solo acqua e i lupi si fossero divertiti con uno scherzo simile?» Chiesi.

«Ne dubito. Sono tutti adulti... tutt'altro che interessati a scherzare con i nuovi cuccioli, direi.» Parlò Raff.

«Mh...» Mugugnai in risposta continuando a osservare il liquido.

Completamente nero e coperto da tutti quei panni fu difficile anche solo vederlo bene.

Qualcosa mi disse che non era di esporlo all'aria che dovevo preoccuparmi. Piuttosto sembrava poterlo danneggiare di più la luce.

Decisi che bastava studiarlo. Presi un respiro, e, chiudendo gli occhi, lo mandai giù.

Salato ma anche dolce. Troppo dolce. Viscido, denso, tanto da far fatica ad ingoiarlo e a respirare dopo averlo fatto. Insomma, la mia fine. E pensare che mi ero sempre immaginata una morte migliore.

«Ha un buon sapore almeno?» chiese Liam con una crepa d'incertezza nella solita voce da stronzo.

Raff e Lydia invece si limitarono a guardarmi incuriositi.
Non potei credere che si aspettassero davvero una risposta.

«Scusate...» Sussurrai scivolando dietro la porta della mia stanza. Porta che, almeno allora, chiusi.

Volai fino al bagno.
Per un po' dovetti concentrarmi esclusivamente sull'aria che attraversava la mia gola. E quell'orribile sapore fortunatamente non rimase nella mia bocca neanche un istante in più. Il che, mi permise di parlare in modo relativamente tranquillo con Lydia quando entrò senza bussare nemmeno.

«Dovrei mettere un cartello su quella porta.» Commentai scorbutica la sua entrata.

Lei decise di ignorarmi.

«Tutto bene?» Chiese.

«Sì, no, cioè non è niente, mi ha solo dato un po' fastidio.»

Pensai potesse essere una mia impressione, ma mi sembró stesse cercando di fare il più piano possibile nel parlare.
Come se le sue prossime parole potessero farmi male.

«Quindi come ti senti? C'è qualcosa di diverso?»

E realizzai di non sentire assolutamente niente di nuovo.

Mi fermai. Come se dovessi ascoltarmi cantare. Mi concentrai solo su ciò che riuscii a sentire. Tutto. Ma non c'era niente di davvero diverso.
Nessun sollievo, nessuna tensione, nessun fastidio. Niente.

Scossi quindi la testa in risposta.

«Va bene. Dai, andiamo.» disse invitandomi a tornare dagli altri.

Uscii io per prima, con lei al seguito. Come avrei potuto immaginare che fosse una trappola? La più tenera trappola mai tesa per giunta.

Non appena passata la porta e arrivata davanti ai ragazzi lei mi si buttò addosso. Mi sentii subito stretta dalle sue braccia sottili e slanciate. Saltai tre metri da terra, atterrando ancora tremante dalla sorpresa.

Eppure, oltre alle risate (nascoste malissimo) di Liam e Raff, non sentii nulla. Nessun allarme. Nessun fastidioso filo stringersi attorno al mio stomaco. Solo un leggero nervosisimo. Forse ci ero davvero poco abituata.

«Allora? Senti niente?» chiese lei ridendo.

«Sì, sento il cuore atterrare direttamente sul pavimento della Sala Grande.» Ma non potei fare a meno di sorridere.

A quella scena da quadretto felice si aggiunse anche Raff.
Ormai eravamo tutti impegnati in quell'abbraccio quasi dispettoso che cercavo quasi di scansare. Tutti tranne Liam. Che ancora stava seduto e sorrideva guardandomi stare perfino un po' stretta senza troppi problemi. Forse lui aveva imparato fin troppo bene a non invadere il mio spazio vitale. O forse stava aspettando di vedere se quella schifezza avesse danni collaterali.

Io so di aver creato due fazioni adesso: quelli che immaginano una bruttissima morte da avvelenamento e chi mente. Nei commenti voglio sapere di quale fate parte.🙃
Comunque volevo dirvi...
•di lasciarmi qualche stellina se vi piace la storia.
•E che l'illustrazione di questo capitolo verrà rimossa o sostituita "a breve".

(Mi trovate su instagram con diversi meme sulla storia: @kuma272_wattpad)

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