Capitolo 5
La serata trascorse lenta.
E molti di noi (io per prima a causa del disagio provocato dai capelli e dal pigiama) provarono ad andarsene dopo appena mezz'ora passata insieme.
Raff però insistette perché restassimo...
O meglio; a lui non sembrò importare niente di chi ci fosse e chi no. Ma stava spiegando un po' la situazione a tutti.
Insomma, fu ovvio che anche chi avrebbe preferito andarsene non poteva perdersi l'unica occasione che avremmo avuto di capire qualcosa su come ragionava quel pazzo furioso.
E anche se "capire" sarebbe potuta essere una parola grossa, almeno avremmo ascoltato una bella storia (seppur cercando, disperatamente, di sistemare i capelli nella treccia).
Stando a quanto disse il nostro "esperto", i lupi, all'inizio, erano solo una piaga che si confondeva tra i pastori che costituivano tre quarti della cittadella. Mangiavano il bestiame e... ok, forse uno o due pastori non sono mai stati ritrovati.
Comunque, i contadini convinsero il resto dei cittadini dell'esistenza di alcune mostruose creature in grado di fingersi umane. Irruppero nella casa di una coppia di lupi, uccidendo loro e un neonato umano.
I membri delle famiglie non ancora scoperte decisero di lottare contro la propria natura per restare umani anche durante le notti di luna piena e così continuare a vivere.
All'inizio dovettero rinchiudersi, poi con il passare degli anni riuscirono a dominare se stessi. E, generazione dopo generazione, decennio dopo decennio, la specie perse quasi del tutto la capacità di trasformarsi. E, man mano che i lupi "sparivano", il mondo stesso iniziò a cambiare. Perfino l'aria nel bosco si diceva non fosse più la stessa.
Molti mutaforma che invece di nascondersi preferirono scappare però, trovarono accoglienza da parte di creature magiche. Creature che aprirono loro il passaggio per un mondo creato con il solo scopo di vivere in pace. Lontani dai massacri degli umani.
Così nella foresta rimasero solo i veri lupi. Nient'altro che povere bestie incapaci di trasformarsi in qualcosa di diverso da ciò che erano costretti a essere dalla nascita.
Per non destare sospetti, perfino quelli che dovrebbero essere stati i nostri antenati imbracciarono un fucile, uccidendo gli stessi compagni con cui un tempo avevano cacciato.
O almeno fino a quando, dopo decenni di uccisioni, ogni singolo branco abbandonò la foresta.
Come pegno da pagare per l'ospitalità offerta ai fuggitivi, però, quando nel loro mondo c'è bisogno d'aiuto, i giovani lupi rimasti qui e possedenti ancora la capacità di trasformarsi, vengono richiamati senza avere la possibilità di rifiutarsi.
O questo almeno secondo le parole di quello squilibrato.
Dopo che Raff ebbe finito di raccontare la storia, e quindi di spiegarci perché avremmo dovuto abbandonare tutti le nostre famiglie, calò il silenzio. Nessuno ebbe il coraggio di emettere anche solo un fiato.
E mentre cercavo per l'ennesima volta di nascondere una ciocca ribelle dietro l'orecchio, nella mia testa si insinuava un solo dubbio.
Avrei obbiettato volentieri e magari perfino cercato di smontare tutta quell'assurda fantasia. Eppure... Quella "fantasia" non aveva buchi. Nessuna lacuna, nessun pezzo mancante. Anzi, mi sembrò addirittura essere il pezzo mancante. Perché se avessi dovuto aggiungerla alla storia della mia famiglia avrebbe combaciato con tutto ciò che già sapevo.
Se non la mia famiglia al completo, come minimo mio nonno e mio fratello devono saperlo.
Ormai fu palese che avessero tentato di darmi degli indizi pur cercando di non renderli troppo evidenti nel caso non mi avessero mai richiamata. Ormai fu palese che non potessero non saperne nulla.
Ripensai a tutti i momenti passati con mio nonno. Mio fratello poteva averlo scoperto solo da lui.
Ricordai una volta in cui da piccola mia nonna cercava di farmi mangiare la frutta. Aveva tagliato un pezzetto di una mela rossa, dicendo che era la "mela del lupo" perché sia io che mio nonno preferivano quelle. Fu ovvio che le mele non avessero nulla a che fare con i lupi, ma io, mio nonno e, probabilmente anche mio fratello... Magari noi sì?
Eppure, oltre a quel banale ricordo, doveva esserci per forza qualcos'altro.
Spremetti le meningi, ma l'unica cosa a venirmi in mente fu un indovinello che il nonno faceva a me e mio fratello. Ce l'aveva insegnato da così tanto tempo che non ricordavo più nemmeno la prima volta che l'avevo sentito.
Ma, nonostante ciò, era difficile dimenticare l'indovinello in sé... Soprattutto con lui che insisteva perché io e mio fratello ci ripensassimo ogni volta che andavamo a trovare lui e la nonna.
Nella foresta ci sono un solo grosso serpente, e tre altri animali: un lupo, una volpe, e un coniglio. Tra questi, ce n'è uno solo che lui non morderà mai. Quale e perché?
«Capisco che possa essere difficile al primo impatto, ma se dovete dire qualcosa, ditela adesso.» E la risolutezza nella voce di Raff sembrò attenuata da un po' di comprensione.
«È assurdo...» Sussurrò Greg facendo voltare tutti a guardarlo.
«Io continuerò a sbronzarmi con gli amici e a fare quello che cazzo mi pare. Ma dai! State davvero pensando di accettare questa follia?!» Continuò.
Nessuno rispose. Forse non ero l'unica ad aver trovato qualcosa di riconducibile a quella follia.
«E tu? Tu, pezzo di merda che non sei altro! Pensi davvero di convincere me come fai con questi altri?!»
Sguardi truci gli si puntarono addosso. Stava già dando per scontato che fossimo dei pazzi pronti ad accettare la cosa senza batter ciglio?
Cosa crede? Di essere davanti a degli imbecilli? Pensai.
Si girò alzando le braccia e ridacchiando come un idiota. Guardandolo andar via, Raff ci diede un ultimo consiglio.
«Aspettate a mettere il pigiama domani sera.»
Pur di rimediare all'abbigliamento di questa notte? Oh, questo e altro!
Liam e Lydia si alzarono per dirigersi verso il caos di adolescenti ubriachi dall'altra parte della foresta.
«Vieni in macchina con noi?» chiese Liam prima di andare.
Perché doveva essere così fastidioso anche quando provava a essere gentile?
Mentre camminava guardai Lydia per un secondo prima di decidere cosa rispondere. Mi resi conto delle sue pantofole, ma almeno lei era vestita.
«Forse è meglio di no...» Indicai i miei vestiti e guardai verso il palco improvvisato da cui proveniva la musica.
Lui sorrise e raggiunse sua cugina.
«A domani» disse.
Odiai quelle parole.
Sarei stata un'altra notte lì con dei perfetti sconosciuti... Perché?!
Stavo per andarmene quando notai Raff coprire una buca ai piedi di uno degli alberi mezzi bruciati.
Mi avvicinai piano e silenziosamente. Non troppo diversamente dal modo in cui ero abitata a muovermi di solito.
Non ricordai neanche un solo momento in cui il rumore fosse stato particolarmente cosa mia. Non mi era mai appartenuto. Non l'avevo mai voluto.
Mi avrebbe solo reso difficile il passare inosservata. Ed essere scalza, in quel caso, mi fu solo ulteriormente d'auito.
«Cosa fai?» Chiesi arrivando proprio alle sue spalle.
«MERDAA!» Sobbalzò.
Mi guardò con occhi spalancati concedendosi un secondo per riprendere fiato.
«Ti hanno mai detto che non ci si avvicina così alle persone?» chiese ancora nervoso.
Quasi mi sembrò di poter sentire il suo cuore a mille.
Forse avrei potuto dimostrare di poter essere gentile ed educata. Ma per quanto educata fossi, non seppi resistere all'idea di rispondergli.
«Be', stando a quanto hai detto... tu non dovresti essere una persona.» Sorrisi gentilmente per non farlo sentire troppo preso in giro e mi sedetti accanto a lui.
«Allora? Cosa fai?» ripetei.
In qualche modo trovavo interessante la mente dei pazzi.
Lui ricambiò il mio sorriso scuotendo la testa.
«L'alfa dell'ultimo branco rimase qui. Le creature come regalo d'addio gli donarono un'arma. E lui non sapendo usarla la seppellì per nasconderla. Solo quando in un secondo momento tornò a prenderla quella si era trasformata»
Trasformata?
«Era diventata unica nel suo genere e perfetta per lui. Io ho seppellito la sua. Se entro domani notte si trasformerà in quella adatta a me vorrà dire che sarò un alfa anch'io.»
«Cosa se ne fanno dei lupi di un'arma?» chiesi.
«Il capo non solo comandava, aveva anche il compito di evitare qualunque conflitto. Che fosse con umani o con altri branchi»
Chissà perché trovai confortante l'idea di più branchi. Di più mostri. Forse ero pazza anch'io.
«I suoi potevano anche trasformarsi ma lui doveva restare umano; continuare a cercare una soluzione... "diplomatica" in un certo senso. E questo fino all'ultimo. Questo lo rendeva vulnerabile. Essere armati poteva rivelarsi utile» Sorrise, ed ebbi la sensazione che fosse per il modo in cui lo guardavo.
Scusa se non so nulla di quello che ti passa per la testa...
«Se non cambia?» azzardai. E forse non avrei dovuto chiederlo ma fu più forte di me.
Lui esitò.
«Non so... vorrà dire che non può cambiare padrone, suppongo. Ma l'alfa dovrei essere comunque io considerando la situazione.»
In effetti non aveva torto. Se davvero le sue storie avessero potuto coesistere con la realtà, l'alfa doveva essere davvero lui.
Sarebbe stato l'unico a sapere cosa succedeva, e, se aveva lui qualunque cosa fosse ciò che aveva appena sepolto, doveva discendere dall'ultimo alfa.
Sentitevi pure liberi di provare a rispondere all'indovinello. Tanto la risposta arriverà abbastanza sul tardi... (consiglio solo di non puntare sulla risposta più scontata).😝
(Mi trovate su instagram con diversi meme sulla storia: @kuma272_wattpad)
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