Capitolo 49
«Sei seria?» chiese lei sorridendo.
Avanti, non sarà troppo bello ma è caldo e comodo... e andrà bene anche per qualcosa di diverso dal cantare in camera mia.
Lasciai cadere un'occhiata fugace su Liam notando non avesse messo niente di particolare neanche lui. Una semplice t-shirt bianca, dei jeans, e una giacca.
Cos'aveva da protestare? Non avevo sbagliato stile. E magari le avrei anche detto tutto ciò ad alta voce se non avessi tenuto tanto al non far capire a suo cugino quante paranoie mi ero fatta passare per la testa. Di conseguenza, mi limitai a scuotere semplicemente la testa, alzando gli occhi al cielo e sorridendole un po'.
Accontentati, se rispondessi finirei per mettermi in ridicolo.
«Sei pronta quindi?» chiese lui alzandosi dal piccolo divano.
Imbarazzo: l'unica cosa a esplodermi dentro.
Non seppi come comportarmi e certo non poté essermi d'aiuto sapere di avere Lydia a guardarmi trovando esilarante qualunque cosa facessi. Quindi, il miglior modo che riuscii a elaborare per rilassarmi fu concentrarmi sui punti interrogativi di quella serata. Ma anche, soprattutto, sul fatto che stessimo per uscire da quell'asfissiante salotto.
«Sì, ma... per andare dove?»
Mi sentii quasi stupida nell'aspettarmi una risposta. E infatti non arrivò.
Mi ritrovai a seguirlo fuori Ingr. Non dalle parti della rupe, né da quelle della tana che aveva scavato per farci superare la nostra prova.
Lo tartassai di domande nel tentativo di rubargli quanti più indizi possibile e, ovviamente, non servì a molto. Lui continuò a non parlare, e io a non avere idea di cosa avesse escogitato. Come logica conseguenza quindi, due soli pensieri si alternarono nel mio cervello.
Il primo: Uhh! Oggi è luna piena? Ecco! Sarà stata quella a dargli alla testa.
Il secondo: MA DOVE CAZZO STIAMO ANDANDOO?!
Riuscii a tornare seria solo quando mi resi conto dello sbattere dei miei stessi denti. Come poté essere che lì il clima cambiasse così tanto dopo così poca distanza? A pena due chilometri di camminata e già mi sembrò potesse nevicare da un momento all'altro. A Ingr però fui sicura fosse primavera.
Realizzai che fossimo scesi tanto da non essere neanche più troppo distanti dalla Vera Foresta ma continuai comunque a non spiegarmi quella temperatura glaciale.
«Liam...» Soffiai il suo nome parlando piano nel silenzio. Riuscii a vedere il mio fiato nell'aria gelida. Avrei dovuto portare una giacca anch'io.
Quando mi guardò ne approfittai ma non per propinargli l'ennesima domanda. Bensì per dare voce a un'idea malsana: un'ipotesi che sperai con tutta me stessa fosse sbagliata.
«È nella radura che stiamo andando?» domandai fermandomi.
Lui sorrise.
«Tutte quelle domande ti hanno portata a questo?» Rise.
«Liam...» Indicai in modo esagerato e buffo la foresta in lontananza davanti a noi.
Sorridemmo entrambi ma, se era stato tanto distratto da non averla notata forse fu proprio perché alla fine anche lui fosse nervoso al pensiero di andarci.
«In mia discolpa... Sar ha persino aiutato a cercare qualcosa di meglio prima di proporre quel posto.» disse.
«Sì, no, non vole... Aspetta. Sar?» chiesi confusa.
«Shira, è l'alfa. E sono mesi che cerca di farsi amico i "nuovi arrivati". Non te ne sei accorta?»
Rimasi zitta. Imbarazzata.
Sì... certo... insomma, figurati se sono stata così impegnata a pensare ai fatti miei da non accorgermi delle gentilezze dell'uomo più potente del branco. Già! Mh... già... Ma come diavolo ho fatto? Blaterai nella mia testa.
«Quindi stiamo per tuffarci nella vita sociale dell'intero branco.» Precisai.
«Per quanto ne so direi anche di no. Insomma, da come ne parlavano i lupi sembrava più un barbecue in famiglia che un rave nel mezzo della foresta. Avrei optato per altro ma... pensavo avresti preferito qualcosa del genere piuttosto che rinchiuderci da qualche parte da soli nel tentativo di imitare una cena.» Spiegò.
Quello che disse mi sorprese. Che avesse davvero pensato a me decidendo di immergerci in una marea di gente semi-sconosciuta?
No. Doveva essere stata un'altra persona altrimenti non si sarebbe potuta spiegare un decisione simile. Anche se...
Io e lui... da soli... e chiusi a "cena". No. Ha ragione. Proprio no. D'altro canto, a me sarebbe andato bene anche un pic-nic. Pensai pur apprezzando le sue buone intenzioni.
Alla fine mi rassegnai ad andargli in contro. In fondo era stato solo il suo tentativo di fare qualcosa di carino. E così ci addentrammo, contenti di non dover proseguire ancora per molto.
Incontrammo fin da subito lupi intenti a rincorrersi, giocosamente o meno, per i pochi metri di foresta di loro proprietà. Più ci avvicinavamo alla radura più si fecero intensi la luce e il calore di un falò.
Una volta arrivati cercammo solo di capire cosa si facesse, e/o mangiasse, in certe loro serate. In risposta notammo due uomini recitare qualcosa nella loro lingua, subito dietro il fuoco. Anche se nessuno sembrò molto attento al loro spettacolo.
Altri apparvero più concentrati nel corteggiare i propri partner. Altri ancora nel giocare in giro per le zone sicure della foresta. Insomma, capimmo di avere libera scelta. Almeno fin quando altri lupi ancora non presero a battere mani e rami su tronchi e pelli varie. Così una musica esotica e con un retrogusto di improvvisato avvolse l'intera radura.
Tutte le donne presenti, trasformate o meno, iniziarono a ballare su quelle note aspre e fumose. Persino persone anziane e apparentemente malaticce iniziarono a muovere i fianchi a quel ritmo. Poco dopo anche gli uomini si aggiunsero, scegliendo qualcuno da accompagnare.
Noi iniziammo quasi a sentirci a disagio restando fermi pur essendo gli unici giovani presenti. Notai, da lontano, Tia parlare con una donna sulla cinquantina in mezzo alla folla. Liam mi disse qualcosa ma, qualunque cosa fosse stata, io non ci capii niente. Poi, quella stessa donna dai capelli castani e leggermente ramati, venne verso di noi sorridente.
Mi sembrò troppo magra ma comunque bellissima. I suoi capelli mi diedero l'idea di poter cadergli solo ed esclusivamente sulle spalle come se fosse proibito rischiare di nascondere quel sorriso buono e accomodante. Non fece altro che porgermi la sua mano aspettando che ci mettessi sopra la mia.
Io guardai Liam come se avesse potuto saperne di più su cosa volesse quella tizia. E ovviamente fu un'alzata di spalle la sua risposta.
Le diedi comunque la mano, anche se forse con perfino troppa calma. Eppure avrei fatto ancora più piano se solo avessi previsto la mossa successiva. In un secondo lei prese il mio avambraccio trascinandomi in quel mare di risate e musica e facendomi sobbalzare aspettando del dolore che, come sempre, non sarebbe arrivato. Talia e Tia mi si affiancarono subito.
«Che ci fai qui?» chiese la prima.
«Bella domanda.» Sorrisi.
«Avanti, non siamo così male!» replicò la seconda.
No, certo. Loro no. Ero io a non ci capirci niente in mezzo a quella strage di braccia e persone intente nel venirmi addosso.
Fui perfettamente consapevole di quanto la mia pelle fosse totalmente e perfettamente integra... E allora perché quel solito filo di panico attorcigliato al mio stomaco andò diventando una spessa catena stretta intorno ai polmoni?
Mi resi conto di essere rigida e, tranne che accennare qualche goffo movimento molto lontanamente simile ai loro, non fui capace di fare nulla.
Iniziai a sentire l'aria stagnarmisi in gola, l'ossigeno mancarmi come su Marte.
Sentire le mani di quella donna sui fianchi nel tentativo di convincermi a sciogliermi un po' fu la goccia che fece traboccare il vaso.
Un qualche verso a metà strada tra un ringhio e un urlo uscì fuori, di forza, dalla mia bocca. Tanto forte da farmi ritrovare piegata in due nel tentativo di sostenerlo. Tanto profondo da risuonare nella radura come l'eco della campana di una chiesa persa in un'immensa caverna vuota. Tanto improvviso e rabbioso da riuscire a scavalcare, seppur forse di poco, perfino le voci entusiaste dei lupi e i colpi su cui ballavano.
L'intera radura si girò a guardarmi e non ebbi molta scelta se non quella di mentire.
«Sc-scusate...» Così la voce, seppur limpida ed apparentemente ancora indenne, finì per spezzarmisi.
«Penso che qualcuno mi abbia pestato un piede.» Sorrisi imbarazzata.
Continuarono a fissarmi, a bisbigliare tra loro. E io sentii un ultimo grido supplicarmi di essere liberato. Di graffiarmi la gola tanto forte da stordirmi e darmi, così, il pretesto per scappare.
La musica tornò pian piano a suonare incerta e la gente a ballare. Io mi ostinai invece a non comprenderne la titubanza. Certo, era stato un gran bel suono, ma non avevo mica fatto concorrenza al ruggito di un drago.
Non riuscii a capire cosa diavolo avessero contro le persone nuove. La serata, fino a quel momento, era passata con le loro voci sparate al limite della sopportazione, e non mi era sembrato che nessuno ci avesse fatto troppo caso. Perché allora tanto stupore se ero io a farlo? Ok, era stato singolare: potente e per certi versi quasi insopportabile, ma non al punto di giustificare quelle reazioni.
La donna dovette intuire quale fosse stato il problema perché iniziò a mostrarmi meglio quei suoi passi leggeri da gatto. Rigorosamente senza toccarmi. Cercò semplicemente di spiegarmi come andassero fatti.
«Ascolta la musica e lasciala andare. Non serve chissà quale tecnica. Sciogliti. Non ti guarda nessuno.»
Apprezzai maggiormente i suoi consigli solo quando anche gli altri smisero davvero di guardarmi. E, tutto sommato, diventò facile seguirli.
Nessuno si avvicinò più troppo a me forse pensando fossi una pazza isterica. Solo la donna e le due ragazze ne ebbero il coraggio. E, poco dopo, anche Liam. Quasi ci rimasi male nel vedere come fin da subito lui avesse capito tutto. Come poté venirgli tutto così naturale? Io sarei sembrata una persona logica e riflessiva, oltre che introversa, se messa a confronto con lui. E, forse proprio cercando di imitarlo un po', riuscii a far scorrere più velocemente la serata.
Alla fine a stordirmi non fu nessun ringhio spacca-gola, bensì l'estasi di una serata passata nell'armonico caos del branco.
Uscendo dalla mischia riuscii a pena ad avere il tempo di riprendermi che Liam mi trascinò con sé dietro un tronco.
Mi si pietrificò il fiato in corpo.
Nessun dolore. Nessun'ustione. Eppure ancora una volta mi sentii come se l'avessi scampata per un pelo. Riusci a stento a tornare in tempo su ciò che stava succedendo.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro