Capitolo 3
Mi offrì una mano per aiutarmi ad alzarmi da terra. La verità però è che non fui sicura del perchè la rifiutai.
Nella mia testa fu solo perché quando la notai mi stavo già alzando, ma avevo qualche dubbio. Insomma, quando l'avevo vista non mi ero ancora messa in piedi ma mi era comunque venuto spontaneo ignorarla.
Alla fine lasciai perdere, associando quella reazione alla mia abitudine di rifiutare qualsiasi contatto fisico. Come se avessi a che fare con degli appestati... Povero chi lo notava, gli avrei azzerato l'autostima per errore.
Il resto del tempo lo impiegammo a cercare nel bosco un qualsiasi indizio su cosa ci facessimo lì.
Ci volle un po' a notarlo data la distanza tra un albero e l'altro.
Ma ci rendemmo conto che, intorno alla radura dove c'era la casa, dei vecchi alberi formavano un cerchio perfetto.
Tutti sembrarono essere bruciati sulla metà del tronco opposta alla direzione in cui era la casa.
Ci riflettemmo per un po', ma non arrivammo a nulla di plausibile... Non che tale situazione lo fosse particolarmente.
La cosa più angosciante fu che sembrò non accadere assolutamente niente.
L'unica cosa successa da quando eravamo lì era stata una chiamata che aveva ricevuto Liam. Non era durata molto. Il telefono aveva suonato e si era sentita la voce di un, probabilmente ubriaco, suo amico.
Non aveva il vivavoce acceso ma il tizio urlava abbastanza da farsi sentire anche da me.
«Si può sapere dove sei?»
Si sentiva chiaramente la musica fare da sottofondo alla sua voce.
«Con... un'amica.» rispose.
Ma chi ti conosce? Pensai schiva. Rendendomi poi conto di dover assolutamente almeno provare a essere meno chiusa.
«Oh! Oh! E noi che ti facevamo il più sfigato!» Rise il ragazzo.
«Sì, certo... come vuoi.» Rispose lui alzando gli occhi al cielo.
«Non metterci troppo o rimarrai a piedi.»
Riattaccò.
Quando si voltò, fece in modo di evitare il mio sguardo notando che lo stavo guardando.
A dire il vero fu anche piuttosto soddisfacente vedere i ruoli invertiti.
Per una volta, vedendo lui in imbarazzo, io fui quasi a mio agio. Poi ricordai di essere in pigiama in mezzo al bosco.
Il tempo poi però, tornò presto al precedente, lento, ritmo. Secondo dopo secondo, minuto dopo minuto.
Solo dopo quasi un'ora passata sulle radici di una delle querce intorno alla decrepita catapecchia, qualcosa catturò la nostra attenzione.
«AAAAAAH!!!»
Un urlo, stridente, acuto, agghiacciante e... a un volume abbastanza alto da sfondarmi i timpani.
Eppure, per un secondo, fui invidiosa di quell'acuto. Pur sapendo che fosse probabilmente stato fatto nel modo più sbagliato possibile.
Mi ritrovai ancora una volta nei dintorni della casa. Sul retro, precisamente.
Dove una ragazza dai mossi capelli corvini si trovò alle prese con un enorme e, a giudicare da come si comportava, incazzatissimo serpente.
Se non fosse stato per i sanguinei occhi rossi si sarebbe mimetizzato perfettamente con la terra scura. E questo spiegò come avesse fatto ad arrivarle tanto vicino.
La testa alzata a minacciare la ragazza e il lento modo in cui la muoveva, non mi fecero immaginare un buon seguito.
Noi avevamo finito per trovarci alle sue spalle.
«Lydia?» La voce di Liam la fece sobbalzare.
E il serpente per poco non scattò verso di lei, preso di sorpresa da quel suo improvviso movimento.
«Sta' indietro.» Le parole uscirono dalla mia bocca senza che potessi fermarle.
«Non posso muovermi...» Rispose lei con la voce rotta e tremante.
«C-va bene, tranquilla. Giuro che non attaccherà...» dissi con voce fintamente distaccata e odiandomi nel momento stesso in cui misi insieme la frase.
Fu solo una sensazione; un presentimento... E, anche se c'era qualcosa in quell'animale a farmi dare per scontato che non avrebbe attaccato, come diavolo potevo giurarglielo?
Sarebbe finita con i denti di quel rettile infilati nella carne. E se fosse stato velenoso, io l'avrei avuta sulla coscienza!
Esitando fece un passo indietro. L'animale accennò ad avvicinarsi ma non lo fece.
Così lei poté finalmente osare un altro passo. Passo che però non provocò nessuna reazione da parte della bestia.
Forse, dopotutto, non avrei avuto nessuno sulla coscienza...
Non appena fu abbastanza vicina, Liam la prese per le spalle e la tirò indietro di scatto. E, nonostante avessi voluto strangolarlo con le mie stesse mani per la cavolata appena fatta, fui felice che il rettile fosse sorprendentemente rimasto impassibile anche davanti a quella mossa.
Ci allontanammo ancora, guardandolo fissarci e saggiare l'aria con la lingua guizzante.
Per quanto molto più tranquillo, non diede l'impressione di voler andare via, così fummo noi a farlo. Cautamente.
«Che ci fai qui?» chiese Liam.
«Io sto... solo... sto solo... E tu?»
Assistetti timidamente e in silenzio al loro dialogo ma un pensiero continuò a tormentarmi. Quindi raccolsi tutta quella poca sicurezza di cui disponevo, per esporlo senza sembrare strana, taciturna, o troppo timida.
«Ok... ora che è evidente che siamo qui per lo stesso motivo, io direi di sederci dove non ci sono rettili e aspettare gli altri»
I due si voltarono.
«Gli altri?» chiesero.
«Ero convinta di essere l'unica ad avere il tipo di problema mentale che ti trascina qui in piena notte, poi ho pensato che fossimo solo in due...» dissi volgendo lo sguardo al ragazzo.
«...se volete però possiamo credere di essere solo in tre e lasciare che il quarto ci cada addosso» terminai.
«Ok, ma propongo di evitare quella baracca... mi mette i brividi» confessò Liam.
Ci sedemmo tutti e tre sulle radici contorte dell'albero da cui lui mi aveva fatta cadere. Dopodiché la conversazione cominciò mentre tutti tentavamo di guardarci le spalle per evitare altri spiacevoli incontri.
«Come hai fatto?» domandò la ragazza.
E io non vi capii niente.
«A far cosa?»
«Parlavi come se fossimo davanti a un gattino...» disse.
Già... Come avevo fatto?
Feci spallucce prima di provare a mettere insieme una risposta.
«Mi è venuto naturale. Se avessi gridato non sarebbe servito a molto... e poi non avere paura dei serpenti aiuta.» provai a sdrammatizzare.
Lei sorrise.
«Lydia, giusto?» domandai.
«Sua cugina.» Precisò annuendo e indicando il ragazzo alla sua sinistra.
Non potei fare a meno di far scorrere, più discretamente che potevo, lo sguardo su entrambi cercando almeno una minima somiglianza.
«Mio zio è... quasi il suo patrigno.» disse poi stringendo le labbra a una fessura.
Notando lo sguardo truce sul volto di Liam, evitai di approfondire.
«Io sono Shira.»
Non aspettammo molto prima di vedere un ragazzo dai capelli scuri e un altro tizio con la testa coperta da un cappuccio correre verso la casa come se qualcuno li inseguisse.
Qualcosa mi dice che nel prossimo capitolo si potrebbe capire qualcosina in più sui lupi...🤔🤫😝 Vediamo chi indovina qualcosa nei commenti.😁
(Mi trovate su instagram con diversi meme sulla storia: @kuma272_wattpad)
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