Capitolo 22
Quella notte fu la prima volta in cui finalmente saltò fuori qualche informazione personale. Fin dal nostro primo incontro nel bosco, fu come se le nostre vite precedenti si fossero annullate. Nessuno aveva mai parlato della propria famiglia, o delle proprie abitudini.
Scoprii che Liam aveva diciotto anni, mentre Lydia li avrebbe compiuti a distanza di pochi mesi. Anche lei aveva una sorellina ad aspettarla. E il più grande tra di noi si scoprì essere Raff che, anche se quella notte non era lì a parlare, aveva già detto di averne diciannove di anni.
Man mano che il discorso si fece più prolisso cominciai a sentirmi strana: diversa. Ero la più piccola li in mezzo, certo. Ma anche la più insensibile se ciò che dicevano loro era vero.
Lo stesso ragazzo che era stato praticamente costretto a trasformarsi ammise di non aver pensato ad altro che alla sua famiglia. Forse perfino mentre le sue ossa si erano spezzate fino a scivolate in forme assurde su quel vecchissimo e altissimo ponte.
Lydia invece confessò di aver pianto quasi ogni notte da quando eravamo arrivati a Ingr. Poi l'atmosfera si congelò quando tutti e due aspettarono che fossi io a parlare.
«Che c'è?» chiesi.
Loro si guardarono per un secondo.
«Tocca a te, no?» chiese lei ancora insicura dopo tutto ciò che si erano detti.
Li scrutai per un po'. Che fossero davvero convinti che avrei risposto?
«Non devi per forza dire qualcosa di importante. Basta solo che ricambi con un qualsiasi segreto. Ad esempio... Non so... Di cosa hai paura? All'Assassino non potevi dirlo» provò ad aiutarmi.
Dopo tutto ciò che avevano detto forse ricambiare sarebbe servito affinché si fidassero. Magari volevano solo un qualche tipo di garanzia che non li avrei traditi. Ma nella mia testa si susseguirono, veloci, più pensieri di quanti potessi contarne. Non mi venne in mente comunque alcuna risposta.
«Avanti, tanto ormai l'abbiamo capito tutti. Dillo» insistette, ormai confusa e stizzita da quel mio silenzio.
«Capito cosa?» domandai, ormai quasi curiosa.
E lei fece per rispondere ma suo cugino la fermò non appena incrociai il suo sguardo per errore.
«Lasciala stare, dai.» E il suo tono fu più serio di quanto potessimo aspettarci.
Io non feci domande. Non ne avrei comunque avuto il diritto. Ma sua cugina lanciò uno sguardo interrogativo che lui ignorò come niente.
I primi raggi di sole arrivarono facendosi aspettare con anche troppa impazienza da parte mia. E quando illuminarono le squame del drago, ormai dormiente da già parecchi minuti, io mi ritrovai a fissarne i riflessi come se andassero decifrati. E in effetti non fu diverso dalla realtà. Nessuno sembrò capire bene di che colore fosse all'inizio.
Solo quando il sole fu quasi sorto del tutto, il nero si schiarì fino a rivelare un verde scuro quanto la foresta stessa. Ogni squama riuscì a riflettere una tonalità diversa di quel colore creando ipnotici giochi di luce sull'erba
«Qualcosa mi dice che ci siamo dimenticati di dormire.» Constatò Liam sfiancato dall'idea di andare a lezione senza neanche un'ora di sonno.
Ma ne è valsa decisamente la pena... Pensai osservando ancora il drago.
«Già, fate quello che volete ma per me oggi non c'è lezione!» disse un Raff entusiasta, intimorito dalla mole della creatura che ci affiancava, e sfinito al tempo stesso.
«Mhh...» Mugugnò Lydia quasi gelosa, appoggiando la testa sulla sua spalla.
Io e suo cugino ci guardammo per un secondo. E bastò a farmi capire quanto anche lui fosse in imbarazzo.
«Raff, ma esattamente... che rapporti ci sono di solito in un branco» chiese lui lanciando un'occhiata al suo amico.
Lui si spostò cautamente dalla ragazza prima di rispondere.
«Magari ve lo spiego dopo, ora dovete prepararvi... e io dormire un po'.»
«Già. Andiamo. Qualche minuto di ritardo più del solito e la lezione dovremo seguirla dalle radici dell'albero.» dissi alzandomi convinta di star evitando un litigio.
Cosa cavolo gli è preso? Mi chiesi.
«Oggi ci vediamo tutti in mensa, dicono che offriranno i petali» disse una Lydia entusiasta e apparentemente ancora abbastanza sveglia.
Per un secondo pensai che Raff non avrebbe potuto metterci piede considerato che non avrebbe fatto lezione. Poi ricordai che qui la mensa non fosse per niente come quella della scuola. Una specie di mensa pubblica più che scolastica.
Sostanzialmente, poteva mangiarci chiunque ma solo per gli studenti il pasto era gratuito.
Le regole erano diverse da quelle a cui eravamo abituati. E questo, permetteva a chiunque si assentasse a lezione, di andarci comunque senza insospettire gli insegnanti
Arrivati sulla Seconda Sala, i nostri "professori", tra cui anche l'assassino di Greg, decisero, data la festività corrente, di parlare dei draghi. E quella lezione fu forse l'unica che ascoltai davvero.
Anche se partì scatenandomi non poche domande.
«Come sempre la lingua in cui faremo lezione sarà la vostra, nonché anche l'unica parlata da tutti.» Annunciò uno dei tizi vestiti di bianco.
Un'altra lingua... Già... giusto.
«Potrebbero imparare anche loro la nostra.» Propose Tia.
«Per far cosa? Chiedere il permesso di azzuffarsi con qualche cespuglio?» rise qualcuno dal fondo della sala.
Vampiri... Pensai ruotando gli occhi al cielo.
Quella semplice proposta, però, bastò a far ghiacciare lo sguardo degli insegnati. E uno di loro finì anche per risponderle... anche se in una lingua assurda e apparentemente inventata.
Questa risposta, seppur incomprensibile, per un secondo fece apparire sulla faccia dell'Assassino un velo di disgusto. Disgusto che, ovviamente, si affrettò a nascondere prima di iniziare.
Parlano un'altra lingua... proprio tutti... E per la prima volta mi resi davvero conto di quanto mi stessi rifiutando di adattarmi a quel posto.
Mi ricordai di Liam che me l'aveva perfino anticipato. Eppure non avevo mai davvero realizzato tutto ciò. Non fin quando non avevo avuto possibilità di sentirla parlare. Con la testa non ero più a casa con il nonno, ma nemmeno del tutto qui con il mio branco a quanto pareva.
«Allora...» disse uno degli energumeni in bianco passando in rassegna i tavolini di legno per assicurarsi che ascoltassero tutti. A malapena si curò di noi ragazzi seduti sul pavimento, e io non riuscii ancora a capire se la cosa mi dispiacesse. Che non facessimo mai abbsstanza in tempo da accaparrarci i posti migliori era sicuramente negativo. Ma che fossimo quasi nascosti da quei tizi... be', quello non era poi così tragico.
«I draghi sono animali diurni, carnivori. E il loro sangue, estremamente freddo, gli permette di resistere al fuoco che si sputano addosso nei combattimenti, nonostante sia piuttosto raro vederli battibeccare tra loro.» Continuò.
«Come fanno a sputare fuoco?» fu la mia prima domanda.
Così l'uomo smise per un istante di passeggiare davanti alle file di tavoli.
«Hai deciso, quindi, che questa lezione ti interessa?»
Mi sentii come se anche il mio cuore si fosse fermato ad ascoltare quella frase. Dovevano averlo notato. Ma, se si erano accorti fin dall'inizio che me ne fregavo di seguire le lezioni, perché non avevano detto nulla?
Non risposi. Restai zitta aspettando che fosse lui stesso a farlo.
«Non potendo avvicinarli, non ci sono prove certe. Ma si pensa ci sia qualcosa che renda il loro respiro altamente infiammabile.» disse con il solito serafico sorriso stampato in faccia.
«Questo è il periodo in cui i draghi nidificano. Da qui nasce l'Arcuna. Per quanto ne sappiamo, le uova, vengono deposte e lasciate tutte in un unico posto. Di giorno, ogni drago è sveglio, e per questo diventa impossibile che qualcosa riesca ad avvicinarsi a loro.» Continuò a sua volta un altro di loro.
Un dubbio poi si impossessò della mia mente.
«Siamo davvero sicuri che siano tutti diurni?» chiesi senza nemmeno pensare a quello che dicevo.
E lì gli insegnati si girarono tutti a guardarmi. Avrei voluto sprofondare quando lo fecero anche gli altri ragazzi.
Rimasi lì, ferma. Immobile e senza riuscire a spiccicare parola. Che avevo detto di tanto sconvolgente?
«Gradiremmo non mettessi più in dubbio quello che diciamo.» disse uno di loro. E la reazione a quella frase esplose subito nella mia testa.
Tutto qui? Mi avreste trucidata perché non volete che vi si contraddica?!
«Anche se la tua domanda non era del tutto sbagliata: stavamo apunto per arrivarci... prima che ci interrompessi, è ovvio.» Azzardò l'Assassino.
Oh, be'. Allora... NO! Merda, era pure una domanda giusta!?
«Alcuni draghi, di solito quelli sterili, vengono scelti per fare da guardia di notte. Non sappiamo esattamente come, ma riescono in qualche modo a rendersi conto della maggior parte dei problemi che può avere uno di loro. Se un drago sarà destinato solo a vegliare sulle uova, gli altri lo sapranno sin dalla sua nascita.» Spiegò.
«Come abbiamo già detto in precedenza...» precisò uno dei tizi lanciandomi uno sguardo di rimprovero.
Lo so di non essere stata attenta, grazie. Ora basta sottolinearlo.
«L'Arcuna dura otto giorni: il primo giorno, ovvero oggi, si comincia a raccogliere i fiori, e l'ultimo viene organizzato un... mettiamola così, un "ballo". Una festa in cui ogniuno presenta una propria abilità nel fare qualcosa. I farghigni, simbolo della festa, sbocciano una settimana prima e prendono il tipico colore viola poco prima dell'inizio della festa.»
«Un'antica leggenda diceva che la natura avesse dedicato un fiore ai Farga per suggerire alle altre creature di seguirne l'esempio. I draghi, infatti, non provano il desiderio di legarsi a un solo partner per la vita. Capiscono quanto l'affetto, così come qualunque altra cosa, possa cambiare. Anche se, in certi casi, finiscono per restare insieme per tutta la durata delle loro vite, o comunque per lunghissimi periodi.» Spiegò un'altro di loro osservando le reazioni di noi nuovi arrivati come se potessimo offenderci.
Non ho mai capito il desiderio di sposarsi ma... Non è per questo che esiste il divorzio? E poi tranquillo, a sedici anni nessuno di noi è sposato. Pensai ormai annoiata a morte.
Ma non era di draghi che dovevamo parlare? Chi se ne frega di che esempio danno?!
«Come dovrebbe capirsi il genere di un drago?» Chiesi ripensando a quello verde a farmi compagnia quando non dormivo.
«Di solito dal colore delle squame. Nei maschi sono più opache, le femmine tendono ad averle più lucide. Ma anche dalle punte ossee sul dorso. I maschi le hanno scure.»
Quindi è... una femmina? Difficile dirlo se non posso paragonare i due tipi di squame.
Quel modo di riflettere la luce però... in natura può esserci qualcosa di ancora più lucido? Le punte sulla sua schiena però sono bianche. Non scure. Quindi femmina. Pensai un po' più sicura.
Poi però ci ripensai e...
Credo... Mi assalì l'ultimo dubbio.
(Mi trovate su instagram con diversi meme sulla storia: @kuma272_wattpad)
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