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Capitolo 17

Liam mi guardò incerto.
Quel rumore era arrivato dal suo telefono.

«Buon... giorno?» disse imbarazzato avvicinandosi a me per farsi vedere anche da mio fratello.

«Dylan, lui è Liam...» lo presentai allontanandomi un po' visto che, come sempre, si era avvicinato troppo.

«Che ore hai detto che sono da voi?» chiese guardando il ragazzo alle mie spalle come se volesse ucciderlo.

«No... Io non...» Provò a dire lui.

«Tu cosa?» Ribattè mio fratello.

Ma quanto potevano essere stupidi?

«Quello che sta cercando di dirti è che non è come pensi che sia.» Interruppi la strana scena da film western che si stava creando.

«Shira...» disse lui poco convinto.

«Giuro! E anche se fosse, devo davvero ricordarti che hai fatto di peggio?»

«Va bene... Quindi la mia sorellina insiste ancora nel non farsi una vita?» Sorrise. Anche a lui piaceva prendermi in giro di tanto in tanto.

«Già.» Sorrisi seppur scuotendo la testa.

«Adesso però spiegami... per quanto tempo potremo parlare, e soprattuto, come cavolo ci riusciamo? Il nonno aveva parlato di interrompere ogni contatto con la famiglia.» Insistette.

Magari avrei anche risposto alle sue domande... se solo avessi saputo io stessa cosa rispondere.

«Non so se i cellulari funzionino sempre o sia un evento raro ma prometto di chiamarti ogni volta che posso, ok?»

«D'accordo... ora però devo andare a scuola. Chiama tu la mamma, o penserà che la stia prendendo in giro.» disse.

«No... Io... lo sai com'è lei... Si preoccupa per tutto. Per ora sarà meglio che non si ricordi di me.»

«Allora devo proprio andare... Sta arrivando, ciao. Chiamami appena puoi.» Riattaccò.

Non so se fu per rispetto della privacy o per semplice bisogno di pensare, ma quando Liam chiamò sua madre al telefono, decisi di non ascoltare.
Di conseguenza mi immersi, volontariamente, nei ragionamenti più assurdi.

Ammettiamo per un secondo che ci sia segnale solo in rari casi... quando succederebbe?
La catapecchia era una specie di portale quindi... non è un semplice posto questo... "mondo"? Però se avendolo attraversato da poco continuano a non esserci problemi...
Quando ce ne saranno dovrei attraversarlo una seconda volta o avvicinarmici... in teoria. Il problema è solo uno: qualunque cosa sia stata ad averci portati qui, dubito che possa farmi da ripetitore. E comunque potrei benissimo sbagliarmi su tutto. Questa teoria campa in aria in fondo.

Rimuginai sulla stessa ipotesi per vari minuti, dando in fine per scontato fosse davvero sbagliata e illogica. Qualunque cosa fosse a permetterci di comunicare andava oltre la mia comprensione.
E, quando tornai alla realtà, vidi Liam sorridere. Sì. Stava diventando pazzo perché non ne capii proprio il motivo. Almeno fin quando non fu lui a dirmelo.

«Cos'hai da ridere? Ero concentrata su altro.» Gli sorrisi incuriosita.

«Ci credo. Non ti sei accorta di nulla.» Disse continuando a sorridermi e facendomi notare la sua mano sul mio ginocchio.

Andai nel panico per un millesimo di secondo e, come sempre, poi farmi indietro mi venne naturale.
Seppi che l'avesse fatto per gioco, ma non potei fare a meno di sentirmi in imbarazzo.
Evitai il suo sguardo. E lui se ne rese conto, ma fece finta di nulla.

«Quante persone pensi sia saggio che si ricordino di noi?» Cambiò discorso.

E così decisi per un secondo di mettere da parte quello che aveva fatto.

«Forse non più di una a testa... più persone si ricorderanno di noi, più persone soffriranno in caso di tragedia. Se quello che ha detto l'uomo è vero siamo qui per una qualche guerra in fondo.»

Per un po', tenni d'occhio ogni suo singolo movimento, e poi, mi concentari più sul nostro discorso.
Qualunque cosa io dicessi, lui riusciva sempre a trovare qualcosa per cui replicare.
Ma, tra una domanda e l'altra, probabilmente nemmeno lui ebbe chiaro dove stesse cercando di arrivare.
E la cosa mi andò bene all'inizio, ma non per tutta la sera.

«Ne sei sicura?» Chiese riferendosi all'ennesimo mio ragionamento.

Ma quanto puoi essere pesante?! E pensai di chiederglielo davvero stavolta.

«Mi spieghi che c'è? So di non essere la persona più simpatica del mondo, ma stasera neanche tu scherzi.» sbottai.

«Sei troppo sicura delle tue idee e troppo poco di te stessa. Non pensi che magari ti sto aiutando?» Chiese con il suo solito, irritante, sorriso.

«Guarda che non sono cieca. Metti in dubbio qualunque cosa ti dica per portarmi a spiegarla e poi non mi ascolti neanche. L'ho notato eh! Ora... Mi spieghi cosa cazzo hai che non va?»

Mi guardò indeciso per un secondo, quasi dispiaciuto. Poi decise di rispondere.

«Scusa... Diciamo che quel tizio oggi mi ha dato da pensare.»

Rimasi sorpresa.

Ah... be'. Ha davvero chiesto scusa? Ah.

Forse considerava il non ascoltare perfino più offensivo dello stare in disparte e intervenire con solo quelle sue battute potenzialmente malinterpretabili.
Indugiai, poi ebbi un'idea di cosa rispondergli.

«Sono tutta orecchie.» Lo spronai a spiegarsi.

Di certo non fu il modo più gentile di rispondere a delle scuse.
Ma ormai davo per scontato lui sapesse che la gentilezza non era il mio forte.

Esitò.

«Non dovrei dirtelo io...»

«Ma me lo dirai.» dissi aspettando che continuasse.

Lui sospirò scocciato prima di parlare.

«Appena siamo arrivati, il capo branco ci ha subito chiesto chi fosse il nostro alfa. Ci ha pensato quel tizio a rispondere prima che potessimo farlo noi.» disse insicuro, osservando attentamente la mia reazione a ogni sua parola.

«E quindi? Neanche ne abbiamo uno. Che problema c'è? » Chiesi confusa.

«Shira.» disse lui.

«Parla! Ti ascolto.» Esplosi.

«No. "Shira" è quello che ha detto lui. Gli ha dato il tuo nome. Poi hanno cominciato a parlare in qualche incomprensibile lingua... penso ce la insegneranno ma non ho capito nulla di ciò che dicevano.»

Rimasi di pietra già dopo la sua prima frase.

«Scherzi, vero?» chiesi sull'orlo di un isterismo.

«Ha senso se ci pensi. Sei stata quasi sempre tu a spingerci a obbedire ai suoi ordini.» Mi guardò rancoroso.

Mi fermai un secondo a riflettere.

«D'accordo... Ma potrebbe non essere poi così grave, giusto? Vi ha detto perché chiedeva dell'alfa?» Non credetti nemmeno io nella flebile speranza che cercai di darmi.

«Shira, vogliono che ci uniamo al branco. Hanno già provato a farci accettare e lasciarti sola. E i tre lupi che mi hanno inseguito fino all'entrata di Ingr sembravano molto convincenti. Pensavi davvero che fossi salito fin qua sopra senza un buon motivo?» disse.

«E perché non avete accettato?» Chiesi.

«E me lo chiedi pure? Hanno dei di passaggio assurdi! Qualunque cosa tu ti sia immaginata, fidati, li stai sottovalutando. Comunque si chiami quello psicopatico, posso giurarti che aveva ragione. I ragazzi lottano contro tutti gli altri maschi del branco, e alle ragazze viene iniettato del veleno, e nascosto l'antidoto nella Gola Dei Draghi.»

«Ok, e quindi io cosa dovrei fare?» Chiesi esasperata.

«Battere qualcosa di pesante sulla testa di quello scimmione sarebbe un inizio, ma se hai altre idee sono aperto a suggerimenti.»

«Uno scimmione... Liam, io in punta di piedi non ti arrivo alla spalla. Mi spieghi come dovrei fare?» Fui tentata di lasciarlo ragionare da solo.

«Be', io sono alto... Comunque hai un buon equilibrio e sei l'unica che quell'uomo sembri non odiare.» strinse le labbra aspettando una risposta.

«Lui non ci aiuterà. E comunque, "un buon equilibrio"? Cosa dovrei farci? Appollaiarmi sulla sua spalla fino a quando non si stanca?» Risi.

Lui però non sembrò allegro. Per niente. E io avrei preferito continuare a fingere di non vederlo. Ma fu evidente sin dall'inizio quanto quell'uomo lo terrorizzasse. In effetti, convincerlo a tornare qui sopra non poteva essere stata un'impresa da poco.

Mi fermai un secondo a riflettere su come si stessero mettendo le cose, poi mi venne un'idea.

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