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8 - Chris


Il mattino seguente, per prima cosa mi rendo conto della luce del sole che filtra dalle fessure della finestra della camera. E' fastidioso, i miei occhi non sono ancora abituati alla luce.

Ma il problema passa velocemente in secondo piano quando mi accorgo del corpo premuto contro il mio.

Siamo praticamente appiccicati l'uno all'altra, non c'è nemmeno un piccolo spazio tra il mio corpo e il suo.

Il suo fianco sotto alla mia mano è morbido. Ricordo di averle prestato una maglia, ma al momento riesco a sentire perfettamente la sua pelle sotto alla mia.

Alzo le coperte per verificare meglio e subito mi accorgo della stoffa arricciata a livello dell'ombelico, lasciandole scoperte le gambe e metà pancia.

La mia erezione invece le sfiora la curva del sedere.

Oh cazzo.

Come diavolo siamo finiti in questa posizione?

Ricordo solo di essere entrato nel letto, mi sono voltato dalla parte opposta alla sua e mi sono addormentato.

Perché ora stiamo dormendo abbracciati? E per lo più ho una delle peggiori erezioni mai avute e Eva non mi sta di certo aiutando con il suo culo sodo premuto proprio lì.

Cerco di indietreggiare il più possibile per allontanarmi da lei, ma la rossa si agita tra le mie braccia muovendo il sedere.

Vuole farmi morire.

Stringo i denti e mi spingo più vicino, ormai incapace di resistere. La sento di nuovo muoversi. Si sta davvero strusciando sul mio pene?

Poi emette un lieve gemito che mi porta in paradiso.

Sono ormai eccitato e non so se riuscirò a fermarmi, non dopo i suoi movimenti, non dopo i suoi gemiti.

Le scosto i capelli dalla spalla e ci poggio le labbra soffermandomi sulla sua pelle, aspettando una reazione.

Maledizione, non avrei dovuto dare inizio a tutto questo perché ora non so più come fermarmi.

Io e Eva ci odiamo. Lei non mi sopporta. Io non sopporto lei.

Che cazzo sto facendo?

Ho acconsentito a farla dormire qui solo perché quel visetto triste e i suoi occhi pieni di lacrime mi facevano pena, non perché io mi trusciassi contro il suo corpo o le baciassi una spalla.

La sento sospirare intensamente e di nuovo muove il sedere lasciandomi in apnea.

Lo accarezzo con la mano tremante, stringendolo un po', è così sodo che, cazzo, non so per quanto resisterò. Sto per esplodere e la situazione mi destabilizza, forse perché la ragazza che mi sta mandando in stato confusionale è proprio Eva, la rossa snob con la quale non condividerei nemmeno la stessa stanza.

Ma ironia della sorte ora ci sto condividendo perfino il letto. E chissà cos'altro condividerei se solo me lo permettesse.

Quando gira la testa verso di me, trattengo il respiro.

Se si dovesse svegliare e sorprendermi con una mano sul suo culo probabilmente inizierebbe ad urlare, dandomi del maniaco.

Resto immobile in attesa, studio il suo volto in cerca di segnali che mi diano la conferma che non stia più dormendo, ma lei non si muove.

Arriccia il naso e emette un sibilo con la bocca socchiusa, si accoccola sul mio braccio solleticandomi il petto con i suoi capelli.

Tolgo immediatamente la mano da sotto le coperte con il cuore che batte a mille, sta ancora dormendo ma continua ad agitarsi come se... volesse di più. Nel sonno.

Avere la prova che quello che stavo facendo la stesse eccitando mi fa impazzire, ma cerco di riprendere il controllo e di allontanarmi immediatamente da quel letto che sembra essersi incendiato da un momento all'altro.

Tolgo il braccio da sotto alla sua testa, sentendola mugugnare in un gesto di protesta e scosto le coperte ed esco dal letto.

Subito percepisco la differenza di temperatura che mi fa rabbrividire. La vista del letto caldo è davvero allettante e per un momento penso di ritornare a dormire, ma al momento ho un piccolo problemino da risolvere e il culo nudo della rossa sono certo che non aiuterebbe.

Infilo velocemente un paio di pantaloncini della tuta e esco dalla camera da letto. Ho bisogno di farmi una corsa, schiarire le idee e restare per un po' da solo.

**

Quando, circa un'ora dopo rientro in casa, il silenzio fa ancora da protagonista. Tutte le luci sono spente il che mi fa immaginare che Eva stia ancora dormendo.

Sono certo che non appena si sveglierà, avrà un mal di testa così forte che le sembrerà di scoppiare. E' uno dei sintomi principali dopo una sbronza come quella che ha preso ieri sera. E sono anche più che sicuro che non sia abituata a bere così tanto. Mi sembra già di sentire le sue lamentele nella testa.

Prima di risalire le scale, passo dalla cucina, dove mia madre tiene tutti i medicinali in un mobiletto. Prendo un'aspirina e un bicchiere di acqua. Questi le saranno sicuramente utili per l'emicrania e anche per le mie orecchie.

Quando apro la porta della camera subito vedo i suoi occhi marroni osservarmi preoccupati, poi non appena entro li richiude velocemente fingendo di dormire.

<<Lo so che sei sveglia>> la sorprendo, lasciando la compressa e il bicchiere sul comodino.

La rossa finge di risvegliarsi e apre un solo occhio, restando di sasso quando mi vede davanti ai suoi occhi.

<<Cosa ci faccio qui?>> mormora imbarazzata guardandosi in giro.

Mi sta davvero dicendo che non si ricorda nulla? Niente di niente? Eppure ieri era cosciente fino a che è entrata in macchina e anche quando l'ho spogliata. Tra parentesi ho anche avuto paura che questa mattina potesse infuriarsi con me per averla vista mezza nuda, ma lei sembra essere completamente ignara di tutto.

Eva continua ad osservarmi come se nella sua testa ci fosse il vuoto più totale e quando di nuovo mi chiede il motivo per cui si trova in camera mia al momento, decido di giocare un po'.

<<Ieri sera imploravi di scoparti proprio qui in questo letto e oggi non te lo ricordi, mi ferisci Mohn>>

Lei sgrana gli occhi, posso vedere la paura attraversarla veloce con un lampo.

<<Eri tutta un... "Chris ti prego fammi tua, sco...">>

Eva non mi lascia finire di parlare e mi interrompe proprio sul più bello. Finge di non credere alle mie parole, ma riesco a vedere quanto stia mentendo. In realtà non sa se sia vero o meno quello che sto dicendo, ma ha paura di aver rovinato la sua reputazione da santarellina.

Notizia bomba Eva Mohn: le santarelline non si ubriacano e non si vomitano sul vestito.

<<Ah... rivoglio la mia maglietta>> le dico prima di uscire dalla stanza.

Sono di nuovo costretto ad allontanarmi da lei perché le immagini di questa mattina ritornano fresche nella mia testa non appena vedo le sue gambe lunghe e nude lasciate scoperte dalla mia maglia e cazzo, devo andarmene da lì se non voglio riportarla nel letto e farle tutto ciò che non sono riuscito a farle prima.

Scendo le scale velocemente fino a raggiungere il divano. Alla tv danno una replica di una vecchia partita di calcio. Non la sto nemmeno guardando veramente perché non mi interessa particolarmente lo sport e soprattutto perché al momento la mia testa è troppo impegnata a pensare ad altro.

Devo smetterla, stare per un po' lontano da lei, perché sono sicuro che stia per venirmi un'altra erezione.

Ma la sua figura si materializza davanti ai miei occhi in un battito di ciglia.

<<Spostati>> le dico, fingendo di essere interessato alle immagini che scorrono in tv.

Lei si porta le mani sui fianchi con fare autoritario e mi lancia un'occhiata prima di ribattere.

<<Non costringermi a spostarti con la forza>>

<<Chissà cosa mi hai fatto fare con la forza>> esclama alzando un sopracciglio. Mi sta sfidando.

Se solo sapesse della mia mano sul suo culo, o di come si strusciava sulla mia erezione questa mattina sono sicuro che accorcerebbe la sua lingua lunga.

Mi alzo d'impulso e le finisco a pochi centimetri dal viso. Le sue labbra gonfie e rosse si socchiudono appena per lo spavento.

<<Pensi che io costringa qualcuno a venire a letto con me con la forza? Non mi conosci>>

Lei muove velocemente le labbra in un guizzo, ma non tarda a ribattere

<<No, non ti conosco e non ci tengo a farlo. Ora dimmi la verità, così posso andarmene il prima possibile da qui>> protesta spostando una ciocca che le è caduta violentemente sui capelli.

Ha la capacità di usare sempre le parole migliori per ferire le persone, ma di certo non glielo do a vedere. Semplicemente le indico la porta, se se ne vuole andare è libera di farlo anche subito.

La rossa mi segue fino in cucina, si accosta alla porta e rimane li poggiata. Riesco a percepire i suoi occhi curiosi scrutare ogni movimento. Deglutisce imbarazzata quando la colgo in fragrante, le guance si colorano violentemente e i suoi occhi si spostano ovunque tranne su di me.

<<Dio ti prego Chris, dimmi cos'è successo veramente>>

Dopo l'ennesima volta che la sento pronunciare questa frase decido di farla finita. La sto torturando e immagino non sia facile non ricordare nulla di ciò che è successo.

Anche se in realtà qualcosa è successo, ma dalla mia bocca non uscirà una parola. Non le dirò di stamattina, anche se le sue reazioni mi hanno fatto intendere che forse qualcosa avrebbe voluto, ma è sbagliato, non succederà mai più. Ho solo avuto un attimo di debolezza.

<<Non è successo niente! Sei contenta ora? Sei insopportabile>>

Sbotto infastidito, non so esattamente da cosa. Forse è proprio per il fatto che non sia successo niente.

Sono così confuso.

Quando però la porta d'ingresso si apre e la voce acuta di mia madre rimbomba nella stanza entro in uno stato di panico.

Cosa ci fanno a casa? Sarebbero dovuti tornare tra qualche giorno. Tutto ciò non era previsto e se lo avessi saputo non avrei mai portato Eva qui.

Mi alzo velocemente e supero la ragazza tenendola dietro il mio corpo quasi ad impedirle la vista. Non voglio che entri in contatto con mio padre, non voglio che si conoscano, anzi non vorrei proprio che lei fosse qui.

Fortunatamente la prima ad entrare è mia madre. E' elegante come il suo solito, con i capelli raccolti e un vestito rigorosamente firmato. Si presenta ad Eva in tono gentile e la rossa le porge la mano minuta, tremendamente in imbarazzo.

<<Non pensavo tornaste oggi>> il panico nella mia voce.

Non solo perché sono tornati sorprendendomi con una ragazza mezza nuda in casa, ma soprattutto perché il rapporto difficile con mio padre è così intenso che quasi mi infastidisce averlo nella stessa casa.

Io e lui non condividiamo nulla se non lo stesso sangue. Probabilmente lui odia me tanto quanto io odio lui. Forse nemmeno vorrebbe che fossi suo figlio e l'idea di quel legame parentale lo infastidisce a tal punto da passare più tempo fuori casa piuttosto che stare con la famiglia.

E nemmeno immagina il favore che mi fa quando parte e se ne va per settimane. Non sono il figlio modello che tanto ha desiderato, non lo seguo nei suoi meeting e non mi vesto in giacca e cravatta come lui.

Probabilmente non sarò nemmeno l'erede della sua grande azienda. E questo lo fa imbestialire, perché fin da quando ero piccolo ha sempre cercato di crescermi secondo i suoi canoni, rispettando il suo modello di figlio perfetto.

Ma io non sono mai stato alle regole, non ho mai portato i vestiti che mi comprava. Faccio a botte, vado alle feste, mi ubriaco e mi porto a casa le ragazze. E questo lo fa imbestialire. Avere un figlio che non è la sua coppia esatta lo umilia.

Mio padre entra nella stanza, con il mento alto e la cravatta perfettamente annodata al collo. Non mi saluta, come al suo solito, mi lancia solo un'occhiataccia prima di dirigersi verso mia madre. 

Ma i suoi occhi non si fermano solo su di me, li sento oltre le mie spalle, dove la rossa si è rifugiata probabilmente intimidita da quell'uomo burbero e inquietante.

Ho spiegato a mia madre che Eva è solo un'amica, anche se in realtà non siamo nemmeno quello. E' stata la prima scusa che mi è venuta in mente per giustificare la sua presenza, ma so che lei è troppo furba e intelligente per credermi.

Lei è l'unica donna della mia vita, la persona che amo più di tutti.

Al contrario di mio padre, lei accetta il mio essere diverso rispetto a lui, accetta le mie passioni. Ha capito che non avrò mai niente a che fare col mondo di mio padre e lo ha accettato.

Vuole solo che io sia felice, ma con mio padre non lo sarò mai.

<<Sì un'amica. Io direi piuttosto una di quelle solite ragazzette che ti porti per la notte e cacci alla mattina. Chissà cosa avete combinato in casa mia.>>

La sua voce arrogante mi fa immediatamente salire il sangue al cervello.

Poi si rivolge a mia madre: <<Non capisco come tu possa permettere a nostro figlio tutte queste bravate>>

Nostro figlio. Come se veramente lui mi reputasse ciò.

Mia madre rimane in silenzio, il suo volto si fa improvvisamente triste, sa già ciò che succederà, ma come al solito non interverrà. Non lo fa mai e sono quasi sicuro che sia perché ha paura di mio padre, ha paura che lui se la possa prendere anche con lei. Come è già successo.

Do una veloce occhiata ad Eva che ormai è indietreggiata fino ad accasciarsi al muro. I suoi occhi tristi scaturiscono in me la sensazione di volerla proteggere.

Sento il cuore cominciare a battere più veloce e i pugni si stringono quasi istintivamente. La rabbia si impossessa subito del mio corpo. Non riesco a contare fino a dieci come mi dice sempre mia madre perché l'odio prende a parlare al mio posto.

<<Le mie bravate? Io almeno ho diciotto anni. Ma vogliamo parlare delle tue di bravate?>> sbotto improvvisamente. Gli arti restano ben saldi al terreno, ma nella mia mente l'idea di scaraventarmi contro mio padre si fa sempre più allettante.

<<Non ti permettere di insinuare certe cose. Non ti permettere>>

Si gira velocemente nella mia direzione, abbandonando ciò che stava facendo. La mano sbatte improvvisamente sul tavolo, facendo un tonfo assordante e facendo tremare tutto ciò al di sopra.

Vedo mia madre sussultare al rumore. Eva con gli occhi sgranati davanti alla scena, sapesse quante volte capita in questa casa.

Sbotto in una risata nervosa e di disprezzo: <<Ovviamente, io non mi devo permettere. Tu invece puoi permetterti di dare della puttana ad una ragazza che nemmeno conosci>>

<<Quella parola non è mai uscita dalla mia bocca! Tu invece hai diciotto anni e sei ridotto così, guardati. Non provi vergogna per te stesso? Non concluderai mai nulla di utile nella vita>>

Si avvicina di più a me, fino ad arrivarmi a pochi centimetri dalla faccia.

Il mio volto è infiammato di rabbia, così come tutto il corpo. Ho bisogno di urlare, prendere a pugni qualcosa, stringere, strappare, mordere. E di nuovo urlare, dare calci. Ho bisogno di andarmene al più presto da questa stanza troppo soffocante.

<<Preferisco non essere nessuno nella vita, piuttosto di diventare una persona come te>> ringhio infuriato prima di richiamare Eva ed uscire dalla stanza.

Sono furioso e ho bisogno di stare solo al più presto. Vorrei che le sue parole mi scivolassero addosso, ma la verità è che non è così, che mi sento così umiliato che vorrei scomparire da mondo.

Ed il fatto che Eva abbia assistito a tutto ciò mi fa sentire a disagio ed imbarazzo. E mi fa arrabbiare ancora di più. 


I suoi occhi marroni mi scrutano anche mentre siamo in macchina, mentre sto guidando senza ancora averle rivolto la parola, infilandomi una sigaretta in bocca.

Sono ancora così furioso che stringo forte le mani al volante facendo diventare le nocche bianche, mentre il piede destro preme pesantemente sull'acceleratore. Sto superando i cento chilometri orari, ma la rossa non sembra preoccuparsene, sembra anche lei avvolta nei suoi pensieri.

Sono convinto che la scena di poco fa debba averla turbata o forse spaventata. Mi sarei dovuto trattenere forse, ma quando si tratta di mio padre mi risulta impossibile reprimere la rabbia e l'odio nei suoi confronti.

Rabbia non solo per aver umiliato me, ma anche per aver spaventato mia madre. Per ogni volta che le dà degli ordini, che la sottomette al suo volere e per ogni volta che se la prende anche con lei.

Quando arrivo davanti casa di Eva, lei sembra non essersene accorta. I suoi occhi puntati davanti a sé non danno cenni di movimento. Ma sembra quasi di sentire lo smacchinare del suo cervello. Quanto vorrei sapere cosa sta pensando in questo momento. 

Ma è lei a riprendersi prima che io possa dirle qualcosa.

Arrossisce lievemente per poi ringraziarmi con la voce tremante e scendere dalla macchina.

La fermo prima che possa richiudere la portiera. <<Non fare parola con nessuno riguardo quello che è successo prima>>

Ho la sensazione che non lo avrebbe fatto comunque, ma ho bisogno di rassicurarmi lo stesso. Non deve raccontare ciò che è successo, perché nessuno è a conoscenza del rapporto burrascoso con mio padre. Tutti pensano che io sia il ragazzo a cui tutto è concesso, senza problemi e con l'unica preoccupazione di portarsi una ragazza a letto. Ed è esattamente così che voglio apparire agli occhi degli altri. I miei problemi restano privati, tra me e me, o meglio, a questo punto tra me ed Eva.

Lei annuisce energicamente <<No, non lo farò>> esclama prima di richiudere la portiera.

Resto per un po' in macchina, fermo davanti a casa della rossa, con le mani sul volante e lo sguardo puntato dritto davanti a me. Con la rabbia in corpo che mi porta a prendere decisioni sbagliate. 

Prendo il telefono ricordandomi di avere ancora il numero della biondina alla festa. Premo impaziente la cornetta verde aspettando la sua voce gracchiante.

 So che questo non mi porterà a niente, ma ho bisogno di sfogarmi.  

<<Hai ancora voglia di divertirti?>>







Lo so, sono in un ritardo mostruoso e non ho mantenuto la parola. Mi scuso immensamente, sinceramente pensavo di riuscire a finire il capitolo un paio di giorni fa, ma ho avuto alcuni contrattempi che mi hanno ridotta a terminare cinque minuti fa.

Spero davvero che vi piaccia, ho cercato di fare del mio meglio.

Lasciate come al solito una stellina e tanti commenti (non vedo l'ora di leggerli)

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E infine se avete twitter potete seguire il profilo legato alle mie storie @perladirosa dove vi avviserò sugli aggiornamenti ecc.

Vi ringrazio per le quasi 3k di visualizzazione e spero che possiate perdonarmi per il ritardo.

Ah, dimenticavo, la gif non c'entra niente con skam lo so, però mi sembrava particolarmente adatta. 

Vi amo immensamente. Un bacione 

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