5- Chris
Leggete lo spazio autrice, è importante!
Rientro a casa solo dopo aver guidato per le strade di Oslo, non so quanto tempo sia passato esattamente, so solo che ormai si è fatto buio e i lampioni sono l'unica cosa che fanno un po' di luce di fronte casa mia.
Apro la porta e lancio con forza le chiavi sul mobiletto nell'ingresso, tolgo le scarpe non curandomi di averle lasciate in mezzo alla stanza e mi dirigo immediatamente al piano superiore.
Forse una doccia sarà in grado di alleviare il mio nervosismo, perché da quando ho lasciato Eva su quel marciapiede non riesco a pensare ad altro. Il suo sguardo triste e i suoi occhi pieni di lacrime che mi fissavano mentre mi allontanavo.
Mi sento in colpa e non riesco a levarmi questa sensazione di malessere, sento quasi un dolore allo stomaco che si ripresenta ogni cinque minuti per ricordarmi di che persona orribile io sia. Anche se non ho bisogno di niente che me lo ricordi perché ne sono consapevole, sono così da diciotto anni, ma non me ne sono mai curato, fino ad ora.
Sfilo velocemente la maglia bianca, gettandola nel cesto dei panni sporchi per poi ripetere lo stesso gesto anche con i pantaloni e con gli ultimi indumenti che ancora indosso. Testo l'acqua prima di entrare e quando verifico cheè alla temperatura giusta, prendo una grossa boccata d'aria e mi butto sotto al getto.
L'acqua calda, quasi bollente direi, prende possesso del mio corpo scivolandomi addosso in tante piccole goccioline. E' il silenzio a fare da padrone nella stanza, anche se i miei pensieri sono talmente rumorosi che quasi la testa mi sta scoppiando. Vorrei strapparli dal mio cervello, ma l'impossibilità della cosa mi fa innervosire ancora di più.
Mi appoggio con la fronte contro al muro bagnato e con la mano destra inizio a tirare tanti piccoli pugni contro al muro. Smetto solo quando un lieve dolore si diffonde in tutta la mano.
Esco velocemente dal box doccia, circondando la vita con un asciugamano. Tutto il bagno è invaso dal vapore e lo specchio qui di fronte è completamente impannato. Preferisco così, non mi va di vedere la mia immagine riflessa in questo momento. Probabilmente mi verrebbe voglia di tirare un altro pungo; sì, perché in questo momento prenderei a pugni anche me stesso.
Solo quando recupero il mio cellullare, dimenticato nella tasca del giubbotto, mi rendo conto delle dieci chiamate perse dei miei amici. Controllo brevemente anche i messaggi ricevuti, ma non rispondo a nessuno.
Non ho voglia di parlare, non voglio la compagnia di nessuno, voglio restare solo con me stesso perché è evidente che la doccia non abbia funzionato e tutti i miei pensieri siano rimasti ben saldi nella mia testa.
Non sopporto di sentirmi così, ma tantomeno sopporto che a causare tutto ciò sia stata una ragazza. Le sue parole, perché non riesco a togliermele dalla testa? Perché non faccio altro che portarmele dentro per tutto il giorno? Non riesco nemmeno a dimenticarmi della sua faccia triste e del mio gesto vigliacco che mi fa sentire così in colpa. Allora sono umano anche io, allora anche io sono in grado di provare delle emozioni.
Apro la finestra dopo aver estratto una sigaretta dal pacchetto e aver recuperato un accendino.
Fumare è un altro calmante, mi fa stare bene nonostante faccia così male, mi rilassa e mi aiuta a espellere tutte le sensazioni negative.
Aspiro il primo tiro e chiudo gli occhi mentre il fumo invade i miei polmoni in un gesto bisognoso. Mi calmo immediatamente e poggio la testa contro il vetro freddo della finestra, alzo un po' il mento per poi buttare fuori il fumo, vedendolo diffondersi nell'aria.
E' assurdo come un semplice bastoncino di tabacco, riesca a farmi stare meglio.
**
Sono passate due settimane dall'incidente con Eva. Dopo aver passato giorni a tormentarmi e a sentirmi in colpa, sono arrivato alla conclusione che ciò che lei pensa o dice non sono affari miei. Ho dimenticato le sue parole, le ho accantonate in un angolo remoto del mio cervello, le ho chiuse a chiave e sono tornato alla mia normale vita.
Forse stavo solo attraversando un momento di debolezza, ma ora, che mi sono ripreso completamente l'ho completamente tagliata fuori dalla mia vita.
Non nego che la situazione mi dispiaccia, ma non può permettersi di arrivare dal nulla e sputare parole piene di veleno nei miei confronti, non sono così, sono solo un ragazzo di diciotto anni che sta vivendo uno degli anni migliori della sua vita e che ha intenzione di goderselo a pieno, senza preoccupazioni e perdite di tempo.
Sono tornato a godermi le feste con i miei amici, a divertirmi, a flirtare con nuove ragazze e a portarmele a letto.
Bentornato Chris. Dovrebbero appendere un enorme striscione alla prossima festa, perché me lo merito.
Ho passato giornate ad isolarmi dal mondo intero, ed ora, che mi ritrovo di nuovo ad una festa, ho intenzione di divertirmi come mai prima d'ora.
La musica che rimbomba dalle casse, mi accoglie in questa stanza gremita di persone. Non ne conosco la maggior parte, ma non me ne preoccupo, ho solo voglia di ballare e bere.
Mi porto la bottiglia di birra alla bocca, sorseggiandone un goccio, mentre i miei occhi esplorano avidi la stanza, alla ricerca di una bella compagnia per la serata.
Peccato, però, che la prima cosa che il mio sguardo riesce ad intercettare sono un paio di gambe scoperte che camminano sicure fino al tavolo degli alcolici. Sbuffo immediatamente quando i miei occhi finiscono sul suo volto sorridente.
Le labbra carnose dipinte da un rossetto scarlatto che si abbina al colore dei suoi capelli. Sta parlando con un ragazzo al suo fianco e ogni tanto la vedo abbassare gli occhi arrotolandosi una ciocca rossa tra le dita.
Il pensiero di quelle parole mentre escono dalla sua bocca ritornano vividi nella mia testa e questo mi fa venire voglia di recuperare un'altra bottiglia di birra.
Nonostante ciò però mi sono ripromesso di evitarla, per sempre, di non parlarle più e dal momento in cui si trova proprio davanti al tavolo con gli alcolici a flirtare con un imbecille, mi rende difficile il mio intento.
Decido così di ritornare dai miei amici, che appoggiati al bancone stanno probabilmente cercando una preda per questa notte.
<<No quella me la sono già fatta>>
Sento pronunciare da uno di loro, senza sapere di chi stessero parlando.
<<Di chi parlate ragazzi?>> mi aggiungo alla conversazione, prima di rubare un sorso di birra a William che per rimando mi strappa la bottiglia dalle mani.
<<Della mora là in fondo>>
Indicano con il dito una ragazza dai capelli molto scuri che non mi sembra di avere mai visto. Alzo un sopracciglio in un'espressione di approvazione.
<<E che ne dite della rossa?>> aggiunge poco dopo un altro.
Alzo istintivamente la testa, seguendo con gli occhi il dito del moro accanto a me.
Eva
<<Direi che è una gran figa>> aggiunge subito dopo il biondo, succhiando dalla cannuccia il suo drink.
Alzo gli occhi al cielo, se solo sapessero dell'arpia che è in grado di essere quella ragazza probabilmente non la farebbero nemmeno più entrare ad una festa.
<<Sì, perché non la conoscete...>> esclamo facendo spallucce, assumendo un'espressione disinteressata.
La mia frase ha catturato l'attenzione dei miei amici, che si sono voltati tutti nella mia direzione con sguardo curioso.
<<Tu la conosci?>>
<<Purtroppo sì. E' una stronza mestruata, meglio non averci niente a che fare>>
Ma a quanto pare ai miei amici le mie parole non sono parse importanti, perché dopo aver passato qualche minuto ad osservarla muoversi e ridere, decidono di interrompere il silenzio.
<<Dici che se ci provassi ci starebbe?>>
William scoppia a ridere, mentre io non posso far altro che alzare gli occhi al cielo. Non mi interessa se i miei amici vogliono portarsi Eva a letto, mi infastidisce il fatto che, dal momento in cui io non la sopporto, dovrebbe essere lo stesso anche per loro e invece no, loro fanno a gara per chi andrà per primo a parlarle.
<<No, non ci sta. Figurati se spreca un attimo del suo tempo con persone come voi>> scimmiotto la sua voce come meglio posso, facendo trasparire tutta la rabbia e il rancore nei suoi confronti.
<<Perché ce l'hai tanto con lei?>> il mio amico riporta lo sguardo su di me, scrutandomi per bene in cerca di una risposta.
<<Non ce l'ho con lei>> sbotto infastidito <<Solo preferirei tenerla a distanza>>
Sono le ultime parole che pronuncio, prima di prendere la bottiglia di birra poggiata sul bancone da William e andarmene.
<<Dove vai?>> li sento chiedere in lontananza, ma ormai sono già diretto verso l'esterno. Ho bisogno di prendere una boccata d'aria.
Non appena rientro, cerco di farmi spazio tra la folla di gente ubriaca che balla e sta in piedi a fatica, voglio raggiungere di nuovo i miei amici, ma tutte queste persone mi stanno impedendo di muovermi.
Ad un tratto, proprio nel momento in cui sembro essere arrivato a destinazione, qualcuno mi finisce addosso, qualcosa di fresco mi colpisce sul petto e una macchia scura si forma sulla mia maglia, allargandosi sempre di più.
Impreco, lanciando un'occhiata furiosa al ragazzo che, in piedi di fronte a me con un bicchiere ormai vuoto, si sta scusando ripetutamente.
Lascio perdere perché non mi va di litigare e dopo averlo guardato male per l'ultima volta mi precipito su per le scale diretto verso il bagno. Non so cosa potrò fare a riguardo, ma sicuramente non posso rimanere qui con una macchia orribile sulla maglia e con la puzza di alcol che ormai si è impossessata dei miei vestiti.
Picchio un paio di volte la mano sulla porta chiusa del bagno, ma nessuno dall'altra parte risponde.
<<Cazzo, vuoi aprire questa porta?>>
Aspetto una risposta con l'orecchio appoggiato sul legno freddo, ma ancora niente. Nessuna risposta e nessun rumore dall'altra parte. Sbuffo perché questa sera non me ne va una giusta. Probabilmente qualcuno avrà occupato il bagno per i suoi comodi, lasciandomi qui fuori come un cretino ad aspettare.
Sto per andarmene, quando il rumore della serratura si fa vivido nel corridoio e lentamente la porta si apre.
Mi giro in attesa dell'idiota che ha occupato il bagno e che non ha neanche avuto la decenza di rispondere, ma quando i miei occhi intravedono la figura di Eva resto bloccato in mezzo al corridoio.
Lei non parla, resta ad osservarmi appoggiata allo stipite della porta. Non posso dire con certezza che sia ubriaca, ma dagli occhi lucidi e sgranati capisco che deve aver sicuramente bevuto.
Abbassa lo sguardo subito dopo, fa un passo in avanti e si sposta di lato per lasciarmi libero l'ingresso al bagno. Pochi istanti però e le sue gambe cedono, costringendola a tenersi salda alla porta per non cadere a terra.
Non so cosa sia stato di preciso, forse la sua faccia sconvolta, o il mio animo che in realtà non è così orribile come credevo, ma subito mi avvicino a lei afferrandola per i fianchi per sostenerla e aiutarla a restare in piedi.
Non ho nemmeno il tempo di pensare che non se lo meriti, che dovrei comportarmi da stronzo così come lei ha fatto nei miei confronti.
Esitante porta un braccio intorno al mio collo, aggrappandosi alla mia maglia ancora sporca, ma che in questo momento è passata in secondo piano. Cerca di guardarmi il meno possibile, tenendo la testa bassa. Sono ancora arrabbiato con lei, ma sta visibilmente male e non me la sento di lasciarla qui da sola.
Dopo essermi assicurato che riesca a stare in piedi da sola, abbandono i suoi fianchi incrociando le braccia al petto.
<<Hai bevuto?>>
Il mio tono è ammonitorio e la mia voce fuoriesce più fredda di quanto mi aspettassi.
Lei solleva leggermente le palpebre nella mia direzione, guardandomi a fatica. Neanche il tempo di chiederle se sta meglio, che di nuovo si precipita in bagno, lasciando la porta spalancata.
Si china sul water e i rumori che susseguono mi fanno letteralmente venire il voltastomaco. Resto per un attimo esitante di fronte alla scena, combattuto tra l'andarmene e lasciarla risolvere i suoi problemi da sola, oppure rimanere a darle una mano.
"Non se lo merita" mi ripeto tra me e me, ma le mie gambe prendono di nuovo una decisione, come se fossero scollegate dal cervello ed iniziano a muoversi veloci verso di lei.
Mi inginocchio al suo fianco cercando di guardare il meno possibile e le afferro i lunghi capelli rossi sistemandoli in una coda molle e disordinata.
<<Che cazzo>> dò voce ai miei pensieri, quasi senza accorgermene, mentre la rossa è ancora occupata a rimettere tutto l'alcol che si è scolata nelle due ore precedenti.
Non si preoccupa né di rispondere, né di mandarmi a quel paese, cerca solo di prendere dei profondi respiri, mentre il suo corpo è scosso da continui conati di vomito.
Non le faccio una colpa per aver bevuto, lo faccio anche io e forse molto più spesso di quanto faccia lei, ma c'è un limite a tutto. Ognuno di noi deve essere in grado di conoscere i propri limiti, c'è una sottile linea che non può essere oltrepassata, quella che ti fa rimanere sano, quella che ti fa rimanere con i piedi sulla terra. Ma Eva a quanto pare non conosce i suoi limiti, o forse per qualche ragione ha voluto oltrepassarli di sua volontà.
Dopo aver passato dieci minuti china sul water, poggia la testa in avanti sfinita, sdraiandosi praticamente sulla tavoletta. Cerco di correre di nuovo in suo soccorso perché la posizione appena assunta le fa finire i capelli nel vomito. Chiudo gli occhi cercando di non pensarci, prima di riprenderle i capelli e tenerli stretti tra le mani. Eva alza leggermente gli occhi gonfi e rossi nella mia direzione quasi sorpresa di trovarmi al suo fianco e con voce flebile dice: <<Credo di aver bevuto troppo>>
Sorrido, perché la sua espressione da bambina provoca una sensazione di tenerezza nel mio animo, ma cerco subito di ricompormi.
<<L'ho notato>>
Gattona in modo buffo fino al muro adiacente al water, per poi sedersi e appoggiarvisi con la schiena, io invece mi rialzo e mi appoggio al lavandino.
La osservo dall'alto, i capelli rossi, inizialmente lisci sono ormai aggrovigliati e le poche tracce rimaste del rossetto le contornano le labbra piene. Riesco a percepire la vulnerabilità nei suoi occhi marroni e per un momento mi viene voglia di sedermi accanto a lei e dirle che va tutto bene. Ma ritorno presto alla realtà, capendo che tutto ciò è sbagliato.
<<Devi uscire da qua>> le comunico, porgendole una mano per aiutarla ad alzarsi.
Lei solleva il mento, scrutandomi per un attimo dal basso, per poi afferrare la mia mano e alzarsi a fatica.
<<Riesci a camminare?>>
<<Certo che ci riesco>> afferma in tono sgarbato, quasi mi fa venire voglia di mollarla lì e andarmene. Ma è già successo una volta e mi sono sentito in colpa per giorni interi, non ho intenzione di replicare.
La lascio andare, anche se il tremolio delle sue gambe mi lascia intendere fin da subito che non riuscirà a compiere tanti passi.
Eva muove una gamba e subito dopo si trascina dietro anche l'altra, ma al terzo passo la gamba cede costringendola di nuovo ad appoggiarsi a me.
La afferro senza sforzo, riuscendo a condurla fuori dal bagno.
<<Gira tutto>> ripete più volte con la voce flebile, a stento riesco a sentirla.
Sto per risponderle, ma una terza voce ci colpisce alle spalle.
<<Dio Eva, finalmente ti ho trovata, ti ho cercata ovunque>>
Vilde si avvicina velocemente a noi, affiancando l'amica quasi strappandola dalle mie braccia, come se io non avessi potuto toccarla. Le da un'occhiata veloce, assicurandosi che stia bene per poi rivolgermi un'occhiataccia.
<<Dopo come l'hai trattata l'ultima volta, non dovresti nemmeno toccarla>> fa una smorfia disgustata che mi fa salire improvvisamente il sangue al cervello. Tutta la rabbia sembra riaffiorare all'improvviso e deve andarmene da lì se voglio evitare di prendermela con una ragazza.
Così volto le spalle e mi dirigo verso il bagno,<<Forse tu dovresti prenderti più cura della tua amica, così laprossima volta evita di far casini>> sbotto, per poi dare un calcio allaporta e chiuderla alle mie spalle.
Un doppio aggiornamento, incredibile! ahahah
Questo capitolo è una sorta di ringraziamento per aver raggiunto le mille visualizzazioni con solo 5 capitoli. Non mi sembra vero, vi adoro giuro, mi fate felicissima con i vostri commenti e le vostre stelline.
Ma veniamo a noi, non vi ho mai chiesto qual è il vostro personaggio preferito? E quello che vi piace di meno invece? Il mio è sicuramente Noora, mentre quello che proprio non riesco a farmi andare giù è Jonas, anche se nella terza l'ho rivalutato.
Come sempre lasciatemi tantissimi commenti e se vi è piaciuto stellinate.
Io spero di tornare presto, ma sicuramente il prossimo aggiornamento riguarderà "Un attimo ancora" che, indovinate? Passate a leggereeeee
Vi adoro davvero, torno presto. Un bacione.
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