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23 - Chris

Leggete lo spazio autore, grazie


Non frequento la scuola da settimane. Il preside ha chiamato un centinaio di volte, ha anche inviato delle lettere a casa ma sono state entrambe ignorate. Come se non sapesse, come se per gli altri tutto quello che è successo sia un'enorme cazzata.

Anche Eva mi ha chiamato, ma ho rifiutato tutte le sue telefonate. Non volevo tornare ad ignorarla, ma è giusto così. Si merita qualcosa di buono e puro, non di certo una persona come me. Quindi sono arrivato alla conclusione che mi debba stare alla larga.

Quel pomeriggio al mare è stato l'unico momento, in mezzo a tutto questo casino, in cui mi sono sentito vivo. Ero vivo, respiravo, sentivo l'aria nei miei polmoni.

Ma poi sono tornato a casa e la realtà mi è piombata di nuovo addosso, colpendomi come un macigno e facendomi sprofondare sotto terra.

Ora non sento l'aria nei polmoni, è come se ogni volta che cercassi di respirare non ci fosse altro che terra che entra dalle narici e mi finisce dritta in gola. Mi sento soffocare e forse sarebbe più semplice se smettessi di respirare totalmente.

Ma no, qualcuno da qualche parte ha deciso di lasciar vivere me, come un peso che dovrò sopportare per sempre. È questa la mia punizione.

Mio padre non si è più fatto vedere dal giorno del funerale, non so dove sia, ma sono sicuro che presto verrà a farmi visita e sicuramente non mi porterà una scatola di cioccolatini e non mi augurerà una buona guarigione.

Lancio di nuovo la palla da basket contro il soffitto e la riprendo non appena la forza di gravità la spinge verso il basso. È uno dei miei passatempi, tra le altre cose.

Mia zia è ritornata a Bergen, aveva delle cose da sistemare. Dopo la morte della sorella, sono cambiate tante cose e probabilmente non era ancora pronta per affrontarle. Io neanche, ed è per questo che passo le mie giornate chiuso in casa, tra una bottiglia di birra e qualcosa da buttare nello stomaco.

Sono uscito solo una volta di casa. La scorsa notte. La mia stanza stava diventando troppo stretta ed io avevo bisogno di aria, sono uscito in piena notte, ho camminato per le strade deserte di Oslo e non so come sono finito davanti alla casa di Eva.

Per un attimo ho desiderato bussare alla finestra ed entrare. Provare di nuovo quella sensazione di libertà, sentirmi vivo. Ma poi mi sono reso conto che non me lo meritavo, che dovevo starle lontano, che le avrei fatto solo del male, quindi sono tornato sui miei passi, me ne sono andato a casa e ho fatto a pezzi alcuni mobili in cucina.

Non c'è verso di togliermi la sua figura dalla testa, l'immagine di noi due sul pavimento. Ci penso ogni fottuto minuto. Anche se so che si tratta di qualcosa che non riavrò mai più.


Sono ancora disteso sul mio letto quando sento il campanello suonare. Non ho intenzione di andare ad aprire e tanto meno di vedere qualcuno. Suona di nuovo e poi ancora, una, due, tre volte.

Poi non sento più niente, ma il mio cellulare prende a squillare.

Allungo il braccio per prenderlo, il nome "William" lampeggia sullo schermo.

È tanto che non vedo il mio migliore amico, ho allontanato tutti, lui compreso.

Il telefono smette di squillare, ma subito dopo mi arriva un messaggio.

Da William: So che sei in casa, apri quella cazzo di porta.

Inizialmente decido di ignorarlo e mi giro dall'altra parte, poi però i miei sentimenti prendono il posto della ragione e come se le mie gambe avessero preso a muoversi da sole mi trascino fino alla porta e la spalanco.

<<Si può sapere che cazzo di fine hai fatto?>>

William entra in casa, superandomi e dirigendosi in cucina. Prende due birre dal frigorifero e me ne consegna una tra le mani.

<<Ok, puzzi da morire e non dovrei nemmeno darti da bere probabilmente, ma dobbiamo parlare e questa ti farà bene>>

Resto a guardarlo perplesso mentre si accomoda sul divano e mi fa cenno di sedermi.

Sollevo un sopracciglio, mentre stringo la bottiglia di vetro tra le mani.

<<Che cazzo stai facendo?>> gli chiedo.

<<No. Tu che cazzo stai facendo?>> sembra arrabbiato e non posso biasimarlo per questo. <<Sei sparito dal mondo, ignori tutti e ci stai facendo preoccupare Chris>>

Sollevo le spalle e distolgo lo sguardo. È vero, sto evitando tutti e mi sono chiuso in me stesso, ma se solo provassero a passare anche solo un briciolo di ciò che sto passando io sono sicuro che farebbero lo stesso.

William si porta la bottiglia alla bocca e ingoia un sorso. Poi mi guarda <<Quindi cosa pensi di fare della tua vita? Rimanertene chiuso in casa per sempre?>>

<<Non sono cazzi tuoi>> sbotto.

<<Si invece. Sei il mio migliore amico e ci tengo a te. Non voglio che tu ti rovini la vita in questo modo.>>

<<La mia vita è già rovinata, William. Non lo capisci?>> alzo la voce, sto cominciando ad innervosirmi.

<<No, non è vero. Tu te la stai rovinando!>> William si alza e si posiziona di fronte a me. <<Te ne stai chiuso in casa, probabilmente non vedi una doccia da giorni e considerando il numero di bottiglie vuote che ci sono in cucina, ti sei ubriacato così spesso da avere il fegato a puttane. Ci hai allontanato tutti e non vieni più a scuola. Tu ti stai rovinando la vita>> mi punta il dito minaccioso.

<<Lo sai quello che mi è successo William? O forse devo spiegartelo io? Ho ucciso mia madre. L'unica persona che mi amava a questo mondo è morta per colpa mia. Cosa dovrei fare? Uscire e farmi una partita a pallone per poi tornare a casa e sorridere come se non fosse successo niente?>>

<<Non sto dicendo questo!>> Si passa una mano tra i capelli, furioso <<Ma se solo tu aprissi gli occhi per un secondo, capiresti che ci sono decine di persone che ti amano a questo mondo e che è stato solo un fottutissimo incidente e la colpa non è tua!>>

William torna a sedersi sul divano, allarga le gambe e lascia penzolare le braccia tra di esse. Tiene gli occhi fissi a terra.

<<Davvero Chris, io ti voglio bene. I ragazzi te ne vogliono e pure Eva, che sembrava ti odiasse, non fa altro che chiedere di te. Ci sono tantissime persone che sono preoccupate, che vorrebbero riavere il vecchio Chris. Non rovinare la tua vita>> il suo tono è amareggiato, parla in un sussurro, sembra sul punto di piangere.

Mi siedo accanto a lui, nella stessa posizione.

<<Non ce la faccio.>> scuoto la testa e chiudo gli occhi. <<Ogni volta che ripenso a ciò che è successo vengo colpito dal senso di colpa. Non mi lascia mai un secondo. Secondo te come posso riappropriami della mia vita, se mi sento in colpa anche solo per aver sorriso?>> mando giù il groppo amaro che si è incastrato in gola e punto gli occhi su William.

<<Senti... ehm... Eva mi ha dato questo>> tira fuori dalle tasche un biglietto e me lo consegna <<Mi ha detto che la stai evitando e che probabilmente da lei non lo avresti accettato, quindi ha pensato di darlo a me. È il contatto di una psicologa>>

Faccio per parlare, ma William non mi lascia il tempo

<<Lo so cosa stai per dire, ma dopo quello che è successo è ovvio che tu ne abbia bisogno. Devi parlarne con qualcuno che ti possa aiutare ad uscirne.>>

Stringo il pezzo di carta tra le mani, mentre gli do un'occhiata veloce.

<<Non lo so>> sussurro

<<Fidati Chris, ti farà bene. Puoi parlarle di qualsiasi cosa, ti aiuterà. Non vuoi tornare la persona che eri prima?>>

Ripenso a ciò che ero prima: Ero solare, mi piaceva ballare, amavo stare all'aria aperta, andavo alle feste, passavo da una ragazza all'altra. Ed Eva mi odiava.

<<Voglio essere migliore di come ero prima>> mi lascio andare sul divano, poggiando la testa sui cuscini.

<<Risposta esatta. Lei fa sicuramente al caso tuo>> William si alza e recupera le chiavi dal tavolino. <<Mi manchi e rivoglio indietro il mio migliore amico, magari meno stronzo e strafottente, ma comunque sempre pronto a fare festa. Quello sempre al mio fianco, pronto a correre se avevo bisogno di qualcosa>>

Sorrido alle sue parole e lo seguo fino alla porta.

<<Manchi a tutti, Chris>>

<<Lei come sta?>> gli chiedo a voce bassa. Potrei fingere che non me ne importi, ma sono determinato a diventare una persona migliore e la verità è che mi manca.

William increspa la fronte, come se non stesse capendo a chi io mi riferisca. Poi solleva le sopracciglia meravigliato e sorride.

<<Amico, non so cosa stia succedendo tra di voi, ma è distrutta. Noora è preoccupata per lei e se Noora si preoccupa, lo faccio anche io>>

Sollevo mentalmente gli occhi al cielo per la sua ultima affermazione, ma il mio viso si contrae in una smorfia di dolore per le parole precedenti.

Sento William chiudersi la porta alle spalle. Ma i miei occhi sono fissi sul foglietto che stringo tra le mani.

"Amico, non so cosa stia succedendo tra di voi, ma è distrutta".

Lo stringo più forte, quasi accartocciandolo

"se Noora si preoccupa, lo faccio anche io"

Mi guardo intorno frastornato, cercando di capire cosa passa per la mia testa.

Sapere che Eva è distrutta, distrugge anche me...



Allora ho paio di cosa da dirvi.

Innanzitutto ho cambiato di nuovo la copertina, ringrazio ancora @cioccolataconpanna per la copertina precedente, ma quando ho visto questa foto ho pensato subito a Chris ed Eva e mi è sembrata perfetta. Spero vi piaccia :)

Seconda cosa, ho intenzione di partecipare agli #wattys2017. Non sono ancora cominciati, ma volevo solo informarvi.

Terza ed ultima cosa: in questi giorni ho avuto un'improvvisa ispirazione per una nuova storia. Ho scritto solo due capitoli e non ho intenzione di pubblicarla per il momento. Spero solo che quando lo farò la leggerete in tanti.

Basta, vi ho già rubato troppo tempo quindi vi saluto. Spero che il capitolo vi sia piaciuto, fatemi sapere cosa ne pensate e lasciate una stella :)

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