22- Eva
Una canzone triste esce dalle casse della radio, non so riconoscerla, credo di non averla mai sentita prima d'ora, ma la melodia malinconica e allo stesso tempo dolce, fa si che la mia testa la memorizzi velocemente e in poco tempo mi ritrovo a canticchiare qualche parola.
If you go
If you go your way and I go mine
Are we so
Are we so helpless against the tide?
Baby, every dog on the street
Knows that we're in love with defeat
Are we ready to be swept off our feet
And stop chasing every breaking wave?*
Ho la testa appoggiata al finestrino, mentre osservo il paesaggio scorrere al di là del finestrino. Solo uno strato di vetro a separarci, ad intrappolarci in questa macchina troppo silenziosa.
Chris sta guidando ormai da più di un'ora, ma non ho idea di dove sia diretto. Non ho voluto chiedergli nulla perché ho pensato che avesse bisogno di silenzio, di rimanere un po' solo con sé stesso. D'altronde quello che sta affrontando non lo augurerei nemmeno al mio peggior nemico.
Dopo essersi messo alla guida Chris non ha più aperto bocca, è stato in rigoroso silenzio assorto tra i suoi pensieri. Ha sempre tenuto gli occhi puntati sulla strada, a volte correndo un po' troppo e superando qualche limite. Quando se ne accorgeva rallentava spaventato.
È ancora sotto shock ed è normale questo tipo di reazione da parte sua. Sua zia mi ha anche detto che il fatto che voglia ancora guidare è già un buon segno.
Però io non riesco a vedere dei segnali positivi in quello sguardo perennemente triste; vorrei vedere quel vecchio Chris strafottente, quello che camminava nei corridoi della scuola catturando gli sguardi di tutte le ragazze, quello che avrei voluto prendere a sberle, ma che ora rimpiango.
Siamo rimasti entrambi ad ascoltare ogni canzone che passava in radio, dalle più belle a quelle che ci piacevano meno. Le abbiamo ascoltate attentamente, assorbendo ogni parola e facendole un po' più nostre.
Chris imbocca una stradina sconosciuta, proprio quando il cantante conclude la canzone. Mi volto ad osservarlo curiosa. È una strada stretta, a malapena ci passa una macchina e non ho la minima idea di dove possa portare.
Sobbalziamo per la quantità di buche che le gomme dell'auto sono costrette a superare ed io afferro la maniglia di cortesia sopra al finestrino. Chris rimane attento sulla strada e non da importanza alla mia perplessità. Mi rivolge un'occhiata solo quando ferma la macchina in uno spiazzo di terreno ricoperto da sabbia e in lontananza vedo il mare.
<<Perché qui?>> chiedo appena prima che Chris scenda dalla macchina.
So che mi ha sentito per cui mi affretto a raggiungerlo in attesa di una risposta.
Appena mi avvicino a lui sento la chiusura centralizzata della macchina emettere un suono e Chris sistema le chiavi nella tasca dei pantaloni neri.
Non mi aspetta e continua a camminare sempre più veloce, come se fosse impaziente di raggiungere la meta.
Un piccolo boschetto si presenta davanti ai nostri occhi, non riesco a vedere al di là dei primi alberi, intravedo solo la stradina sterrata che continua un po' in salita.
Guardo di nuovo Chris perplessa, sperando con tutta me stessa che non si voglia addentrare. Ma le mie speranze sono vane perché Chris prosegue tranquillo sui suoi passi, supera un paio di cartelli che danno delle indicazioni un po' confuse ed infine gira l'angolo scomparendo dietro alcuni cespugli troppo alti.
Mi affretto a proseguire guardandomi intorno spaventata. La paura che qualche animale, o peggio ancora che qualcuno che si nasconde nel mezzo della natura, possa uscire mi fa tremare le gambe. Lo raggiungo in fretta e mi incollo al suo braccio
<<Pensavo volessi andare in spiaggia, non in un bosco>> cerco di mantenere un tono neutro, ma la mia preoccupazione si percepisce in ogni singola parola.
<<Non ci stai mai zitta tu?>>
Sono le prime parole che Chris mi rivolge dopo più di un'ora di silenzio assordante, e anche se vengono pronunciate in tono ironico hanno il potere di mettermi a tacere indispettita.
Metto il broncio come una bambina, ma continuo a rimanere attaccata al suo braccio. Sto attenta a dove metto i piedi, quasi conto i passi, e cerco di guardarmi in giro il meno possibile per paura di avvistare qualcosa che sono sicura non vorrei vedere.
La terra mescolata alla sabbia si solleva sotto alle nostre scarpe e lo scricchiolio dei sassi mi fa rizzare le orecchie ogni volta.
Chris invece sembra più tranquillo, non si guarda intorno come se conoscesse già ogni elemento di questo posto e non fosse terrorizzato a morte come me.
Non si scompone nemmeno quando qualcosa sembra essersi mosso tra le piante alla nostra destra, creando un brusio che mi fa immediatamente spaventare. Lancio un urlo e mi arrampico alla sua spalla terrorizzata.
<<L'hai sentito anche tu vero?>> fisso il punto da cui è provenuto il rumore, stando ben attenta ad intercettare qualcosa nei dintorni.
Chris sbuffa una risata, mi sta prendendo in giro, poi mi afferra la mano e mi trascina in avanti.
<< È solo il vento, ti assicuro che non c'è nessuno>> mi dice continuando a camminare tranquillamente.
<<Si, certo. Anche nei film horror usano sempre la scusa del vento e poi...>>
Non concludo la frase lasciandogli intendere che fine fanno quei poveri malcapitati che si ritrovano in un bosco sconosciuto. E potremmo proprio essere noi i prossimi.
Chris sbuffa e non mi risponde, prosegue con le nostre mani legate l'una all'altra e con me alle spalle, mentre mi guardo intorno cercando di intercettare ogni minimo rumore.
<<Ecco siamo arrivati, così magari ora la smetti>>
Non appena mi ritrovo vicino a Chris spalanco la bocca. Sotto ai nostri piedi la sabbia è ormai diventata fitta e ha abbandonato il terreno ghiaioso, assumendo l'aspetto di un enorme tappeto color oro.
I raggi del sole, prima nascosti dalle piante, ora risplendono in tutto il cielo, illuminando la piccola spiaggetta sulla quale siamo improvvisamente giunti.
Sembra il paradiso, qualcosa di così talmente bello che quasi ti dispiace calpestarlo per paura di poterlo contaminare.
Chris si ferma un attimo con me, si guarda intorno come per verificare che sia tutto al proprio posto e poi si avvicina lì dove le onde bagnano la sabbia rendendola più scura e compatta.
<<Che posto è? È fantastico>>
Mi sfilo velocemente le scarpe e decido anche io di raggiungerlo in riva al mare.
<<Non sapevo dell'esistenza di questo posto>> continuo dal momento in cui Chris non mi ha risposto.
Una piccola onda raggiunge le dita dei miei piedi bagnandoli e inzuppandoli allo stesso tempo di sabbia. È così bello qui.
<<A volte mi piace scappare dalla città>> è la risposta che mi dà Chris prima di accucciarsi sulla sabbia.
Io invece resto per un po' a giocare con l'acqua, come quando ero bambina. Adoro il mare, mi fa sentire così libera, così tranquilla, come se non esistesse nessun problema, come se bastasse un'onda a cancellare tutte le cose negative.
Il rumore, il profumo, quel leggero venticello che ti colpisce in viso evoca in me così tanti ricordi che gli occhi diventano improvvisamente lucidi. Mi allontano un po' da Chris così che non possa vedere le lacrime che mi appannano gli occhi. È stata una giornata pesante e forse ho solo bisogno di liberarmi del peso che ho accumulato, per questo lascio che le lacrime scendano e il groppo in gola si sciolga.
Il rumore dei passi di Chris rimbomba alle mie spalle; si è avvicinato a me, ma non oso girarmi. Non voglio far pesare il mio umore balenante su di lui. Sta già affrontando abbastanza difficoltà.
<<Un giorno avevo litigato con mio padre, mi sono messo a guidare perché.. mi rilassa, mi distrae e non mi sono reso conto di essermi allontanato così tanto. Allora ho imboccato una stradina sperando mi ricongiungesse sulla strada principale e invece mi sono ritrovato nello spiazzo di terreno in cui abbiamo parcheggiato>>
Lo intravedo con la coda dell'occhio; nemmeno lui mi sta guardando, sta disegnando delle figure astratte sulla sabbia bagnata con un bastone che deve aver trovato qui in giro.
<<Non avevo idea di dove fossi , per cui ho lasciato là la macchina e sono entrato nel bosco, senza paura, non come qualcun altro>> dice ridendo << e alla fine mi sono ritrovato davanti questa meraviglia>>
<<È tipo il tuo posto segreto?>> chiedo voltandomi verso di lui e cercando immediatamente di ripararmi gli occhi con la mano dal sole accecante.
<<Sì, qualcosa del genere>>
<<E ci vieni spesso?>>
Chris si siede di nuovo e mi invita ad imitare il suo gesto, così mi siedo accanto a lui, non curandomi del vestito che potrebbe sporcarsi e allungo i piedi nell'acqua.
<<Sì, nell'ultimo periodo ci sono venuto spesso>>
Annuisco nonostante lui non mi stia guardando. Non so cosa dire, di nuovo.
C'è sempre questa tremenda paura di dire la cosa sbagliata quando sono con lui: un attimo prima ho voglia di parlare, l'attimo dopo divento improvvisamente muta.
Così me ne rimango zitta per un po' ad osservare il cielo azzurro, i raggi di sole che rigano il cielo. Guardo il mare con le sue onde che si muovono avanti e indietro, portandosi via i ricordi e i pensieri di qualcuno che, come noi, ne ha fin troppi fissati nella mente, ma poco coraggio di condividerli con altri e allora li affida al mare, sperando che possa portarli lontano.
<<Vorrei vivere qui per sempre>> Chris si lascia andare in un sospiro e si sdraia, riempiendosi i capelli di sabbia.
<<Sì sarebbe meraviglioso vivere qua>> dico sorridendo, immaginandomi una piccola casetta alle nostre spalle.
Quasi come se Chris mi avesse letto nel pensiero, raddrizza la schiena e indica un punto dietro di noi.
<<Lì costruirei una casa in legno e poi farei un porticato con un'amaca>>
Sollevo un sopracciglio divertita.
<<Perché proprio un'amaca?>>
Chris scuote le spalle <<Non lo so, mi piace l'idea di avere un'amaca sotto al portico>>
<<Mh carino, io voglio i gradini in legno e la staccionata>> aggiungo
<<È una casa al mare, non nella prateria.>> mi prende in giro lui
<<Non fa niente, ho sempre desiderato una casa con la staccionata e i gradini in legno>>
Chris scuote la testa divertito e poi continua con l'immaginazione della sua casa.
<<Ovviamente a lato della casa farei costruire una piscina>>
Questa volta è il mio turno di prenderlo in giro.
<<Una piscina? Ma hai il mare esattamente fuori dalla porta. Guarda, ti basterebbe fare qualche passo e sei in acqua>> gli faccio notare ridendo.
<<Lo so, ma non importa. È il mio sogno ed io ho sempre voluto una piscina a casa>> Riassume la posizione iniziale, la testa appoggiata nella sabbia e le mani a riparare gli occhi dal sole.
Sembra un bambino, per la prima volta dopo giorni lo vedo tranquillo e spensierato, come se avesse abbattuto le barriere che aveva costruito nell'ultimo periodo e mi stesse lasciando poco a poco entrare nella sua testa.
Per questo prendo il coraggio e gli pongo la domanda che avrei voluto fargli ormai da qualche ora.
<<Come pensi di risolvere la faccenda con tuo padre?>> lo chiedo a bassa voce, perché un po' ho paura di rovinare tutto.
Chris sbuffa e per alcuni minuti non parla, entrambi in silenzio, solo le onde del mare in sottofondo.
<<Non lo so>> dice poi.
<<Non è giusto, quello che ha detto è inconcepibile, non doveva farlo>>
<<È normale, Eva. È mio padre ci sono abituato>> si gira nella mia direzione e mi guarda da sotto la mano.
<<Lo so, ma è comunque sbagliato... non hai un buon rapporto con lui vero?>>
Chris si tira di nuovo su a sedere, porta lo sguardo il lontananza come se cercasse nel mare una risposta adeguata.
<<No>>
Deglutisco e sollevo le palpebre nella sua direzione: il suo volto, in parte illuminato dal sole, si è fatto più buio ed io mi sento in colpa. Socchiudo la bocca per cercare di dire qualcosa, qualsiasi cosa così da cancellargli quell'espressione ferita e magari riportargli un po' del buon umore di un attimo fa, ma lui ricomincia a parlare
<<Non ho mai avuto un buon rapporto con lui, mai, nemmeno da bambino. Lui era sempre impegnato con il lavoro e non aveva mai tempo da dedicare a me e mia madre. Mi ha sempre cresciuto lei, è stata lei ad insegnarmi a fare praticamente tutto, mi ha insegnato le buone maniere e come affrontare il mondo. Lui non ha mai fatto nulla per me. Tornava sempre dal lavoro nervoso e arrabbiato e inizialmente se la prendeva con mia madre, forse perché io ero ancora troppo piccolo. Guardavo ma non riuscivo a capire cosa stesse succedendo>>
Rilascia un sospiro come se avesse portato un peso fino ad ora e in questo momento si stesse finalmente alleggerendo. Io invece sono paralizzata.
<<Una volta, avevo circa cinque o sei anni, avevo fatto un disegno della mia famiglia felice avevo aspettato impazientemente che rientrasse dal lavoro e quando ho sentito la porta aprirsi sono corso con il disegno in mano felice di farglielo vedere e sai cosa ha fatto? Mi ha detto di spostarmi che aveva da fare.
La prima volta che mi misi in mezzo ad una lite tra lui e mia madre avevo dodici anni. Non ricordo tutte le loro litigate, ma quella la ricordo perfettamente. Erano in salotto, stavano discutendo per questioni di lavoro quando mio padre tirò uno schiaffo a mia madre. Non ci pensai un attimo, mi misi in mezzo, gli diedi una spinta e lo allontanai da lei. Credo anche di avergli tirato un paio di insulti, ma d'altronde io avevo solo dodici anni ero praticamente un bambino e lui era già grande e grosso. Diede uno schiaffo anche a me, talmente forte che mi buttò a terra.>>
Chris disegna dei cerchi nella sabbia con le dite mentre parla, come se volesse distrarsi e rimanere distaccato dalle immagini che passano nella sua testa.
<<Mi ricordo ancora le sue parole: "non devi intrometterti razza di inutile moccioso" poi se ne andò nel suo ufficio, chiamò un cliente e si mise a chiacchierare del più e del meno, come se non fosse successo nulla>>
Emette una risata amara scuotendo la testa.
<<L'ultima volta invece che mi sono intromesso in una loro litigata è stata la notte in cui mi sono presentato da te>> mi guarda <<Stavano discutendo nel suo ufficio, qualcosa che mi riguardava probabilmente, ho sentito mia madre implorarlo di non farle del male e non ce l'ho fatta. Mi sono precipitato dentro, lui era ubriaco, abbiamo cominciato ad insultarci e poi mi ha dato un pugno, mi ha colpito più volte fino a che non mi ha buttato a terra e mi ha detto di andarmene da casa.
E più o meno questo è quello che capita ogni volta che ci troviamo nella stessa stanza.>> Solleva le spalle <<Lui non ha mai amato mia madre, si è solo arricchito con i suoi soldi, sono nato io e mi ha odiato fin dal primo momento in cui ha capito che non avrei seguito la sua strada. Per questo non sopporto che si sia presentato al funerale, perché quello era il momento di mia madre, dovevano esserci solo le persone che le volevano bene e invece era pieno di gente legata a mio padre, che nemmeno la conosceva. Non lo sopporto capisci?>>
Annuisco, lo capisco perfettamente. E glielo direi se solo riuscissi a parlare, ad emettere anche solo un verso e invece no, la mia voce è bloccata in gola, il magone le impedisce di fuoriuscire ed io sono così fragile e vulnerabile che ho paura di spezzarmi.
Chris tiene gli occhi fissi sulla sabbia, ha il fiatone e la voce gli si smorza in gola dopo l'ultima parola. Gli prendo la mano libera e la stringo nella mia, volendogli trasmettere un po' di forza e coraggio. Un modo per dirgli che io ci sono, che su di me può contare.
<<Mi dispiace Chris... non immaginavo una situazione così tragica. Sospettavo qualcosa su tuo padre e immaginavo che quei lividi li avesse causati lui, ma pensavo che amasse tua madre>>
Chris scuote la testa amareggiato <<Forse una volta prima che nascessi si amavano, ma poi è cambiato tutto. Te l'ho detto mio padre stava con mia madre solo per i suoi soldi, e mia madre era troppo buona per riuscire a lasciarlo...
Anche se... prima dell'.. dell'incidente sembrava che qualcosa stesse cambiando. Quando sono tornato a casa quel giorno ho trovato mia madre in un mare di lacrime, seduta in mezzo al corridoio con le mie valige. Mi ha detto che dovevamo andarcene da lì il prima possibile, ha fatto le sue valige e siamo partiti per Bergen. Stavamo scappando, me lo aveva chiesto lei e poi...>>
Chris è terribilmente triste, io sto piangendo, mentre lui guarda fisso davanti a sé senza una lacrima.
<<Stavate scappando da tuo padre?>> chiedo incredula tra le lacrime
Annuisce. Poi all'improvviso mi ritornano in mente le parole di Jonas.
<<Jonas mi ha detto che tuo padre vorrebbe cercare di cacciarti da Oslo, è vero?>>
<<Sì, qualcosa del genere. Ma sono maggiorenne e non può far nulla senza la mia firma>> poco dopo aggiunge <<Perché te lo ha detto Jonas?>>
Mi guarda con un sopracciglio alzato ed io mi ritrovo a mordermi la lingua per aver parlato un po' troppo.
<<Tempo fa ci siamo incontrati e... abbiamo parlato di te... suo padre conosce il tuo>> dico a testa bassa, Chris sospira e sposta lo sguardo a largo tornando a disegnare con il dito sulla sabbia.
<<Quindi cosa pensi di fare dopo? Se tuo padre è a casa non ti farà mai restare>>
Ho già paura per cosa succederà, non voglio che Chris venga di nuovo aggredito dal padre. Ho così tanta paura che gli stringo la mano più forte.
<<Me la caverò>> solleva le spalle <<Non può vietarmi di stare a casa mia>> poi si sporge in avanti per lanciare un pezzo di legno, probabilmente portato dal mare, nell'acqua.
<<Beh, nel caso sai dove si trova la mia finestra>> gli dico, sentendo le guance scaldarsi improvvisamente.
Chris gira la testa nella mia direzione, mi guarda e sorride. E quel sorriso mi è mancato da morire.
*Every breaking wave - U2
Mi scuso per il ritardo tremendo, ho finito il capitolo questa notte e avevo detto che avrei pubblicato in giornata ma ho avuto da fare e sono tornata a casa solo ora. Per cui mi sono messa immediatamente al computer
Fatemi sapere cosa ne pensate e lasciate una stellina, grazie :)
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