10- Eva
<<Allora come vanno le cose?>>
Gli occhi azzurri di Jonas mi scrutano curiosi, mentre aspira un po' di fumo da una sigaretta quasi del tutto consumata.
Siamo seduti ad un tavolino all'aperto, appena fuori un piccolo bar del centro. Eravamo soliti frequentarlo quando stavamo insieme ed ora ritrovarsi qui, seduti l'uno di fronte all'altra, mi provoca una strana sensazione.
Non c'è più nulla tra noi e di quello ne sono certa, non provo niente più di un forte affetto. Abbiamo deciso di restare amici dopo aver messo fine alla nostra storia, anche se non nego di aver sofferto e molto.
Jonas ed io siamo sempre stati legati da una sorta di filo invisibile che univa le nostre anime ed i nostri cuori, quasi fossero essenziali l'uno all'altra. Ma ora è come se quel filo fosse stato strappato, tagliato a metà lasciando in noi solo un bellissimo ricordo.
Jonas mi ha insegnato molto nella vita e di questo gliene sarò per sempre riconoscente, siamo cresciuti insieme e la nostra storia mi ha dato modo di capire quanto io valga.
L'ho amato più di quanto abbia mai amato me stessa, ho messo sempre lui prima di tutto, perfino prima di me. Ed è questo che ha portato alla rottura, davo più importanza a lui che a me stessa ed è stata proprio la nostra storia a farmi capire quanto tutto questo fosse sbagliato. A farmi capire che prima di amare una persona bisogna imparare ad amare sé stessi ed io lo sto imparando a fare, proprio ora, ora che tutto è finito e Jonas nonostante tutto mi sta ancora aiutando.
Il suo parere è ancora essenziale per me, quasi come se ne avessi bisogno. Ma allo stesso tempo ho imparato che per quanto possa essere importante, prima devo valutare le mie volontà, ciò che io penso viene prima di tutto. Le mie opinioni sono più essenziali delle sue. Anche se ovviamente il pensiero di un amico fa sempre comodo.
Ed è per questo che oggi siamo qui insieme. Ho bisogno di parlare con lui perché è la persona che più mi comprende in questo mondo.
Il moro spegne la sigaretta nel posacenere facendo attenzione a non urtare la tazza di caffè che ha davanti e mi rivolge un'altra occhiata aspettando una risposta.
<<Abbastanza bene>> mi sposto una ciocca di capelli dietro l'orecchio <<A te?>>
Jonas alza le spalle <<Come al solito, sai com'è scuola, compiti... la solita merda>>
Mi limito ad annuire, per poi prendere un sorso del mio caffè. E' ancora bollente e il calore si espande presto nella mia bocca e in gola. Un gran contrasto rispetto al freddo di questa giornata.
<<Allora... di cosa mi devi parlare?>> Jonas alza le sopracciglia e mi guarda da sotto il cappellino azzurro.
<<Chi ti ha detto che devo parlare di qualcosa in particolare?>>
In realtà ci sono delle cose che gli vorrei chiedere, ma non voglio arrivarci subito così e soprattutto non voglio che lui pensi che io dia importanza a questa cosa.
<<Forse perché ti conosco fin troppo bene. Dai spara>> ridacchia prendendo tra le mani la tazza bianca.
<<Ma no... avevo solo bisogno di un amico>>
Lui sorride abbassando la testa e passando una mano tra i capelli. Una volta ero io a scompigliarglieli, adoravo i suoi ricci scuri.
<<Come va la scuola?>>
Già la scuola, ultimamente non le sto nemmeno dando importanza. Ho la testa completamente da un'altra parte.
<<Peggio del solito>> esclamo abbassando gli occhi imbarazzata.
Lui sbuffa una risata scuotendo un po' la testa
<<Chissà perché non mi stupisce la cosa>>
Se c'è un lato di Jonas che mi ha sempre infastidito è proprio quello di volermi screditare. Forse non lo faceva nemmeno apposta, ma io mi sentivo così inferiore a lui che spesso finivo per mentirgli anche sui voti che prendevo.
D'istinto alzo la testa e gli lancio un'occhiataccia <<Scusa se non sono brava come te>>
Lui prende a ridere ancora più forte <<Sto scherzando Eva, non te la prendere>>
Non rispondo, ma mi lascio distrarre dalle bustine di zucchero sistemate nel contenitore sul tavolo. Ne prendo una e comincio a stringerla tra le dita.
<<A te invece come va a scuola?>>
<<Diciamo che potrebbe andare meglio, ho un sacco di impegni ultimamente e non riesco a stare al passo con lo studio. Cerco di cavarmela comunque>> mi spiega sbuffando di tanto in tanto.
Io annuisco tenendo sempre lo sguardo sulla bustina di carta bianca.
<<Hai sentito dell'ultima festa dei penetrators?>>
Alzo istintivamente lo sguardo fissando i miei occhi in quelli azzurri di Jonas
<<No, cos'è successo?>> chiedo.
Non so per quale ragione il mio cuore ha cominciato a battere un po' più velocemente, preoccupato di una possibile risposta riguardante Chris.
<<I penetrators hanno fatto a botte con dei ragazzi di un'altra scuola. Non si sa perché fossero a casa di William, ma a quanto pare non erano lì con buone intenzioni. E' anche arrivata la polizia, ma fortunatamente nessuno è finito nei casini>>
Il mio cuore perde un battito. L'ultima festa è stata venerdì ed io c'ero. Anche se non mi ricordo molto, non credo di aver assistito ad una lite... quindi forse nemmeno Chris era partecipe, dato che mi sono ritrovata inspiegabilmente a casa sua.
Tento comunque di estorcere informazioni in più da Jonas
<<E' per questo che Chris è sparito?>> fingo un tono di voce calmo, cercando di non dare a vedere la mia preoccupazione.
<<Chris?>> Jonas sposta gli occhi di lato aggrottando la fronte <<Ora che ci penso non c'era Chris durante la lite>>
Tiro mentalmente un sospiro di sollievo, mentre sento il mio petto alleggerirsi di colpo.
<<Ma cosa intendi con "sparito"?>> aggiunge poi il mio amico
<<Ecco... è da qualche giorno che non lo vedo in giro e a quanto ne so non risponde al telefono a nessuno, nemmeno a William>>
Ecco forse l'ultima parte l'ho inventata. Non so se Chris sta evitando solo me, o se sta sfuggendo anche ai suoi amici, ma ho bisogno di una scusa, un pretesto per parlarne a Jonas senza che lui si insospettisca.
Non che ci sia qualcosa tra me e Chris. Ma dopo aver assistito al litigio col padre, ho potuto vedere una persona del tutto diversa rispetto al solito Chris Schistad sbruffone, prepotente e assolutamente idiota.
Ho visto una maschera a coprire un animo fragile, una sofferenza in quegli occhi castani che mi ha spezzato il cuore. E il suo tono mentre mi chiedeva di non dire niente a nessuno, mi ha fatto venire i brividi.
<<Mh, è strano quel tipo>> mormora Jonas prima di alzarsi e prendere il suo skate.
Poi con un cenno mi invita a seguirlo.
<<Strano?>> chiedo mentre lo affianco.
Camminiamo sul marciapiede uno di fianco all'altra. Jonas tiene stretto lo skateboard tra le mani e ogni tanto fa scivolare le rotelle sull'asfalto, salendoci sopra. Io invece mi stringo sempre di più nella mia giacca.
Oggi fa freddissimo e il leggero venticello trapassa il tessuto pesante del mio cappotto facendomi rabbrividire.
<<Sì... non ne so molto in realtà, so solo che ha un sacco di casini>>
<<Casini di che tipo?>>
Nemmeno mi accorgo della velocità in cui ho posto la mia domanda e della mia voce che ha assunto all'improvviso un tono preoccupato.
Jonas mi rivolge un'occhiata strana, direi quasi insospettita, ma poi lascia perdere e continua a raccontare.
<<So che ha problemi in famiglia>>
Questo già lo so, ho assistito direttamente ad uno scontro con il padre e immediatamente ho capito che non si trattava di una semplice discussione tra padre e figlio. L'ho capito che c'era di più, quando ho visto lo sguardo affranto della madre, incapace di reagire di fronte agli uomini della sua vita litigare violentemente.
Lo guardo incoraggiandolo con gli occhi a proseguire con il racconto.
<<Mio padre e suo padre si conoscono da anni, credo andassero a scuola insieme o qualcosa del genere>> Fa una smorfia, prima di aprire il cancellino del parco dove solitamente si ritrovano per andare sullo skate.
Si fa da parte per lasciarmi passare e poi lo richiude alle nostre spalle.
<<Non so dirti molto in realtà, solo quello che mi ha raccontato mio padre>> esclama.
Ci sediamo sul bordo. Sotto di noi il parco in cemento è vuoto e qualche lattina vuota giace qua e là.
I nostri piedi penzolano vicini nel vuoto, mi sembra quasi di rivivere una scena del passato.
<<E cosa ti ha detto tuo padre?>> chiedo cercando di controllare la mia voce questa volta.
<<Mi ha detto che il padre di Chris è molto ricco, è a capo di un'impresa qui in Norvegia e ne ha anche alcune all'estero. E che vorrebbe che Chris seguisse le sue orme, ma a quanto pare le intenzioni di Chris non sono le stesse e questo a suo padre non va giù>>
<<Quindi il padre di Chris odia sua figlio perché non vuole seguire la sua strada?>> chiedo sgomentata dal fatto che un padre possa provare un sentimento così cattivo nei confronti del figlio solo perchè non ha i suoi stessi interessi.
<<Non so se lo odia, di certo non gli rende la vita facile>> Jonas fa spallucce, a quanto pare a lui non importa molto di Chris.
Ma perché invece a me importa così tanto questo discorso?
<<Ad ogni modo mio padre mi ha raccontato che il padre di Chris sta cercando di intestargli un'azienda in Italia, in modo da costringerlo ad andarsene da qui>>
Sbarro gli occhi incredula <<E Chris lo sa?>>
<<Non ne ho idea>>
<<Oh mio Dio, è una cosa orribile. Come può fargli una cosa così? E' suo padre dovrebbe volergli bene non cercare di cacciarlo lontano chilometri da casa>>
Lo dico tutto in un fiato con il volto sconvolto dalle notizie appena ricevute. Ma la mia espressione non passa inosservata a Jonas che solleva le sopracciglia guardandomi come se fosse così strano che io mi preoccupi per Chris.
Distolgo subito lo sguardo e lo punto dritto davanti a me, lì dove il sole sta iniziando a tramontare lasciando nel cielo una sfumatura arancione.
<<Sì è una persona abbastanza crudele.>> esclama giocando con il suo skate come se fosse una macchinina, lo fa scorrere avanti e indietro.
<<E la madre cosa dice di tutto questo?>> chiedo nascondendo il volto nella mia sciarpa di lana in cerca di un po' di calore. Ormai ho le guance e il naso rossi per il freddo.
Jonas mi rivolge uno sguardo questa volta più intenerito.
<<La madre deve stare zitta altrimenti si prende le botte del marito>>
La mia faccia in questo momento credo sia indescrivibile, la mascella a momenti cade a terra da quanto la mia bocca è aperta e i miei occhi sono così sgranati che sono costretta a sbattere le ciglia un paio di volte.
Sospettavo ci fosse qualcosa di losco sotto i comportamenti della famiglia Schistad, ma sentirselo dire, esserne certa, è diverso, mi spiazza totalmente.
<<Il signor Schistad picchia la moglie?>> chiedo con la voce tremante
Jonas annuisce, i ricci che ondeggiano sul capo. <<Sì, e penso che a volte ci vada di mezzo anche il figlio>>
Mi porto una mano sulla bocca sbalordita <<Chris? Oh mio Dio>>
Non riesco a pensare più a nient'altro. Dopo che Jonas mi ha fatto queste confessioni facendomi promettere di non farne parola con nessuno, la mia testa non ha fatto altro che assimilare le notizie, metabolizzarle e alla fine rendersi conto della gravità della situazione.
Chris.
Chris che tiene sempre tutti alla larga.
Chris dall'apparenza stronzo e strafottente.
Chris che mi ha fatto promettere di non dire niente del litigio col padre.
Chris che non si fa vivo da tre giorni.
Non so nemmeno cosa ci faccia ancora qua seduta. In un impeto di coraggio mi alzo, lascio un bacio veloce sulla guancia a Jonas e me ne vado correndo.
Non sono distante da casa sua, in cinque minuti sarò lì. Non penso ad una sua possibile reazione, non penso a ciò che farò una volta arrivata e non penso nemmeno all'ipotesi di non trovarlo a casa. Inizio solo a correre sempre più velocemente fino a che non vedo la grande casa gialla appena dietro l'angolo.
Quando finalmente sono davanti alla porta mi fermo a riprendere fiato con le mani sopra alle ginocchia mi piego leggermente in avanti cercando di regolare il respiro. E poi con la mano tremante schiaccio il campanello.
Lo faccio una volta e poi una seconda e solo quando ormai sono convinta che non ci sia nessuno e sto iniziando a percorrere il vialetto d'uscita, sento dei rumori provenire dall'interno. Poi il rumore della serratura si fa sempre più evidente e la porta si apre.
Mi fermo di colpo e mi giro.
<<Oh mio Dio>> esclamo spalancando gli occhi per ciò che mi si mostra davanti.
Ciao persone meravigliose! Come state?
Sono passati alcuni giorni, lo so, lo so. Ho avuto un po' di cosa da fare e diciamo che il weekend sono quasi sempre abbastanza occupata. Quindi perdonatemi se a volte passa un po' di tempo tra un aggiornamento e un altro.
Veniamo al capitolo: Cosa ne pensate? E' importante per me che mi diate un vostro parere perché oltre a scrivere per me stessa, scrivo anche per voi e dunque le vostre opinioni sono essenziali.
Cosa ne pensate dello svolgimento della storia? Della piega che sta prendendo? Vi incuriosisce o lo trovate banale? Su commentate, commentate e commentate.
Altra cosa, purtroppo spesso non riesco a rispondere a tutti i commenti, vi assicuro che li vedo, ma per la fretta o che non riesco a rispondere, quindi se volete continui aggiornamenti seguitemi su twitter @perladirosa dove vi informo sui vari aggiornamenti e in che stato è il capitolo.
Come al solito vi invito a leggere l'altra mia storia "Un attimo ancora" e inoltre ho visto che alcune di voi sono passate, hanno lasciato stelline e anche qualche commento. Vi ringrazio moltissimo, siete davvero carinissime. Quella storia per me è davvero importante, perché oltre ad essere la mia prima storia racchiude anche alcune parti di me, cose vere insomma che ho deciso di condividere.
Vi ringrazio per le quasi 5k views e noi ci rivediamo al prossimo capitolo. Vi adoro.
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