#03
·Carla·
«Grazie mille Sasha, buona giornata.»
«Arrivederci, signora Yeager, saluti Eren da parte mia!» mi risponde allegra la ragazza, mentre prendo i sacchetti di carta contenenti la spesa e mi dirigo all'uscita.
Con la coda dell'occhio la vedo infilarsi un biscotto in bocca, guardinga...
Fortuna che l'hanno assunta come cassiera e non come repartista, altrimenti con la fame che si ritrova avrebbe mandato il supermercato in bancarotta nel giro di una settimana..!
Mi incammino facendo non poca fatica: i sacchetti sono abbastanza pesanti da trasportare, spero non si rompano per strada. Decido di riposarmi qualche minuto, c'è una panchina proprio fuori il cinema, sembra perfetta!
«Mamma!»
Riconoscerei la voce del mio Eren tra mille. Mi volto, con lui c'è anche Mikasa.
«Ciao tesoro! Buongiorno Mikasa, sei davvero stupenda oggi..!» mi complimento con lei, il vestito che indossa le dona molto e il filo di trucco impreziosisce ancora di più i suoi lineamenti delicati.
Mio figlio mi guarda stranito, neanche avessi detto che le sono spuntate due teste..! Sospiro, rassegnata.
É praticamente da sempre che Mikasa prova più che semplice affetto per Eren, glielo leggo negli occhi, il mio istinto di donna e di madre non sbaglia mai.
Insieme ad Armin sono inseparabili fin da bambini. Hanno condiviso tutto: giochi, cibo, sogni, viaggi, persino le risse con quelli più grandi di loro. Devo dire che, da piccoli, spesso era proprio Eren quello ad uscirne più malconcio. E Mikasa quella che li tirava fuori dai guai. Poi crescendo credo abbia capito che a lui dava fastidio essere 'protetto' da una donna, così si è fatta da parte, continuando a vegliare su di lui in maniera più discreta.
«Grazie, signora Yeager.»
È davvero una brava ragazza: onesta, leale, sincera, dal carattere forte e dall'animo nobile.
Farebbe la gioia di qualsiasi uomo.
Tutti tranne Eren, che a quanto sembra la considera al pari di una sorella e nient'altro, nonostante il suo evidente impegno nel cercare di trasformare il loro rapporto in qualcosa di diverso.
So che, oltre il corso di moda che sta frequentando, ha iniziato ad andare in palestra più raramente, e sospetto che faccia tutto questo per apparire agli occhi di mio figlio più come una donna, piuttosto che solo come Mikasa.
Sono certa comunque che entrambi, al momento giusto, incontreranno la persona che saprà renderli felici.
«Cosa facevate di bello?» chiedo curiosa.
«Siamo appena usciti dal cinema.» Eren indica quest'ultimo, alle sue spalle «Tu invece hai svaligiato il supermercato? Dov'è papá, non puoi portare tutto da sola.» si guarda attorno con aria di rimprovero, cercando mio marito.
«Tuo padre è al lavoro, tesoro, e la spesa non é per me, ma per te. Infatti la stavo portando a casa tua, ma in effetti credo di aver preso troppa roba...» sospiro, portandomi pensierosa una mano sul viso.
«Oh mamma, non ce n'era bisogno, sono adulto ormai! E poi vivo da solo, con tutto questo ci si può sfamare un reggimento!»
Scuote la testa, raccogliendo dalla panchina uno dei sacchetti che avevo precedentemente appoggiato.
«Sei incorreggibile, vieni. Andiamo a casa.»
«Sei il mio angelo, lo sai vero?» gli accarezzo dolcemente i capelli castani, disordinati come sempre.
«Mamma, siamo per strada!!» sbotta imbarazzato, le guance cremisi dalla vergogna «Ci sentiamo, Mikasa.» dice poi alla ragazza, che ci ha osservati tutto il tempo.
«Daccordo. E, Eren... Grazie.» la sua voce è quasi un sussurro nel pronunciare l'ultima parola, mentre le sue gote si tingono leggermente di rosso. Ma mio figlio come al solito non ha notato nulla.
«Figurati! Mà, andiamo?»
«Ciao Mikasa, salutami i tuoi genitori.» la saluto infine, rivolgendole un sorriso di conforto.
«Certo, signora Yeager. Buona serata.»
━
Eren infila le chiavi nella serratura, aprendo la porta d'ingresso del suo appartamento.
É un monolocale non troppo distante dal centro e da casa nostra, a pochi passi dalla stazione della metropolitana, la posta ed il mini-market.
Io e suo padre siamo davvero orgogliosi del giovane uomo che è diventato: ormai è indipendente, non ci ha mai chiesto un aiuto economico da quando si è trasferito qui circa un anno fa. Abbiamo scelto insieme l'arredamento, trascorrendo un'intera giornata all'IKEA, dove abbiamo acquistato praticamente tutto, persino gli asciugamani e le stoviglie.
Non per questo, però, è anonima: in ogni angolo della casa sono sparsi i ricordi dei suoi viaggi, delle gite, i concerti a cui è andato, le foto che immortalano i momenti più importanti e felici della sua vita.
Appoggiamo i sacchetti di carta sul tavolo nella zona giorno, togliendoci poi le giacche che mio figlio ripone nel piccolo armadio a muro situato all'ingresso.
«Allora tesoro, come vanno le cose?» chiedo mentre inizio a riporre la spesa nei mobiletti della cucina lì vicino. Come immaginavo la dispensa è vuota.
«Tutto bene, mà...» mi risponde svogliato, lasciandosi cadere sul divano dopo aver aperto la porta-finestra scorrevole che affaccia sul terrazzino, facendo entrare un pò di aria. Guarda fuori, pensieroso.
Apro lo sportello, completamente rivestito da calamite di ogni forma e colore, del frigorifero: mi accoglie la desolante vista di un cartone di latte mezzo vuoto, un paio di budini al cioccolato dall'aspetto poco invitante, e l'odore di una mezza cipolla un po' ammuffita che provvedo subito a gettare nella pattumiera.
«Oggi ho conosciuto il cugino di Mikasa.» dice, accigliandosi un poco, dopo qualche minuto di silenzio riempito solo dai suoni generati dai miei movimenti in cucina.
«Davvero?» mi asciugo le mani con uno straccio, dopo aver lavato e riposto le poche stoviglie ancora sporche che erano nel lavello.
«Sì, si chiama Levi. In realtà l'ho già incontrato qualche giorno fa, se così possiamo dire... Ma non sapevo chi fosse, l'ho scoperto oggi.»
«Ho già sentito il suo nome, deve avermene parlato la madre di Mikasa. Quindi?»
«E quindi niente, non so... Ci stavo solo pensando, tutto qua...» mi risponde guardando fuori col viso poggiato sulle braccia, incrociate sopra un bracciolo del divano.
Mi siedo accanto a lui, in silenzio. Eren sembra assorto, e non oso interrompere il flusso dei suoi pensieri. Quando non riesce a venire a capo di qualcosa, o quest'ultima lo turba, tende a rimunginarci molto sopra.
«Ha un carattere orribile, davvero.» mugugna infatti dopo qualche minuto, arricciando le labbra in un broncio infantile che ho sempre trovato adorabile. Mi scappa da ridere, ma cerco di trattenermi: mio figlio sa essere molto suscettibile.
«Non vuol dire che sia una cattiva persona, tesoro. Il libro non si giudica dalla copertina, sai? Pensa a tuo padre.» gli dico, facendogli l'occhiolino con aria complice, e lui ride di gusto.
Eren gira il volto verso di me, rivolgendomi uno dei suoi magnifici sorrisi, di quelli che coinvolgono anche gli occhi. Due smeraldi brillanti e meravigliosi.
«È vero, hai ragione. Sai sempre cosa dire, mà. Grazie»
Allungo una mano per accarezzargli i capelli castani «Per cosa, tesoro?»
«Per essere tu.»
Mio figlio lentamente chiude gli occhi, addormentandosi mentre le mie dita passano tra quelle ciocche ribelli.
Lo osservo, incantata da quello spettacolo dolcissimo. Chissà se tutte le madri amano i propri figli come io amo Eren. Sono trascorsi 20 anni, eppure mi meraviglia ancora pensare che io e Grisha abbiamo dato vita a questo essere così speciale.
Poso un leggero bacio sulla sua guancia «Grazie a te, tesoro.»
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