Capitolo 5
Prima di parlare con Mr. Bastardo, devo parlare con Bailey. Per questo, una volta di fronte al familiare e maestoso grattacielo, la costringo a portarmi da qualche parte pur di parlare in privato. E, per la prima volta, capisco che cos' è una di quelle porte nella sala principale del grattacielo: il suo ufficio.
-Tu vuoi che io ti faccia da avvocato? Contro Harry?- Bailey ha un sopracciglio alzato in un modo talmente buffo che, nei casi normali, mi farebbe ridere ed è seduta alla propria scrivania in legno con la poltrona in pelle rossa.
Il suo ufficio non è molto diverso da quello di Harry. Certo, non c'è tutto il vetro, non ci sono i quadri... quello di Bailey è più umano. Un lieve disordine a causa di alcune cartelle, un armadio da lavoro pieno e una pianta in mezzo alle due finestre.
-Esatto. Dimmi quanto vuoi. Tanto, in pratica, paga il tuo capo.- sorrido sarcastico e poggio i gomiti sulla scrivania, il mento poggiato contro le mani. Non scherzo, intendo davvero usare i soldi che mi ha dato Harry pur di corromperla e farla stare dalla mia parte.
Stringe gli occhi talmente tanto che penso li abbia chiusi, ma non è così. Mi sta fissando come se fossi pazzo. -Ti rendi conto che rischio di essere licenziata?-
-Harry non è un idiota. Sei la migliore tra gli attuali avvocati in campo, non rinuncerà a te tanto facilmente.-
-Nemmeno a te, se è per questo.- ghigna in modo serafico, alludendo con le sopracciglia. Sospiro in modo tragico, serrando la mascella e tirando fuori dei fogli dalla mia cartella. Li poggio malamente sulla scrivania e Bailey li fissa con aria impassibile. -E quello che cos' è?- indica con l'unghia smaltata di viola l'insieme dei documenti che sto velocemente unendo con la sua spillatrice.
Sorrido malandrino: -È il contratto che sono riuscito a stampare velocemente al college.- spiego senza peli sulla lingua, tirando poi fuori una penna nera dal mio astuccio e porgendogliela. -Se lo firmi, diventi legalmente il mio avvocato.-
Le sue sopracciglia si alzano di colpo e si aggiusta la montatura degli occhiali per poter leggere attentamente il contratto.
Cavolo, mi sembra di essere tornato indietro nel tempo: ha di nuovo gli occhiali e la coda alta di cavallo.
L' abbigliamento da robot.
Un brivido mi percorre la schiena.
-Mh.- esprime freddamente, un parere che non riesco a cogliere. Abbassa gli occhiali sul ponte del naso e mi scruta attentamente. -Ed io dovrei aiutarti perché...?- tentenna, aspettandosi che finisca io la frase al posto suo.
Sta scherzando, vero? Deve star scherzando. Se non fossi un gentiluomo, l' avrei già insultata pesantemente.
-Pensavo che concordassi col fatto che fosse un emerito figlio di puttana.-
-Concordo ancora che sia un emerito figlio di puttana, Louis, ma è il mio capo. Mi devo salvaguardare.- incrocia le braccia al petto e la sua bocca diventa una linea retta.
Sbuffo una risata per nulla divertita, facendo cadere lo sguardo sulla sua lampada. -Andiamo, Bailey, si vede da un miglio che a volte fa incazzare di brutto anche te.-
Arcua un sopracciglio, fissandomi con ovvietà: -È palese, questo, Louis, ma nonostante sia a mala pena tollerabile nella maggior parte dei casi, ha un cuore, quell' uomo. Io lo so, lo conosco da tempo.-
Un cuore? Lui? Ne dubito fortemente.
Forse per suo marito.
Un dolore acuto si propaga nel mio petto e mi si serra la gola. Cazzo, maledetto me e i miei pensieri masochisti. -Sono lo zimbello del mondo, Bailey, dubito fortemente che sia come dici tu. Lo sai che, tutte le volte che vado a fare la spesa, ci sono almeno una ventina di persone che mi guardano, ridono o parlano alle mie spalle? I genitori della mia fidanzata mi hanno insultato in un modo così pesante, che ho avuto l' istinto di tagliarmi la testa solo per non starli più a sentire!- sbotto, gesticolando le mani come una furia. Sento che sto per strangolarla.
Merda, calmati, non perdere il controllo.
-Posso solo immaginare quanto possa essere difficile per te, Louis, però non era sua intenzione farti soffrire in questo modo...-
-Ha fatto outing per me!- la interrompo bruscamente, sporgendomi di più verso di lei. -Io non sono gay, non lo sono mai stato, solo lui mi fa provare cose assurde e ti assicuro che è vero, ne ho le prove, perché l' unica persona a farmi eccitare, oltre a lui, attualmente è una mia nuova compagna dei corsi!- confesso, il cuore in subbuglio e un mal di testa perenne pronto a farmi esplodere la testa.
Amber... non posso permettere che venga anche lei coinvolta in tutto questo.
Non ottengo nessuna risposta. Resta ferma, in posizione eretta, le labbra e le mani sono serrate fra loro. Sembra volermi dire qualcosa, ma non vuole oppure non può.
Un brutto presentimento si presenta all' angolo della mia testa. Altri segreti? No. No, cazzo... ne ho le palle piene delle bugie e delle menzogne. Di tutti.
Scuoto la testa, è assurdo. -Non posso credere che tu sia così... così codarda, Bailey.-
-Louis...-
-No, davvero, pensavo che fossi una ragazza tosta, che pensa con la propria testa, che si fa prevalere, una che non ha paura delle conseguenze delle proprie azioni. Credevo che fossi migliore di così. Però mi sbagliavo, vero? Tieni di più alla tua carriera che alle tue leggi morali e questa è una cosa che non...!- la mia sfuriata si interrompe bruscamente non appena la guardo meglio: trema e ha le lacrime agli occhi.
Dio mio, cosa...?
Per un attimo, penso che siano state le mie parole a ridurla in questo stato, a ferirla... ma poi capisco.
-C'è dell' altro, non è così?- intuisco. Ci deve essere dell' altro, sennò non mi spiego il suo attaccamento ad Harry. Il loro è un legame parecchio strano per essere solo di tipo lavorativo.
Bailey resta ferma per alcuni secondi, prima di piegarsi e prendere qualcosa dal cassetto della sua scrivania. Poggia di fronte a me una pagina di giornale, una del "The Seattle Times", e una foto dove ci sono due coniugi e una bambina sorridente.
Che... che cosa...?
Confuso, prendo in mano l' articolo. Lo esamino: è risalente al duemilasedici e parla di un incidente stradale avvenuto a Seattle.
Me lo ricordo, ne avevo sentito parlare. Era stato uno scontro orribile fra due auto, che aveva portato ad un tamponamento a catena. Nove morti e ventidue feriti, quattro gravi. Tutti facevano parte della stessa agenzia immobiliare, stavano andando a lavoro. Il giornale lo aveva chiamato lo "Scontro fra Denari". Parecchi affari non furono portati a termine, quel giorno, a differenza di quelle nove vite. Dio, quella sì che è stata una tragedia. Punto poi lo sguardo sulla foto e la prendo con la mano libera. Il mio cuore ha un arresto cardiaco temporaneo.
Mio... Dio... Bailey?!
La bambina è lei. E l' uomo è Hearl. Perciò la donna deve essere... Alzo lo sguardo verso Bailey e le indico la donna: -Tua madre?- le chiedo e lei annuisce in risposta. Ha gli occhi malinconici, spensierati. Torno a guardare quella che era Mrs. Porters e noto che Bailey le assomiglia tantissimo. Stessi capelli, stessa faccia, stesso sorriso, però...
La mia mente va in palla e sposto lo sguardo da madre a figlia, costantemente.
Non capisco. La Bailey di fronte a me ha gli occhi ametisti, mentre quella nella foto li ha... neri, come quelli del padre. Ed è adesso che lo vedo: è Mrs. Porters ad avere gli occhi ametisti nella foto.
Che signi... oh, no.
Con sguardo consapevole osservo la donna di fronte a me, a bocca aperta per lo shock.
Ventidue feriti. Lei era là.
E anche sua madre.
Bailey sorride in modo triste, mentre le sue guance vengono bagnate dalle lacrime. Poggia le braccia sulla scrivania e si schiaccia il busto contro di essa e la sedia, quasi speri di bloccare un probabile attacco di panico. -Quel giorno persero la vita nove persone. Nove... Una di queste, era mia madre.- alza le spalle, come se nulla fosse, ma capisco che non è abituata a parlarne.
La ascolto attentamente e lei si inumidisce le labbra. -Ricordo tutto. Il dolore, la sensazione di venir schiacciati come noci... il sorriso di mia madre che diventa di dolore. Lei morì sul colpo.- singhiozza, mal celando i tremori. Si guarda attorno e non smette di sorridere. Sembra stia raccontando la storia di qualcun' altro. -La gabbia toracica si è spezzata in due, perforandole... il cuore e... i polmoni...- balbetta, piangendo e guardandomi con sofferenza.
Gesù...
Vorrei alzarmi e abbracciarla, ma non posso. Riconosco quello sguardo. Ce lo avevo anche io quando è morto mio padre: non volevo essere toccato.
-Io non dovevo neanche essere lì. Mi ci aveva mandata Harry per concludere un affare e ne ho approfittato per far visita a mia madre. Sono finita sulla sedia a rotelle per qualche mese, ma... mi era finito tutto il vetro negli occhi.- tira su col naso e rabbrividisce. Provo anche io una sensazione di dolore quando vedo la sua smorfia al solo ricordo. Posso solo immaginare che cos' ha passato. -Rischiavo di diventare cieca. Ma Harry...- fa un sorriso piccolo, ma vero e sospira, serena. -Harry ha pagato la mia operazione. Di mia madre ha fatto salvare il più possibile, per quanto riguarda gli organi. Sapeva quanto io ci tenessi a lei... e ho pianto nel momento in cui, guardandomi allo specchio, ho visto che mi aveva fatto dare i suoi occhi. Gli occhi di mia madre.- ride senza sentimento e si toglie gli occhiali, spostandosi le poche ciocche libere dalle tempie.
Trattengo il respiro non appena vedo, per la prima volta, delle cicatrici lievi e orizzontali ai lati dei suoi occhi. Si accarezza con un sorriso sulle labbra le palpebre e geme contenta. -Ce l' ho sempre con me. In questo modo, lei è con me. Mio padre può continuare a guardare questi occhi, che ha da sempre amato... ed è tutto merito di Harry.- respira pesantemente, tra la tristezza e la gioia.
Io sono diventato una specie di statua di ghiaccio. Fredda, impassibile, vuota. I miei pensieri e le mie opinioni su Mr. Occhi di Ferro stanno andando a puttane.
Wow.
Non lo credevo così sentimentale da fare una cosa del genere. Ha permesso a Bailey di avere sempre con sé una parte importante di sua madre e ad Hearl di vedere tutti i giorni gli occhi di sua moglie. È un miracolo bellissimo. Un dono senza pari.
-Ovviamente, mio padre non ne è stato così felice quanto me. Certe volte, non riesce nemmeno a guardarmi per quanto gli ricordo mia madre. L' ho sentito dire più volte, di nascosto, che la ritiene una maledizione. Ma per me, è la cosa più bella di tutte.- piega la testa di lato, guardandomi con spensieratezza e sopsira, -Lui era nella sala operatoria con me, Louis. Mi stringeva la mano assieme a mio padre e diceva ai chirurghi come muoversi. Erano degli specializzandi ed era un intervento troppo delicato per loro. Senza di lui, forse vedrei di nuovo, sì, ma sarei sfigurata e gli occhi di mia madre sarebbero andati persi. Harry Styles ha un cuore, Louis. Devi solo capire come vederlo.- la sua voce è dolce e mi sembra tutta un' altra persona, adesso che so la sua storia.
Harry ha salvato la vista di Bailey.
Harry ha ridato a Bailey sua madre.
Harry è un eroe.
Sento una tale sensazione di orgoglio, di felicità, che mi dà la nausea. Davvero l' uomo che ha praticamente salvato la vita alla donna di fronte a me, al mio fianco si comporti da stronzo? Perché, poi?
Certo, ha salvato anche me quando sono stato aggredito al pub, ha interrotto l' attacco di panico di Lacy mesi fa e...
Un pensiero orribile mi fa quasi cadere dalla sedia.
Si comporta da finto eroe in pubblico, ma mostra la sua vera natura con me?
Mente a tutti su chi è, tranne a me? O è l' esatto contrario? È un brav' uomo, però ha deciso di rovinare la vita a me per divertimento?
Chi è Harry Styles, per davvero? Un chirurgo pronto a salvare gli altri o un imprenditore dallo sguardo inceneritore? L' angelo di tutti o il mio diavolo personale?
Mi risveglio dai miei complessi mentali solo quando qualcuno bussa alla porta e si fa avanti un' altra delle ragazze-robot, penso Samantha. -Scusa il disturbo, Bailey, ma Mr. Tomlinson deve andare subito da Mr. Styles. Lo sta aspettando con impazienza.-
Bailey la congeda e mi guarda in modo gentile. -Ricordati il mio racconto, Louis. Harry merita delle parole da parte tua e tu da lui. Era così felice quando c'eri tu, mentre adesso... Oh, ti prego, parlaci e basta.- mi supplica, la fronte corrugata e le labbra strette in un broncio tenero.
Prendo un respiro profondo e sento che, oramai, mi sono rassegnato. Tanto, sono già qui. Che senso avrebbe andarmene?
Mi alzo dalla sedia e sto seriamente per oltrepassare la soglia con tutta la mia roba... però mi blocco.
No... no, lui può essere samaritano, ma con me non attacca. Non più.
Volto di scatto tutto il mio corpo verso Bailey e ritiro fuori il contratto, poggiandolo sulla scrivania e sfidandola a muso duro, avvicinando la mia faccia alla sua. -D'accordo, ascoltami bene: Harry Styles può essere buono quanto ti pare, con te, può essere ricco e dolce, con te e con gli altri, ma con me... con me, lui è una canaglia. Mi ha fatto sentire colpevole nel tradire Rose, dicendomi che avrei dovuto lasciarla: non mi ha mai nominato neanche uno dei suoi amanti oltre a me. Mi ha dato del codardo perché non ho ammesso di essere gay quando non lo ero, la sua vendetta? Mi ha sputtanato davanti a tutti. Mi ha criticato perché volevo sposarmi ed è saltato fuori suo marito dal nulla!- le urlo tutta la mia rabbia, però lei non si muove. Non ha la benché minima paura.
-Io sono una persona. Capito, Bailey? Sono un cittadino americano e, per la legge, merito di essere difeso. Forse non ho abbastanza soldi per pagarti, ma ti assicuro che dopo questo ti sentirai meglio anche tu. Ammettilo: non ti senti neanche un po' la coscienza sporca nei miei confronti?- in risposta, lei deglutisce.
Lo sapevo.
-Aiutami. Fammi giustizia. Perché la merito. Come chiunque altro.- parlo in modo serio, lento e pacato, così che lei possa capirmi.
Rimaniamo in silenzio per qualche secondo, finché non proferisce parola: -Ordinanza restrittiva. Ti concedo solo quella. Una mia amica è giudice. Tu di' una sola parola adesso o lui fa una sola mossa dopo, e glielo faccio firmare. A te la scelta.- arcua le sopracciglia in attesa e confesso che mi ha preso in contropiede.
Ordinanza restrittiva? Mi va più che bene!
Sì, ma adesso o dopo? Harry può tranquillamente avvicinarsi a me in qualsiasi momento, sarebbe meglio applicarla adesso. Però, in un certo senso, non sarebbe giusto nei suoi confronti. Non conosce ancora la sua posizione in tutto questo.
-Lo metterò in guardia. Se non farà comunque come gli chiederò, agisci pure.- decido, -Nel frattempo... puoi firmare questo e diventare ufficialmente il mio avvocato?- la invito, avvicinandole il contratto e una delle mie penne, ancora. Bailey passa lo sguardo dal contratto al mio viso e viceversa, più volte e ragionandoci sopra. E, dopo un interminabile secondo, prende la mia penna con uno scatto e firma.
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