Capitolo 48
Rigiro con lentezza lo zucchero nel caffè mentre fisso il cucchiaino, senza guardarlo veramente. Non ho chiuso occhio per tutta la notte: avevo solo incubi e tutti riguardavano una sola persona.
Ieri, subito dopo l'ultima visita a Mr. Bastardo, sono andato a casa di Rose per prendere tutte le mie valige. Inutile dire che non mi ha aperto e mi ha buttato tutto quanto giù dalla finestra. Fortuna che non avevo niente di vetro.
Ho un sonno pazzesco e oggi è pure l'ultimo giorno al Queens prima che inizi con l'ultimo anno. Vorrei solo dormire per sempre, dopo tutto ciò che ho passato, e riposarmi. Ma adesso non mi sento affatto rilassato con Niall che mi fissa, seduto vicino a me a tavola, facendo avanti e indietro con gli occhi tra me e una rivista con Harry sulla copertina.
-Che cosa c'è?- sbuffo, scrollando le spalle. Vedete voi se mi deve rompere già di prima mattina.
-Shhh!- si porta l'indice davanti alle labbra e mi fulmina con lo sguardo, -Ho bisogno di concentrazione: devo risolvere l'enigma della vita...- mi avvisa, lasciandomi confuso alle sue parole e inizia la sua conta tra me e il finto Mr. Bastardo: -An ghin gò, chi è il passivo? Non lo so! Ma tra poco lo saprò, an ghin... ahio!- sobbalza e si porta le mani sul punto della testa che Lacy gli ha colpito con la stessa rivista.
-Sei un cafone, Niall!- lo rimbrotta, prima di avvicinarsi a me, zoppicando, e darmi generosamente un paio dei toast che ha fatto. Con l'altra mano si tiene ad una sola stampella. -Non starlo a sentire, tesoro. I gusti sono gusti, noi non ti giudichiamo. E poi, lo ammetto, hai proprio un gran bel gusto!- si siede all'altro mio lato e mi dà una gomitata complice, facendomi l'occhiolino.
Alzo gli occhi al cielo, replicare oramai non mi serve più. La verità? Non lo so neanche più se sono etero o gay. Ma, come mi ha detto Lacy, io sono un chi non un cosa. Non ho bisogno di un' etichetta. Già, peccato che al resto del mondo non freghi niente.
Guardo di sfuggita Lacy, la quale mangia tranquillamente e beve il suo caffè. Devo dirle di Nate o no? E di Jordan? Sospiro. Certo che devo, sennò che razza di amico sarei? Meglio dopo, però: voglio lasciarle qualche altro minuto di pace.
-Buongiorno!- saluta Mary, arrivando da camera sua, -Jordan e gli altri?-
-Lui e Cindy sono già a lavoro. Ruby e Dylan a scuola. Ci siamo solo noi.- risponde la sorella, dando anche a lei un toast. Mary si siede di fronte a me e mi scruta. -Come stai?-
-Di merda.- rispondo di getto, -Scusa.- borbotto, poggiando la testa sulla mano e il gomito sul tavolo. -Sentite, potete distrarmi? Vorrei... dimenticare tutto.- li prego, bevendo un sorso della mia mini colazione. Già, dimenticare sarebbe veramente bello. Dimenticare tutto... per sempre.
-Ok.- annuisce Lacy, comprensiva, subito seguita dagli altri due. -Io oggi non vengo. Ho scritto delle e-mail ai professori e hanno detto che, a causa dell'infortunio, posso tranquillamente fare gli ultimi studi e le ultime prove da casa.-
-È fantastico.- sorrido, stringendole la mano. Lacy è una ragazza così dolce e forte allo stesso tempo... riuscirà a superare il "problema Nate"?
-Niall, che schifo!- strilla Mary alla vista del cugino che pulisce il coltello pieno di marmellata con la lingua. E, sì, fa veramente schifo. -Serve anche a me!- lo sgrida, prima di prendere la posata e andare a metterla nella lavastoviglie, tornando con un altro coltello. Il biondo si limita a sghignazzare: -Andiamo! Quanto sei pignola... non ti attacco alcun batterio, lo sai, sono pur sempre sangue del tuo sangue.-
-Sì, ma non saliva della mia saliva!- ribatte sconcertata, tornando alla propria colazione. Niall fa spallucce, sospirando, e anche lui si fa di nuovo i fatti suoi. Devo ammetterlo: Mary si è integrata alla grande tra di noi.
-Ehi, andiamo alla festa di fine college che terrà Emma questo giovedì a casa sua?- Lacy si lecca le dita sporche di burro di arachidi e ci fissa uno ad uno, speranzosa.
-Perché no?- sorride Niall, guardando me per avere conferma. -Ci saranno tutti i nostri amici del corso di Algebra: Hailee, Pete, Noah, Terrence, Kaila, Diana, Sammy, Steve, Willow e Dakaria.-
-Ehm, hai dimenticato Gesù Cristo.- scherza Mary, assottigliando lo sguardo. Niall fa una smorfia sorridente, ma infastidito. -Ti detesto.-
-Il sentimento è reciproco.-
-Ma che avete stamattina?- alzo la voce, guardandoli indignato. Persino i bambini delle elementari si comportano in un modo più adeguato.
-Lei è cattiva!- si giustifica Niall, -Mi ha detto che Jullienne sta per andarsene!-
Che?
-Ma è vero, Niall! Io te l'ho solo ricordato e tu devi accettarlo. Jullienne è una studentessa di scambio e l'anno che doveva fare con voi è passato. Sta per tornarsene in Francia e tu dovresti andare a salutarla, me ne frego del vostro litigio.- incrocia le braccia al petto la ragazza, aggrottando le sopracciglia.
-Quale litigio?- mi toglie le parole di bocca Lacy.
-Mentre voi ieri eravate fuori con i...- Mary tentenna e mi guarda in modo dispiaciuto. Io capisco e le faccio cenno di andare avanti. Non m'importa più. -... vostri ragazzi, Niall ha litigato furiosamente al telefono con Jullienne e io l'ho sentito. Lei vuole una relazione a distanza, lui ha detto che non se la sentiva e lei, di conseguenza, lo ha lasciato in tronco!-
-Hai rotto con Jullienne?!- mi sorprendo, squadrando il mio amico come se fosse una specie di alieno.
Strano, mi sembravano... così innamorati. Scuoto mentalmente la testa. Siamo tutti innamorati, le prime volte. Solo dopo capiamo che cosa comporta il vero amore. Io lo so.
Grace... Rose...
Non riuscirò mai a perdonarmi, per loro.
Niall annuisce, un muso lungo a contornargli il viso. -Sì... ma la supererò.-
-Se davvero lo pensi, allora vai all'aeroporto e salutala come si deve. Il suo volo parte tra mezz'ora, corri!- lo sprona Mary, indicandogli la porta con la mano. Niall ha lo sguardo confuso, ma poi sospira ed esce come un razzo, all'improvviso, fuori di casa. -Vi raggiungerò al Queens, prenderò l'autobus!- ci urla nel mentre.
Ed io sorrido. Sorrido perché vorrei anch'io un amore così facilmente complesso.
-Wow!- urla Niall nella mia macchina, gli occhiali da sole e un sorriso raggiante sorriso sulle labbra. -È finita!- grida contento, alzando le braccia in alto.
Rido, scaricando l'adrenalina. Ce l'abbiamo fatta: un altro anno al Queens è stato concluso e ora può tranquillamente venire a farci visita l'estate. Almeno questa cosa mi è andata bene, a differenza di tutto il resto.
Mary, dietro di noi, ascolta la musica a tutto spiano. Siamo passati a prenderla dal suo lavoro, il quale l'ha totalmente sfinita, e adesso si gode il fatto che anche lei è in vacanza per contratto. -Ve lo giuro, ragazzi, odio dover vedere così tante scarpe nello stesso giorno.- sbuffa, togliendosi una cuffietta. Ebbene sì, Mary è stata chiamata a New York per fare da modella a dei negozi di vestiti. Prima faceva piccole pubblicità per aziende poco sconosciute e ora è qui; il suo visetto carino e il suo corpo da adolescente sono senza dubbio delle grandi armi per lei.
Arriviamo di fronte a casa di Jordan e, proprio quando ci stiamo dirigendo verso la porta, il mio telefono squilla. Fortuna che leggo il nome, sennò avrei attaccato senza neanche rispondere: -Ciao, Bailey.-
-Ti ha detto di Jasper, non è così?-
-Tu lo sapevi?- domando, ma la risposta è ovvia. Harry aveva ragione.
-Ovvio, non sono stupida. Louis, ti prego, dovete chiarirvi.-
Non le rido in faccia solo per educazione. Più che altro, sbuffo divertito. -Ah, sì? E perché?-
-Perché lui ti ama e tu lo sai.-
Smetto di camminare e di respirare. Mary e Niall si fermano a loro volta, aspettandomi.
Che... cosa? No.
-No, Bailey, ti stai sbagliando, lui...-
-Zitto!-
Sobbalzo al suo ordine, è la prima volta che mi dice di fare silenzio.
-Tu hai visto come ti guarda, Louis, proprio come me. Per favore, dimentica le sue bugie! Dimenticati di Jasper, dell'intervista, dell' hotel a Fuerteventura...-
Eh?!
-Aspetta!- la interrompo, chiudendo gli occhi. Cos'altro c'è, ancora? -Che c'entra l' hotel di Fuerteventura?-
-Ehm... non te l'ha detto?-
Ovvio che no.
-No, Bailey. Non me l'ha detto. Che cosa non mi ha detto?- grugnisco, furioso e incazzato.
Mr. Bastardo... ancora segreti, eh?
-Hai presente che metà hotel appartiene a Mr. Styles? L'ho sentito dirti che era un regalo di compleanno. Be', ecco... la verità è che... era un regalo... di nozze.-
Sgrano gli occhi e stringo sia la mascella che il cellulare.
Stronzo d' un riccone!
-Mi hai preso per pirla, Bailey?!-
-Assolutamente no, Louis. Non ti sto mentendo, purtroppo.-
-E da chi cavolo l' aveva ricevuto questo "regalo"?- la mano libera diventa un pugno e sento tutto il sangue andarmi alla testa.
Regalo di nozze. Quel pezzo di merda ha avuto le palle di portarmi nel suo regalo di nozze.
-L'altro proprietario dell' hotel: sono molto amici.-
-Quindi non è vero il fatto che io sono l'unico a sapere del suo matrimonio.-
-Solo gli amici più stretti.-
Bugie, bugie, bugie... sempre e solo bugie. E delusione.
-Capisco.- mento, riprendendo a camminare. -Ma perché vuoi che lo perdoni? Sai bene che cosa mi ha fatto.-
-Perché meritate entrambi di essere felici. Louis, va da lui, oggi stesso.-
Mi sale un dubbio e guardo Niall tirare fuori le chiavi di casa. -Perché proprio oggi?-
-Ti è arrivata una lettera da parte sua?-
Corrugo la fronte, preso in contropiede. Una lettera?
-Che lettera?-
-Ma che cazzo...?!-
Alzo lo sguardo e comprendo l'imprecazione di Niall.
Porca di quella troia!
Lacy, seduta sul divano, sta contando, con tanto di occhiali, carta, penna e calcolatrice...
Soldi!
-Soldi!-
-Soldi.- mi conferma Bailey all'orecchio, perché è seriamente tutto quello che vedo: sono sul divano, sul tavolo di vetro e ai piedi della mia amica in salotto, raggruppati con elastici di vari colori.
-Cos' è successo?!- spiaccica parola per prima Mary, prima di guardare dubbiosa la sorella. -Sei andata a svaligiare una banca mentre noi non c'eravamo?-
Lacy fa un smorfia e un mezzo sorriso. -No. È arrivata una lettera per Louis, ma non c'era scritto il mittente. Mi sono insospettita e ho deciso di aprirla, nonostante fosse molto pesante. Però, oltre ai soldi, c'era anche questo.- ci spiega e tira fuori da dietro i cuscini un biglietto con su scritto solamente "Scusami". Ma io riconoscerei quella scrittura fra mille.
Harry.
-Quant'è il tutto?- mi sforzo di parlare, ancora sotto shock e mettendo Bailey in attesa.
-Mmh...- Lacy si aggiusta gli occhiali sul ponte del naso e riguarda i suoi calcoli. -Considerando che ho diviso i soldi per banconote da venti e da cinquanta, dieci per ogni gruzzoletto, in totale...- prende in mano la calcolatrice, digita con cautela e poi sbianca: -Quattrocentocinquantamila dollari?!-
COSA???!!!
-Svengooooooo...- avverte Niall, portandosi una mano sulla fronte e svenendo veramente in braccio a Mary, altrettanto scioccata.
Ma è fuori di testa, quell'uomo?!
-Torno subito.- avverto tutti loro, dirigendomi verso la mia camera e chiudendomici poi a chiave. Ritorno a parlare con Bailey: -Perché?!- domando e basta. Mi è ritornata la voglia di strangolarlo a mani nude. Se pensa di potermi comprare, si sbaglia di grosso.
-Non lo so, mi ha ordinato di spedirteli e basta. Vedetevi un'ultima volta, te ne prego. Dovete ancora dirvi così tante cose...-
-Non vado da lui, nemmeno per questo, capito?! Non lo cercherò, non lo chiamerò e non gli parlerò, mai più! Ho chiuso con lui, chiaro?! Parlaci tu al posto mio, digli di levarsi dalle palle!- sto per riattaccare, stizzito, ma le sue parole mi fermano: -No, non è solo per i soldi! Sta per andarsene, Louis!-
Divento rigido in tutto il corpo e ci metto davvero molti, molti secondi, per realizzare tutto ciò che mi ha appena detto.
Lui... lui cosa?
-Che vuoi dire?- riavvicino il telefono al mio profilo e ascolto con un macigno nel petto ogni sua parola: -Domani sera tornerà a Chicago e poi si trasferirà a Riverton, nel Wyoming, per iniziare a girare il film di Evernight. Io e mio padre andremo con lui e staremo via per non so quanto tempo. Cogli l'attimo, Louis, prima che sia troppo tardi. Corri.-
Rimango dove sono per tutta la durata del suo monologo e mi torna in mente ciò che stamattina Mary ha detto a Niall. Bailey chiude la chiamata ed io rimango solo nella quiete della mia stanza.
Una sola domanda mi affligge: che cosa devo fare, ora?
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