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Capitolo 46

Ad aprirmi le porte del grattacielo è sempre il solito uomo in divisa, che scommetto tutto quello che volete che ieri sera mi ha visto mentre distruggevo l'auto di Mr. Bastardo, ma non ha detto niente, forse per ripicca o non so che.
Mentre Bailey resta all'entrata principale per lasciarci il nostro spazio, io salgo all'ultimo piano con l'ascensore e mi sembra di rivivere quel giorno: il nostro primo incontro.
Solo che adesso le cose sono cambiate. È diverso, è tutto diverso da prima. E non capisco che cosa io ci abbia tratto in vantaggio da questa esperienza. Mai farsi scopare dal primo belloccio che ti capita a tiro? No, non credo proprio.
Nel mio corpo scorre paura, tanta paura, e adrenalina. Non so se ho più voglia di spaccargli una sedia in testa o di farmi prendere da lui. Il solo rimettere piede qui dentro, mi fa ricordare talmente tante cose. Cose sporche, spinte, violente...
Le porte si aprono ed io mi dirigo a passo spedito verso il suo ufficio. Non busso neanche, entro e basta, sbattendo le ante.
-Quella porta è stata fatta con legno canadese, vuoi farmela a pezzi come con la mia preziosa auto?- una mano salta fuori dalla sedia girata, l'altra tiene una sigaretta a giudicare dal fumo che vedo provenire da lui.
Stessa posizione, stesso tono neutro. Cazzo, sembra veramente quel fatidico giorno che ha cambiato per sempre la mia vita.
Stavolta le cose andranno diversamente.
Risentire il suo profumo e la sua voce mi fa salire un brivido d'eccitazione lungo la schiena, assieme alla rabbia ceca che nasce dal mio cuore.
Rimani concentrato, Louis. Non farti distrarre.
Cammino verso di lui, la scrivania è l'unica cosa che ci separa. -Alzati e affrontami, Styles.- ringhio, sfidandolo.
Ho intenzione di uscirne vincitore, di farlo soffrire almeno un po' di quanto abbia sofferto io.
La sedia girevole gira verso di me ed eccolo qui: in abito da lavoro, elegante e raffinato.
Sicuro di sé, fiero, bellissimo.
Tenebroso, misterioso, oscuro.
Un bastardo.
-Sono contento che tu abbia accettato di venire, Louis...-
-Patti chiari e amicizie lunghe, che cosa vuoi, Mr. Bastardo?- mi chino e poggio le mani sulla scrivania, gli occhi non lo mollano un secondo.
Mi viene stranamente facile l'immaginarlo dentro una vasca piena di acido ad urlare di dolore.
Lo distruggo.
Ridacchia, scuotendo la testa e spegnendo la sigaretta nel posacenere, con eleganza. -Mr. Bastardo... È questo, adesso, il nuovo soprannome che mi hai affibbiato?-
-Pensavo lo avessi capito dal regalino che ti ho lasciato.- arcuo un sopracciglio, sorridendo in modo stronzo.
Se si permette di chiedermi di pagare i danni, giuro che...
-Pensavo che fosse stato solo lo sfogo del momento.- fa spallucce, muovendo la mano come a scacciare un moscerino. -Non ce l'avrai ancora con me, vero?- mi blandisce con un mezzo sorriso di scherno.
Contraggo le spalle e i pugni.
Tu, brutto, sporco, lurido, viscido...!
-Smettila!- grido al limite, prendendo il posacenere di cristallo e lanciandolo contro il muro, facendolo finire in mille pezzi.
Lui sobbalza, ma non fa altro. -Era un souvenir dalla Cina.- borbotta, -Ti senti meglio?-
-Non starò meglio fin quando non ti comporterai da uomo. Affronta ciò che mi hai fatto, cazzo, e ammetti di aver torto!- gli sputo addosso la mia rabbia, la quale mi fa venire la sensazione di star per piangere.
Dietro di lui, il cielo rimane costantemente grigio e un tuono improvviso dà inizio ad una nuova pioggia.
Mi fissa, il mento poggiato sulle mani unite, i gomiti sulla scrivania. Passano secondi interminabili, ma poi decide di alzarsi e fronteggiarmi: -Ti chiedo scusa.- china lo sguardo, prima di fissarmi con determinazione. -Non era affatto una vendetta nei tuoi confronti, se è questo che pensi. E mi dispiace, davvero.-
Combatto contro ogni mio istinto e contro il mio stesso cuore pur di non dargliela subito vinta. -E allora perché lo hai fatto?- mi esce fuori in un soffio.
L'averlo così vicino, il provare tutte queste emozioni contrastanti, mi ha mandato letteralmente sotto shock.
Lui boccheggia, non sapendo cosa dire, poi lo ammette: -Volevo renderti libero. Non lo avresti mai fatto da solo.-
-Mi stai dando del codardo? No, aspetta!- scuoto la testa, chiudendo gli occhi, -Che mi frega? Non avresti dovuto farlo senza il mio permesso!- sbotto, indicando me stesso.
Ecco, questo è il vero punto della questione: mi ha praticamente pugnalato alle spalle.
Fa il giro della scrivania, venendo da me e alzo una mano, voltando il viso.
-Non avvicinarti!- lo avverto, mordendomi la carne delle labbra a sangue. -Non devi toccarmi, capito? Non osare fottutamente farlo!- il mio è un ordine e giuro che divento una belva se non lo rispetta.
Mi sono appena accorto che anche il solo averlo così vicino mi fa molto male al cuore, ai pensieri... mi ha mandato nel pallone più di tutte le altre volte.
Non so più cosa provo per lui.
-Chi sono gli altri?- mi esce la prima domanda che voglio fargli in assoluto e riesco a guardarlo solo con la coda dell'occhio.
Perché la sua bellezza deve farmi soffrire così tanto?
-Louis...-
-Dimmi chi cazzo sono!- urlo, alzando di nuovo la mano quando fa un passo in avanti.
Indietreggia. -Non posso dirtelo.-
-Sì, che puoi. Me lo devi.- faccio vagare gli occhi, sto sudando freddo e prego che questa tortura finisca in fretta.
Lo sento sospirare. -Zayn, che conosci. Nate, il paramedico che si vede con la tua amica e... il fratello di lei, Jordan. Ma, ti avverto, non eravate solo voi quattro. Gli altri non li conosci.-
Il mio corpo diventa una statua e i polmoni rischiano un collasso per la mancanza di ossigeno.
Zayn, Nate e Jordan... Seriamente?
Loro?
-Stai scherzando?- sussurro, scioccato e incredulo per via della sua rivelazione. È una fottuta bugia, non ci credo, non voglio crederci.
-No. Quando hanno sparato a casa tua, non era la prima volta che rivedevo Nate o che incontravo Jordan. Loro mi hanno chiesto il silenzio ed io ho fatto lo stesso con loro. Io e Zayn scopavamo insieme già da un po'.-
Sbatto le palpebre più volte. Oddio. Liam, Lacy e la moglie di Jordan, Cindy... ne usciranno a pezzi.
Lo fisso con uno sguardo pieno di ribrezzo, disgusto, odio. Non ha rovinato solo la mia, di vita, allora.
Mostro. Deglutisco. Sei solo un mostro.
-Ti prego, non arrabbiarti.- me lo chiede con gli occhi da cerbiatto, occhi che ormai non hanno più alcun potere su di me.
Cos'ha detto? Cos'ha osato chiedermi?
-Non arrabbia... ah! Non arrabbiarti?!- alzo la voce, mettendo le mani sui fianchi.
Ora lo disintegro, lo giuro su Dio.
-Tu, Harry Styles, stai seriamente chiedendo a me di non arrabbiarmi?! Che ne dici di guardare allora il quadro generale della situazione, eh? La mia non più futura moglie ha scoperto che l'ho tradita, mia madre si rifiuta di parlarmi e di farmi vedere le mie sorelle, i miei amici mi credono omosessuale e la mia faccia si trova su ogni sacro santa copertina del New York Times, del Daily News, del New York Post e molte altre ancora, definendomi come la tua puttana di turno!- urlo a squarciagola, svelandogli tutto quello che ho letto nei miei messaggi che mi hanno lasciato sul telefono e le notizie che ho sentito dalle chiamate perse, ma registrate. -Perciò no, Harry, tu non hai alcun diritto di dirmi di non arrabbiarmi!-
-Almeno adesso puoi uscire tranquillamente allo scoperto!- sbotta, alzando le braccia al cielo e parlando come se avesse detto un' ovvietà.
Tra poco mi parte un pugno, me lo sento.
-Non. Sono. Gay. Lo vuoi capire, sì o no? E nonostante ciò, hai praticamente fatto outing per me, distruggendo tutto ciò per cui ho lavorato tanto! Va' all'inferno!- lo accuso, avvicinandomi a lui e spingendolo.
Lui rimane basito, poi mi spinge a sua volta. -Sei soltanto un ragazzino che non comprende i veri valori della vita!-
Io?
-Tu ti comporti da ragazzino, perché non capisci che cosa significa avere delle responsabilità, considerando addirittura tutte le tue imprese, e dover agire in un certo modo per il bene di tutti!- lo colpisco al petto, forte, più forte, tentando pure di dargli una sberla e ci riesco.
Volta il viso di lato, immobile. Non ho timore delle conseguenze. Gliela volevo dare da così tanto tempo, a questo brutto stronzo.
Si riprende e mi fissa, gli occhi verdi inglobati dall'oscurità e dalla severità. Muove qualche passo e io indietreggio, ma finisco con le cosce bloccate contro la sedia.
Non farlo, non puoi farlo, non dopo che tu...
Le sue mani mi circondano la vita, come una gabbia, e il suo petto tocca il mio. Sento il suo respiro e la sua gabbia toracica va allo stesso ritmo della mia. -Ti volevo solo per me. È sempre stato così.-
-E per avermi, mi hai rovinato...- mi scappa un singhiozzo e cerco di voltare più che posso la testa pur di non guardarlo.
Una sua mano passa tra le ciocche dei miei capelli, sulla fronte. -Shh...- soffia sul mio zigomo, prima di posarvi uno dei suoi...
-Bacio da farfalla...-
-Come?- si ferma ed io arrossisco. Perché non sto mai zitto?
-Mi hai baciato... come il tocco di una farfalla.- sussurro, battendo più volte le ciglia e fissando il pavimento.
Non cedere, non cedere, cazzo, Louis, non devi cedere!
-Lasciami andare.- serro gli occhi, come le dita sulla sua giacca, e mi mordo le labbra.
Ti prego...
-Mai.- ruggisce vicino al mio orecchio, per poi mordermi il lobo con i denti aguzzi.
-Oh!- gemo e tento di nascondermi contro la sedia, ma è tutto tremendamente inutile.
Perché deve farmi soffrire così? Che cosa gli ho fatto?
-Io ti odio.- piango, bloccando appena in tempo un ansimo quando mi morde il collo e la giugulare.
Dio, fermati, ti prego...
-Lo so... e mi piace.- soffia tra i denti, stuzzicandomi la mascella e andandomi a toccare il culo.
Faccio un verso strozzato. Sono stressato, talmente stressato che mi viene quasi voglia di cedergli, di dirgli di sì, di lasciarmi prendere... ma non sarò più così debole.
Torno ad avere il controllo sul mio corpo e porto le mani alla sua gola. Lo stringo con decisione e lui blocca tutti i suoi movimenti. Lo allontano con un po' di fatica e lo fisso nelle iridi, combattuto.
-Allontanati subito da me. Hai capito? Non toccarmi più. Non ne hai più alcun diritto.- spero che le mie parole per lui siano veleno puro, dato quanto la sua espressione cambia: da incredula, a delusa e poi rabbiosa.
Però, mi obbedisce. La bocca si allontana sempre di più da me e le mani strisciano via, tornando al loro posto: ai lati dei suoi fianchi.
Ho l'affanno, ma sono orgoglioso di me stesso. Sono riuscito a respingerlo veramente, per la prima volta dopo tanto tempo.
-Ora tu chiami il New York Times e gli dici che hai sbagliato nel dire il mio nome.- gli punto un dito contro, severo. -Che era uno scherzo, una scommessa persa, non m'importa che cazzo t'inventi... basta che nessuno dica più che sono uno dei tuoi amanti. O peggio: la tua puttana.- sibilo a bassa voce.
La testa mi sta per scoppiare, il dolore al petto peggiora ogni secondo di più che passa e i miei occhi devono essere rossi come il fuoco per tutte le lacrime che questo schifoso essere umano mi ha fatto versare.
Lo vedo deglutire e scuote la testa, sconsolato. -Louis, vorrei tanto, te lo giuro, ma oramai il danno è fatto, io non posso più...-
Ci voltiamo quando la porta viene aperta di colpo ed io guardo confuso la figura che sta venendo verso di noi: è un ragazzo alto, più di me ma meno di Harry, capelli corti, corvini e occhi neri, vestiti eleganti sul blu scuro e sembra essere sull'età del riccio.
Strano, non l'ho mai visto qui.
-Mi spieghi cosa cazzo combini, Harry?- grida addosso a quest'ultimo il nuovo arrivato, guardandolo in cagnesco e arrivandogli di fronte. -Bailey non mi aveva fottutamente detto che l'intervista aveva un tale argomento, tanto meno tu. Sto via solo per qualche settimana e tu non fai altro che combinare casini! Cos'è questa storia che urli ai quattro venti la tua sessualità, eh? Mi avevi detto di volerla tenere segreta. Oh, ma non solo! Dovevi addirittura vantarti di scopate col tuo stesso sesso, coglione che non sei altro!-
-Piantala, Jasper! Non lo vedi che sono occupato?- Mr. Bastardo mi indica palesemente con la mano ed io collego i pezzi del puzzle.
Jasper... il suo manager.
Il ragazzo mi squadra dall'alto in basso, soffermandosi sul mio volto. Poi, assume un' espressione sorpresa. -È lui?- mi indica col dito, guardando l'uomo davanti a me con un'aria arrabbiata. -È la puttana che ti scopi? O, almeno, una di loro?-
Scusami?
-Ehi! Puttana a chi, deficente?- sto per saltargli addosso, ma Harry mi blocca in tempo e mi allontana da lui.
-Louis, no, non ne vale la pena.- cerca di calmarmi, una sua mano mi tiene stretta la spalla ed io la scaccio via.
-Sei veramente un lurido porco, Styles.- sghignazza orripilato Jasper, prima di spingerlo via da me e avvicinare i nostri volti.
Il riccio si mette appena in tempo tra i nostri corpi. -Sparisci, Jasper, ok? Ne discutiamo dopo.- ordina perentorio.
Lui, in risposta, ride in un modo talmente pazzo da farmi accapponare la pelle. -Oh, no, scordatelo. Voglio risolverla qui, invece, e adesso. Louis, giusto?- allunga il collo per rivolgersi a me ed io non so cosa dire.
Che vuole da me?
-Jasper, non farlo.- scuote la testa Harry, facendomi insospettire.
-Non fare cosa?- domando, allontanandomi da entrambi e fissandoli.
-Non gliel'hai detto, vero? No, ovvio che no, perché sei un tale vigliacco...- ghigna Jasper, guardando Mr. Bastardo con uno sguardo pieno di divertimento folle.
-Dirmi cosa?- richiamo l'attenzione su di me perché, seriamente, non ci sto capendo più nulla.
-Be', se non lo farai tu, lo farò io. Almeno avrò questa piccola soddisfazione, da tutte le stronzate che hai combinato in mia assenza.- il moro si sfrega le mani tra loro e passa lo sguardo da me al riccio con ribrezzo.
Cosa sta succedendo?
-Jasper, no!- Harry lo prende per un braccio, ma non fa in tempo a zittirlo.
-Sai, io non sono solo il manager di Harry Styles.- mi svela con tono pungente, un sorriso malvagio ad accompagnare la rottura totale della mia persona, della mia anima e del mio cuore. -Sono suo marito.-

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