Capitolo 40
Tic, tac. Tic, tac.
Batto il piede ripetutamente sul pavimento e il dito sul bicchiere di plastica con caffè.
Tic, tac. Tic, tac.
So che intorno a me ci sono delle persone, gente che si sta muovendo, ma io non sento niente. Se non quello stupido orologio.
Tic, tac. Tic, tac.
Sono seduto, eppure sono stanco come se fossi in piedi da stamattina. Mille domande, zero risposte: perché? Perché Lacy? Perché, Alden?
Tic, tac. Tic, tac.
-Ehi?-
Alzo il capo e Harry mi sovrasta dall' alto. Si siede al mio fianco e indica la mia bevanda calda. -Basta caffè, è tutto il giorno che lo bevi e non hai nemmeno mangiato.-
-Sto bene, mangiare è l' ultimo dei miei pensieri.- mormoro e fisso un' altra volta l' orologio. Le undici e cinquantadue. Diciotto ore. È là dentro da più di diciotto ore, cazzo.
-Niall e Mary?-
-Niall è al telefono con i coniugi Hanson e Mary si sta riprendendo.- rispondo cauto, -Tu quando sei arrivato?-
-Adesso. Te l' ho detto che avevo quel meeting, ho fatto più in fretta che ho potuto. Lacy è ancora sotto i ferri?-
-L' ultimo chirurgo è uscito circa cinque minuti fa, ma non ha detto niente. È corso via ed è rientrato con altre sacche piene di zero negativo.- faccio spallucce e sento all' altoparlante che stanno chiamando una dottoressa in chirurgia.
-Vuoi che ti dia il cambio? Vai a fare due passi, ti sentirai meglio. Poi Nate prende il mio posto e io torno al lavoro.- mi prende il caffè dalle mani e mi aiuta ad alzarmi. Gli faccio un sorriso debole e mi incammino senza una meta ben precisa.
Non sono uscito dall' ospedale neanche una volta da quando hanno portato Lacy in sala operatoria. Le hanno bendato i polsi, ha avuto due collassi per mancanza di sangue e hanno chiamato la polizia che sta tutt' ora esaminando la "scena del crimine" e i vestiti della mia amica.
Ho lo stomaco chiuso, non ho toccato cibo se non un pacchetto di biscotti. L' unico sentimento che provo è la paura, con un pizzico di rabbia. Alden è chissà dove e Lacy sta lottando con le unghie e con i denti per la sua vita.
Scendo le scale e svoltando l' angolo trovo Nate. Non ha più la divisa, è piegato su una sedia e sta singhiozzando. Cristo, povero ragazzo. Non so cosa si dice in questi casi, di solito sono io quello che è al posto di Lacy. Mi limito a fargli accorgere della mia presenza con una pacca sulla spalla e continuo per la mia strada.
Sta soffrendo tanto e anche Mary. Mi sale il voltastomaco, davvero Alden è una persona così schifosa? Così crudele? Lacy aveva scritto nel messaggio a Niall di sapere chi mi stava minacciando ed è andata da lui. Può aver avuto ragione? È sul serio Alden il mio stalker? Tutto quanto porta a lui e se così fosse... potrebbe anche aver ucciso Amber e aver fatto fare una qualche fine a Keira.
La porta a doppia anta si apre automaticamente e il leggero vento fresco mi colpisce la pelle. Le persone intorno a me, medici e infermieri, chiacchierano tra loro e bevono bevande calde, mentre appoggiato a una colonna c'è Niall che parla con energia al telefono. Tutto infervorato grida, urla, ride sarcasticamente e gesticola.
Oh, Nì...
Mi sento così inutile, vorrei poter fare qualcosa. Harry stesso, quelle volte in cui è riuscito a venire qui oggi, si offriva per dare una mano senza ottenere una risposta affermativa, però analizzava il problema con il primo chirurgo, gli dava consigli e faceva opinioni quando andava a controllare in galleria l' operazione. Mi ha descritto la scena e so che non ce la farei se l' andassi a guardare anche io. Non posso vederla in quello stato, già mi ha traumatizzato il modo in cui l' ho trovata.
Mi stringo nel cappotto enorme e bello caldo che mi ha portato Harry e trovo Mary, da sola, all' angolo del marciapiede e fuori dal cancello dell' ospedale. Guarda assorta le macchine e le contempla. Cammino nella sua direzione e mi metto al suo fianco. Ci troviamo proprio di fronte a un incrocio. Sentiamo il rombo dei motori, lo starnazzare dei clacson e le varie canzoni che provengono dai bar. Mary si abbraccia da sola e mi guarda il profilo. -Hai una sigaretta?-
La osservo e capisco che ne ha bisogno. Prendo dalla tasca dei pantaloni la mia scorta segreta e dalla scatola ne dò una alla bionda, con tanto di accendino. -Non dirlo a Niall.- mi prega e accende la fiamma. Faccio lo stesso e annuisco. -Non dirlo a mia madre.-
Sghignazza di poco e prendiamo un tiro. Dio, non fumavo da mesi, forse da quando stavo a Boston. È rilassante, in un momento come questo aiuta. A parer mio, è quasi comico come funziona il corpo umano. Una persona si può sentire stanca, senza fiato e disidratata dopo aver fatto una maratona, una staffetta o essere stata fuori tutto il giorno. Poi ci siamo noi... noi che non facciamo altro che alzarci e sederci da delle sedie, guardare fuori dalle finestre, camminare in cerchio e mangiare alla mensa, solo per poter scoprire se una persona a noi cara morirà o meno. E, nonostante i nostri sforzi siano minimi rispetto a quelli di un atleta, siamo noi quelli messi peggio.
Inspiro ed espiro, sentendo i miei polmoni alleviarsi e l' alito farsi di cenere. Mary non ha ancora aperto bocca e io non voglio costringerla. Parlerà quando se la sentirà. Distolgo le mie pupille dalla sua figura e mi mordo il labbro. Sta soffrendo tantissimo, proprio come Niall e Nate. Di sicuro anche Lacy sta soffrendo. Una parte di lei, coscente di tutto quello che le sta capitando attorno, sta sentendo un forte dolore. Oppure sta vedendo il suo futuro, come è successo a me.
Ringhio sottovoce. Odio quelli come Alden, coloro che pensano di poter fare Dio... anzi, no: tutti noi possiamo fare Dio e la cosa è inquietante. Possiamo decidere se fare del male, creare dolore, gioia o felicità, se lasciare in vita o uccidere un altro essere vivente. Tutto questo dipende solo dalle nostre scelte.
Gesù, che cosa orripilante.
Perché ci è stato concesso di avere l' odio tra i sentimenti? Perché alcuni di noi provano una tale rabbia che porta alla violenza? Il nostro creatore, il nostro Dio, voleva questo? Oppure si fida di noi e spera che non facciamo del male? Forse adesso comincio a capire perché Harry non crede nel matrimonio o si fidi più della scienza che della sua fede. Lui stesso mi ha confermato, una volta, che la croce d' oro che porta al collo non è altro che un gioiello.
Già, Mr. Occhi di Ferro non è un credente. Non si definisce e basta.
Divertente da sentire per uno come me, uno che vive con mille etichette sin dalla nascita. Riesco a immaginarmi come un pupazzo di pezza, dove le persone attaccano sopra delle etichette con su scritto "etero", "marito", "padre", "college", "Londra"... in pratica il riassunto della parola "oggetto".
Ecco, questo è ciò che Alden ha fatto a Lacy: l' ha presa e le ha attaccato inconsciamente la parola "oggetto".
-Quando eravamo bambine, nostro nonno morì.- mi riscuote dai miei pensieri la voce di Mary. Finisce la sua sigaretta e fissa un semaforo. -Avevano chiamato a casa nostra e ce l' avevano detto. Siamo andati lì, vi fu il funerale e tante lacrime. Io non ricordo niente, solo il telefono che squillava. Sobbalzavo ogni volta che sentivo quella dannata suoneria per paura che fosse morto qualcun' altro, avevo tipo sei anni. Lo feci per poco più di un anno, ma Lacy mi indorì la pillola.- sorride nostalgica e spegne la cicca con lo stivale. -Buttò via tutti i nostri giocattoli simili anche solo lontanamente ai telefoni e costrinse mamma e papà a tenersi quello di casa in camera loro, una piccola dittatrice!- ride e mostra i denti bianchi. Scuote il cranio, sta per crollare. -Non ebbi più paura... fino a stamattina, quando mi hai chiamata tu.- gira la testa e mi guarda, le trema il labbro e fa cenno di "no" col capo. -Io non voglio avere paura, non posso, devo rimanere forte per lei, lo capisci? Potrebbe morire e io dovrei consolare la nostra famiglia, potrebbe rimanere in coma e non svegliarsi più, potrebbe svegliarsi e non essere più se stessa... Non posso piangere per lei, non l' aiuterebbe.- singhiozza e si piega di poco con la schiena. Tira su col naso, addolorata. -Dovevo salvarla, dovevo indorirle io la pillola stavolta!-
Mary, tesoro.
-Vieni qui.- la prendo per la giacca e l' attiro a me. Mi stringe forte, nasconde la faccia sulla mia spalla e piange. Urla distrutta, lasciandosi andare e io la tengo, non la mollo. -Shhh... Va tutto bene, andrà bene. Ci sono io. Ti aiuto io, Mary, ti tengo.-
-Basta chiamate...- borbotta con voce soffocata sul mio tessuto e strilla, -Basta chiamate, ti prego!- mi dà dei pugni leggeri sulla schiena e la tengo in piedi difficilmente, le sue ginocchia stanno cedendo.
Lego il mio braccio sano attorno alla sua vita e annuso profondamente il profumo dei suoi capelli. -Mi dispiace...- sussurro e serro gli occhi. Lacy si è messa nei casini per me, per proteggermi.
È colpa mia, è sempre colpa mia.
Non ne faccio mai una giusta.
-Perdonami, Mary, mi dispiace.-
-È mia sorella... è mia sorella...- mormora e respira sul mio collo. Singhiozza forte e respira a mala pena, liberando lacrime amare e colme di tristezza.
Ce la caveremo, Mary. Te lo prometto.
-Ragazzi!-
Mary si sposta subito e guardiamo entrambi Niall, rosso in viso. -Mi ha appena scritto Nate, l' intervento è finito!-
Grazie al cielo.
Ci dirigiamo emozionati verso la sala operatoria dove sappiamo che hanno operato Lacy e troviamo Nate che parla col primo chirurgo, un uomo asiatico sui trenta con addosso il camice, il dottor Chang. -Ci scusi, dottore?- parla Mary, prendendo fiato come me e il biondo. -Sono Mary Hanson, Lacy è mia sorella. L' ha operata lei, giusto? Come sta?- dice a raffica come una macchinetta, provocandomi solo più ansia.
-Si riprenda, respiri, Miss Hanson.- le consiglia il chirurgo, mettendole una mano gentile sulla spalla. -Lo stavo giusto dicendo a Nate in quanto fidanzato della paziente: non avete nulla da temere, è fuori pericolo.-
Quattro sospiri di sollievo invadono l' aria.
Dio, ti ringrazio!
-Sia lodato il cielo...- sussurra Niall, lasciandosi scappare qualche lacrima da dietro le mani e sorridendo. Mary mi stringe in un piccolo abbraccio e io le sorrido. Fermiamo il nostro leggero entusiasmo quando vediamo l' espressione del dottore. -Ma...?- dico io, per fargli intendere di poter continuare il discorso.
-Ma... noi medici abbiamo capito che è stata colpita alla testa con un corpo contundente, per esempio un piede di porco, e stiamo cercando di farlo capire anche alla polizia, dato che hanno dichiarato che quello di Lacy è stato un suicidio mal riuscito.-
Mi escono quasi gli occhi fuori dalle orbite.
Che?! Scusami?!
-Suicidio sto emerito cazzo!- si lascia scappare Mary e Nate le dà una gomitata. La mia amica si schiarisce la gola e abbassa la testa. -Mi scusi, dottore. Però non capisco, anzi, penso che nessuno di noi in realtà capisca. Perché?-
-Sono partiti dal fatto dei polsi tagliati. Inizialmente hanno ricostruito che Lacy si sia tagliata i polsi, sia svenuta per mancanza di sangue e che di conseguenza abbia sbattuto la testa nella doccia della palestra. Ce l' hanno raccontato per vedere se combaciava con la nostra diagnosi, però, non essendo così, devono ripartire da capo. Vi faranno delle domande una volta che avrete visto la vostra amica. Voi avete nulla da dirmi? Non sapete nemmeno chi sia stato?- ci guarda in modo amichevole uno a uno e Niall sorride in modo amaro: -Dottore, le basti sapere che è una lunga storia.-
Il dottor Chang annuisce. -D' accordo, non vi infastidisco, parlerete alla polizia e solo a loro.-
-C'è altro?- domanda intuitivo Nate, le sopracciglia basse e tese. L' uomo ci guarda addolorato con i suoi occhi a mandorla e rilascia l' aria. -Ok, a me sembrate tutte delle brave persone e capisco quando qualcuno è sincero. Voi ci tenete a Lacy, quindi voglio dirvi la verità, anche se può far male.- strofina le mani tra sé e guarda in primis Mary. -Considerando in quale punto del cervello Lacy è stata colpita... il lobo temporale e la corteccia uditiva primaria potrebbero essere danneggiati.-
Oh, mio Dio.
-Sta dicendo che potrebbe essere...?- Mary viene interrotta dall' arrivo di un' infermiera che si rivolge al chirurgo: -Dottor Chang? Lacy Hanson sta aprendo gli occhi.-
-Lo scopriremo.- risponde alla nostra domanda sottintesa e ci conduce nella stanza di Lacy. Prendiamo l' ascensore e arriviamo al quinto piano, poi facciamo qualche corridoio e finiamo in una stanza bianca e ordinata. Lacy si sta lamentando e si muove nel sonno, mentre le infermiere le stanno togliendo le flebo e quello strano piccolo tubo che aiuta la respirazione dalle narici. Ci lasciano da soli con lei e il dottore le punta una piccola torcia sugli occhi. -Perfetto, le pupille reagiscono.- sospira e le mette le dita nelle mani. Lacy le stringe. -Va bene, anche se non le ho chiesto di farlo. È un buon segno.- ci conferma e io mi avvicino al letto di Lacy dalla parte opposta rispetto al dottor Chang. Ha la testa e i polsi bendati, è bianca pallida e le punte dei capelli sono un po' mossi a causa dell' acqua non asciugata.
Porca troia, Lace, che spavento.
Mi siedo delicatamente sul letto e le tolgo i capelli dagli occhi. Fa una smorfia e alza le palpebre.
Sì! Sì, Lacy, sì!
Una gioia mi cresce nel cuore.
Così, piccola!
-Lacy?- la chiamo sorridente, -Stai bene? Come ti senti?-
I suoi occhi azzurri diventano confusi e si mette seduta di scatto. -Parla.-
Eh?
Rimango sconcertato alla sua richiesta. -Sto parlando.-
-Parla ho detto!- urla e le faccio segno di abbassare il tono. -Lacy, sto parlando, calmati!- dico sconvolto, tuttavia sento il sangue gelarmi nelle vene. Lacy impallidisce ancor di più se possibile e si guarda attorno, come un animale che non si trova nel proprio habitat naturale. -Parlate.- alza la voce, -Parlate, gridate, emettete un suono, uno qualsiasi!-
-Oh, no...- pronuncia Mary e io mi alzo dal letto. -Lacy? Lace?- la chiama lei e la sorella assume una pura espressione di terrore.
No... no, Lace.
Dio, ti prego, fa che non sia...
Lacy fa un verso strano, poi dice l' alfabeto a voce sempre più alta fino alla lettera "I" e di conseguenza urla. Le lacrime inondano i suoi occhi, si porta le mani tra i capelli e grida a per di fiato, stavolta per paura. -No... no, no, noooo!- fa a pieni polmoni. Si alza come una furia dal letto e non smette un secondo di urlare. Si agita, si tira i capelli e rompe tutto quello che trova. Io e i miei amici ci allontaniamo da lei, mentre il dottor Chang tenta di fermarla. -Lacy!- sovrasta le sue urla e la prende per le braccia, -Lacy, cerca di calmarti!- ma lei continua: si muove come un' anguilla, strilla, si agita... è dolore e disperazione allo stato puro.
-Non ci sento! Non ci sentooo!- ripete all' infinito e colpisce il medico per provare a liberarsi.
La consapevolezza si fa spazio in me: è sorda. Lacy è diventata sorda.
-Uscite!- ci ordina il dottore, -Uscite e chiamate aiuto!-
Niall è l' unico tra di noi che ha la forza di muoversi e ci trascina fuori dalla stanza, sentendo forte e chiaro l' urlo spezzato di Lacy. L' irlandese avverte subito le prime infermiere e i primi medici che trova, poi si appoggia al muro con un singhiozzo bloccato in gola.
-Dio... oh, mio Dio...- piange Mary, nascondendosi tra le braccia di Nate che fatica a togliere gli occhi dal pavimento. -Lacy... che farà, ora? Come farà senza la musica? Lei non vive senza la musica...-
-Mary, ti prego.- la ferma sul nascere il cugino, -Sono già affogato di mio nella merda, non aggiungere altro.-
Io respiro con l' affanno, vedo il corridoio girare e le persone che mi sfiorano a mala pena.
Sorda... è diventata sorda.
Niente più canzoni, niente più risate, niente più karaoke, niente di niente. Almeno è viva, però è come se una parte di lei fosse morta.
Lacy Hanson non sarà mai più la stessa.
-Cristo, quel bastardo... lo voglio morto.- ringhia Niall, sbattendo un pugno al muro e serrando duramente la mascella. Guardo la sua rabbia e vedo che è quasi comparabile alla mia.
Sì, ha ragione. Anche io lo voglio morto.
-Vado a prendermi un caffè.-
-Ora?-
-Sì, ora.- rispondo a Nate ed entro nell' ascensore, diretto a casa di quello stronzo malato. Ho sempre detto a Niall di non cedere alla rabbia o al senso di protezione nei confronti di Lacy, di evitare in ogni modo la galera... non ho mai detto che valesse anche per me.
Sei un uomo morto, Alden Stockfelt.
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