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Capitolo 36

-Il tuo segreto è al sicuro con me.- mi sussurra Harry, riferendosi al fatto di Grace, prima di baciarmi la fronte. Sorrido, poggiando meglio la testa sulla sua spalla. Intravvedo Bailey, un posto più avanti rispetto a noi, che messaggia velocemente sul telefono e scorre qualcosa sul suo tablet.
Siamo sull'aereo e sono le dieci di sera. Manca poco a New York ed io ho una stanchezza assurda. Mi sa che tutto quel sesso è stato troppo, forse.
-Lo so.- alzo gli occhi al cielo in modo giocherelloso e gli accarezzo la mano con l'anello. Il leone mi fissa come se fosse pronto all'attacco.
-Tu, invece? Non hai nessun segreto?-
Perché cazzo ho aperto bocca?! Potrebbe rivelarmi ciò che prova ed io non posso permetterglielo.
-No, nessuno. Sono un libro aperto.- sfrega il naso contro di me, per poi baciarmi la guancia.
Cos'è tutta questa tenerezza? Ah, già! Mi ama...
Alzo la testa per fissarlo sconvolto. -Se tu sei un libro aperto, io sono il figlio segreto di Micheal Jackson.-
-Come vuoi tu, Louis Jackson.- alza le mani, fintamente innocente e beccandosi un pugno da me sul braccio. -Fai meno lo spiritoso! Dai, davvero. Mi sembri così... freddo e misterioso. Io ti ho detto il mio segreto più brutto, direi che devi segnare un gol anche tu, no?- tento di fargli gli occhi da cucciolo, sbattendo le ciglia, ma sappiamo entrambi che gliel'ho chiesto seriamente.
Lui scuote la testa, un lieve sorriso lo fa sembrare ancora più bello. -Non ti nascondo niente. Tra l'altro, come potrei? Ogni giorno finisco su una rivista o sul giornale, tutti conoscono la mia vita: sono un uomo con una mente brillante, nel pieno della propria carriera, con una famiglia nubile, una sorella specializzata in moda e single. Non c'è nient'altro.-
-E il tuo passato?-
-Un misero foglio di carta bianca. La solita vita normale, Louis. Famiglia, scuola, lavoro, soldi...-
-Tanti soldi.- lo correggo io, facendo ridere entrambi. -Sì, tanti soldi.- poggia l'altra mano sulla mia e i suoi occhi verdi mi mi fissano con adorazione. -Perciò, ecco la verità: non nascondo nulla. Né a te, né agli altri. È probabile che il comportamento di mio padre nei miei confronti mi abbia un po' messo alle strette, ma per il resto... sono semplicemente io.- china la testa da un lato e aspetta una mia risposta o che io ribatta.
Ma, sul serio, mi ha lasciato senza parole. Non so cosa dirgli e sembra sincero per davvero.
Annuisco e sorrido. -Va bene, ti credo.- ammetto, tornando ad appoggiare la testa su di lui.
Dopo pochi minuti, sono costretto a tenermi forte a lui per via dell'atterraggio e mi porto una mano alla testa una volta a terra. -Hai mal di testa?- mi chiede, sentendomi la fronte.
Oh, ha la pelle così calda...
-Un po', ma mi ha solo destabilizzato l'aereo.- mento, perché sì, ho davvero mal di testa e non è a causa dell'atterraggio. Tutta questa faccenda mi sta facendo ammattire.
Mi guarda di sbieco, poi annuisce, anche se si vede che non l'ho convinto. -Ok...- mi slaccia la cintura e mi aiuta ad alzarmi. Insieme, aiutiamo Bailey a prendere tutti i bagagli e ci dirigiamo verso l'aeroporto. Tiro un sospiro di sollievo. Stavo per dare di matto, tante ore di viaggio dovrebbero essere illegali.
Sto per andare tranquillamente verso l'uscita, ma Mr. Occhi di Ferro...
No... Harry.
Sorrido. Sì, Harry.
Harry mi strattona letteralmente verso di lui e mi porta verso Starbucks, affiancato da un negozio di Victoria's Secrets e una gioielleria.
-Che stai facendo?- gli domando, ma vengo bellatamente ignorato. Mi fa sedere su uno dei divanetti, poggia le borse e le valige vicine a me e mi punta contro l'indice. -Non ti muovere.- comanda, severo.
Cammina verso la cassa ed io lo fisso, confuso.
Ma cosa...?
Perché si è oscurato così, all'improvviso?
Salto sul posto e quasi non lancio un urlo dallo spavento che mi fa prendere Bailey. Ha spostato bruscamente la sedia vicino a me ed ha appoggiato la sua borsetta sul tavolo, le sue valigie mi cadono ai piedi.
Quanta grazia, pur essendo una donna.
Ritiro ciò che ho appena pensato al ricordo di Lacy che urla mentre guarda le Olimpiadi. Giuro, non ho mai sentito in vita mia così tante parolacce e insulti insieme.
-Ho detto di no!- sbotta Bailey al telefono, sedendosi e facendo una faccia fra il rassegnato, l' infuriato e il disgustato. -No, lei ascolti me!- si indica, come se stesse parlando ad una persona che ha di fronte.
Però! Questa ragazza ha carattere. Man mano che la conosco, il robot in lei comincia a sparire.
-Gliel'ho già detto: Mr. Styles vuole essere intervistato entro la fine della settimana e non accetta altri giorni.- gesticola, ansiosa. Poggia il gomito sul tavolo e si massaggia il ponte del naso tra pollice e indice, come affranta.
Chiude gli occhi: -No, non sono la sua manager, sono la sua stagista; di queste cose se ne occupa il suo agente, Jasper Bryce Rasteece. No, se lo scorda!- scatta, sbattendo una mano sul tavolo, grintosa. -Mr. Rasteece non dovrà sapere nulla, ordini di Mr. Styles.-
Come?
Corrugo la fronte e increspo le labbra. Cosa non dovrebbe dire Harry al suo agente?
-È così e basta, chiaro? Il motivo è personale. La verità? Non lo so neanche io il perché, le ragioni di Harry Styles rimangono di Harry Styles, le basta come spiegazione? L'avverto: se la risposta è "no" posso farle causa per violazione sui diritti della privacy. Be', se non volete avere un esclusiva...- Bailey si morde una guancia e si fissa le unghie, come annoiata. Pochi secondi e già torna a sorridere, agguerrita. -Ne ero certa. Buona giornata, allora.- cinguetta, chiudendo la chiamata.
Percependo i miei occhi addosso, punta lo sguardo su di me e sorride a trentadue denti, in un modo inquietante. -Che c'è? New York Times. Una seccatura...-
Nota per il futuro: mai far arrabbiare Bailey.
La mia mente mi porta a Rose e Lacy.
Rettifico: mai far arrabbiare una femmina!
-Sei stata spettacolare.- è tutto quello che riesco a dire. Mi ha lasciato a bocca aperta.
Questa volta sorride in modo sincero e assume un'aria pavoneggiante: -Ovvio che lo sono stata. Mr. Styles assume solo il meglio del meglio.-
Che?
-Ehm... scusa, in che senso?- chiedo, fissando un po' lei, un po' il riccio che sta indicando i muffin dietro la vetrina al commesso della cassa.
Bailey si porta una ciocca di capelli sfuggita dalla coda alta dietro l'orecchio e annuisce, apprensiva. -Suppongo non ti abbia detto niente, giusto? Già, un tipo orgoglioso come lui...- borbotta, rispondendosi da sola.
Arcuo un sopracciglio. Cos'altro non mi ha detto, Mr. Occhi di Ferro?
Bailey punta su di me i suoi occhi violetti strepitosamente belli e comincia a raccontare: -Settembre del 2012, ero appena uscita dalla Harvard Law School con il massimo dei voti; era il mio primo caso. Harry Styles era stato accusato di aver sfrattato un suo dipendente ingiustamente e di averlo anche pagato male. Io ero l'avvocato dell'accusa. Con un accordo, l'ho fatto dormire in cella per due giorni e tenere d'occhio dalla legge per sei settimane di fila. Neanche un'ora dopo la sentenza, chiese di me e mi propose di lavorare per lui da dietro le sbarre, ad un miglior prezzo. Successivamente, dopo la morte di mia madre, diede un lavoro a mio padre per farlo reagire al lutto, facendolo diventare così il suo autista personale.- mi fa un occhiolino fiero, prima di tirare fuori un pacchetto di sigarette dalla borsa e metterselo in tasca.
Sono certo di avere gli occhi fuori dalle orbite in questo momento. Bailey era un avvocato?!
-Ecco a voi.- Harry poggia sul tavolo tre bicchieri di Starbucks e un sacchetto di carta. -Caffè con latte e zucchero.- risponde alla domanda silenziosa della ragazza, la quale sorride e beve con calma. Poi, poggia il secondo vicino a me. -Nero con zucchero di canna.- dice in modo freddo e si siede di fronte a me, alla destra di Bailey.
Come diavolo fa a sapere che...? Bah! Mi arrendo.
Evito di guardarlo come se fosse una fottuta spia e bevo la mia bevenda. Neanche mezzo secondo che posa un muffin al cioccolato vicino a me. In risposta ai miei occhi confusi, mi indica con la testa il dolce. -Abbiamo viaggiato per parecchie ore e tu non hai mangiato nulla. Forza.- mi incita, spostando di più il muffin verso di me. Sbuffo, ma faccio come mi dice. Neanche i miei genitori sono mai stati così seri con me.
Ed è ancora rabbuiato in viso.
Alzo gli occhi al cielo e poggio il gomito sul tavolo, il dolcetto poggiato sul tovagliolo davanti a me. -Va bene, che ho fatto?-
La mia domanda lo fa insospettire: -Che vuoi dire?-
-Prima sei tutto tenero e coccoloso, come uno di quegli Orsetti del Cuore della TV, e adesso mi tratti come se ti avessi ucciso il cane. Di', hai il ciclo, magari?-
Bailey si porta una mano alla bocca e tenta di reprimere uno scoppio di risa, inutilmente. Mr. Occhi di Ferro mi guarda sorpreso, ma poi torna ad essere neutrale come sempre: -Non hai fatto niente, Louis. Sono solo deluso che questa vacanza sia di già finita.- scrolla le spalle e beve un po' del suo caffè.
-E anche dal fatto che dobbiamo separarci, vero?- capisco, guardandolo con furbizia. Dopo tutto, il viaggio consisteva in questo: una settimana insieme da soli e poi lui partiva per chissà dove e per chissà quanto tempo.
-Senza offesa, ma non ne faccia un melodramma, Mr. Tomlinson. Mr. Styles sta via solo un giorno, in fondo.-
La mia testa scatta verso Bailey, proprio come quella del riccio, solo che io sono arrabbiato con lui e lui è arrabbiato con lei.
COSA?!
Bailey alza lo sguardo dal suo caffè, sentendosi osservata, e sposta gli occhi su di noi, uno alla volta, come se le sue pupille fossero delle maledettissime palline da ping pong, infine torna sul suo capo. Allontana di poco le labbra dal bicchiere. -Era una di quelle cose che mi aveva assolutamente proibito di parlarne in sua presenza, vero?-
-Le sue capacità intuitive mi sorprendono ogni giorno di più, Miss Porters.-
-Cazzo...- sussurra la bruna, guardando entrambi, dispiaciuta e colpevole.
-Che vuol dire, Harry?- ringhio, fissandoli entrambi, ma riservando tutto il mio fuoco al riccio. Mi rivolgo a Bailey: -Cos'altro ti ha vietato di dirmi?-
-Zitta, Bailey.- sbotta Harry, facendole chiudere di scatto la bocca che aveva aperto per parlare.
Allora è vero che ha dei segreti.
Mi ha mentito.
Lo trucido con gli occhi e stringo i pugni, la mascella contratta.
Io lo uccido.
-Stai via solo un giorno?- parlo a denti stretti, non credendo che abbia una tale faccia tosta. -E dove vai, per giunta? Perché mi hai mentito anche su questo, suppongo, vero?- continuo, dato che non mi risponde alla prima domanda. E lo fa anche con la seconda e la terza.
Ohio, come no.
-Glielo dica.- gli consiglia Bailey, per poi minacciarlo: -Glielo dica o lo farò io.-
Mr. Occhi di Ferro chiude gli occhi e butta il capo all'indietro, poi sputa il rospo: -Washington.-
Lui... cosa... che?!
-Mi prendi per il culo?! È a neanche cinque ore in macchina da qui!-
-Ci vado in treno.-
-Oh, per l'amor del...! Tu mi hai praticamente costretto a venire via con te, su un'isola, perché ti lamentavi del fatto che non ci saremmo visti per un bel po', o almeno era questo quello che pensavo io, e adesso scopro che starai via solo un giorno?!- lo aggredisco, ma lui non fa una piega.
Nel frattempo, Bailey si nasconde dietro il proprio caffè e il telefono, imbarazzata.
-Ti rendi conto di quanto tu sia stupido? Mi hai fatto perdere un intera settimana di college e studio per niente! Per un misero giorno in cui forse sarai a dieta di culi, fiche, cazzi o quel che vuoi. Io ho gli esami, Harry, sono al penultimo anno e in questi giorni avrei dovuto spaccarmi la schiena sui libri piuttosto che farmi spaccare il culo da te!-
-Louis, calmati.-
-"Calmati" un cazzo!- sbatto un pugno sul tavolo, facendo ribaltare il muffin e saltare leggermente il caffè.
Assurdo, mi sta inconsciamente distruggendo la vita.
-E poi, cos'è questa storia delle "cose" che hai proibito a Bailey di dirmi? Dunque mi nascondi qualcosa? Hai avuto le palle di dirmi sull'aereo che non mi stai nascondendo niente!-
-Ok, lo ammetto, ho dei segreti. Però non ti riguardano, quindi non devi temere nulla.- inizia a sembrarmi arrabbiato, ma non ne ha alcun diritto.
È pazzo, per caso?
-Non c'entra se mi riguardano o no, ok? C'entra che mi hai mentito, cazzo!-
-Louis, la gente ci guarda.-
-Me ne fotto, che guardino pure.-
-Paparazzi...- sgrana gli occhi, lo sguardo fisso dietro di me, alla vetrata.
-Ora stai esagerando, Harry.- lo avverto.
-No, Louis, ci sono i paparazzi nell'aeroporto!- si alza di scatto, facendo cadere il suo caffè a terra e si avvicina a me. Si toglie la giacca e me la mette, tirando sulla testa il cappuccio. -Ehi!- protesto, ma non mi ascolta: -Chi cazzo li ha chiamati? Come sapevano che ero qui?!- chiede infuriato a Bailey, la quale smanetta in fretta sul telefono. -Io non... non lo so...-
-Chiama tuo padre.-
-Lo sto già facendo.-
-Digli di portare qui la limousine!- alza la voce e Bailey si fa piccola piccola nelle spalle.
Mr. Occhi di Ferro mi prende per le braccia e punta con determinazione i suoi occhi nei miei. -Ascoltami. Se ti fanno delle domande, non rispondere. Se ti dicono qualcosa di offensivo, tu non li ascoltare. E, prima di ogni cosa, non guardarli in faccia: troverai solo dei flash.- la sua voce è seria, ma si vede che ha paura.
Annuisco e, in fretta e furia, usciamo il più velocemente possibile. I paparazzi ci vengono addosso, sono tre o quattro, ed io non so più distinguere la luce dei flash da quella dei lampioni. Io mi copro come più posso il viso con la giacca di Harry, mentre quest' ultimo e Bailey usano le mani.
Una volta fuori, questo sotto specie di branco è aumentato. Saranno una ventina o una trentina. Pieni di microfoni, fotocamere, domande... e parole che fanno male.

-Styles! Styles!-
-Harry, da questa parte!-
-Dove sei stato, Harry?-
-Lui chi è?-
-Ti dedichi agli uomini, adesso?-
-Sei passato all'altra sfonda, Styles?-
-Come lo spieghi questo a tutte le tue ex donne?-
-È una cosa seria o è solo una puttana, per te?-

Deglutisco e trattengo le lacrime.
Fa male, fa fottutamente male.
-Di qua!- grida Bailey, non appena individua suo padre. Hearl si fa spazio tra le persone e ci prende con forza per le braccia, trascinandoci all'interno della Limo Bob.
-Falli calmare!- ordina Harry a Bailey, una volta che siamo sia io che lui all'interno della vettura. La ragazza chiude la nostra portiera e la vedo attraverso i finestrini scurati parlare coi paparazzi e rispondere ad alcune loro domande.
Oddio...
Il mio corpo trema da cima a fondo, prendo l'aria con la bocca per calmarmi e le lacrime scorrono calde sul mio viso.
"È una cosa seria o è solo una puttana, per te?".
È questo che sono diventato? Una puttana?
Bailey risale sul davanti e partiamo velocemente. Scoppierei volentieri a piangere, ma mi vergogno da morire. Poso la testa fra le mani, i gomiti poggiati alle ginocchia.
Che esperienza orribile. È stato come se tutti i miei dubbi si fossero trasformati in persone e fossero uscite dalla mia testa.
Ma poi, perché mi ha fatto così male? Perché mi sento come un nodo in gola? È come se qualcuno mi stesse strozzando.
Dimmi che non è vero... ti prego, dimmi che non sono sempre stato circondato da ogni bugia che mi hai detto.
Harry prende il telefono dalla tasca, il quale ha emesso un suono: gli è arrivato un messaggio. -Portami a casa.- il mio è un ordine e se mi dice di no, giuro che...
-Dopo. Adesso devo andare di corsa da una parte. Non ho tempo per portarti a casa.-
Brutto figlio di puttana!
-Smettila di non fare mai come ti dico!- più che un rimprovero, la mia è una supplica. Lo vedo con gli occhi bagnati e acquosi. -Sono stanco, ho ancora mal di testa e voglio stare lontano da te!- urlo in preda all'ira.
Se mi ama... perché continua ad uccidermi?
Il suo volto resta fermo, nessuna piegatura delle sopracciglia, nessun battito di palpebre, il nulla. Solo la sua voce: -Hai la mia parola che, subito dopo, ti porto a casa tua. Poi potrai stare lontano da me, come desideri, per ventiquattro ore.-
Ventiquattro ore.
Ventiquattro ore senza Harry.
Cerco di aggiustare il mio affanno e il battito accelerato. Mi arrendo, tanto lo so che riuscirebbe comunque nel convicermi. -D'accordo, come vuoi.- sospiro rassegnato, incrociando le braccia al petto e poggiando la schiena al sedile.
Mr. Occhi di Ferro scrive velocemente un messaggio, di sicuro a Bailey, e sento dopo qualche minuto la limousine fare parecchie curve.
Passiamo i seguenti venti minuti in totale silenzio e senza guardarci, neanche di sfuggita. Quando giungiamo a destinazione, Hearl ci apre la portiera e noi scendiamo. Riconosco il palazzo di fronte a me: è lo stesso dove mi ha portato Harry la sera in cui mi ha scopato nel bagno del Lion.
Perché siamo qui?
-Torna fra un'ora per riportare a casa Louis.- ordina Harry ad Hearl, per poi salutare velocemente Bailey. Mi prende per mano e mi trascina verso il suo appartamento, permettendomi di salutare gli altri due con solo un cenno della mano.
Entrati in ascensore, c'è ancora un silenzio tombale tra di noi. Guardo l'orologio sul mio telefono: le undici e un quarto. Perfetto, andrò di nuovo a dormire tardi e domani russerò durante tutte le lezioni.
Grazie tante, Harry.
-Che ci facciamo qui?- pronuncio finalmente una frase. Lui rimane fermo sul posto, però mi risponde: -Devo incontrarmi con il mio Boss.-
Eh?
Gli fisso il profilo, totalmente confuso. -Pensavo lavorassi in proprio.-
-Infatti.- limita la sua risposta ed esce non appena le porte si aprono. Gli sto accanto mentre gira la chiave nella serratura e mi fa segno di non fare rumore una volta dentro. È tutto buio, vedo pochissimo.
-Se siamo fortunati, forse non ci sente.- bisbiglia con tono fiducioso, voltandosi verso di me, e di colpo si accendono le luci: una ragazza dietro di lui ha la mano sull'interruttore della luce, i capelli talmente biondi da sembrare grigi o bianchi le ricadono a caschetto sulle spalle e gli occhi così scuri che mi appaiono neri fissano la figura del riccio come se volessero ammazzarlo.
Come me. Forse lei anche peggio.
-Harry Edward Styles!-
-Come non detto.- mi mormora, per poi voltarsi verso di lei con un sorriso fintamente, molto fintamente, innocente: -Gemma! Sorellina cara, come stai?-
-Sorellina cara 'sto emerito cazzo!- gli urla contro lei, camminando a passo svelto sui tacchi e rifilandogli un ceffone sulla guancia, facendogli voltare la testa di scatto.
Questa è sua sorella?!
Ghigno. Già mi piace.
-L' unica settimana dell'anno in cui riesco finalmente a farti visita e scopro che sei alle Canarie?!- lo aggredisce, parlandogli a muso duro. -Non mi dici mai nulla, come osi...! Oh!- sospira di colpo, accorgendosi di me.
Sì, ciao, ci sono anch'io.
Arrossisce, per poi sorridermi con dolcezza: -E tu chi sei? Ciao!- mi strizza una guancia, facendomi fare una smorfia non appena mi lascia.
Che cazzo?!
-Non trattarlo così, ha vent'anni- borbotta Harry, massaggiandosi la parte della faccia lesa. Gemma lo guarda come se avesse detto una cazzata. -Cosa, vent'anni?! Ma dai, sembra averne sedici!-
Ed ecco un altro calcio in culo alla mia libido da uomo virile.
Ruoto gli occhi, leggermente offeso, mentre i due continuano a parlare:
-Lo so, l'altezza inganna.-
-Non solo! Non ha neanche un filo di barba.-
-Se l'è tagliata poco prima di partire.-
-E quegli occhi? Dio, Harry, che cazzo di occhi azzurri! Così lucenti, così grandi, sembrano quelli di un bambino!-
-Ora che mi ci fai pensare, a volte si comporta da bambino. Magari potrei approfittare di questa cosa e sculacciarlo quando si comporta male.-
-Sei proprio un porco.-
-È di famiglia.-
-Ehm, scusate, io sono ancora qui.- alzo una mano, come un bambino che tenta di farsi notare dagli insegnanti, e la ragazza ridacchia: -Scusa, mi dispiace. Ma è sempre un bene sembrare più giovani, guarda il lato positivo. Comunque, ignorando tutta questa scena imbarazzante definitivamente, io sono Gemma, la sorella di Harry. E tu sei...?- mi porge una mano e mi guarda con meraviglia, come se fossi la risposta a molte domande.
Gliela stringo e sorrido a mia volta. -Sono Louis Tomlinson e...-
-È il mio ragazzo.-
Oh, certo... Che cazzo sono, io?!

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