Capitolo 3
Quando ero un ragazzino, tutti mi dicevano che le cose accadevano per un motivo ben preciso. Che il destino non lo si può comandare. È lui che comanda te. Bisogna solamente accettarlo. Be', io non lo accetto. Non accetto il fatto che qualcuno o qualcosa comandi il mio futuro. Se devo sposare Rose, lo faccio. Se voglio andare a Londra, lo faccio. Se vado a pranzo con Mr. Occhi di Ferro... cedo miserabilmente.
Per questo il giorno dopo, alle undici meno un quarto di domenica mattina, sono totalmente in ansia. Mi sistemo meglio la giacca nera messa sopra la camicia bianca e ripasso per quella che è la ventesima volta la spazzola fra i capelli.
Mr. Occhi di Ferro mi viene a prendere tra quindici minuti e sto iniziando a sudare. Non lo posso permettere, la sola idea di mostrarmi imbarazzato o meno controllato mi fa impazzire. Di sicuro vorrà parlare solo dell'offerta di lavoro che ho rifiutato ieri sera. Non posso essere il suo personal trainer. Non l'ho mai fatto, l'unico esercizio che pratico è pugilato nel tempo libero ed insieme ad un mio amico.
Mi rifiuto. No, no e no.
Il campanello suona e mi fa saltare sul posto. I miei occhi saettano sull'orologio appeso alla parete di camera mia.
In anticipo... quell'uomo è in anticipo!
Tento di non andare nel panico convincendomi che di sicuro non è lui. Scendo le scale sistemandomi meglio i bottoni della giacca e apro la porta fin troppo velocemente. Sorprendendomi, non è veramente lui.
Un uomo, in divisa blu e con bottoni d'oro, di colore è di fronte a me e mi fissa con fare serio.
-Salve.- dico, cortesemente. Sembra un cameriere vestito per uscire.
-Buongiorno, Mr. Tomlinson. Mr. Styles la sta aspettando. Se vuole seguirmi...- fa un cenno con il capo e solo adesso capisco. Deve essere il suo autista.
-Ehm... certo! Mi lasci solo il tempo di chiudere casa.- scommetto che il mio sorriso è nervoso e non ho ancora visto l'uomo riccio. Andiamo bene!
-Certamente.- mi lascia spazio per uscire e chiudere a chiave, prima di farmi strada verso il marciapiede che conduce al parcheggio del quartiere. Non ci sono molte case dalle mie parti, ma ho l'occasione di salutare velocemente qualche vicino. Di sicuro si staranno chiedendo per quale motivo stia seguendo un uomo nero con divisa e berretto. A questo punto inizio a farmi pure io un paio di domande.
-Posso sapere il suo nome?- chiedo gentilmente all'uomo al mio fianco, il quale non mi guarda nemmeno. Continua a fissare di fronte a sé.
Ah, ho capito! Un altro robot.
-Mi chiamo Hearl, Mr. Tomlinson. E vorrei chiederle scusa per aver parcheggiato così lontano, ma di fronte a casa sua non si poteva e stavo anche bloccando altre macchine. Mr. Styles si è imbufalito non poco.- la sua voce non è né troppo acuta, né troppo bassa, è semplicemente loquace ed educato. Troppo robot.
Hearl.
Non so perché, ma mi ricorda il suono del verso di disgusto che fa sempre Lacy, quando vede suo cugino di secondo grado mettere tanto cibo dentro un solo panino.
Ridacchio leggermente nel ricordare un Niall con le guance piene e il senape su tutta la faccia.
-La faccio ridere, Mr. Tomlinson?- arrossisco e scuoto la testa. -No, mi scusi.- mi schiaffeggio mentalmente. Devo smetterla di pensare a cose stupide. Non in questo momento. Se tutto andrà bene, forse riuscirò a strappare un contratto di lavoro per dopo il mio matrimonio.
-Siamo arrivati.- mi fa cenno Hearl. I miei occhi riconoscono subito il parcheggio e la mia macchina, ma non la limousine nera che occupa almeno tre posti.
Una limousine?! Ma scherziamo?!
-Mi segua.- Hearl non aspetta una mia reazione e mi conduce verso quella bellezza mozzafiato. Stupenda, non ho parole. Le gomme sono nere e argento brillante, i finestrini sono neri, il cofano è simile a quello dei camion ed è alta. Fin troppo alta.
-Le piace? Questa è una Limo Bob, della Hummer. Una delle tante di Mr. Styles. Prego, le do una mano.- Hearl mi apre la portiera in fondo e io fatico a respirare.
Sto veramente per entrare in una limousine? Oddio!
-Grazie.- sorrido, tentando di trattenere l'entusiasmo. Mi sento come una star di Hollywood. Entro con un poco di fatica e... Santo Dio! L'interno è ancora meglio!
Mi ritrovo seduto su un divanetto bianco che prende tutta la fiancata sinistra della macchina, c'è l'aria condizionata, la TV, il porta bicchieri con bevande e ho molto spazio a disposizione. Le mie scarpe sembrano toccare della moquette e sopra, invece, è simile al soffitto degli hotel. La luce è buona e delle decorazioni viola fosforescenti rendono il tutto ancora più elegante.
-Comodo, Mr. Tomlinson?- quasi mi ero scordato di Hearl. Sorrido elettrizzato e annuisco. -Sì, molto, grazie.- mi fa cenno verso un pulsante situato vicino alla portiera. -Se avrà bisogno di me durante il viaggio, tenga premuto qui e io la sentirò. La prego di non prendere nessuna delle bevande sotto al televisore, Mr. Styles non vuole che lei si rovini l'appetito. Si goda la Limo Bob.- la sua voce è cordiale, ma non mi sorride neanche una volta.
Chiude la portiera come se avesse paura di romperla e dopo neanche due minuti sento la macchina muoversi. Prendo dei respiri profondi e cerco di calmarmi. Se ha mandato una macchina del genere a prendermi, non oso immaginare dove abbia prenotato per noi due.
Mi distraggo accendendo la TV e prendendo il telecomando che si trova da una parte del divanetto. Passo il tempo a guardare una replica di Grey's Anatomy e quando Hearl parcheggia, spengo tutto e mi sistemo meglio. Hearl mi apre la portiera e mi aiuta ad uscire.
Di fronte a me, non c'è un ristorante. C'è il grattacielo della Styles Lives & Co.
-Come mai siamo qui?- chiedo a Hearl, fissando quel posto nella quale speravo di non tornare più. -Lei e Mr. Styles pranzerete qui. Oltre al suo ufficio, qui c'è anche una cucina e una camera da letto. Più di una volta Mr. Styles si è trattenuto fino a tardi per lavoro. Da questa parte.- cammina a passo svelto verso l'entrata a doppia anta e io non posso che seguirlo. Rivedo le stesse ragazze che avevo incontrato qualche giorno prima e Hearl mi lascia da solo una volta che chiama per me l'ascensore. -Ci rivedremo quando la riaccompagnerò a casa. Buon pranzo, Mr. Tomlinson.-
-Grazie. A dopo, Hearl.- gli sorrido e le porte di metallo si chiudono.
Mi do qualche secondo per prendere tutta l'aria di cui, sono certo, mi priverò presto. Il cuore mi pulsa addirittura dentro la testa e mi tornano in mente le parole di Zayn, il barista pakistano del Lion.
Sono certo che le intenzioni di Mr. Occhi di Ferro siano innocue. Non può volere da me qualcosa che implica un rapporto intimo. Il fatto del cellulare era roba da niente. Non voleva toccarmi il culo, solo prendere il mio numero. Il fatto che in questo luogo ci sia un letto non mi disturba.
Siamo due uomini etero e maturi che parleranno civilmente di una probabile proposta di lavoro. Punto.
Come l'ultima volta, di fronte a me appare la stessa ragazza bruna, gli occhiali neri e dagli occhi ametista che mi sorride cordialmente. -Felice di rivederla, Mr. Tomlinson.-
-Buongiorno... Bailey.- mi ricordo appena in tempo del suo nome e anche della sua voce. Mi aveva chiamato lei per offrirmi il lavoro e si era proclamata come la stagista di Mr. Occhi di Ferro.
-Mi segua, da questa parte.- si volta e cammina senza aspettarmi. Di nuovo il comportamento da robot. Inizio a sospettare che ci abbiano invasi.
Mi sorprendo quando mi porta oltre l'ufficio di Mr. Occhi di Ferro. Apre una porta e mi ritrovo a salire delle scale. Tante scale. E devo ringraziare il mio jogging mattutino.
Bailey apre un'altra porta quando le scale finiscono e una luce accecante mi investe. Mi adotto poco a poco e il vento mi fa volare i capelli.
Li ho pettinati per niente, dannazione!
-Ci rivediamo dopo, Mr. Tomlinson.- sento la voce di Bailey dietro di me e poi la porta che si chiude. Il mio corpo si riempie di emozioni quando capisco e vedo dove sono.
Sul tetto del grattacielo.
-Buongiorno, Mr. Tomlinson.-
Alzo a fatica lo sguardo e il mio cuore parte a ritmo di un tamburo. Harry Styles è vestito in modo elegante, la giacca è abbinata ai pantaloni grigi e le scarpe sono nere proprio come la camicia sotto la giacca. Se non fosse per i colori, direi che siamo vestiti uguali. Ma lui sta meglio. Molto meglio.
Ed è in questo momento che mi accorgo del piccolo tendone bianco, con all'interno un tavolo apparecchiato per due e un paio di sedie.
Lui vuole pranzare con me qui? Sul terrazzo?!
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro