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Capitolo 20

-Ci sono, ci sono quasi...-
-Lacy, è da un quarto d'ora che ci sei!-
-Non mettere fretta alla mia arte! Ancora un po' di cipria e... voilà!- esulta la mia amica, dandomi uno specchio con manico per potermi guardare. Seduto a una delle sedie della cucina, ammiro sbalordito il mio volto truccato. I segni della rapina sono praticamente invisibili, sarà impossibile per Harry vederli. Lo devo ammettere, Lacy ci sa fare col trucco. Mmh, strano, eppure lei non si trucca quasi mai.
Lacy si bacia pollice e indice come un' artista, fiera di sé. -C'est magnifique!- esclama adorante, prima di sgranare sorpresa gli occhi: -Wow, la personalità di Jullienne è ancora bella forte in me. Il francese è contagioso.- ridacchia maldestramente, aggiustandomi poi il colletto della camicia. -Ti pregherei soltanto di star lontano dall' acqua, sennò si leva tutto... Sicuro di voler andare da lui? Non sei provato dall' esperienza di ieri?-
-Fidati, Lace, Harry può solo farmi svagare. Ed è quello che mi serve adesso.-
Lei fa spallucce. -Se lo dici tu.- borbotta. Il suo cellulare emette un suono e lo tira fuori, leggendo un messaggio. -Ah, ecco dov'erano! Quei due si sono fatti una bella passeggiata a Central Park senza dirmi niente. Bah, che bella famiglia... Prima mi dicono che tornano e poi fanno tutt'altro!- brontola quasi a se stessa, scrivendo in risposta coi pollici. -Ah, Louis... chi è Grace?-
Mi sento atterrire. Che?!
-Chi?- fingo ignoranza e lei arcua sospettosa un sopracciglio. -Grace. La chiamavi nel sonno. Chi è?-
-Be', ecco... vedi io...- neanche tre secondi dopo il mio balbettio che il telefono le suona di nuovo, distraendola. -"P.S. Prova a chiamare Louis, gli ho cambiato suoneria". Cosa?!- legge divertita e io le strappo il cellulare dalle mani per vedere se scherza. Ma no, non scherza, e so che Niall l' ha fatto veramente. -Chiamami.- le ordino, ridandole il telefono e prendendo il mio. Lacy cerca in fretta il mio numero e sento perfettamente il familiare "tuu tuu", segno che sta squillando...
-Oh, I'm a Gummy Bear! Yes, I'm a Gummy Bear! Oh, I'm a yummy, tummy...!-
No, non è vero.
Non l' ha fatto per davvero.
E invece sì.
Lacy scoppia a ridere istericamente e si mette una mano sulla fronte. Ride così tanto che le vengono le lacrime agli occhi. -Oh, mio Dio! Io lo adoro!- si tiene la pancia, senza chiudere la chiamata per poter ascoltare la suoneria.
-Ah, ah, ah, molto divertente, meglio che ti strozzi con la tua risata!- fingo una risata, chiudendole in faccia col telefono e passandoglielo. -Per favore, mettimi una suoneria "decente".-
La vedo che tenta di riprendere fiato e annuisce, gli occhi ancora lucidi. -Va bene, va bene, tu nel frattempo aggiustati dove serve.-
Rido leggermente, andando davanti allo specchio del corridoio e passando le mani tra i capelli. Sono così nervoso! Be', in realtà lo sono sempre prima di un appuntamento con Mr. Occhi di Ferro. Spero sinceramente che vada tutto bene e che non finiremo a litigare. E, per la milionesima volta, dovrò impedirgli di toccarmi.
Il piccolo Troy, pensa al piccolo Troy.
Un improvviso suono di pianoforte fa saltare in aria sia me che Lacy. È Mike, il ragazzo che fa con Niall Matematica Avanzata. Una volta a settimana si allena col suo pianoforte e oggi è il giorno che ha scelto per torturarci. Stava suonando da ben quattro ore e, a me e a Lacy, era sembrato che avesse smesso. Ma, a quanto pare, era solo in pausa.
Datemi un' accetta che compio un "pianicidio"...
-Eh, no, adesso basta!- sbraita Lacy, la disperazione più totale dipinta in volto. -Potevo accettare una canzone, ma ha fatto solamente la scala musicale per tutto questo tempo, ora basta!- si infuria come una iena e va a passo spedito verso la sua stanza.
Che ha intenzione di fare?
Esco dalla cucina e vado in corridoio, prendendo dalla ciotola di ceramica le mie chiavi di casa. Sgrano all' inverosimile gli occhi non appena vedo ritornare Lacy con in mano un... megafono?!
-Quando ci vuole, ci vuole!-
-Lacy, aspetta!- tento di fermarla, ma ha già iniziato a intonare la scala musicale, persino all' inverso: -Tu-m' hai-rot-to-il-caz-zoooo! Per-ciò-smet-ti-la-un-pooooo'!- canta forte e volutamente in modo stonato, zittendosi poi per sentire il risultato. Il quale è un meraviglioso silenzioso.
Caspita, ci è riuscita!
Fa una riverenza al mio applauso e sorride orgogliosa. -Grazie, grazie mille.- finge una voce bassa alla Elvis Presley. Questa ragazza è fantastica, davvero!
-Dove hai preso quel megafono?- non resisto nel chiederglielo e indico l' oggetto incriminato. Lei apre bocca per rispondere, ma sembra che non sappia cosa dire. -La domanda giusta è "perché cazzo non l' ho tirato fuori prima?"!-
È ufficiale: voglio sposarla!
-E a Mike non ci pensi? Potresti averlo ferito.-
-Ah! Lui ha senz' altro ferito i nostri timpani, fin'ora. Cos' altro dovevo fare?- mi fissa come se la soluzione fosse stata ovvia da cogliere e io mi arrendo al suo potere: -Brava, Lace. Ora devo sul serio andare. Ci sentiamo dopo.- la saluto in fretta, riprendendo il telefono dalle sue mani e baciandola in fronte. -Fai la brava e niente feste.-
-Sì, mamma.- mi fa il verso, ridendo alla mia espressione.
Mamma?!
-Dopo tutto, visto che sono da sola e senza Niall a rompermi il cazzo vicino, posso senza problemi finire di leggere la saga di Evernight!- la voce le diventa man mano acuta e saltella sul posto come una ragazzina euforica. Senza neanche salutarmi, va verso la sua stanza, ma la mia voce accompagnata da un ghigno diabolico la fa fermare. -Non che tu abbia poi chissà quanto da leggere...- apro la porta e oltrepasso la soglia, mentre lei si gira verso di me con aria furente, consapevole che sto per rivelarle il finale: -... perché tanto, alla fine, la protagonista schiattaaaaa!- urlo l' ultima parola ed esco appena in tempo, prima che lei mi lanci addosso un vaso.
Be', in realtà non finisce proprio così, la storia... ma lei questo non è costretta a saperlo.
-Louiiiiiis!- strilla, incazzata nera, e io me la rido gloriosamente, prima di lasciare il dormitorio.
Così impara a chiamarmi "mamma".

Ho preferito fare di testa mia e, per l' appuntamento con Mr. Occhi di Ferro, mi sono messo comunque una camicia bianca, ma vecchia, abbinata a dei pantaloni corti. Oramai conosco bene Harry, ovunque mi porterà farà abbastanza caldo da dover stare in pantaloncini. O lo fa apposta per convincermi a denudarmi?
Merda, Louis, un po' di contegno.
Finalmente arrivo al tanto maestoso grattacielo e vedo dal finestrino la figura di Harry che mi sorride appena mi vede. Porta una tuta. Mmh, è strano per me vederlo senza un completo da sera o da ufficio.
Parcheggio ed esco dall' auto. La chiudo con la chiave e raggiungo la mia attrazione proibita. -Quindi, di tutto quello che ti ho scritto nel mio ultimo messaggio, tu hai capito solo "blah blah blah"?- ridacchia divertito e incredulo, passando i suoi occhi sui miei vestiti bianchi. Mi sento andare a fuoco, forse non è stata una bella idea. -Dove andiamo, per l' esattezza?- gli pongo la domanda con voce dolce, sperando di convincerlo nel dirmelo. Harry mi apre la portiera della sua Porsche e mi invita a entrare. -Sorpresa.- sussurra, un sorrisetto furbo sulle sue labbra.
"Sorpresa". Ovviamente.
Faccio come vuole, accomodandomi. Lui fa il giro e mette in moto questa bellezza. Ho i nervi a fior di pelle. Conoscendolo, può avere in mente qualsiasi cosa. Mi ha portato in parecchi ristoranti di lusso, mi ha fatto fare un giro sulle acque con i fuochi d' artificio sopra di noi... qualunque cosa.
Mi sale l' ansia. Non mi sta portando a un bordello, vero?
Harry, niente bordelli!
-Neanche un indizio?- tento di convincerlo nel darmi almeno un piccolo pezzo di questo puzzle da lui inventato, però non cede e scuote la testa: -Neanche uno.-
Dannazione.
-Per favore, Harry.-
-No, Louis, non apro bocca sulle mie sorprese. Soprattutto se riguardano te.- ghigna, facendomi arrossire e imbarazzare di colpo. Mmh, già, lui è il genio delle sorprese.
Resto zitto per il resto del viaggio e la strada mi sembra alquanto familiare, fin quando non arriviamo a una casa sperduta nel nulla. O meglio, nella periferia di New York e non in una casa qualsiasi. Ma quella casa. La mia. La vecchia casa dove ho abitato fino a qualche mese fa assieme a Lacy, Niall e Mary e dove siamo quasi morti tutti e quattro.
Oddio.
Mi trema tutto il corpo e sento il mio sistema nervoso perdere le staffe di fronte alla vista della casa.
Lui... no... perché?
Per quale stupido e assurdo motivo mi ha portato qui?
Ho paura... Cristo, sto morendo di paura... Non mi piace questo posto, voglio andarmene!
-Harry, andiamo via.- lo imploro con voce bassa e supplichevole, prendendogli la manica lunga della giacca blu e strattonandogliela. -No.- dice solamente e scende dall' auto. Mi si rizzano i peli dietro la nuca. Non vorrà davvero farmi entrare lì dentro, giusto?
-Harry, ti supplico, non voglio stare qui.- indietreggio persino contro il sedile e lo vedo fare il giro per aprirmi la portiera e tendermi la mano. -Ti fidi di me?-
Riesco a sentire alla perfezione sia la mia coscienza che quelle dei miei antenati. Mi ha appena chiesto se mi fido di lui? Di Harry Styles? Alias "Mr. Sposato, Bugiardo e Bastardo"?
Sto per urlargli contro un deciso "no", ma... ma non ce la faccio.
Quella mano... Dio, quella è la mano del peccato...
E lo è per tanti motivi.
Mi passo la lingua fra le labbra secche, deglutisco e alla fine accetto. -Sì.- sussurro e lascio che mi porti dentro la mia vecchia casa, non prima di aver chiuso la macchina.
Cammino con timore dentro questa abitazione, diventata di colpo così vuota di tutti quei ricordi belli che avevo di essa. Ora ricordo solo quegli spari, i corpi dei miei amici a terra, il panico che mi assaliva a ogni proiettile... Non arriviamo neanche alle scale che mi sono paralizzato all' ingresso. Harry si volta verso di me e capisce all' istante il mio problema: -Va tutto bene. Non spareranno di nuovo.- parla con dolcezza e mi prende la mano, portandomi gentilmente al piano di sopra con lui.
Cristo, temo seriamente di rimettere sulle scale. Non penso che resisterò a lungo...
Harry mi tiene sempre stretto il palmo e mi accarezza con le dita, intanto che arriviamo dentro a una stanza enorme e bianca. La riconosco immediatamente: è la mia. Solo che, senza la mobilia, sempre più grande.
-Perché mi hai portato in questa casa? Non è sotto sorveglianza della polizia? E il proprietario lo sa che siamo qui?- chiedo dubbioso, passandomi le mani sulle braccia nude. Perché, di colpo, sento freddo?
-La polizia ha preso tutte le prove che le serviva da questo posto e Mr. Caile non è più riuscito a metterla in affitto. Dopo tutto, chi vorrebbe vivere in una casa che è stata vittima di una sparatoria?- domanda retorico, chiudendo la porta ed entrando in quello che era il mio bagno privato.
No, frena i cavalli! Intendeva dire quello che penso di aver sentito?
-Hai comprato la mia vecchia casa?!-
-Non è stato un buon affare... per lui. Per me sì, invece. C'è ancora il tuo odore, qui dentro.- giunge la sua voce dal bagno.
Madre di Dio, fa sul serio?!
Arrossisco come un maledetto vergine e mi passo le mani tra i capelli. Non ci posso credere, che faccia tosta!
Sbuffo, mi guardo attorno e noto che è seriamente tutto bianco; tutte le pareti, il soffitto, il pavimento... non me ne ero mai accorto quando vivevo qui.
Harry ritorna e ha tra le mani due immensi e, suppongo, anche pesanti sacchi neri, tipo quelli della spazzatura.
Oh, cazzo.
Chi hai ucciso, Mr. Occhi di Ferro?
Uno lo dà a me. -Ecco perché siamo qui.- mi fa l' occhiolino e io spio l' interno del mio sacco. La faccia che assumo lo fa ridere molto, ma io non sto ridendo per niente.
Che significa?
-Gavettoni?-
-Gavettoni di vernice, Mr. Tomlinson. Ti avevo avvisato di non mettere vestiti bianchi.- sorride come un bambino al parco giochi e ora mi spiego il perché indossi una maglietta blu e nera sbiadita, con un disegno artistico risalente all' anno della mia nascita, e dei pantaloni vecchi e logori.
Mi sento come se mi avessero puntato addosso la luce di una torcia. Ho capito bene? Vuole fare una battaglia di gavettoni pieni di vernice colorata?
-Quanti anni hai, in questo momento, Mr. Styles?- lo stuzzico, incrociando le braccia al petto.
-Abbastanza per prenderti e scoparti contro tutti e quattro i muri di questa camera se non segui le regole dei nostri appuntamenti.- mi minaccia con un sorriso affatto buono e io resto a bocca aperta.
Lui... lui... come osa?!
-Ok, ascolta, posso accettare le cene di fronte a migliaia di testimoni, posso accettare il sesso selvaggio, ma questo... questo no, Harry. Che senso ha? Pensi che io sia un bambino? Vuoi tenermi così sotto controllo da voler, tra poco, pure comprare il dormitorio del Queens? O direttamente l' intero college?! Io non ci sto, capito? Non mi metterò così a nudo per te, puoi scordartelo!- gli punto un dito contro e sento gli occhi che mi si bagnano. Lo oltrepasso e mi dirigo verso la porta.
Vuole giocare con me? Vuole divertirsi? Non voleva il sesso, solo il sesso? Si sta prendendo gioco di me, non è così? Mi ha preso per scemo? Ma non lo capisce che provo ancora qualcosa per lui?
Quasi quasi era meglio il bordello...
Sto mettendo la mano sulla maniglia quando qualcosa mi colpisce in modi forte la schiena e mi fa traballare.
Che cazzo...?
Mi giro verso di lui e noto che sta sorridendo divertito, come una canaglia. Porto la mano dietro la schiena e mi tocco il tessuto bagnato, che mi si appiccica sulla pelle. Mi guardo le dita: vernice blu. I miei occhi assaliscono i suoi. -Non l' hai fatto.-
-No, mi è scappato.- mente visibilmente e si piega in fretta, prende un gavettone giallo e me lo tira sullo stomaco, esplodendo in rosso. -Questo era voluto.- ammette in modo cattivo, facendomi stringere i pugni.
Stronzo!
-Te ne pentirai.- assottiglio gli occhi e vado verso la mia busta con passo felpato. -Non vedo l' ora.- gongola pestifero, aspettando solo una mia mossa. Con rapidità, prendo un mio gavettone viola e glielo tiro contro. Si para la faccia con un braccio e vedo arte nell' esplosione del verde su di lui.
Però... è divertente.
Già, divertente. Quasi... liberatorio, credo.
-Sei nei guai, Mr. Tomlinson.- mi ammonisce, un finto cipiglio di rabbia sul bel volto. -Anche io non ho finito con te, Mr. Styles.- lo avverto, pronto a un altro lancio.
Inizia così la nostra battaglia di gavettoni, che ci fa sporcare noi stessi e le pareti della mia ex camera. Ogni palloncino nasconde un colore diverso dal proprio e questo lo rende solo più bello, perché mostra che l' interno non può essere paragonato all' esterno e viceversa.
Poco a poco, minuto dopo minuto, capisco perché mi ha portato qui e perché gli è venuta l' improvvisa voglia di "giocare" con me. Mi sta facendo divertire perché ne avevo bisogno, perché non lo avevo mai visto così divertito e lui non aveva visto me.
"Guardati! Stai trasformando i tuoi colori in un' ombra oscura e tetra. Ma non ti vergogni?!".
Ora, finalmente, capisco che cosa intendeva, quella sera. Tutta la mia tristezza, la mia sottomissione alla mia stessa vita, mi sta facendo perdere le mie emozioni più belle. E Harry me le sta ridando.
Mi sta ridando i colori.
Grido istericamente per la sorpresa e il solletico quando lui mi prende da dietro e comincia a solleticarmi i fianchi. Rido pazzamente, follemente, liberamente... e non potrei mai amarlo come adesso.
Ti amo.
-Ehm, Mr. Tomlinson? È leggermente sporco qui.- finge preoccupazione non appena mi fa girare verso di lui e indicando un punto qualsiasi della mia faccia, ma io rido, perché so di essere sporco di vernice dappertutto, proprio come lui. -Non mi dire.- mi prendo beffa della sua osservazione e gli circondo il collo con le braccia colorate, le sue mani mi tengono ancora per la vita.
Fissiamo assieme il nostro lavoro. Ok, ora la stanza è pitturata decisamente male, però è bella lo stesso, va bene così. Perché questi sono i nostri colori.
-Mr. Tomlinson, la prego, mi dica in che condizioni è messa la mia povera faccia.- dice in modo fintamente professionale, facendomi ridere. -Vediamo, mmh... un bel giallo, misto al verde, con contorno del rosa.-
-Ah, splendido. Un maestoso prato fiorito!-
Non smetto di ridere e nemmeno lui.
Scemo.
-E io, Mr. Styles?-
-Be'... anche lei ha del giallo, Mr. Tomlinson. Accompagnato dal blu e da una buona dose di bianco.- scimmiotta un esperto d' arte moderna, prima di fissarmi intensamente negli occhi. -Una luna luminosa in una notte oscura. Proprio ciò che sei per me.-
Oddio...
Sorrido nervoso, imbarazzato e felice come non mai. -Vivrei in quel tuo sorriso, Mr. Tomlinson.- la sua voce diventa quasi commossa, un cenno di disperazione mi fa rizzare le orecchie. -Per questo voglio che sorridi sempre, non solo perché sei più bello.- il tono è dolce, mi accarezza, è miele d' autunno, zuccherato e colmo dolcezza. -Perché senza il tuo sorriso, almeno una volta al giorno... non mi sembra di vivere veramente.-
Harry...
Mi sta per esplodere il cuore, sto sudando e, lentamente, mi avvicino a lui con le labbra affamate. Lo desidero, lo voglio, adesso! Il mio amato riccio fa lo stesso e chiudiamo gli occhi, pronti a risentire il paradiso insieme...
-Oppan Gangnam Style!-
Ma che cazzo?!
Apro gli occhi di scatto assieme a lui e vedo che si trattiene a stento dal ridere a causa della musica. -È la tua suoneria?-
-A quanto pare...-
LACY!
-Io... devo... devo rispondere...- balbetto, pieno di vergogna e uscendo in fretta dalla porta. Rispondo e stringo forte i denti: -Tu, piccola stronzetta!-
-Sì, sono io!- esulta, divertita dalla mia voce e capendo subito: -Scusa, ho interrotto una scopata?-
-Ci sei andata vicino.- ringhio fuori di me, stringendo con forza il pugno della mano libera. -Che cazzo vuoi? Perché mi hai chiamato? E perché diamine mi hai messo questa suoneria?!-
Lacy ride di gusto al mio orecchio: -Perdonami, non ho saputo resistere! Io sono a cena con Nate, mi sono dovuta rinchiudere in bagno. Comunque, volevo esserne certa, vai a casa per cena o no?-
-No, Lacy, e tu lo sai.- scandisco perfettamente ogni parola perché sì, cazzo, lei lo sapeva.
-Oh, ok. Buona trombata! Non soffiare troppo nel flauto che esaurisci il fiato!-
Merda!
-Lacy!-
-Ciao, ciao!- cinguetta, chiudendomi in faccia. Prendo più aria possibile per calmarmi. Nuova nota per me: mai lasciare da solo un Hanson o un Horan col mio telefono.
-Tutto bene?-
Faccio un giro di centottanta gradi su me stesso e guardo Harry, bello come il sole e pieno di vernice su tutto il corpo.
-Sì, sì, tutto bene.-
-Ottimo. Allora adesso ci facciamo una doccia e poi mangiamo qualcosa.-
Grande... aspetta, che?
Ha... ha detto la parola con la "d"?
-Do... doccia?-
Arcua un sopracciglio, scettico. -Sì... Magari insieme, se vuoi. Sai, per risparmiare l' acqua.- si avvicina a me come un cacciatore e sorride malizioso. -Sarò bravo a pulirti quanto a sporcarti, Mr. Tomlinson.-
Il mio corpo diventa di pietra, anche se qualcosa, lì sotto, si è messo in allerta alla sola idea di fare la doccia con lui. Ma doccia vuol dire una sola cosa: acqua.
Il trucco.
Ora sono morto. Tanto morto. Molto, molto, molto morto!
-Se è questo quello che vuoi...- provo a sembrare il più rilassato e naturale possibile nel sorridergli. Gli si alza un angolo della bocca stupenda e mi bacia la fronte. -È quello che voglio.- conferma e soffia sulla mia pelle, per poi dirigersi verso il bagno più grande della casa, che si trova al piano di sotto, e sento lo scroscio dell' acqua del box doccia.
Non posso evitare di farmi un mentale segno della croce.
Che Dio mi aiuti con questo irragionevole e sexy Mr. Occhi di Ferro.

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