Capitolo 17
-Buon pomeriggio e benvenuti, malati mentali. Per chi non mi conoscesse, io sono Evelyn Tomlinson e sono appena scappata dal manicomio!- si presenta mia sorella, mettendosi al centro del cerchio che io e gli altri ragazzi abbiamo creato.
Al mio fianco, Harry presta attenzione a Evelyn, come gli altri ragazzi e ragazze, i quali, fortunatamente, non ci stanno fissando.
Siamo al corso di teatro di mia sorella e per tutto il viaggio non ho fatto altro che pensare a come riprendermi le mie mutande. Questo è stato senz'altro un colpo basso, da parte sua, e mi ha fatto incazzare da morire. Insomma, che si aspetta? Che me ne vada in giro senza intimo addosso?!
Nella stanza si creano degli applausi ed Eve si inchina: -Grazie, grazie mille. Benvenuti al corso di teatro per adulti dell' ALF Studio. L' anno scorso, da quel che mi hanno detto, questo corso ha spaccato nell' interpretazione modernizzata di "Amleto" intitolata "Era il grande figlio di...!" e quest' anno spero di vedervi all' opera di persona, con la stessa energia. Ora, so che per voi può essere un po' destabilizzante, certo, nuova insegnante e nuovi compagni di corso, ma sono sicura che, lavorando insieme, faremo poche figure di merda in scena.- sorride, contagiando le persone e facendole ridere. Sento anche Harry ridacchiare. -Inizieremo con qualche esercizio di riscaldamento per corpo e voce, così vi conoscerete meglio tra di voi. Mettetevi a coppie, dopo vi farò scambiare. Uno di fronte all' altro, ragazzi.- ordina, battendo le mani.
Mi metto faccia a faccia con Harry, così inizio con qualcuno che conosco. -Ciao, delizia, vieni spesso da queste parti?- scherza, pizzicandomi il fianco. Ridacchio e gli do un colpetto alla mano. -Smettila.- sussurro imbarazzato.
Mamma mia, sembriamo una coppia sposata...
-Bene, ora, a turno, toccherete una parte del corpo del vostro compagno e deciderete voi, coi vostri movimenti, se dovrà muoversi verso o lontano da voi, a rallentatore. Forza!- batte le mani Evelyn ed iniziamo con l' esercizio. Prendo un respiro profondo.
Ok, sono pronto.
Harry allunga una mano e mi tocca delicatamente la spalla, fingendo una spinta. La mia spalla si muove lentamente all' indietro e il mio corpo la segue, ma non tanto da rischiare di cadere. Sorrido: -È piacevole.-
-Vero.- conferma il riccio di fronte a me, toccandomi il petto e avvicinando la mano a sé. Il mio petto la segue, sempre a rallentatore. -Che te ne pare come primo appuntamento?- domando con finta ingenuità e lui sorride divertito, -Non male.- ammette. Ridacchio quando fingo di tirargli una ginocchiata, dopo che lui mi ha toccato il diretto interessato. -Scommetto che ne hai avuti di migliori.-
-In realtà, non saprei dirlo.- fa un mezzo sorriso e mi tocca la mano, allontanandola. Vado indietro con essa, col braccio e poi col busto. I piedi sempre puntati sul pavimento. -Come si può basare su una scala da uno a dieci un appuntamento, se tutti quelli che ho avuto fin'ora li ho vissuti grazie al denaro?- mi fissa coi suoi bellissimi occhi smeraldi e io mi sento perso. Fa allontanare il mio fianco. -Hai ragione.- ammetto, spostando metà corpo indietro.
Unisce indice e medio e li usa per toccarmi le labbra. Sono il suo strumento per farmi avvicinare.
Oh oh. No...
Avvicino con lentezza la bocca a lui, sicuro che lo ha usato come espediente per baciarmi.
Qui? Davanti a tutti?!
Le nostre labbra si sfiorano, io sto per andargli incontro ulteriormente... ma le due dita mi ritoccano la bocca, con dolcezza. -A volte, quando sono da solo e al buio, mi ritrovo a sussurrare il tuo nome. Senza neanche un perché.- soffia piano sulla mia carne, che desidera solo riassaporare la sua.
Dio.
Mi mordo il labbro e sento che sto leggermente bagnando i pantaloni. È troppo chiedere una stanza al buio, adesso?
-Vede, Mr. Tomlinson, lei può mentire quanto vuole con me.- la sua voce incantatrice mi fa allontanare e comincio io a farlo muovere: gli allontano un braccio. -Può dirmi di non volermi. Può usare la paura come scusa...- alza le sopracciglia pensieroso e lo avvicino tramite la coscia. Il suo tocco mi coglie di sorpresa sulla spalla, che poi scivola come acqua di un fiume sul mio braccio.
Oh, mi fa venire la pelle d'oca.
-Ma il tuo corpo mi parla. Ed è lui che intendo ascoltare.- mi soffia sul lobo, facendomi voltare il viso dall' altra parte. Mi lecca il collo e il profilo, creandomi un tremito potente che mi fa riscuotere.
Mr. Occhi di Ferro, cosa mi fai?
-Cambio!-
Torno di colpo alla realtà e fisso Eve.
Che? No! Di già?
-A dopo, Mr. Tomlinson.- mi fa l' occhiolino il mio tormento personale e cammino per la stanza. Guardo distrattamente gli uomini e le donne che mi passano vicino, finché una voce femminile non mi chiama: -Louis?-
Mi volto alla mia sinistra e riconosco la ragazza vicina a me. -Ehi, Keira. Non sapevo facessi teatro.- sorrido, mettendomi di fronte a lei per fare l' esercizio. Lei sbuffa: -Mi sono detta "qual'è un posto dove tuo padre non ti seguirebbe mai?". E mi sono iscritta qui.- fa un sorriso di scherno subito dopo. Ridacchio e le spingo indietro il mento con leggerezza.
Keira McFly, come la band. Origini scozzesi, orfana di madre e vicina di banco di Amber alla sua destra. Nonostante Amber si vesti da brava ragazza e Keira da delinquente dei bassi fondi, sembrano ottime amiche. Quando non è con me e i miei amici, Amber parla con Keira. Purtroppo, so che Keira è costretta a vivere in una roulotte nella periferia assieme al padre per mancanza di soldi, dato che lui a malapena sa tenersi i soldi ed è un ex chitarrista caduto in rovina tanti anni fa. Il peggio? Alden Stockfelt è il suo vicino di casa. Stesso quartiere, roulotte diverse. Da quel che so io, a Keira manca un pezzo dell' orecchio destro perché Alden glielo staccò a morsi circa due anni fa. Lui conferma, lei nega. Ma, conoscendo lui, non so a chi credere.
-Tutto bene?- le chiedo, dopo qualche minuto di puro silenzio. Lei annuisce. -Certo. Tu?-
-Bene.-
-E con...?- mi fa segno con gli occhi verso Harry, il quale è finito in coppia con una donna, e alza le sopracciglia in modo allusivo.
Oh, cazzo.
Deglutisco nervosamente. -Non so cosa intendi.- cerco di sviare il discorso. Non penso sia né il luogo né il momento adatto.
I suoi occhi d' ambra cercano anche il minimo segno di cedimento da parte mia, ma non succede. Fa spallucce e guarda da un' altra parte. -Ok.- lascia stare e i suoi capelli a caschetto color del mogano le sfiorano le guance. Tiro un sospiro di sollievo.
Sono salvo.
Passano i minuti e noi stiamo ancora facendo questo allenamento per i muscoli. Mmh... è rilassante, in effetti.
Sento una musichetta interrompere il mio silenzioso momento di pace e capisco che è Keira, la quale sta canticchiando. -Bang, bang, into the roooom.-
Oh, no, vi prego...
-I know you want it...-
-Keira.-
-Scusa.- smette subito, ma vedo perfettamente che sta ridendo sotto i baffi. Alzo gli occhi al cielo. Ah, le donne.
-Senti, Keira...- comincio il discorso, -Come ti sembra Alden, ultimamente?- domando, sperando di sembrare il più naturale possibile.
Lei assume un' aria pensierosa prima di rispondermi: -Strano. Più del normale, ovvio, e non "strano" nel termine di "costipato". Sembra, piuttosto, che nasconda qualcosa... Ma, ehi, non prendermi troppo sul serio.- mi tocca la fronte con i polpastrelli e io mi allontano piano piano con la testa, -Lo conosco da pochi anni e ci siamo rivolti la parola poche volte, in quelle rare occasioni in cui ce le siamo date di santa ragione.- si avvicina un po' di più a me per bisbigliarmi: -E, detto tra noi, non penso nemmeno che sia chi dice di essere. Insomma, non ho mai visto suo padre, sua madre è sempre fatta di qualcosa... prima del Queens, dove abitava? Di dov' è? Tu lo sai?- alza un sopracciglio e un lato della bocca, sospettosa. Scuoto la testa. In effetti, questo non l' ha mai saputo nessuno, credo. Nemmeno il suo gruppo di amici.
Il mio sguardo si abbassa e vedo che, sulle sue braccia scoperte, ci sono dei segni. Strano, sembrano... impronte.
-Va bene, può bastare.- richiama l' attenzione Evelyn, facendoci poi tornare in cerchio. -Ora vi divido. E sì, lo so, non guardatemi così, non farò la divisione dei sessi. Se ve lo state chiedendo no, non intendo separarvi il cazzo dalle palle, intendevo altro.- finge serietà, provocando una risata generale da parte di tutti.
La guardo con ammirazione. Wow, è fantastica. Sembra davvero felice.
È brava.
Passiamo queste due ore facendo vari esercizi di riscaldamento, divertenti e spassosi, mentre Eve ci esamina uno a uno, forse per decidere quale spettacolo farci fare. A fine lezione, sono sfinito e accaldato. Bevo un po' dalla bottiglietta d'acqua che mi sono comprato dal distributore e mi appoggio col fianco al tavolo da prove. Vicino alla porta vedo Harry, che parla con qualche ragazza del corso. Sento distintamente la parola "vampiri", perciò gli stanno facendo domande sul suo film.
Alla faccia della riservatezza.
-Sono ceca o vedo un piccolo mostriciattolo verde mangiarti sulla spalla la carne della gola?- scherza Evelyn, raggiungendomi e sedendosi sul tavolo. Oh, cavolo, vuole iniziare una conversazione con me. Ruoto gli occhi e poggio l' acqua vicino a lei. -Sei ceca.-
-Io non direi.-
-Be', ti riesce facile non vedere o non capire le emozioni di qualcuno.- le lancio questa frecciatina, sperando che se ne vada. Ma, ovviamente, non conosco mia sorella. -Louis, possiamo parlare?-
-Abbiamo già parlato, Eve.-
-No, non del tutto. Ti prego, io... voglio solo tornare nella tua vita.- la sua mano mi stringe il braccio con delicatezza, implorante.
Alzo la testa verso di lei, il solo vederla mi fa salire le lacrime agli occhi. -Mi hai abbandonato, Eve.- le ricordo con freddezza e staccando la sua mano da me, -Mi hai lasciato la mattina del mio compleanno, col ricordo di te che litigavi con mamma. Mi consolò papà, quel giorno. Però, da lì in poi, non ho più festeggiato il mio compleanno, Eve. Mai, neppure una volta. Non ne valeva la pena. Non ne valeva la pena, perché la mia sorellona non era lì, a festeggiare con me.- mormoro a bassa voce, in modo che mi senta solo lei. Lotto contro il bruciore del naso e decido che ne ho abbastanza. Punto lo sguardo sul pavimento e muovo la testa in segno di negazione, -È stato un errore venire qui.- sussurro e cammino lontano da lei.
Sono un idiota, perché ho sentito il bisogno di cercarla? Perché sì, venire a questo corso non è stata solo una prova per Harry, ma anche per me.
Un tocco deciso mi ferma e mi tira la maglietta. Mi volto, sapendo già che è lei. -Vuoi la verità?- domanda affranta, gli occhi rossi. -Ok, ti darò la verità: nostra madre mi ricattava, Lou. Feci un errore madornale al liceo e lei lo usò come esca per attirarmi nella sua trappola basata sul creare la "famiglia perfetta".- spiega in breve, ma non mi basta. Mi guardo attorno per vedere se qualcuno ci sta spiando, per poi incitarla: -Quale errore madornale? Che hai fatto, Eve?-
-Andavo in un liceo che non volevo frequentare, solo per ordine di nostra madre. Volevo ribellarmi il più possibile, farle vedere che avevo il controllo... e coinvolsi un innocente. Si chiamava Dean. Era lo studente modello, il figlio dei sogni.- ridacchia leggermente e alza gli occhi, ricordando. -Tutte le volte che mamma tornava dai colloqui con gli insegnanti, incontrava sempre i suoi genitori. Gli parlavano così bene di Dean, voleva che fossi brava come lui. Ero così gelosa di quel ragazzo, un ragazzo che nostra madre desiderava come figlio al posto mio. Eppure... ne ero anche profondamente innamorata.- arrossisce e il corso che sta prendendo questa storia comincia a non piacermi.
Che mi hai nascosto?
-Lo convinsi a fare tante di quelle cazzate! Richiami scolastici, furti alle bancarelle, perdita della verginità prima del matrimonio...-
Cosa?!
-Eve!- strillo, mettendomi le mani sulle orecchie. -Che schifo, sei mia sorella!-
-Scusa, scusa, hai ragione.- ride lei, imbarazzata e mettendomi giù le mani. -Dicevo, dato che lui era un bravo ragazzo, tutte le volte che faceva il cattivo con me, mi elettrizzava da morire. Mi eccitava, scombussolava, emozionava! Ero terribilmente cotta. Però non ero cosciente di quanto io fossi un pericolo per lui. Una sera, lo convinsi ad entrare con me nell' ufficio del preside del liceo, nel cuore della notte, e a rubare la mia pagella, dove la mia bocciatura era già stata segnata. Quella sera mi baciò. Un bacio vero, indimenticabile... finché non arrivò la polizia.-
Oh, Eve.
-Chiamarono i miei e i suoi genitori. Papà era deluso, mamma me ne disse di tutti i colori. Ma Dean... oh, Dio.- singhiozza e si porta una mano alla bocca, -Dopo che la polizia se ne andò, i suoi genitori lo massacrarono di botte di fronte a me, mamma e papà. Mamma se ne fregò e papà mi trascinò via, verso l' auto. Avevo il cuore a pezzi... era una scena così atroce. Volevo aiutarlo. Successivamente, tentai di contattarlo, ma ogni volta che gli scrivevo o lo chiamavo, mi riempiva di insulti e mi mandava all' inferno. Come biasimarlo? Due giorni dopo, lui e la sua famiglia sparirono. Lasciarono la città e non lo vidi più. Seppi solo che, quell' anno, lui venne bocciato. Per colpa mia e con me.-
Cristo...
-Eve... io...-
-Andiamo?- Harry è comparso alle mie spalle e io non so cosa fare. Eve mi fa solo cenno di seguirlo, poi ci lascia da soli. -Tutto bene?- arcua un sopracciglio il riccio, vedendo il mio pallore. Annuisco, ma non riesco a togliere gli occhi di dosso da mia sorella.
Nostra madre... l' ha ricattata con questo? Per tutti questi anni?
-Sì... sì, sì, sto bene. Ehm, la mia domanda e le mie paia di mutande.- dico la prima cosa che mi viene in mente per distrarre entrambi. Lui sorride: -Spara.-
-Gemma, alla fine, ti ha picchiato?- sghignazzo malefico, aspettando la sua risposta. So che potrei chiedergli altro, qualcosa di più importante, ma adesso non ne sono proprio in vena.
Mr. Occhi di Ferro mi guarda incredulo, sorpreso dalla mia domanda e si abbassa di scatto il colletto della maglietta, mostrandomi il segno di un morso ben evidente sulla sua spalla. -Tu che dici?-
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