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Capitolo 14

È Hearl ad aprirmi la portiera quando arriviamo a destinazione. Scendo e mi ritrovo davanti ad uno dei classici condimini di New York. Un posto qualunque per una persona qualunque.
Ma Mr. Occhi di Ferro non è una persona qualunque.
Perché mi ha portato qui?
-Forza.- prima che me ne accorga, l'argomento principale dei miei pensieri negli ultimi giorni mi ha afferrato per un polso e mi sta portando oltre il portone principale.
Fa entrare entrambi nell' ascensore ed io mi stacco da lui alla svelta, finendo attaccato al muro freddo di metallo.
-Che posto è questo?- lo scruto in viso con la guardia alta. Può saltarmi di nuovo addosso in qualsiasi momento.
-Non preoccuparti, stiamo andando in uno dei miei appartamenti. Abito qui quando lavoro assieme alla mia casa editrice o alla mia banca.-
Certo. Ovviamente Richie Rich Senior doveva per forza "possedere" una banca. Stupido io che pensavo si limitasse ad allevare stalloni da monta!
Le porte dell'ascensore si aprono ed io scendo alla velocità della luce. È per via del fatto che non vedo più scale che salgono che capisco che siamo all'ultimo piano. Come nel suo grattacielo.
Mr. Occhi di Ferro tira fuori un mazzo di chiavi dalla tasca dei pantaloni e apre l'unica porta presente su questo piano.
-Lei ha un debole per gli ultimi piani, Mr. Styles?-
-Che posso dire? Mi piace stare in alto. È come una dimostrazione di superiorità, potere.-
-Non le bastava la sua altezza corporea?- non resisto e rido alla mia stessa battuta, riguardante al fatto che lui sia alto più di me.
Mr. Occhi di Ferro gira la testa, ma non il corpo, verso di me. Mi fissa impassibile. Solo pochi secondi dopo mi accorgo di star facendo la figura dell'idiota e smetto di ridere.
Oltre al cazzo di marmo, c'ha pure il cuore, a quanto pare!
Continua a girare la chiave fin quando non si apre la porta e mi fa entrare per primo. È molto accogliente e spazioso: un enorme tappeto sul marroncino occupa tutto il pavimento dell'immenso salone, con due divani, tre poltrone, un basso tavolino di vetro e una TV da ottanta pollici. Subito dopo, vedo la cucina con penisola e tutto il necessario come il frigo, il forno e la lavastoviglie.
Le porte sono chiuse, quindi constato solo quello che c'è in questo punto della casa.
Sento la porta venir chiusa a chiave e mi volto verso il mio "rapitore", ritrovando la mia vecchia ira.
Porgo una mano verso di lui e lo fisso. -Telefono.- mi limito a dirgli. Lui mi fissa confuso. -Come, scusa?-
-Il mio telefono. Me lo dia.- lo minaccio a denti stretti, deciso a non arrendermi.
Lui alza le mani in segno di innocenza e lo prende dalle sue tasche. Una volta che ce l'ho in mano, mi muovo abilmente con le dita per chiamare Niall, Lacy o addirittura la polizia, ma non passano neanche due minuti che mi blocco. Alzo la testa verso di lui e lo vedo con un sorrisetto compiaciuto ed irritante.
Sorrido a mia volta, ma lo faccio solo perché altrimenti lo prendo a schiaffi, e allungo ancora una volta la mano. -La SIM.- dico concitato, cosciente che sta ridendo sotto i baffi.
-No.- continua a sorridere in quel modo così odioso e so che se la sta godendo. E alla grande.
Mi metto il telefono in tasca e fingo di essere pacifista.
Avrà pur un telefono, qui, da qualche parte.
-Come vuole. Starò al suo gioco. Ma se mi tocca, io mi metto ad urlare.-
-Quello lo devi fare dopo che ti ho toccato, Louis.- nei suoi occhi brilla una luce divertita, ma io non lo sono per niente.
Nessuno dei due dice più una parola, limitandoci a me che mi guardo in giro per il suo appartamento e a lui che mi fissa.
Siamo entrambi ancora con i nervi a fior di pelle. Lui ce l'ha con me, io ce l'ho con lui. Ma né io né lui vogliamo aprir bocca riguardo l'argomento "esperimento sì o no", perciò perché non si limita a lasciarmi andare così ogni tipo di imbarazzo sparirà?
Il mio sguardo cade su una fila di libri messi in uno scaffale della mobilia. Ne prendo uno e sfoglio velocemente le pagine, guardando poi i titoli degli altri libri. -Lei studiava medicina? Ma non era andato alla Queens?- lo guardo che è seduto su uno dei divani, gli occhi ancora posati sulla mia figura.
-Subito dopo la Queens, ho allargato i miei orizzonti. Vari corsi online, studi privati... mi mancava un anno di studi per diventare un chirurgo neurologico.-
-E perché ha mollato?-
-Il mondo del mercato e delle agenzie mi ha preso di più. Lo ammetto: ero bravo in entrambi, ma come medico non comandavo nessuno se non le infermiere.- la sua risposta mi fa congelare.
Rimetto a posto il libro e lo guardo disgustato. -Perciò non è diventato un chirurgo solo per questo? Il potere? Poteva salvare delle persone.- dire che sono scioccato è poco.
Lui fissa il pavimento e alza le spalle, senza emozione. -La medicina è come la scienza: piena di tentativi e fallimenti. Io, semplicemente, ero un tentativo qualunque.-
-Ma non un fallimento.-
-Ovvio che no. Ma ho deciso la mia strada anni fa, Louis. E non mi pento di niente. Sennò non sarei qui.- i suoi occhi sembrano volermi dire qualcosa in più, ma non li capisco.
Per un attimo, mi sembra che mi stia guardando come se io... valessi. Contassi qualcosa per lui.
Scuoto la testa, ignorandolo, ma poi riassemblo parecchie delle parole che ci siamo detti. Lo fisso, sconvolto: -Lo sono anche io? Un tentativo, intendo.-
-Non ho mai detto questo, Louis.-
-No, però mi ha offerto di farle da "cavia da laboratorio" per un esperimento del suo fottutissimo piacere!- alzo la voce e mi avvicino velocemente a lui, il quale si è alzato in piedi.
Perfetto, ho tirato fuori l'argomento scottante. Io! Mi ha proprio fatto ammattire...
-Stamattina, il mio comportamento, non le è sembrato un "no"?!-
-Vuoi la verità? Per niente, Louis, dato che neanche dieci minuti prima che tu te ne volessi andare, stavi godendo quanto me.- leggo la rabbia che prova in quelle sue iridi verdi scuri, che mi lasciano tracce di fuoco e ferro sulla pelle.
-Lei deve smetterla! Ho la mia vita, la mia fidanzata, sto per sposarmi, cazzo!- glielo grido in faccia, con le lacrime che minacciano di scendere.
-Ma è ciò che vuoi veramente? Eh?! Una vita dettata dagli altri, decisa dagli altri?!- trionfa su di me con la sua altezza e alza la voce a sua volta.
Per la prima volta, mi sembra più umano del solito.
-Si sbaglia, questa è la vita che voglio io! Io sono innamorato di Rose dal liceo...-
-La ami ancora?- mi prende in contropiede e rimango senza parole alla sua domanda.
-Come osa?! E la smetta di darmi del "tu", non sono fottutamente inferiore ad un coglione come lei!-
-La ami ancora o no?!- mi sgrida, il corpo contratto che aspetta una risposta.
Io... la amo. Vero? Se non l'amassi, non la sposerei, giusto?
Ehm...
-'Fanculo, io me ne vado!- sbotto, andando verso la porta, ma di nuovo sento la sua mano prendere la mia. Mi stringe a sé e sento il corpo venir scosso da un pianto silenzioso.
Dio, sono così confuso...
-Mi molli!- mi agito compulsivamente.
-Non abbiamo finito.- in un attimo, le sue labbra attaccano le mie, ma io non cedo: lo mordo costantemente, riaprendo la ferita del mio pugno e gli sputo in faccia il suo stesso sangue.
Lui si congela e si pulisce con una mano, prima di osservarmi con poca sopportazione.
Pensa veramente che io stia alle sue regole. Crede con sicurezza che io lo voglia. Ma io non lo vorrò mai. Non desidererò mai qualcuno che non mi considera neanche un essere umano.
Sono stufo.
-Continui a spingermi tra le fauci del leone... tanto ruggirò più di lui.- la mia frase sussurrata è una sfida, una promessa.
A noi due, Mr. Occhi di Ferro.
Lui ride amaramente e poi, con uno scatto, mi solleva e mi porta fino in cucina. Scalcio, lo picchio, ma finisco comunque con la schiena contro la penisola, disteso sotto di lui.
-La denuncerò per molestie e stupro! Non ha neanche usato il preservativo, stronzo!- mi agito con forza, cercando di liberarmi, ma lui tiene bloccati i miei polsi con una mano, mentre con l'altra tira fuori una scatolina da uno dei sacchetti. Ed è all'ora che la vedo.
Preservativi.
Una scatola piena di preservativi.
Perché la tiene lì?
Che cazzo mi frega?!
Spinge il suo corpo contro il mio, come al bar del Lion, e mi fissa incazzato nero negli occhi. -La smetta.-
-Di fare cosa?-
-Gliel'ho già detto: di fingere!-
Un flashback mi torna imminente in testa.
La nostra prima volta.
Una sua mano sposta con delicatezza una ciocca dei miei capelli dagli occhi e mi sembra quasi una carezza.
-Sorridimi, Mr. Tomlinson.-
Oddio, quella frase. Quelle parole.
La prima volta mi avevano riempito il cuore di un sentimento fantastico e anche adesso, in una situazione del genere, hanno lo stesso effetto.
Sorrido a lui, a ciò che mi fa sempre provare ma che non ammetto mai. Alla sensazione di essere libero solo quando mi prende, con forza.
Anche se non lo ammetterò mai, non mi dispiacerebbe provare com' è farlo con lui gentilmente.
Mi ha sempre preso con irruenza...
Tomlinson, sveglia, cazzo!
Torno a cercare di scappare quando lo vedo prendere uno dei preservativi e lo apre coi denti, abbassando velocemente sia i miei che i suoi pantaloni e boxer. -Ora... la smetta di fingere con me o le assicuro, Mr. Tomlinson, che entro domani mattina quella scatola sarà vuota.- indica la scatoletta dei preservativi ed io mi sento prosciugare di ogni forza.
Sta scherzando, vero?
-Che cosa?!- spaventato, cerco di alzarmi ancora, ma di nuovo mi blocca sul marmo freddo di color verdognolo.
-Mi ha chiesto lei di usare il preservativo; io la sto solo accontentando.- detto questo, sento di nuovo quella sensazione di riempimento nelle parti basse.
Mi si blocca il respiro e mi tengo forte alla penisola sotto di me. Dopo poco, un urlo lascia le mie labbra.
Nessun avvertimento, nessuna preparazione... stavolta sono morto.
-Allora? Cosa sceglie, Mr. Tomlinson?- mi punta il suo sguardo di ferro negli occhi e aspetta una mia risposta.
Non riesco a muovermi, la sua penetrazione mi ha destabilizzato. Ma la rabbia è ancora lì e sta bruciando fiamme vive.
Se pensa di piegarmi, si sbaglia.
Io sono alla sua altezza, non valgo di meno. Non ha il diritto di comandarmi.
Sono forte quanto te.
Invece delle parole, uso i gesti: allungo le mani e gli tolgo la camicia, buttandola a terra e graffiandogli succesivamente la schiena un'altra volta, tenendomi stretto alla sua carne.
Giochiamo in due.
Mr. Occhi di Ferro ghigna, quasi soddisfatto della mia risposta muta, mi bacia con la lingua e accenna una spinta già forte, che va a colmarmi nelle viscere, fino in fondo.
Urlo.
-Mi creda: ha fatto la scelta sbagliata, Mr. Tomlinson.-

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