Capitolo 10
Come un galantuomo, Harry mi apre la porta del ristorante a quattro stelle e mezzo, francese, "Daniel" e chiama subito un cameriere per farci portare al nostro tavolo, così da passare inosservati il meno possibile.
Dopo aver salito una rampa elegante di scale a chiocciola, finiamo all'ultimo piano - la cosa non mi meraviglia - e il nostro tavolo è praticamente dentro una cupola di vetro antiproiettile, larga e spaziosa, che ci permette di vedere il cielo notturno.
Altre persone sono dentro questa cupola: famiglie, coppie, amici... questa cosa un po' mi rallegra; avrò meno chance di rischiare di avere momenti troppi intimi con lui.
Mentre il cameriere ci guidava, ne ho approfittato per guardare meglio questo ristorante nella quale, di certo, non rimetterò piede così presto.
I lampadari sono enormi, circolari e illuminati di luce bianca, i tavoli rotondi o lunghi sono coperti da tovaglie bianche con sopra fiori bianchi o gialli, piccoli o grandi, un maestoso quadro di un mare agitato è attaccato ad un muro con sotto un divanetto di pelle nera e varie colonne di marmo color crema dividono gli spazi di questo mini palazzo. È veramente straordinario.
Quando mi ricapita?
Prima di venire qui, Harry mi ha portato nell'appartamento dove ho scoperto che ha studiato medicina e dove ho conosciuto sua sorella. Mi ha praticamente costretto a cambiarmi e mi ha prestato un suo vecchio abito da sera.
Solo guardandomi allo specchio la prima volta, ho capito che è d'alta classe. Velluto blu scuro nella giacca e nei pantaloni, una camicia nera che ho preferito sbottonare a causa del caldo invece che strozzarmi con una cravatta e scarpe da ballo con tacco scure sul marrone. Sono certo di aver visto anche una firma da qualche parte.
-Bonsoir, monsieurs. Qu'est-ce que vous voulez commander?- una cameriera bruna col grembiule nero ci sorride e si prepara a scrivere sul proprio taccuino, armata di penna.
Oh, oh.
Divento rosso per l'imbarazzo e volto la testa verso il paesaggio. Accidenti, potevo chiedere ad Harry di tradurmi quella buona parte del menù in francese invece di fare l' altezzoso ed evitare di parlargli.
E adesso che cosa le dico?
-Bonsoir, madame.- la dolce voce di Harry mi fa alzare gli occhi verso di lui, come il richiamo di una sirena.
Ha un sorriso sincero e lo sguardo cordiale, mentre porge uno dei nostri menù alla signora e apre l'altro.
-Pour moi un Red Snapper Américain et pour mon mari un Grilled Ora King Salmon. Et pour les desserts, je voudrais une Elvisia et mon mari prend, uhm... ah, oui, un Opera.- indica con eleganza alcuni piatti e le fa dei cenni col capo, in segno di positività quando lei prende a segnare le ordinazioni.
Io mi limito a fissarli, perché non ho mai studiato francese e perciò non capisco che cosa si stiano dicendo. Ma, ve lo giuro, vorrei che mi parlasse in quel modo divino sempre... anche se dovessi usare Google traduttore ogni santa volta che apre bocca.
Come nascondi bene le tue pecche... Mr. Occhi di Ferro.
La cameriera sorride, corruga la fronte nel prendere il secondo menù e piega di lato la testa, rivolgendosi all'uomo davanti a me. -Votre mari? Vous et il n'êtes pas trop jeunes? Vous avez des visages tellement adolescents!- il tono dolce di voce mi fa scorgere della sorpresa.
-Oui, nous sommes en lune de miel.- Harry annuisce e questa sua frase fa diventare gli occhi di lei a forma di cuore.
Una gran voglia di nascondermi mi fa tremare le ginocchia sotto al tavolo.
Che cosa le ha detto? Ci sta provando anche con lei, adesso? Ok, ha una pelle e un corpo niente male, ma si vede che è sui cinquanta. Non posso credere che sia così spacciato.
Sul serio, Styles? Non conta nemmeno l'età adesso?
Mi duole lo stomaco a vedere come cazzo le sta sorridendo. Vorrei urlare loro che ci sono anche io, però, purtroppo, non conosco il "vaffanculo" francese, il quale suppongo sia totalmente differente da quello americano.
Dio, quanto vorrei che Jullienne fosse qui per farmi da interprete. Mi sembra di rivivere la scena a Fuerteventura, solo che stavolta sta blaterando in francese invece che in spagnolo.
Un altro macigno mi piomba sul petto e sulle spalle quando penso che probabilmente queste cose non le fa quando esce fuori con suo marito.
Cazzo, ma perché ho lasciato che accadesse questo?
Prendo dei respiri profondi. Parleremo, parleremo e basta. Calma.
-Oh, félicitations!- la donna è gioiosa e fissa sia me che lui con aria sognante.
Mi sale un dubbio: che c'entro io?
-Bon appétit, jeunes mariés.- fa un lieve inchino, sempre con le labbra tirate in su e portandosi via i menù con una pagina di taccuino scritta.
-Merci, madame. À plus tard.- Harry le fa cenno di congedo e si concentra di nuovo su di me, gli occhi divertiti nel vedere la mia espressione. -Sì?-
Cerco in ogni modo possibile di non imprecare ad alta voce, anche perché ci sono dei bambini in questo ristorante.
Merda, ma si rende conto di quanto faccia lo stronzo con me? Io voglio solo finire questa cosa fra di noi, chiarire e ognuno di noi per la sua strada. Ma lui no! Lui deve sempre stuzzicarmi.
Ma che razza di veleno sei, tu?
-Che vi siete detti?-
-Nulla. Ho solo ordinato per entrambi e le ho fatto i complimenti per l'acconciatura.-
-Va bene, prima cosa: non sai nemmeno che cosa volevo da mangiare. Seconda cosa: seriamente? Almeno inventati una scusa sensata! Senza offesa per lei, ma sembrava avere un gatto morto in testa.- arcuo un sopracciglio e scuoto la testa, facendo un mezzo sorriso. Non scherzo, i suoi erano capelli degni degli anni venti.
-Invece di parlare di me e di un mio probabile flirt con una donna che poteva anche essere la mia defunta prozia Pearl, cambiamo argomento.- ordina, prendendo al volo il vino rosso che uno dei camerieri ci ha portato e aprendolo lui stesso col cavatappi.
Lo scruto mentre versa a entrambi da bere. Quest'uomo è così colto, intelligente, sveglio... furbo, calcolatore, freddo.
Credo di doverne avere paura, a questo punto. Per quanto ne so, potrebbe anche avermi nascosto altro oltre a Jasper.
-Quante lingue conosci?- chiedo con spontaneità.
Lui beve un sorso del vino e poi volta gli occhi verso l'alto, a sinistra. -Mmh, dunque, vediamo...- si conta sulle dita, pensieroso. -Francese, spagnolo, italiano, tedesco, portoghese, finlandese, mandarino, giapponese... sinceramente, non lo so.-
-Come fai a conoscerle tutte?- lo ammiro con tranquillità, sono solo curioso.
So che ha fatto, almeno per un po', il college al Queens e lì non ci sono tutte queste lingue. Cosa lo ha portato a studiarle?
Poggia le mani unite sul tavolo assieme ai gomiti e mi parla con scioltezza. -Louis, so che cosa stai pensando, va bene? A me piaceva il Queens e in parte mi è dispiaciuto non concludere lì i miei studi, ma mi sono sentito come soffocato. Semplicemente, non mi bastava. Ero curioso. Volevo sapere tutto di tutto e tutti e così presi la decisione di farmi da solo. Cominciai a leggere molto di più, a studiarmi i vari dizionari di lettere e grammatica straniere, a iscrivermi a corsi privati di studio... Dio, ti dico solo che il numero di tutor che ho avuto non stanno neanche su entrambe le mie mani e i piedi.- ridacchia di poco e mi sorride. Quel sorriso così bello, una maschera per un mondo che può essere imprevedibile, brutale o grandioso.
-Mi sono fatto un'educazione per conto mio. La vita è una guerra, Mr. Tomlinson. Lei deve solo imparare le regole per vincere. Ero a conoscenza del fatto che "sapere è potere". E, Mr. Tomlinson, lei non può neanche immaginare quanto mi piaccia il potere.-
-Oh, Mr. Styles, mi creda. Penso di essermene fatto un'idea.- lo stuzzico, abbassando il tono di voce e allungando un piede, toccando il suo.
Dischiude le labbra. Cazzo...
Veniamo interrotti dall'arrivo dei piatti. Salmone. Mi ha preso un salmone alla griglia. Cavolo, da quant'è che non lo mangio?
Taglio un pezzetto e me lo metto in bocca. Gesù Santo... succoso, croccante, caldo... ora capisco il perché di quelle quattro stelle e mezzo. Anche lui ha preso del pesce, ma un dentice rosso.
Mangiamo senza fretta, gustandoci i nostri pesci e una New York notturna. Mi sento... felice. Era da tempo che non stavo senza pensieri, d'accordo con me stesso per un lasso di tempo, senza preoccupazioni.
Lo devo ammettere, stargli vicino è senza dubbio una cura per la mia mente.
Certo, ho sempre quel lampo di terrore nel cuore di essere scoperti dalla stampa, da Rose, dai suoi genitori o da mia madre, ma adesso c'è Harry. Ed io sto bene.
-Allora... tu e Jasper?- tento di mettere in tavola l'argomento non appena noto che ha finito di mangiare e lo vedo irrigidirsi.
Ancora qualche secondo di silenzio. -Non ne voglio parlare.- dichiara.
Oh!
Un diavoletto mi sta pungendo col suo forcone sul collo, intimandomi di fare la peste, una cosa che adoro fare ma succede raramente. -Tu vuoi toccarmi?-
I suoi capelli saltano quando tira su la testa per analizzarmi e capire se ha sentito bene. -Che cosa?-
Ghigno in modo felino.
Hai stuzzicato la gazzella sbagliata, leoncino.
Poggio la schiena allo schienale e la mia mano destra va furbetta vicino alla mia gola. -Tu... vuoi... toccarmi?- scandisco bene le parole e, con lentezza, poggio la mano a palmo aperto sulla pelle scoperta dai bottoni della camicia.
Sospiro e mi mordo il labbro, continuando a fissare come una luce ultraterrena quei dannatissimi occhi verdi.
-Louis, cazzo, certo che ti voglio toccare!- lo ammette a denti stretti, come se fosse sul punto di morire o di esplodere. -Ma non lo farò, perché so che tu non lo vuoi. Ti assicuro che vorrei, e ne avrei il coraggio, trascinarti via da qui e portarti in una delle mie case, dove potrò entrarti dentro come non faccio da mesi.- stringe i pugni sul tavolo in modo doloroso, la voce è graffiante, affamata, disperata.
Porca troia... Ho ancora potere su di lui.
Resto a bocca aperta.
Evvai, sì!
Una parte di me si dà dello stupido, sapendo che lui avrebbe voluto molto di più di questa cena, stasera, mentre l' altra gli sta urlando di prendermi anche adesso, qui, su questo tavolo e di fronte a tutti.
Oh, Mr. Occhi di Ferro...
-E se ti dessi il mio permesso?-
Sgrana gli occhi e leggo pura voglia nelle sue pupille. Non fiata e capisco che aspetta un mio continuo.
-Io ti permetterò di toccarmi... solo per stanotte... ma tu dovrai darmi qualcosa in cambio.-
Dal sorriso accattivante che gli nasce in viso, capisco che ha intuito il mio gioco. Il gatto sta giocando col topo. -Che cosa vuoi?-
-Parlami del matrimonio con Jasper.-
Vedo che sta per dirmene quattro, ma il cameriere che ritira i nostri piatti e quello con i nostri dolci gli fanno ricordare che non siamo soli. Guardo cosa mi ha ordinato il miliardario qui di fronte a me: un caffè alla crema con cioccolato fondente.
Mmh... mi sta viziando, l'uomo. Ottimo!
Assaggio una prima cucchiaiata. Porco... Si trattano bene, qui, eh? Cibo salutare, ottimi dolci...
Di che stavamo parlando? Ah, sì!
-Quindi?- lo incalzo, lanciando un'occhiata al suo di dessert.
Anche lui sembra avere della crema nel piatto, con enormi scaglie di cioccolato, sempre fondente. Mmh, quasi quasi gliene rubo un po'.
-Louis, io... non voglio parlare con te di Jasper.- sento con le mie stesse orecchie la sua pazienza andare lentamente a puttane.
Faccio spallucce. -Ok. Niente sesso.- decido, puntando la mia attenzione sul mio piatto. O almeno, è quello che spero di fargli credere.
Odo distintamente un suo sbuffo, una boccata d'aria e il rumore delle ossa delle sue mani che vengono scrocchiate. -Ti dirò di me e Jasper... ma ad una condizione.-
Ti pareva.
Lo guardo con aria annoiata e annuisco, come a dire "vai avanti".
-Ho saputo che ti sei dato all'alcol, Mr. Tomlinson, vero?-
Fermo ogni movimento, persino quello dei polmoni. Allargo gli occhi a dismisura e sbianco.
Oh, porco cane, oh, porco cane.
Come lo sa? Chi gliel'ha detto?
Mio. Dio.
Ora mi ammazza. Ne sono certo, sono sicuro che mi ammazza.
-Harry, io...-
-No.- alza una mano e chiude gli occhi, senza dubbio per reprimere un rimprovero di quelli pesanti. -Voglio proporti una sfida.- apre le palpebre e il suo sguardo è serio.
Eh? Una sfida?
-Dopo il matrimonio, tu e Rose andrete ancora in Italia?-
Annuisco, spostando il mio dolce come ha fatto lui. Solo che lui il suo lo ha finito, io no.
-Ti sfido ad un gioco di carte della Calabria, a casa mia. Si chiama "Scippa Core", ossia "Ruba Cuore", dove l'unica cosa che conta è la fortuna. Se vinco io, tu vai agli incontri tra alcolisti anonimi e stanotte lasci che ti faccia tutto quello che voglio... ma, se vinci tu, ti dirò tutto quello che vuoi sapere su me e Jasper, matrimonio compreso. Ci sta, Mr. Tomlinson?-
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