It's my own design, my own remorse.
Di aver accettato quel progetto Simone se ne era pentito prima ancora che potesse iniziare a lavorarci su.
In sua difesa, l'aveva spiegato più volte che non gli sembrava una buona idea, che non credeva di possedere ancora l'esperienza necessaria per una proposta di tale entità e che francamente io l'altra persona nemmeno la conosco figurati se posso indovinarne i gusti, Manu.
Dalla parte opposta della scrivania, con la tipica calma che sempre lo contraddistingue, Manu non aveva fatto nemmeno una piega.
"Simo' non c'è niente da indovina'" borbottava intanto che si divertiva a ribaltare ogni suppellettile del tavolo gli capitasse sotto mano "fai conto che devo stare pure io in quella casa e regolati con i miei di gusti che tanto li conosci bene, no?"
Passa un palmo sul viso Simone, ripensando a quello stralcio di dialogo con annesso occhiolino e si chiede come sia possibile che in ogni parola detta dall'altro, anche la più naturale e innocente, sembri esserci uno spudorato flirt.
Avrebbe voluto rispondere, magari sbilanciarsi e tentare, per una volta, lo stesso tipo di approccio che in realtà non gli appartiene, soprattutto se attuato nei confronti di Manuel con il quale, pur conoscendosi da tanti anni, non è ancora stato capace di dare una definizione al loro rapporto.
Un sacco di tempo trascorso assieme, si dice, eppure vissuto in modi totalmente diversi: per lui sempre come fosse sull'orlo di un precipizio – il terrore di spingersi troppo in là e far sfracellare entrambi – per l'altro, invece, un'evidente passeggiata di salute, fatta di provocazioni, spensieratezza e assoluto, quanto inconsapevole, controllo della situazione.
Qualsiasi slancio di coraggio per replicare comunque, gli era stato portato via nel momento in cui l'amico, impossessatosi delle immagini incorniciate sulla scrivania, aveva intrapreso un'azione di critica spietata per ognuna di esse.
A suo dire, era "inconcepibile che ce state tu e Palmieri uno in braccio all'altro in tutte le foto e io so' solo in una con Aureliano... Aureliano, Simo'! Uno che non vedi da quando te sei laureato almeno cinque anni fa!... Ma quando ve li siete fatti poi tutti sti viaggi? E questi scatti? Ma soprattutto 'ndo stavo io?"
Simone si mordeva le labbra per non dire qualcosa di acido come forse a divertirti con una delle tue tante conquiste... magari la stessa con cui ora progetti di trasferirti, poi cedeva stupidamente al pensiero che quella sarebbe stata l'esperienza più vicina ad una scenata di gelosia da parte di Manuel e "non lo so" ribatteva sfilandogli le cornici dalle mani "non è che te ne sia mai fregato tanto di farti foto con me..."
Su quell'affermazione l'altro pareva ragionarci come se gli avessero appena sparato in petto e contestualmente svelato l'arcano più antico del mondo, le sopracciglia corrucciate in una smorfia di sofferenza e le labbra schiuse nell'indecisione su cosa dire.
"Non... non è affatto vero" protestava infine, a corto di ulteriori e più articolati argomenti a sostegno della sua tesi.
Simone ridacchiava per la faccia offesa – tipica dei rari casi in cui non riusciva ad avere l'ultima parola – e forse per l'istinto atavico di consolarlo anche quando non aveva colpe per il suo dispiacere o forse perché gli occhi da cane bastonato lo fregavano sempre, "vuoi fare una foto adesso?" chiedeva senza pensarci.
Manuel allora si ridestava tutto assieme, già balzato in piedi com'era per correre a posizionarsi sopra le sue gambe tremolanti nonostante la seduta a sostenerlo.
"Questa la stampi e la metti davanti a quella con Palmieri, va bene?" insisteva armeggiando goffamente con il cellulare mentre Simone annuiva tra il divertito e l'incredulo, fino a strozzarsi con la saliva quando si accorgeva che l'altro, un attimo prima dello scatto, gli posava le labbra su una guancia infuocata.
Se ne andava dopo come se niente fosse successo, l'ennesimo schiocco, questo però sull'altra guancia, uno pure qui t'o devo da' per par condicio, mormorava piano, e – nella confusione del momento – Simone ci metteva un po' a rendersi conto che quello lasciato sulla sua scrivania era il progetto della casa di Manuel e che, invece, la firma dell'architetto a cui venivano affidati i lavori, portava proprio il suo nome.
*
Al ragazzo al bancone che, con la scusa di sapere dov'è il bagno, ha tentato di offrirgli prima da bere e poi una palpatina non richiesta sul culo, Simone non trova neppure la voglia di urlare contro.
Se lo leva di torno come fosse un insetto fastidioso e si trascina senza forze e senza drink fino al tavolo dove gli amici continuano a conversare incuranti del volume tremendo della musica.
Giulio lo guarda di sbieco prima di fargli scivolare silenziosamente un cocktail tra le mani e lui lo ringrazia con una levata di capo che diventa un sorriso più onesto dopo il primo sorso tanto voluto.
"Di che parlate?" chiede alzando la voce e se ne pente mentre ancora elabora la domanda, che non solo dovrà fare uno sforzo uditivo disumano per cogliere la risposta, ma, stando alle prime parole pronunciate da Monica – qualcosa riguardo le agenzie immobiliari e i mutui – a quanto pare l'argomento è anche poco piacevole per lui.
Ci prova davvero, ma proprio non se lo spiega perché tutti i suoi coetanei sentano questa necessità impellente di incasellare se stessi e la propria vita in scompartimenti precisi che vanno dal matrimonio alla convivenza, passando per gli animali domestici e persino nuove creature da mettere al mondo.
Simone non ha mai avuto disprezzo per nessuna di queste, sia chiaro, anzi vi ha sempre in qualche modo fantasticato su da quando era ragazzino.
E' solo che, al momento – nell'affanno continuo che l'età adulta si è rivelata essere – vorrebbe un attimo fermare il tempo, cristallizzare tutto e mettersi a riflettere su cosa fare.
Recuperare forse le occasioni perse, cambiare magari alcune situazioni, o giocare d'anticipo su altre, capire, infine, come sia possibile essere arrivato dall'adolescenza ai trent'anni senza nemmeno accorgersene e senza, soprattutto, riuscire mai a cambiare il soggetto su cui costruire le fantasie di cui sopra.
Non che si faccia più aspettative, ben consapevole del disastro che le varie illusioni implicherebbero.
Certo, c'è sempre un angolo del suo cuore che si ostina a rimanere ancorato al passato, una sorta di macchia nera, quasi marcita – o almeno lui così la immagina – a furia di attendere da quindici anni nel punto più nascosto.
Sente gli altri parlare, sorride, anche solo per garbo, ai progetti futuri di Monica, Chicca e Laura e non lo fa apposta, ma un po' di malinconia gli viene.
La stessa che prova ogni volta in cui entra negli appartamenti di estranei per portarne a compimento i progetti e vede queste future vite prendere forma sotto i suoi occhi.
Il pensiero che sarà così anche per quello di Manuel e della sua fantomatica compagna quasi lo fa svenire sul posto.
Gli gira la testa e sudano le mani mentre nella vaga direzione degli amici mugugna un flebile credo che tornerò a casa, che teme nemmeno sia stato sentito.
Non ci aveva ragionato, non con Manuel nello studio a rimbambirlo come al solito con la sua sola esistenza, che mettersi in prima linea per quel progetto, significava contribuire attivamente alla realizzazione della sua vita con una persona che non sia lui.
Questa è una stronzata troppo grave pure per te, si ripete sconsolato intanto che posa la testa sulla parete esterna del locale e, con il fiato corto, prova a contare i respiri.
Giulio lo raggiunge nel tempo che a lui basta per recuperare un po' d'aria nei polmoni e fingere così di non aver appena avuto un attacco di panico pensando a Manuel.
Si accende poi una sigaretta, fa per offrirgli un tiro quando lo vede allungare le dita nella sua direzione, ma dopo ci ripensa e ritrae la mano, che è meglio se per stasera eviti, no? lo rimprovera bonariamente.
Simone annuisce distratto, "tanto so già cosa stai per dirmi", borbotta con la testa rivolta verso il cielo nero sopra di loro "ma io non ho nessuna voglia di parlare."
Giulio lo osserva allora in modo strano, come se lo vedesse per la prima volta, come se fosse lui che stava fumando in pace la sua sigaretta e l'altro fosse arrivato a disturbarlo.
"Io non ti devo dire proprio nulla" attesta infatti e, con grande stupore di Simone, rimane davvero in silenzio.
In realtà non è un atteggiamento inedito che attua, questa sorta di presenza passiva al suo fianco che finisce per snervarlo più di quanto farebbe un lungo discorso e che lo porta a cedere, rassegnato, ad uno sfogo senza né capo né coda.
Stasera però non sarà così, si ripete risoluto e non capisce perciò come sia possibile che mezz'ora dopo si ritrovi piangente sulla sua spalla, una serie di parole confuse a uscirgli dalla bocca e gli occhi di lacrime che Giulio prontamente asciuga.
"Secondo te ho fatto una cazzata ad accettare?" continua a chiedergli come se non avesse già risposto dieci volte con un diplomatico quanto poco confortante "gli vuoi troppo bene per dire di no... sei sempre stato così tu con Manuel."
Si arrabbia quindi con se stesso Simone per essere tanto debole, con l'amico che glielo fa notare senza mezzi termini, ma soprattutto se la prende con Manuel che adesso può godersi il lavoro a scuola che ha sempre sognato di fare, la piccola e accogliente casa in costruzione e pure la persona accanto a cui offrire questa felicità assoluta e ingiusta.
"Le doveva fare con me tutte quelle cose!", afferma delirante, "io avevo iniziato a progettare la nostra vita assieme quando lui ancora andava dietro a Chicca! Ti rendi conto?"
Sa di essere uno stronzo nell'esternare tali pensieri, ma non riesce proprio a fare altrimenti, che per ogni dispiacere dell'altro ha sofferto insieme a lui e per ogni traguardo raggiunto ha esultato quando c'era da esultare, sempre con la speranza che stargli vicino, tutelarlo, a qualcosa alla fine sarebbe pur servito.
Anche a ragionare su alcuni piccoli gesti o parole di Manuel e sul modo in cui si è aggrappato ad essi con tutte le proprie forze, non riesce proprio ad interpretarli diversamente dalle dimostrazioni che immaginava fossero.
Le proteste esagerate per quel breve trasferimento in Scozia durato il tempo di un Erasmus, le occhiatacce a Giulio o persino a Laura tutte le volte che, nelle loro ampie prove d'affetto, gli si accoccolavano addosso, l'astio immotivato per ogni ragazzo avuto da Simone in quegli anni, fino all'unica occasione – anche abbastanza recente – in cui il più piccolo aveva fatto notare la palese tossicità della nuova fiamma di Manuel.
Ne era nata una lite furibonda protratta per ore fra le mura di camera sua, che sulle mie relazioni metti sempre bocca per criticare tutto, sbottava girando in tondo, mentre io non posso dire nemmeno una parola sulle tue senza che tu perda la testa.
Lo cacciava poi dalla stanza, sicuro come mai prima di quel momento di aver davvero compromesso definitivamente il loro rapporto, e si chiudeva a riccio sul letto con il divieto perentorio verso se stesso di versare anche solo una lacrima.
Manuel lo ritrovava due ore dopo nella stessa posizione, le braccia pronte ad infilarsi fra le sue intrecciate ancora al petto e i capelli che gli solleticavano il naso intanto che provava a stringerlo nonostante Simone facesse finta di essere impagliato.
"Non dovevo urlarti addosso... mi dispiace così tanto" mormorava piano e "comunque ci siamo mollati" aggiungeva poi, fosse anche solo per cercare di cavare una parola dall'altro che rimaneva ancora in silenzio.
"L'ho mollata io, cioè... avevi ragione tu, diceva delle robe allucinanti e non so come ho fatto a non accorgermene prima."
Simone allora apriva prima un occhio, poi l'altro e "dispiace a me aver detto quelle cose, Manu" sbuffava nel tentativo di nascondere lo sforzo immane che le parole seguenti gli sarebbero costate "non vorrei che per colpa mia ti fossi perso l'amore della tua vita..."
Manuel, dal canto suo, non si scomponeva affatto e con voce ferma "no Simo, quello non potrebbe mai succedere" replicava, ignaro del tumulto che in pochi secondi aveva causato nel petto dell'amico.
Tre mesi dopo gli annunciava entusiasta di aver trovato una casa e pure una persona con cui andare a viverci.
Se ne rende conto così Simone – sfinito dopo un pianto e stretto tra le braccia di Giulio il quale cerca come può di calmarlo – che, per quanto possa tenere a Manuel, per quanto si voglia immolare per amore, questo sforzo non gli servirà a un bel niente.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro