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Y tu Manu tambien.

tw: doveva essere smut, ma come al solito la chiavata arriva alla fine 🥲





                                   *

L'anta sbatte con tale violenza che persino i cardini rischiano di saltare via.

Non ci fa caso Manuel e, nervoso com'è, nemmeno si preoccupa di Simone ancora dall'altro lato, la porta sbattuta in faccia e le chiavi che girano nella serratura, giusto un paio di secondi dopo, quando finalmente riesce ad entrare nella sua stessa casa.

Si aspetta forse un rimprovero per il gesto, oppure un tentativo diplomatico di rappacificarsi, che è una fissazione dell'altro non lasciare mai le discussioni in sospeso.
Piuttosto urliamoci addosso – gli dice in tali casi – ma non ignoriamoci come due sconosciuti, Manu.
E lui finisce ogni volta per capitolare.

E' il margine di pazienza in più, nel temperamento già mite del compagno, ad essere spesso la soluzione annunciata ai litigi che attendono soltanto di accadere.

Quella sera però, non solo Simone sembra avere poca voglia di aprirsi al dialogo, ma ha persino l'ardire di mettere su una faccia tormentata e carica di risentimento, come se fosse stato Manuel, e non lui per una volta, l'artefice del problema.

Glielo fa presente allora con i denti stretti e i pugni serrati, che me sarei rotto il cazzo de passa' sempre per stronzo Simo', fattelo pure tu n'esame di coscienza ogni tanto.

E il piccolo pare ancora più perplesso di prima,
tanto che, a guardarlo lì, fermo all'ingresso con espressione incerta, Manuel comincia a chiedersi se abbiano davvero vissuto gli stessi eventi o se sia stato tutto una sua terribile allucinazione.

Eppure era sicuro che la visione del film al cinema, così come il dibattito scaturito immediatamente dopo con gli altri, fossero avvenuti alla presenza di entrambi.

Che non si erano nemmeno informati sulla trama prima di andarci, optando solo per qualcosa di non troppo impegnativo, ma, dopo due ore di apparente tranquillità, trovarsi difronte alla scena conclusiva che mostrava un inatteso rapporto sessuale fra i tre protagonisti, aveva per forza di cose provocato uno sconvolgimento generale.

Le luci della sala non si erano nemmeno riaccese e i titoli di coda continuavano ancora a scorrere sullo schermo, che già Matteo con una singola frase rivolta a nessuno in particolare si faceva portavoce di un pensiero fino a quel momento taciuto.

"Mo veniteme a di' che non piacerebbe pure a voi fa' una roba del genere, eh zozzoni!"

E Manuel, dal canto suo, prima ridacchiava in difficoltà, ma poi ponderava bene la risposta, cercando di muoversi con cautela in quello che avrebbe potuto subito trasformarsi in un campo minato.

Non era tanto l'argomento in sé a turbarlo, quanto più il fatto che nel parlarne davanti a Simone avrebbe rischiato di scandalizzarlo o, peggio, offenderlo involontariamente.

Da quando stava con lui avvertiva un senso di appagamento difficilmente superabile: non guardava nessun altro, né gli interessava essere guardato da occhi che non fossero i suoi, eppure quella riflessione, per quanto stupida, aveva in qualche modo illuminato una parte buia, ma evidentemente in attesa di essere rischiarata, del suo cervello.

Rimaneva però comunque in assoluto silenzio, che di cose intelligenti da dire non credeva di averne, intrecciando una mano a quella del compagno e ascoltando con finto interesse i pareri degli altri.

Ed era così assorto, così intento a ragionare sul modo per uscire dall'impasse mentale non voluta, che sulle prime non si rendeva conto che ad aver preso la parola fosse proprio Simone.

Sapeva che il più piccolo ormai mostrava una sicurezza prima impensabile verso la sua stessa sessualità, e ne era estremamente fiero, ma sentirlo raccontare entusiasta di quanto una situazione come quella del film, l'idea di essere stretto tra due corpi e, perché no, preso da entrambi, fosse – a suo dire – un'esperienza sicuramente pazzesca da provare, finiva comunque per turbarlo.

Sembrava fosse naturale per lui discuterne, come se già l'avesse fatto altre volte, e Manuel non poteva fare a meno di chiedersi, intanto che una sensazione di angoscia lo attanagliava, con chi ne avesse già parlato, con chi, magari, l'avesse già fatto.

Una sequela di immagini oscene prendeva a scorrergli nella testa e in un attimo si ritrovava con occhi sgranati e cuore quasi fuori dal petto.

Non vedeva una, ma due bocche a tormentare quella dolcissima di Simone, a raccoglierne i mugolii e percorrerne la morbida pelle, dal collo al ventre bianchissimo, sporcato da segni purpurei che scendono fino all'intimità bollente, e ancora giù fino alle natiche schiuse per le mani che lo preparano senza tregua, mentre lui implora di essere preso così, che tutti e due, vi voglio tutti e due dentro di me, direbbe affannato ai volti anonimi e obbedienti alla sua disperazione.

Manuel al solo pensarci rischiava di perdere i sensi.

Osservava il compagno ridere e scherzare sull'argomento – le sgomitate complici di Monica e Chicca e i fischi da cafoni di Giulio e Matteo a farlo arrossire – e gli pareva di non avere manco più la terra sotto i piedi, di sprofondare, sotto gli occhi incuranti di tutti, in quel buco nero che erano le sue stesse paranoie.

Non ci provava neppure a nasconderlo.
La presa di coscienza che Simone potesse desiderare altre persone oltre a lui, che quell'esclusività, creduta comune, tale non era, più che un sogno erotico mancato, diventava allora motivo di forte tormento.

Gliela lasciava con freddezza la mano, preferendo portare le sue nelle tasche del giubbotto e tenerle lì, irremovibili anche quando il piccolo, confuso, cercava di stringerle ancora, o quando gli si accoccolava contro lamentando un bisogno d'affetto che Manuel ignorava bellamente.

Fattelo dare da un altro l'affetto, avrebbe voluto dirgli, o magari da altri due, che sarebbe pure meglio, no?, ma decideva invece di rimanere in silenzio, almeno per non apparire il tipico fidanzato morboso che, nel poco tempo assieme, si era scoperto essere.

Non che a Simone quell'atteggiamento avesse mai dato fastidio, anzi.

Più di una volta, le sfuriate di gelosia, le dichiarazioni quasi primordiali di possesso, accentuate anche dal delirio estatico, erano state gradite, se non volute, da lui che, stretto fra le sue braccia – gli occhi persi nel piacere e l'affanno nella voce – si abbandonava alle spinte del compagno, implorandone disperatamente l'appartenenza.

In quel momento invece, Manuel riusciva solo ad immaginarselo stretto fra altri corpi che lo vezzeggiavano, mentre cedeva estasiato alle loro attenzioni.

Non credeva sarebbe potuto accadere di nuovo, eppure il terrore di non essere abbastanza per Simone, sebbene in un modo diverso da quello che era stato solito impensierirlo, tornava ad assillarlo e a costringerlo all'unica reazione possibile.

Era con disprezzo evidente infatti che sollevava lo sguardo verso di lui che, un po' sorpreso dalla reazione, ma pur sempre apprensivo, incontrava subito i suoi occhi.

"Tu che ne pensi, amore? Sei d'accordo con me?" chiedeva poi, e Manuel, nascosto dietro un muro di finta indifferenza, iniziava in realtà a dispiacersi prima ancora di rispondere.

"Si, ce sta" ma del sorriso che si apriva incoraggiante sul volto di Simone, non rimaneva più nulla quando "solo che è più una cosa che me piacerebbe fa' con due donne" specificava.

Nessuno fiatava, nessuno gli faceva notare la palese stronzata detta, né gli amici che sembravano congelarsi sul posto come paralizzati, né tantomeno il compagno che, con occhi bassi e stretto nelle spalle, cercava solo goffamente di non mostrare tutto il suo disappunto.

A pensarci, Manuel nemmeno lo sapeva come gli era venuto in mente di dirlo, soprattutto perché manco ricordava l'ultima volta in cui avesse anche guardato un donna, figurarsi volerci fare qualcosa del genere.

Però in qualche modo, vedere Simone dispiacersi, forse provare in parte la stessa angoscia sua, era una, seppur misera, consolazione.
Quasi un modo contorto per ricordargli che, se sta male, è perché un po' ci tiene.

Ed è evidente che, dopo la battuta di dubbio gusto e il resto della serata trascorso in pensieroso silenzio, in quel momento stia malissimo.

Forse Simone non sbaglia, riflette allora, quando gli dice che diventa competitivo pure nelle litigate, che ha bisogno di dimostrare che se gli altri possono ferirlo, lui può distruggerli, come una gara a chi infierisce più dolore.
Ma io non sono gli altri, Manu – aggiunge sempre con rammarico nella voce – non voglio mai ferirti.

Nei meandri del cervello, tra la gelosia che gli affolla la mente e la rabbia che gli agita il corpo, Manuel ne è consapevole.

Alla fine nessuno lo conosce meglio e, prescindendo dalla natura mutevole del loro rapporto, di questo possibile ruolo di potere non ne ha mai fatto abuso, scegliendo piuttosto di adoperarlo al meglio, per mettere mano alla matassa che sono le sue insicurezze e sbrogliarle pazientemente.

E se riuscisse a placarsi, capirebbe che pure stavolta non è diverso, ma la paura di essere lasciato indietro, di perdere il compagno lo fa sragionare.

Lo guarda lì, ancora fermo nel salotto e ancora con l'espressione confusa, e non sa bene cosa fare, se mettersi ad urlare come il pazzo che chiaramente è, o se far prevalere quel lato vulnerabile di sé contro cui battaglia da sempre e che stasera pare emergere più forte che mai.

L'annosa scelta viene inaspettatamente presa da Simone.

Parla a bassa voce, così tanto che bisogna sforzarsi per sentirlo, ed è quella la grande differenza fra loro: che lui alza i toni, strepita e costringe gli altri a dargli attenzioni, mentre Simone no, Simone si fa ascoltare.
Non impone la sua presenza, non compie l'immane fatica di dover urlare per essere notato, nemmeno quando avrebbe tutte le ragioni per perdere il controllo.

Manuel già lo sa che con quel tono pacato e i ragionamenti a mente fredda lo porterà a riconoscere ancora una volta di avere torto e, dopo un po', persino ad ammettere la resa, mentre il più piccolo ne uscirà indenne, come al solito lui–

"Ho sicuramente sbagliato qualcosa stasera."

Oh.

"E' per forza così" insiste stupendolo "tu non mi attacchi mai gratuitamente, una stronzata devo averla fatta."

E non lo nota nemmeno lo shock farsi strada sul viso del compagno, turbato dalla naturalezza con cui Simone si carica di responsabilità che – a pensarci bene – forse neanche sono le sue.
"Ti chiedo scusa" aggiunge pure con candore e Manuel, se riuscisse, gli direbbe che non ha mai visto una bandiera bianca sventolare così vittoriosa e fiera come adesso.
Ma non gli viene dato tempo.

Simone si stringe nelle spalle, gli occhi fissi nei suoi "e tu lo sai che cerco sempre di essere corretto e sincero con te" attesta senza enfasi "anche quando è difficile, no?" e lui può solo annuire confuso.
"Ecco. E allora mi piacerebbe che a volte mi ricambiassi la cortesia."
"Che- che vuol dire Simo'?"
"Vuol dire che io per amore tuo posso fare di tutto Manu... ma donna proprio non ci posso diventare." conclude mestamente prima di sparire verso il corridoio.

La porta della sua camera da letto si apre e si richiude in due secondi, qualche rumore indistinto giunge dall'interno, mentre Manuel sta ancora fissando allibito il vuoto rimasto in salotto e ci mette un attimo a ragionare, a rendersi conto che, da quella famosa notte di qualche mese prima, il piccolo lì non ci stava proprio entrando, abituato come si era a dormire da lui, a dormire con lui.

Non l'aveva più lasciato andare, non quando ci era voluto persino la sua meravigliosa versione trentenne, giunta da chissà dove, per fargli capire che, se non si fosse dato una mossa, avrebbe rischiato di perderlo.
In questo istante vorrebbe tantissimo poterci parlare ancora, accoccolarsi su di lui e farsi confortare, chiedergli esasperato se almeno da adulto smetterà di farlo stare male, visto che ora a quanto pare sta fallendo alla grande.

Stringe le mani in pugni serrati e ne porta uno alla fronte, battendolo due, tre, anche quattro volte, che magari così il cervello riprende a funzionare, e a passo rapido poi raggiunge la stanza di Simone.

Tutte le promesse che aveva appena fatto a se stesso – mantenere la calma e governare quel flusso di adrenalina che gli scorre dentro – se ne vanno con la medesima velocità con cui erano arrivate appena vede un borsone aperto sul letto e il compagno che, con mani tremanti, infila qualche vestito all'interno.

Se fosse lucido, si renderebbe anche conto che in quella sacca più di un cambio di vestiti non può entrare, segno che il piccolo sta andando via per una notte al massimo, ma lucido non è e tutto ciò che capisce è che Simone lo sta mollando.

La nausea lo assale.

Arriva ai piedi del letto quasi strisciando, gli occhi sgranati e il cuore che sbatte impazzito nella gabbia toracica.
"Dove vai Simo'?" annaspa infilando le mani nella sacca e togliendo le prime cose che trova.
Simone le rimette all'interno senza nemmeno guardarlo in faccia.

"Manuel io ti amo tantissimo" dice come se stesse palesando un problema insormontabile "ma ora non ce la faccio proprio a discutere. Vado a dormire da Giulio e Monica e quando rientro–"
"Perché?" lo interrompe allarmato "perché vai da loro?"

E non sarebbe il caso di provocare, che nervoso com'è Simone non sa manco dove trovi la forza di farlo, eppure "magari ho voglia di fare una cosa a tre" ironizza chiudendo il borsone "ma non ti preoccupare, che se Monica c'ha due amiche interessate, te lo faccio sapere, mh? Due belle donne" continua inviperito "così forse puoi essere contento pure tu, che dici?"

Ed è solo perché il labbro inferiore prende a tremargli visibilmente mentre parla, che Manuel riesce a trattenere qualunque risposta altrettanto feroce volesse dare.

Si accascia allora sul letto, il capo inclinato verso il basso e il desiderio sempre più insistente di arrendersi e andare contro le sue stesse ragioni.
Vorrebbe prendere Simone per le spalle, scuoterlo e perché hai dovuto dire quella cosa?, chiedere, perché hai dovuto mettermi in testa–

"–il pensiero che io non ti basti?"

Che?

"Che?"

"Perché hai dovuto dirlo?" ripete il piccolo "vorresti farlo con altra gente, va bene... ma che bisogno c'era di umiliarmi così davanti agli altri? E pure dopo quello che avevo appena detto!"

La testa di Manuel saetta dal pavimento a lui in un attimo.

"E cosa avresti detto, scusa?" replica incredulo "che ti piacerebbe scopare con altri uomini? Che ti vedi facilmente tra due di loro, giusto? Forse mentre fantasticavi non te ne se accorto, ma io fino a prova contraria sono solo uno!"
"E sei pure imbecille!" sbraita d'improvviso Simone andandogli contro "Non parlavo di due uomini qualsiasi! Mi riferivo a te!"

"...a me?"
"Dio Manuel... mi hanno perculato per mezz'ora perché anche in un ipotetico triangolo il massimo che riesco a fare è immaginare te raddoppiato e tu hai tirato fuori quella frase assurda che–
"Che non penso!" quasi cade Manuel nella foga di tirarsi su dal letto "non la penso manco lontanamente!" insiste afferrandolo dai fianchi e stringendolo a sé.

"Mi hai fatto rimanere malissimo" nella voce, ovattata dal petto contro cui è premuto, tutta la rassegnazione di un ennesimo litigio che avrebbero evitato se solo il compagno non fosse giunto a conclusioni frettolose.

"Sono un coglione..." mormora prendendogli allora il viso tra le mani "è che solo a immaginarti con uno che non sia io non ci ho capito più un cazzo... tu invece sembravi così tranquillo, così a tuo agio!"
"Lo ero! Lo ero perché parlavo di te! Te lo giuro Manu che io... io penso solo a te e–" e nemmeno riesce a finirla la frase, imbarazzato come si sente.
"E cosa?" chiede prima di potersi fermare "a cosa pensi tu Simo'?"

Non avverte più alcuna angoscia adesso, lontano anni luce è anche il terrore nello scoprire i desideri nascosti del compagno, sostituito piuttosto da euforica curiosità e da un'impellenza tale che gli sembra di uscire dal suo corpo e sdoppiarsi.

Che forse è impazzito del tutto – andato di testa per un'idea che, a quanto pare, non tormenta solo i pensieri di Simone, ma ora pure i suoi – perché se lo vede davvero apparire davanti un altro Manuel: la versione di sé adulta, quella che in questo momento, con un sorriso impertinente sul volto e la più assoluta calma a governarlo, sa perfettamente cosa dire.

"Non ho capito... a cos'è che pensi tu piccolé?"

E lo shock per l'improvvisa comparsa, viene sostituito subito da un'incipiente estasi che ne colora le guance e accende gli occhi.
"A voi" ammette "io non penso che a voi, Manu."

Nessuno dei due Manu si stupisce quando, alla voce di un Simone implorante, se ne aggiunge un'altra.






E' una danza lenta che avviene da lì in poi, un naturale incontro di anime che parevano solo aspettarsi e cercarsi tra le pieghe del tempo, consapevoli che presto o tardi si sarebbero ritrovate.

Cede senza paure Simone al tocco che lo soggioga e non prova nemmeno a essergli contrario, troppo smanioso com'è di saperlo, che niente pare mai aver aspettato così come questo momento, e allora anche un tentativo di resistenza diventa illogico.

Manuel è dappertutto attorno a lui e non c'è vergogna nel mostrarsi se a guardarlo sono i suoi occhi che lo accarezzano prima ancora delle mani delicate, ma ferme, che poi lo scoprono ed espongono, rendendolo vulnerabile e indecente assieme.

Le insegue a ritmo furioso le spinte ricevute, accasciandosi sul petto del compagno che da dietro lo trapassa e, tanto ne é preda, che nemmeno si accorge di annuire arrendevole alla promessa di un altro piacere ancora.

"Ti prego" invoca disperato, come se quello non fosse già sprofondato nel suo stomaco "prendimi ancora Manu, ti voglio, ti voglio, ti voglio" piange ad ogni spinta.

E le preghiere forse ricevono ascolto, che Manuel adesso è li accanto a lui, il volto più maturo, ma la stessa espressione devota a illuminarlo mentre lo sfiora piano, un palmo a premere sul ventre gonfio e l'altro a farsi spazio per rivendicare appartenenza.

"Ancora?" chiede spingendo due dita, che poi diventano tre "Mi vuole ancora il mio amore?"

Il piccolo annuisce, ti prego – ripete – e i riccetti finiti sulla fronte vengono scostati da una mano che ne carezza poi anche il viso.
"Sei bravissimo... così bravo per Manu" sente dire dalla sua stessa voce e gli pare di impazzire nel vedersi da fuori inginocchiato sul letto ad ansimare fino a raggiungere un orgasmo nella bocca accogliente del suo Manuel.

Non fa in tempo a cercare anche per sé un rilascio, a liberare le mani dalla presa salda del compagno solo per potersi sfiorare appena, che una sensazione di pienezza lo pervade fino a farlo tremare da capo a piede.

"Manu" geme e sente i suoi stessi argini abbandonare ogni resistenza e crollare per lui, per loro.

Che c'è Manuel adesso steso sul letto a stringerlo a sé – l'impronta delle dita sui fianchi morbidi e gli scatti di bacino a farlo urlare – e c'è ancora Manuel sopra il suo corpo, le spinte ai limiti dell'isteria, così come l'urgenza di possesso a farlo ansimare nella sua bocca che divora d'un bacio violento.

"Mio" ringhia, ma poi "miei, miei, miei" si corregge delirante, guardando il suo Simone negli occhi e ad ogni movimento, anche l'altro Manuel accompagna trovando con sé un ritmo speculare che porta entrambi a liberarsi nel piccolo, sfiancato ormai dal suo stesso orgasmo.

Ci si accascia il più grande su di lui, esausto e appagato come solo l'amore con Simone può renderlo, e si sottrae con delicatezza a quel calore tanto familiare che però non conosce esclusiva appartenenza questa volta.
Si allunga poi a cercare il compagno che, meravigliosamente sfinito, ha comunque la premura di carezzare i volti degli altri due.

Che mentre il Simone più piccolo tra quelle coccole si addormenta, il suo è dolce nell'intrecciare le mani a quelle di un esitante e inesperto Manuel per rassicurarlo e, in uno slancio di amore indomabile, lasciargli un anello dei suoi fra le dita tremanti.

"Sei stato bravissimo" sorride prima di baciarlo a fior di labbra "ti sei preso cura di noi così bene, non potevamo chiedere di più da te, amore mio."

Il più giovane "pure tu sei mio" farfuglia, prima di crollare pure lui in un sonno profondo, il suo Simone stretto a sé e l'anello ancora al dito.
Manuel lo fulmina con gli occhi e "non ha capito un cazzo questo" borbotta verso il compagno "tu sei solo mio, Simo', mio."

Simone vorrebbe ridergli in faccia per questa gelosia così assurda, fargli presente che è contro se stesso che sta parlando, ma preferisce piuttosto mettere su un'espressione triste e "Come posso essere tuo se non mi baci neanche?" pigolare capriccioso giusto perché può farlo "nemmeno uno me ne hai dato stasera..."

Manuel questo gioco pare capirlo all'istante, contemplando il viso angelico a cui nulla negherebbe mai e stringendolo con una mano.
"Nemmeno un bacio al mio amore" ripete canzonatorio "ma guarda che cafone..."

E sulla bocca ancora imbronciata dell'altro si lancia poi con la foga di una bestia, a divorargli le labbra in un bacio profondo che serve a ricordare ad entrambi che il Simone più piccolo sarà stato pure il primo pensiero stasera, ma il suo Simone è il primo pensiero sempre.

Si addormentano così, anche loro travolti dalla stanchezza e stretti l'uno all'altro in un letto che sembra adattarsi per ospitarli senza problemi.






E' ormai mattina quando Manuel si ridesta, la confusione nel ritrovarsi dentro una stanza che non è la propria e i ricordi della sera precedente che riaffiorano rapidi.
Socchiude gli occhi in una lotta impietosa contro le avvolgente braccia del sonno mattutino e, una volta visto il compagno sorridente e intorpidito sul suo petto, si domanda – richiudendoli – come possa un'illusione sembrare tanto reale.

Carezza i ricci di Simone, che mugola soddisfatto, e nel frattempo pensa con rammarico al sogno ormai svanito assieme al buio della notte.
Eppure se si concentra, le voci e i corpi accavallarsi li sente ancora, così come le bocche inseguirsi in baci disperati e le mani–

"...mi piace tanto questo anello, amore."

Le mani scambiarsi anelli come in un rito nuziale.

Quasi travolge l'altro nel tentativo di portarsi a sedere di soprassalto e, mentre controlla sconvolto le proprie dita, il compagno, intrecciandole alle sue, mostra una fascia identica sull'anulare.

Sorride il piccolo e Manuel con lui, che il confine tra ciò che è reale e ciò che non lo è pare non avere più consistenza, ma fin quando ci sarà Simone al suo fianco va bene così.






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nota dell'autrice:
tutto sto casino per scrivere una double penetration?? A quanto pare, si.
Grazie sempre alle patatine per la santissima pazienza e a voi per non avermi fatto saltare il profilo.

Ciao!🧚‍♀️

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