Come formiche
Mi alzo.
Lavoro, lavoro, lavoro e ancora lavoro.
Mi accontento di queste effimere gratificazioni.
Mi nutro di queste futilità e mele faccio bastare.
Ora dormo, ma poi mi alzo.
E quando mi alzo
lavoro, lavoro, lavoro e ancora lavoro.
E' tutto ciò che so fare,tutto ciò che mi sia mai stato insegnato.
Non posso avere ambizioni.
Averle vuol dire non lavorare.
Io devo lavorare.
Se non lavorassi non avrei una stabilità economica,
non potrei mantenere una famiglia.
E cosa sarebbe, la normalità soggettivamente collettiva, se non avessi ciò?
Quando non lavoro, invece, mi perdo.
Mi perdo tra i tanti granelli di sabbia come me.
Non sono niente se non uno fra tanti.
Guardo come gira il mondo, provo a capirne la direzione
e quando all'orizzonte s'intravedono le montagne, fingo.
Fingo di scalare le loro impervie rocce.
Mi piace l'idea di poter sfidare l'impossibile, tutto ciò che è avverso ad agiti comuni.
Però il pensiero resta tale.
L'idea viene sconfitta dalla consapevolezza.
E' questo il sapore dei sogni?
Ed è così che anche la mente muore.
Schiacciati.
Siamo come formiche.
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