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6. Familia

La serata non è finita bene. Papà si è arrabbiato e ha tolto la Play Station a Lucas per una settimana. Non vuole che giochiamo a FIFA, non vuole che nessuno di noi due abbia contatti diretti con il mondo del calcio. Preferisce che suoniamo uno strumento a nostro piacimento piuttosto che rincoglionirci a guardare delle persone che calciano una palla. Sue testuali parole.

Questa mattina andrò a conoscere la cugina di papà, zia Nita. Lui accompagnerà Lucas a lezione di chitarra e poi andrà al lavoro, perciò per non farmi rimanere sola in casa mi ha proposto di andare a conoscerla.

•••

La casa di zia Nita è enorme e bellissima, con un giardino pieno di alberi. Appena suono alla porta mi viene ad aprire una signora di mezza età, con i capelli neri e le forme generose «Si?» chiede.
«Ciao... Ehm, sono la figlia di Giorgio Ruggeri...» non faccio in tempo a finire la frase che la donnetta mi stringe in un abbraccio affettuoso «Oh, nieta! Te llamas Sofia, verdad?» mi chiede. Annuisco e mi invita ad entrare.
Appena varco la soglia della casa di zia Nita, un vortice di colori mi investe.
«Wow, quanti colori!» esclamo. Zia Nita sorride e si dirige all'open space «Sono contenta che te gusta, cara!» prende una teglia dal forno e l'appoggia sul tavolo «Ho appena sfornato i biscotti! Prendine qualcuno, niña!» mi porto una mano allo stomaco, mi siedo e afferro un biscotto molto volentieri: oggi sono partita digiuna e ho proprio bisogno di mangiare!
«Cuentame de ti, niña!» Tra un biscotto e l'altro, le faccio un breve sunto di questi ultimi giorni.
Poco dopo sentiamo un frantumarsi di vetri e un grido «Mamà! Joaq está jugando a fútbol en casa!»  zia Nita rotea gli occhi e sbraita qualcosa in spagnolo.
Un ragazzo e una ragazza entrano in soggiorno litigando e imprecando in spagnolo. Lui ha la pelle ambrata e i capelli nerissimi, lei è più bassa di me di qualche centimetro e tiene gli occhi grigi spalancati mentre gesticola ampiamente.
Quando si girano e mi vedono si mettono sull'attenti, la treccia color caramello di lei passa all'altra spalla, mentre lui tiene stretto il pallone tra le mani.
«Joaquin, Serena... Esta es vostra cugina italiana, Sofia!» li saluto con un cenno della mano. Serena mi sorride e Joaquin arrossisce, facendo roteare il pallone «Por qué non mostrate a Sofia le vostre camere?» chiede zia Nita con un sorriso. I fratelli annuiscono.
«Prima vieni a mirar mi habitación!» esclamano all'unisono prendendomi uno per il braccio destro e l'altra per quello sinistro. Si scoccano un'occhiataccia e cominciano a tirarmi da una parte all'altra.
«Oddio, mira!» esclama Joaquin indicando non so cosa «Cosa?!» Serena mi molla il braccio e corre a vedere alla finestra. A quel punto mio cugino mi prende in braccio e comincia a correre su per le scale, nonostante le mie proteste e quelle di Serena che arrivano dal soggiorno.
Entriamo nella sua stanza e mi lascia cadere di botto sul letto «Prima potresti avvisarmi!» gli dico un po' acida. Lui si limita a scrollare le spalle e a palleggiare di testa con il pallone di prima.
Mi guardo intorno: la stanza è tappezzata di foto e poster sul calcio e alcuni calciatori.
«Ehm... E così ti piace il calcio?» chiedo guardandomi intorno. Joaquin mi sorride «Si. Faccio parte della squadra del quartiere. Non si era capito, vero?» scuoto la testa e sorrido lievemente. Come prima impressione sembra simpatico «Sei l'unico maschio della famiglia?» gli chiedo stringendo tra le braccia un cuscino a forma di pallone «Si. Mio padre è a Madrid con mia sorella maggiore Bibiana e io sto qui con mia madre, quella stronzetta di Serena e la piccola Isabel».
Proprio in quel momento una bimbetta con la versione minuscola della maglietta del Real Madrid entra nella camera e si siede sul tappeto. Si guarda intorno e fa un sorriso sdentato quando trova quel che cercava.
Si dirige a piccoli passi vicino alla porta e afferra un paio di scarpini celesti «Za... Zacapillas!» balbetta spalancando gli occhioni verdi.
Mio cugino scatta e fa appena in tempo a prendere in braccio Isabel «Las zapatillas de Joaquin no se tocan, Isa!» la bambina mette il broncio e lascia cadere gli scarpini sul tappeto. Joaquin le dà un bacio sulla fronte e la mette giù. Quando si gira per uscire dalla camera, vedo chiaramente il 7 impresso sulla maglia e il nome "Ronaldo" scritto sopra.
«Siete del Real?» chiedo a mio cugino facendo finta di inorridire «Ovvio! BBC per tutta la vita!» ed ecco quel sorriso che solo un tifoso che ama veramente la sua squadra del cuore ha mentre ne parla «Che schifo! Meglio il Barça, hombre!» ed ecco invece la hater che rovina il sorriso del tifoso per lasciare spazio ad un'espressione di finto disgusto.
Dopo una manciata di secondi scoppiamo a ridere entrambi.
Non sarò mai sola qui a Barcellona!

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