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Di Coming Out e Cultura Sbilenca

-Oh, Louis? Cuore del mio cuore? Milza della mia milza? Pene della mia... no, ok, questo no.- Linda bussa alla porta del liscio e attende.

Costui le sorride stancamente. -Se vuoi che ti presti dei soldi, la mia risposta è "me ne presti tu così te li presto?".-

-Volevo solamente dirti che domani sera posso prendere io il tuo turno, viene il disinfestatore e ho bisogno di stare lontana dalla puzza, così sei ufficialmente libero!-

-Esiste una cosa chiamata "telefono".-

-E ho bisogno di venti dollari.-

-Ti pareva.- borbotta con già la mano dentro il portafoglio, -Mai una volta che vieni a farmi visita perché lo vuoi o per darmi solo notizie positive.-

-Te li resistuirò, promesso. A proposito di fare visite perché lo si vuole, come va col riccio carino qui di fronte?- gli sorride maliziosa, indicando la porta di fronte a loro.

-Mi ha rubato il parcheggio.-

-Ti ha che cosa?-

-Hai presente il bel posto tutto mio qui sotto per la mia aiuto? Quel professore rompipalle ha parlato con mio zio e ora quel posto è un parcheggio per disabili. E indovina un po'? Lui è disabile! Ma solo mentalmente!-

-È pur sempre disabile.-

-Ma non sulla sedia a rotelle e non ha manco la patente! E fidati, è più normale di quanto dice di essere. Spesso. A volte. Non sempre. Quasi mai.-

-Oh, dai, sii gentile con lui. Dagli il benvenuto nella sua nuova casa, sarebbe un bel modo sottinteso per chiedergli di ricominciare col piede giusto.-

Louis ci pensa e capisce che forse è il caso di fare come lei gli ha suggerito. Il giorno dopo va in una cartoleria a comprare un paio di biglietti e torna a casa, bussando alla porta del vicino.

La porta si apre dopo pochi minuti e Harry, vestito in modo elegante, non si degna neanche di sorridergli. -Qualunque cosa sia, fai in fretta, devo andare all'università.-

-Buongiorno anche a te. Mi è stato consigliato di darti un biglietto di "Benvenuto nel palazzo", perciò... ecco, tieni.- fruga nel suo zainetto e gli porge un bigliettino azzurro.

Il riccio legge l'interno, confuso. -"From today, you are gay and for me it's okay!"?-

-Oddio, scusa! Ho sbagliato, quello è per mio nonno. Questo qui è il tuo.- scambia velocemente i biglietti e si schiarisce la voce.

-Tuo nonno è gay?-

-L'abbiamo scoperto da poco, dopo la morte di mia nonna si è trovato un compagno e adesso vivono in campagna. Scusa l'imbarazzo, fratello, spero tu non ti sia offeso.-

-Affatto... fratello... per tua informazione, anche io sono omosessuale.-

Le sopracciglia di Lou saltano verso l'alto. -Ah. Bisessuale, comunque.-

L'altro legge il suo vero biglietto. -"Benvenuto, caro vicino. Spero mi presterai il Wi-Fi e che di cantare presto smetterai". Come, prego? Non canto mica.-

-E perché diavolo sento cantare ogni beneamata mattina?- corruga la fronte e alza di poco le mani, facendo tremolare le catene che ha sui polsi come bracciali.

-Oh, capisco cosa intendi; mentre mi preparo per andare all'università, canto abitualmente la stessa canzone, mi aiuta a mantenermi concentrato.- spiega lui.

-E aiuta i vicini a rimanere svegli.- borbotta scorbutico.

-Ringrazia che io sia intonato, ho preso la voce d'angelo da mia madre.- lo rabbonisce, rientrando nel proprio appartamento e mettendo il volantino sul piano della scrivania.

-Canta anche lei?- gli va dietro.

-Non più da quando ha conosciuto mio padre.- si perde nel parlare e fissa sconcertato la giacca senza maniche metallara del ragazzo.

-Come mai?-

Fa spallucce. -Depressione, credo.-

Louis resta congelato dalla risposta e deglutisce. -Ok...- non sa cos'altro dire e l'occhio gli cade su una copia de "I Tre Moschettieri" vicino alla cartella del professore.

-Uh, adoro questo libro!- esclama, prendendolo in mano e accarezzando la copertina. -Ce lo fecero leggere al liceo assieme a quell'altra storia, come si chiama? "La vedova impanata" o che ne so...-

Harry chiude la bocca e sbatte le ciglia, rimanendo senza ossigeno nei polmoni per circa un minuto. Quando ritrova la parola, quasi balbetta. -Intendi per caso "La bisbetica domata"?-

-Ah, sì, quel che è. Letteratura era la mia materia preferita, oltre ad Arte. Mi piaceva il quadro di... uhm... San Giovanni che partiva, non ricordo il nome.-

Il ragazzo è nuovamente stupito dalla sua capacita di ricordare talmente male delle cose così importanti. -Se parli di "San Giovanni Decollato", sappi che l'hanno chiamato così perché fu de-collato, senza testa.- lo informa.

Il liscio lo guarda stupito. -Ah sì? E io che pensavo che l'avessero preso e lanciato con una fionda! Certo, chiamarlo San Giovanni Decapitato o Ghigliottinato era troppo complicato, giusto?-

E questo fa venire un tic all'occhio di Harry. -Faccio fatica a capire quando qualcuno usa il sarcasmo, ma spero vivamente che il tuo lo fosse.-

-Oh no, per niente. Per ventidue anni ero sicuro si chiamasse così perché...-

-Sei nel mio appartamento, puoi uscire?- finalmente esprime quello che vuole dirgli da quando ha varcato la soglia.

-Perché?-

-Perché non ti ho invitato e io adesso devo andare, quindi fuori.- gli indica l'uscita con ancora un nodo in gola per tutto quello che lui ha detto.

Infastidito, Louis molla il libro. -D'accordo, come vuoi. Però sappi che stasera do una festa. Se ti dà fastidio la musica, poi non venire a lamentarti da me, Usignolo. Se invece vuoi venire a fare baldoria, per me non c'è problema. Ci vediamo, vicino.- e gli sbatte la porta nell' andarsene.

Harry resta fermo e si guarda attorno, non capendo. -Usignolo? Non ho le ossa cave e nemmeno le piu...-

-Per il fatto che canti, Einstein!- giunse da dietro la porta quest'urlo, facendolo saltare sul posto.

Sconcertato, finisce di preparare la sua roba nel più completo silenzio.

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-Kitta♡

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