Capitolo 2.
CAPITOLO 2.
Un cielo che si rompe...?
La testa, nonostante tutto, continuava a pulsarmi e a farmi male. Era la prima volta che mi succedeva una cosa del genere.
"Buongiorno dormiglione, come ti senti?" mi domandò una voce femminile, piuttosto docile e dolce, che sembrava stesse dall'altra parte della stanza.
"Bah, la testa continua a pulsarmi in maniera clamorosa, senza contare la mano che mi fa un male cane, sembra che l'abbia messa sopra ad una fiamma o l’avessi trafitta con un coltello".
La testa mi faceva male, e anche parecchio, ogni pulsazione del mio cuore sembrava un’accoltellata, ma la mano, dopo quel fascio di luce stranissimo e intensissimo, mi faceva ancora più male. Mi bruciava da impazzire!
"La mano dici?" domandò lei.
Si alzò dalla sedia in cui si trovava e venne praticamente a pochi centimetri da me, pronta per prendere la mano che mi stava facendo impazzire. Voleva vedermela, era strano sentire di un bruciore così intenso alla mano.
"Si" affermai io, iniziando a sentire un dolore atroce non appena la afferrò. Le sue unghie erano gigantesche e sentivo perfettamente il contatto con esse... Faceva un male.
Dopo svariati minuti, dopo avermela toccata e ritoccata, girata e rigirata per poterla osservare se poteva essere rotta, o comunque se potevo, magari, essermela fratturata nella caduta dalla sedia, mi disse, con aria serena.
"Non hai niente, mi sembra... La tua mano sta in perfette condizioni fisiche. Probabilmente sarà solo lo stress. Un po' di riposo ti farà bene. Come hai detto che ti chiami giovanotto?"
"Eclipse. Eclipse Bacik!" risposi io, mentre misi la mano sotto le coperte bianche di seta del lettone dell'infermeria.
“Eclipse Bacik hai detto? Ho sentito molto parlare di te, sai?” sorrise come nessuno aveva mai fatto ed io arrossì proprio come un bambino.
L'infermeria non era tanto grade, anzi, era davvero piccolina, si potevano trovare solamente un paio di lettini, mezzi distrutti tra l'altro, divisi da un classico telone azzurro, ricoperto di faccette sorridenti di un colore giallo, tutto oramai più che rovinato dal passare del tempo e una scrivania bianca, giusto per annotarsi i pazienti che si recavano lì, infatti sopra ad essa si trovava il "Registri degli Ammalati", un registro sul quale l'infermiera doveva scrivere nome e cognome dell'alunno o professore che era entrato lì dentro per farsi visitare. Nessuno andava molto spesso in infermeria per problemi veramente seri, la maggior parte ci andava solo per saltare le lezioni, o verifiche, oppure poter osservare da vicino quella sventola di una infermiera. L'infermiera era davvero tanto spettacolare e profondamente sexy, aveva due bombe come seno, che sembravano non finire mai, erano davvero gigantesche, lunghi capelli biondi e un sedere gigantesco, ma soprattutto... Bello sodo, da prendere e schiaffeggiarlo. Era la donna perfetta per ogni ragazzo della scuola, provocava così tanti sogni erotici, da diventar cieco all'istante, al solo pensiero. Pure a me, nel vederla, mi faceva fare un viaggio nella fantasia più perversa.
"Mi scusi, mi può aprire un po' la finestra? Avrei un po' di caldo".
Domandai io all'infermiera, iniziando a grondare di sudore. Fece un cenno abbastanza semplice con la testa e me l'aprì molto volentieri, con un sorriso stupendo stampato sulla faccia. Appena questa aprì la finestra, mi misi a urlare di nuovo, ma non per il male o qualcosa del genere, ma per, forse, uno degli spaventi più grossi della mia vita: il sole era quasi scomparso e il dolore alla mano, insieme alle pulsazioni della testa ripresero con molta più intensità e potenza. Una luce bianca si notava perfettamente sotto le coperte. Tirai fuori la mano destra e me la misi davanti al naso per poterla osservare e notai la luce e uno stranissimo segno che stava iniziando a comparire su di essa.
"Cosa succede Eclipse?" mi domandò lei spaventata dalle mie urla così improvvise.
Sembrava che non vedesse niente di ciò che riuscivo a vedere io, sentiva solo le urla e vedeva solo i miei movimenti.
"Non lo vede il sole? Sta diventando nero!" gli gridai in modo doloroso.
Afferrai di nuovo la testa e iniziai a gridare ancora più forte di prima. Occhi spalancati al massimo per l'immenso dolore che provavo alla mano e alla testa, tirai un'ultima occhiata al sole e notai che mancava davvero poco prima di oscurarsi del tutto, era all'incirca a un quarto del totale.
Si era alzato un venticello che non lasciava presagire a nulla di buono, un venticello freddo che metteva i brividi a sentirlo sulla propria pelle. La mano, iniziò a lampeggiare non in modo uniforme.
"Cosa sta… Succedendo?!" chiesi io all'infermiera, ignaro però che non si trovava più lì con me. Alzai lo sguardo, che prima era saldamente piantato al terreno, e non la vidi più. Sembrava sparita nel nulla. Ero solo nella stanza, solo e con un dolore allucinante.
Con la coda dell'occhio diressi il mio sguardo verso il sole, o ciò che ne rimaneva e notai una strana frattura su di esso, una frattura che si stava espandendo su tutto il sole. Una specie di crepa.
Mi alzai a fatica e mi diressi alla finestra, con la mano illuminata a tenermi la testa, mentre l'altra la usavo per appoggiarmi ovunque mi capitava.
"Cosa sta succedendo?" mi domandai da solo, con tutto quel dolore allucinante che oramai aeva raggiunto tutto il corpo praticamente. Passarono pochi secondi, ed alzai nuovamente lo sguardo e notai che, tutto il cielo sopra la mia testa, si stava come rompendo, come si potrebbe rompere un vetro. Anzi, sembrava proprio un vetro, sul punto di rottura.
Dolore allucinante, luce bianca proveniente dalla mano. Mi accasciai per terra, senza più forze, e con la coda dell'occhio che si stava chiudendo dalla perdita di forze, notai il cielo rompersi in mille pezzi, proprio come un vetro.
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