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Capitolo 5: In vino veritas.

In vino veritas è una locuzione latina che significa letteralmente
"nel vino sta la verità."
▲▲▲

Chiunque lo conoscesse, anche solo lo stretto necessario, affermava con sicurezza che Akaashi Keiji fosse il ritratto della compostezza.

Lo era sempre stato fin da bambino, così serio e responsabile, tanto che le altre madri, quando si riunivano con i figli al parco per giocare, si congratulavano sempre con la sua: era preso come modello da chiunque.

A pensarci meglio, non poteva essere altrimenti: il brillante alzatore della Fukurodani sembrava essere una calamita per i tipi euforici, esaltati ed esuberanti, perciò era lui ad assumere la controparte ponderata e riflessiva.

Solitamente non perdeva mai la pazienza, tutt'altro: era colui che calmava gli animi e trovava sempre la parola giusta da dire per cercare una soluzione; eppure, quel sabato sera di novembre inoltrato, la sua solita calma stava lentamente andando a farsi benedire.
Chi avrebbe mai potuto dargli torto, in effetti?

Tutto quello che avrebbe voluto fare sarebbe stato trascorrere una serata romantica, solo con la sua ragazza: era già difficile vedersi, quando andava bene, una volta a settimana, se poi ci si metteva di mezzo anche il suo energico capitano, la cosa diventava insostenibile.

Non gli era chiaro come fosse finito a fare da tassista, fatto sta che in quel momento si trovava alla guida della sua auto, nel bel mezzo della periferia di Tokyo, con la sua ragazza sul sedile del passeggero e il capitano della Fukurodani nei sedili posteriori.

«Avresti dovuto esserci, Kaori!»
Bokuto gli stava urlando nell'orecchio, Akaashi era assolutamente sicuro che quella sera avrebbe perso l'udito dopo la foratura del suo timpano destro.

«Andiamo Bokuto, starai come al solito esagerando!»
Non che la sua ragazza fosse da meno: se era già un'impresa titanica stare dietro a quei due singolarmente, sopportarli insieme era impossibile.

Non c'è niente di peggio che avere a che fare con due persone del genere: sono come dannatissime sanguisughe che risucchiano via l'energia vitale e, assieme ad essa, anche uno dei cinque sensi.
Quasi quasi ci sperava, di perdere l'udito, almeno non li avrebbe dovuti sentire urlare tutta la sera.

«Piuttosto, come mai non siamo passati a prendere Y/N?»
Oh, giusto.
Qualcosa di peggio c'era: la presenza della manager della Nekoma.

Quella ragazza, ad Akaashi Keiji non piaceva: niente di particolarmente personale, più semplicemente non c'era nulla di lei che gli ispirasse un briciolo di fiducia o ammirazione.
Non che ci avesse parlato un granché, in realtà, e tanto gli bastava: l'aveva conosciuta durante il primo ritiro estivo, quando era entrata in scena sbraitando contro il suo stesso capitano per essere in ritardo per la cena.

Le sceneggiate non erano finite lì, anzi, il peggio era arrivato durante una cena del secondo ritiro, quando i due avevano dato spettacolo di fronte a tutte le squadre presenti: la discussione era finita con la tragica uscita della ragazza, che si era sbattuta sonoramente la porta alle spalle, facendo sobbalzare i presenti.
Per quanto aveva potuto apprendere da quello scambio di battute, il suo appoggio andava completamente dalla parte del capitano della Nekoma, anche se rimaneva dell'idea che certe piazzate fossero inutili, oltre che fastidiose: i problemi tra coppie si risolvono tra coppie, senza spettatori o terzi incomodi.

Il fatto che lei e Kuroo fossero, in qualche strano modo, una coppia, doveva essere una cosa che entrambi avrebbero voluto tenere nascosta, ma quel segreto non era certo sfuggito a lui: una tale tensione tra due individui era possibile solo se sotto c'era qualcosa di più che un semplice rapporto capitano-manager.

Ne aveva avuto la conferma la sera in cui erano stati ammessi ai Nazionali quando, durante la festa a cui erano presenti le quattro squadre in semifinale, Kuroo si era presentato assieme ad una studentessa del terzo anno della Nohebi la quale, presumibilmente, doveva essere la sua nuova ragazza.
Dall'altra parte del locale, nella penombra, era certo di aver visto una lacrima scendere sul volto di Sawamura Y/N, prima che questa la scacciasse via con il dorso della mano e si affrettasse a trangugiare tre shots, uno dopo l'altro.

Se c'era una cosa ancora più insopportabile delle scenate, era l'eccesso con gli alcolici e, quella ragazza, ci aveva dato dentro l'intera nottata.
D'accordo, anche Bokuto aveva bevuto parecchio ed era solito ridursi in stati ancora più disdicevoli del suo, ma Bokuto era...beh, Bokuto.
La coronazione della sua opinione sulla manager della Nekoma era arrivata al culmine quando l'aveva vista prima flirtare con Suguru Daishō poi, a due sole settimane di distanza, con niente meno che Bokuto.
Entrambe le volte era stato fin troppo chiaro quale fosse il suo obiettivo: far ingelosire Kuroo Tetsurō.

«Ha detto di non avere intenzione di farmi conoscere il suo indirizzo.»
Scaltra, questo Akaashi dovette ammetterlo: se Bokuto avesse saputo dove si trovasse la sua abitazione, era sicuro che non si sarebbe limitato alle migliaia di messaggi al giorno che ormai le inviava da una settimana, ma si sarebbe direttamente presentato, ogni mattina, di fronte a casa sua.
Era stata una mossa intelligente da parte di quella ragazza, ma non aveva nient'altro di lodevole.

«E' decisamente la mia persona preferita al mondo.»
Eppure tutti sembravano adorarla.
Kaori aveva appena, esplicitamente, dichiarato che preferisse quella gatta a lui, il suo ragazzo che, proprio in quel momento, era sul ciglio di una crisi isterica, stringendo il cambio nella mano destra: aveva appena perso contro Sawamura Y/N?

Fortunatamente per tutti e tre, prima che Akaashi inchiodasse ed esplodesse tutto il suo nervosismo e prima che Bokuto realizzasse di non essere, per una volta, il preferito di turno, le luci del locale prescelto fecero capolino da una strada sulla sinistra.

Quando, una volta parcheggiato il veicolo, si avvicinarono all'ingresso del pub e non videro la manager della Nekoma, decisero di comune accordo di aspettare che arrivasse, prima di entrare.
Nessuno di loro, ovviamente, poteva sapere che, dall'altra parte della città, la ragazza in questione aveva appena iniziato a truccarsi.

Y/N aveva calcolato male le tempistiche, ecco tutto.
Non era colpa sua, continuava a ripeterselo: la colpa era di Kaori che non le aveva saputo dare consigli su che cosa indossare, dato che non le rispondeva da ore, la colpa era di Bokuto che l'aveva raggirata e convinta con l'inganno ad accettare il suo invito, la colpa era anche di Akaashi che non aveva detto una singola parola quando, la mattina precedente, il capitano l'aveva invitata.
Insomma, le sembrava un tipo ragionevole, perché diavolo era rimasto in silenzio?

Dopo ormai quindici minuti ad attendere l'arrivo della gatta, Bokuto Kōtarō aveva quasi perso le speranze e si era accasciato sul marciapiede con la testa tra le mani, convinto che gli avesse dato buca.

«Chiamala.»
Aveva ordinato Kaori, picchiettando nervosamente il piede sull'asfalto, le braccia incrociate al petto e le sopracciglia aggrottate sulla fronte.

Lei sapeva perfettamente che sarebbe arrivata, ma la puntualità non era propria del suo essere: il suo costante essere in ritardo era, in effetti, uno dei numerosi difetti della manager.

Bokuto aveva un'aria affranta, ma di fronte al cipiglio scontroso della corvina non aveva potuto fare altro se non comporre il numero dell'altra.
Neanche dopo tre squilli, una voce agitata e affannata aveva risposto dall'altro capo del telefono.

«Sto arrivando, sto arrivando, sono in taxi!»
Il gufo non era neanche riuscito a replicare, tanto era stato felice di apprendere che, prima o poi, sarebbe davvero arrivata.
Si era invece voltato di scatto verso gli altri due, i capelli tornati dritti verso l'alto, un sorriso a trentadue denti e aveva riferito loro che cosa gli avesse detto Y/N.

Ukai Kaori non era, però, una persona particolarmente facile da ingannare, soprattutto se a tentare di farlo era Sawamura Y/N: strappò in un lampo il telefono dalle mani dell'asso della Fukurodani.

«Non sei ancora partita di casa, vero?»
A denti stretti e sbuffando arrendevolmente, Kaori non aveva veramente bisogno di conferme: se Y/N diceva di essere appena uscita dalla doccia, molto probabilmente non c'era ancora entrata, se affermava di sistemarsi i capelli, al novanta percento stava ancora scegliendo l'abbigliamento e, infine, se dichiarava di essere in taxi, si trovava ancora a casa.

Dopo una manciata di secondi, una voce colpevole le rispose.

«...sto scendendo le scale.»
Aveva ammesso Y/N, attenta a non inciampare per la fretta: ci mancava solo quello.
Non le piaceva essere sempre la ritardataria di turno, solo che non riusciva a fare altrimenti, per un motivo o per un altro.

Quando Kaori riattaccò, suggerendo agli altri due di entrare prima di morire congelati, non poté fare a meno di notare l'espressione indiscutibilmente contrariata del suo ragazzo, in netto contrasto con quella raggiante di Bokuto: Akaashi probabilmente non se ne rendeva conto ma, proprio come lei e Y/N, anche loro due erano come il giorno e la notte.

☆☆☆

Nell'istante in cui Y/N fece il suo ingresso nel locale, capì subito che a sceglierlo doveva essere stato l'alzatore della Fukurodani: era un luogo affollato ma per niente confusionario, i tavoli da due, quattro, fino a sei persone, erano disposti in modo tale da essere separati gli uni dagli altri da separé in legno chiaro, nell'aria aleggiava un deciso, ma piacevole, odore di vini e cognac pregiati e non, il chiacchiericcio dei presenti sopito dall'alto volume della musica proveniente da vecchi jukebox.
Era un ambiente conviviale, né troppo altolocato, né alla mercé di chiunque: Y/N ordinò una bottiglia di vino e afferrò tre bicchieri.

«Scusate per il ritardo!»
Fece un profondo inchino, una volta arrivata di fronte al kotatsu dove erano seduti gli altri tre, impegnati in una conversazione non troppo entusiasmante.

«Ti odio.»
Kaori aveva sollevato gli occhi color dell'ambra verso l'amica, fulminandola con lo sguardo, ma subito dopo si era sciolta in un sorriso.
Era già una conquista il fatto che avesse realmente accettato l'invito di Bokuto, il suo ritardo, almeno per stavolta, era più che giustificato: chissà quanto si era tormentata, durante l'intera giornata, sentendosi in colpa per averlo fatto, convinta di aver preso la decisione sbagliata.
La corvina era fiera di lei: Y/N sembrava, finalmente, aver messo il capo fuori dalla gabbia che si era creata con le sue stesse mani, anche se quel sentimento verso Kuroo continuava a tenerla incatenata.

«Mi farò perdonare.»
Y/N si era rialzata facendo un occhiolino all'altra mostrando, fiera e sorridente, la bottiglia di rosso che teneva nella mano destra e i tre calici nella sinistra.

«Chi guida al ritorno?»
Aveva appoggiato sul tavolo solo un calice nel posto vuoto accanto al capitano della Fukurodani, che doveva essere stato sapientemente riservato proprio a lei e poi, prima di sistemare gli altri, aveva aspettato che Akaashi alzasse pigramente la mano: di fronte all'alzatore aveva collocato l'unico bicchiere per l'acqua.

«Di cosa stavate parlando prima che arrivassi?»
Quando Y/N si sistemò al suo posto, accanto a lei Bokuto sembrava aver avuto una paresi facciale, tanto sorrideva: non gli sembrava vero che lei fosse finalmente lì, dopo un'intera settimana ad insistere per un appuntamento.
Certo, non era l'appuntamento che aveva tanto immaginato, ma era pur sempre una serata accanto alla ragazza che l'aveva stregato.

«Niente di che.»
Con gli occhi chiari puntati sulla bottiglia di acqua naturale, Akaashi Keiji non si era certo sprecato con le parole per rispondere a quella manipolatrice ritardataria: l'opinione su di lei stava progressivamente peggiorando, non poteva farci nulla.

Passarono almeno due minuti di totale silenzio, al tavolo di quei quattro: Y/N picchiettava le unghie smaltate sul vetro del suo calice, a ritmo della canzone anni settanta che in quel momento stava trasmettendo il vintage apparecchio musicale; Akaashi, con la scusa di riempirsi il bicchiere di acqua, aveva avuto modo di vedere l'ora segnata dalle lancette dell'orologio senza apparire scortese e maleducato, appurando che mancasse ancora troppo tempo alla fine della serata, accanto a lui Kaori non aveva saputo nascondere un sorriso malizioso in direzione di Bokuto, che fissava Y/N con sguardo sognante.

«Facciamo un gioco.»
Ad interrompere il silenzio, una volta finita la canzone, fu Y/N: stappò in un lampo la bottiglia di vino, cominciando a versarlo all'interno dei calici di Bokuto e Kaori, per finire con il suo.

«Non-»
L'alzatore della Fukurodani non aveva alcuna intenzione di riportare quei tre a casa ubriachi fradici, come minimo uno di loro avrebbe rimesso nella sua auto, ma non fece in tempo ad esprimere il suo totale dissenso, che il capitano lo interruppe: proprio adesso doveva riacquisire la capacità di parola?

«Che tipo di gioco, Y/N-chan?»
Bokuto Kōtarō, alla parola "gioco" era scattato sul posto come un bambino, sbattendo le palpebre, curioso come non mai.

«"Non ho mai..."»
Dopo qualche secondo di silenzio, la manager prese a guardarsi attorno aspettandosi una qualsiasi risposta: insomma, se non avevano voglia di giocare bastava dirlo, evitando di fissarla in quel modo inquietante!

«Non hai mai...?»
Kaori la guardava, allo stesso modo degli altri due, come chi avesse atteso il proseguimento della frase, che non era però arrivato.

«E' il nome del gioco.»
Spiegò lei, assottigliando gli occhi, sinceramente confusa: davvero non avevano capito?

«Nessuno di voi lo conosce?»
Era sconvolta, allargò le braccia sbalordita, saettando gli occhi dall'uno all'altro: lei ci aveva giocato un'infinità di volte!
Non c'era neanche bisogno di spiegare che, naturalmente, il suo immancabile compagno di gioco era sempre stato Satori Tendō.

«Diamine, come avete passato i vostri weekend nella vita?»
Solo ultimamente lei aveva rinunciato a serate sfrenate e giochi alcolici, ma nel periodo in cui frequentava il suo ex, quelle nottate erano all'ordine del giorno.

«Pallavolo.»
Immediatamente, come se si fossero preventivamente messi d'accordo, risposero tutti e tre all'unisono: il motivo per cui Y/N fosse stata circondata da persone fissate con la pallavolo, in tutta la sua esistenza, era un interrogativo che non avrebbe mai trovato risposta.

«D'accordo...andiamo al dunque, sarà più facile capire con un esempio.»
Sbuffando in modo arrendevole, la gatta si schiarì la voce, pronta a riassumere le regole del gioco in una sola, comprensibile frase, o almeno così pensava.

«Io dirò qualcosa che non ho mai fatto in tutta la mia vita e se voi, invece, lo avete fatto, dovrete bere.»
Sembrava abbastanza semplice, no? Era il tipico gioco adolescenziale volto a far ubriacare chiunque, animando la serata in una serie di confessioni più o meno imbarazzanti.

«Io non ho mai...giocato a pallavolo.»
Aveva volutamente iniziato con una cosa facile e innocua: tutti e tre erano giocatori, così avrebbe dimostrato loro, fin dall'inizio, che cosa avrebbero dovuto fare nei turni successivi.

«Veramente? Y/N-chan allora-»
Come se avesse appena bestemmiato, Bokuto spalancò gli occhi rapaci nella sua direzione, ma venne interrotto prontamente.

«Bevete.»
Ordinò, inspirando chiudendo gli occhi, prima che qualcun altro potesse interromperla.

«Akaashi, ovviamente per te va bene l'acqua.»
Non che ci fosse realmente bisogno di dirglielo, il corvino aveva già dato una sorsata non appena lei aveva finito di parlare.

«Piano, Kaori-chan!»
La sua ragazza, invece, si era avventata sul suo calice come se dovesse finirlo con un unico sorso e Y/N si era affrettata ad allontanarglielo dalle labbra.

«Sappiamo tutti quanto sia bassa la tua tolleranza dell'alcol.»
Non aveva potuto fare a meno di sorridere con malizia, erano diverse anche in quello, lei e Kaori: alla corvina bastava un bicchiere o due per essere sbronza, regalando all'altra numerosi video imbarazzanti con cui ricattarla scherzosamente.

«Sai anche quanto è basso il limite della mia pazienza.»
Se avesse detto anche una singola parola riguardo una qualsiasi figuraccia fatta dopo una serata alcolica, l'avrebbe uccisa: era un avvertimento.

«Avete capito come si gioca?»
Dopo una mezza risatina divertita, nascosta dalla sua mano, Y/N decise di tornare all'argomento principale, sventando un omicidio.

«Haaaai
Bokuto era entusiasta come al solito, tanto da far voltare alcuni degli altri commensali: i separé concedevano una certa privacy, ma lui non poteva fare a meno di farsi notare.

«Benissimo: mi raccomando, la sincerità è fondamentale!»
Dopo quell'affermazione, una lampadina si illuminò nella testa di Akaashi: poteva sfruttare quell'occasione per aprire gli occhi del suo capitano.

«Bokuto-san, tocca a te.»
Lo indicò, decisa.

«Io non ho mai...corso nudo.»
Dopo un attimo di esitazione, il brillante asso diede il vero inizio al gioco con la prima affermazione imbarazzante e Y/N sorrise lievemente: era quello, l'obiettivo.

«Bokuto-san, l'hai fatto l'altro giorno per l'intera palestra convinto che una vespa ti stesse rincorrendo...»
Akaashi, al contrario delle ragazze, aveva un'espressione infelice: si era portato una mano sulla fronte, avendo già intuito che il suo capitano non aveva capito un bel niente.

«Esatto! Ma voi no, quindi dovete bere!»
Come volevasi dimostrare, Bokuto Kōtarō aveva appreso l'esatto contrario di quello che aveva spiegato Y/N, che scoppiò in una risata spensierata, seguita a ruota dall'altra ragazza.

«Idiota d'un gufo
Una volta ripreso fiato, fu Kaori a rispiegare pazientemente il gioco: quando furono tutti certi che avesse capito, ripresero i turni.

«Akaashi.»
Quando Y/N lo chiamò per intimargli di cominciare, il corvino alzò gli occhi al cielo: non aveva minimamente voglia di partecipare a quel gioco in cui, ne era sicuro, sarebbero seguite, una dietro l'altra, situazioni imbarazzanti e compromettenti.
Naturalmente però, non poté fare a meno di continuare, dopo una gomitata della sua ragazza.

«Non ho mai provato una sigaretta.»
Semplice, conciso e niente di pregiudizievole: non si stupì quando vide Y/N portarsi il vino alle labbra, ci avrebbe scommesso il suo ruolo nella squadra.
Al contrario, quasi si strozzò con la sua stessa saliva quando fu Kaori a bere: Akaashi rivolse completamente la sua espressione sconcertata verso di lei, allo stesso modo fece Bokuto con l'altra.

«Tendō.»
Ammise, scrollando le spalle: non fu un'esperienza entusiasmante, anzi, la cosa la lasciò priva di interesse e non fumò mai più in vita sua.
Mesi dopo, Satori Tendō le disse che era proprio quello il suo obiettivo: farla provare in modo tale da toglierle la curiosità, come aveva fatto lui.

«Un ragazzo americano.»
Spiegò Kaori con naturalezza, provocando in Akaashi uno sguardo sinceramente contrariato: non se lo aspettava, essendo anche lei una sportiva di talento.

«Non ho mai bevuto così tanto da vomitare.»
Evitando discussioni inutili, la pallavolista proseguì nel gioco; non era una constatazione casuale, quella: Kaori sapeva perfettamente chi dei presenti avrebbe bevuto.
Magari, con l'euforia dell'alcol, Bokuto e Y/N si sarebbero sciolti: era convinta di riuscire a far ubriacare solamente quei due, ignara del fatto che, entrambi, reggevano molto meglio di lei l'alcol.
 
«Non ancora.»
Se c'era una persona al mondo capace di farle perdere in modo incredibilmente rapido la pazienza, era proprio la sua migliore amica: Y/N le aveva ammiccato maliziosamente, rigirandosi il bicchiere tra le mani.

«Bevi e continua a giocare.»
L'aveva zittita lei, o almeno così sperava: in realtà la vide sogghignare assieme al gufo al suo fianco, battendo lievemente tra di loro i calici a mimare un brindisi.
Le andava bene anche quel risultato, alla fine: avrebbe sopportato tutte le provocazioni dell'amica, pur di vederla legare con Bokuto.

«Non ho mai dormito completamente nuda.»
Era di nuovo il suo turno ed era arrivato anche il momento di spingere di più con le domande: si divertiva veramente un sacco, ad imbarazzare Kaori.

«Animali...»
Quando li vide, tutti e tre, portare i calici alla bocca e bere una lunga sorsata, aggrottò le sopracciglia, contrariata.

«Sei tu quella strana.»
La indicò l'altra, con fare di superiorità: effettivamente erano tre contro uno.

«E' vero Y/N-chan, si dorme più comodi.»
Che Bokuto dormisse nudo, chissà come mai non la sconvolse minimamente, lo avrebbe fatto il contrario.

«Avrei freddo.»
Nulla di più vero: odiava la sensazione di freddo, della pelle d'oca, dei denti che battevano, più di ogni altra cosa al mondo, per questo indossava categoricamente qualcosa per dormire, che si trattasse del pigiama o una felpa di suo fratello maggiore.

«Neanche dopo il sesso?»
Se i due gufi spalancarono gli occhi alla domanda della corvina, Y/N si dovette costringere di non sorridere: quante sorsate aveva già dato Kaori? Due? Tre? 
E l'alcol cominciava già a fare il suo dovere: in condizioni normali non avrebbe mai parlato di sesso in pubblico.

«Mai.»
Aggiunse Y/N, finendo il suo bicchiere anche se il gioco era in pausa.

«Kaori-»
Akaashi allungò un braccio sul calice della compagna: avrebbe posto fine a quel gioco immediatamente.

«Keiji tu devi guidare. Bokuto?»
Kaori non sembrava tuttavia dello stesso avviso: ritirò bruscamente il bicchiere dalla portata di lui, convinta che volesse bere, e incoraggiò l'asso a continuare.

«Non ho mai fatto uno striptease.»
Di fronte alla sfida di Bokuto, Y/N dovette ammettere di essere sinceramente felice per essere stata invitata: la serata si stava facendo particolarmente spassosa.
La sua opinione si incrementò quando vide il vice della Fukurodani portarsi una mano sulla fronte, viola in viso, mentre Kaori ingurgitava ciò che rimaneva della bevanda.

«EH?! Kaori tu-»
Probabilmente Bokuto Kōtarō aveva sperato di veder bere Y/N, non certamente la sua migliore amica: era talmente sconvolto da non sapere più da che parte guardare.

«AKAASHI?!»
Aveva addirittura sperato in una negazione da parte del fedele alzatore, qualsiasi cosa pur di non immaginarsi la scena che era evidentemente accaduta tra quei due.

«Non aggiungerò altro.»
Fu l'unica frase che ottenne dall'altro gufo, in procinto di alzarsi e lasciare lì quei tre idioti.

«Y/N-chan?!»
L'ultimo barlume di speranza, Bokuto lo affidò a lei, che lo deluse amaramente, ridacchiando divertita.

«Che c'è? Pensavi fossi io la pervertita tra le due?»
Il perché tutti credessero, sempre, che fosse lei il diavolo e Kaori l'acqua santa, non l'avrebbe davvero mai capito, ma la reazione delle persone era ogni volta impagabile.

«Ahi!»
Neanche il calcio che quella le rifilò sotto il tavolo le impedì di continuare a ridere a crepapelle.

«Non ho mai marinato la scuola.»
Quasi sicuramente per porre fine a quell'argomento, Akaashi si affrettò a dire la sua, riportando un po' di calma.

«Siete delle persone noiose.»
Il suo tentativo tuttavia fallì miseramente e per la seconda volta, quella sera, rimase basito: Kaori aveva appena bevuto, assieme a Bokuto, accusandolo tra l'altro di essere noioso e, con lui, un'altra persona.
Forse fu proprio l'altra persona ad essere stata accusata, che lo sbalordì.

«Se per noiose intendi responsabili, sì.»
Y/N aveva riempito il suo bicchiere e quello dell'amica, ma a differenza di quest'ultima non aveva bevuto.

«Responsabile, tu?!»
D'accordo, a volte Y/N si era dimostrata meno libertina di lei, ma da lì a dire che fosse una persona responsabile c'era di mezzo un abisso.

«"Bevi e continua a giocare."»
Imitando il tono utilizzato da Kaori poco prima, Y/N tagliò quella conversazione sorridendo soddisfatta, sotto lo sguardo interdetto degli altri due.

«Non ho mai bevuto così tanto da addormentarmi mentre facevo sesso.»
Ukai Kaori non pensava veramente che fosse possibile, ormai era l'alcol a parlare al posto suo, al massimo poteva aspettarsi una cosa del genere dal capitano della Fukurodani, ma non da Y/N, che subito dopo aver tracannato un'abbondante sorsata di vino, cominciò a ridere.

«Wakatoshi era così arrabbiato che la mattina dopo si rifiutò perfino di accompagnarmi alla stazione.»
Ricordava stranamente alla perfezione quella notte: aveva passato metà della serata con Tendō, il quale aveva voluto provare un mix di alcolici micidiale, tale da mandare entrambi k.o.
Quando erano tornati in stanza, le era sembrata una buona idea fare sesso con Wakatoshi, magari si sarebbe ripresa, ma il sonno aveva prevalso dopo pochi minuti.

«Immagino l'enfasi di Ushijima durante il sesso...»
Kaori non aveva mai avuto una gran simpatia nei suoi riguardi, anzi, i due non si sopportavano vicendevolmente.

«Ti ho già detto-»
Anche se tra lei e il capitano della Shiratorizawa non era finita bene, a Y/N non piaceva che si parlasse male di lui: era sicura che lui avrebbe difeso lei allo stesso modo.

«Ushijima?! Quell'Ushijima Wakatoshi?!»
Ad interromperla fu Bokuto, che per poco non urlò facendo voltare verso di loro l'intero locale.

«Si...?»
Che cosa c'era di strano? Non sapeva di lei e Wakatoshi? Eppure le sembrava di averlo raccontato al ritiro estivo.

«Tu eri la ragazza di Ushijima Wakatoshi?!»
In una frazione di secondo, Bokuto pregò il cielo affinché non fosse così, affinché si fosse sbagliato o avesse sentito male, o magari che fosse semplicemente un omonimo.

«Una specie.»
Ecco, ci mancava solo quello: Ushijima Wakatoshi era un asso migliore di lui, un capitano migliore di lui, uno studente mille volte più brillante di lui e adesso aveva appena scoperto che era stato anche il ragazzo di Y/N.

Solo quando vide Bokuto afflosciarsi con la testa sul tavolino, le punte dei suoi capelli rivolte verso il basso e un'espressione affranta, Y/N capì di aver detto qualcosa di sbagliato, solo che non capiva cosa.

Mentre Akaashi e Kaori, che anche se alticcia aveva capito la gravità della cosa, si scambiavano un'occhiata preoccupata, Y/N indirizzò i suoi occhi e/c verso l'altro lato del locale, anche se i suoi pensieri erano concentrati su tutt'altro.
Voleva sinceramente bene a Wakatoshi, ma non poteva affermare che fosse una così bella persona: era arrogante, egoista a tal punto da non potersi preoccupare di calpestare i sentimenti altrui, brutalmente sincero e apatico.
Era stata la prima persona ad averla ferita, esattamente come un anno dopo aveva fatto Kuroo, era inutile negarlo.

«Sono assolutamente certa che tu sia migliore di lui sotto ogni aspetto.»
Aveva ancora il volto verso un indefinito punto del pub, quando ruppe il silenzio: non si rese neanche conto, probabilmente, di averlo detto ad alta voce, tale era stata la sincerità di quelle parole.
Bokuto era un individuo buono, allegro, sempre disponibile a farsi in quattro anche per una sconosciuta come lei, oltre che essere incredibilmente empatico e divertente: una persona del genere non meritava lei, meritava molto di più.

Diede un'ulteriore sorsata di vino, ignara del fatto che, alle sue spalle, il capitano della Fukurodani era rimasto talmente colpito dalle sue parole, da essersi drizzato sulle spalle, almeno dieci volte più felice di prima.

«Sotto ogni aspetto, Y/N-chan?»
Con un sorrisetto sornione e le guance lievemente arrossate dall'alcol, Kaori aveva approfittato della situazione per prendersi una piccola rivincita.

«Baka
Anche il volto della manager della Nekoma adesso era diventato dello stesso colore del liquido che stava sorseggiando: non era stato difficile capire a che cosa alludesse.

La prima bottiglia di vino finì in quel modo e, tra una risata e l'altra, Bokuto Kōtarō non poté fare a meno di perdersi ad osservare la ragazza che, con una singola frase, era riuscito a risollevargli il morale: fino a quel momento, l'unico ad esserci mai riuscito era stato il suo alzatore.

Aveva la straordinaria capacità di ridere per molto tempo, in modo naturale e melodico, almeno alle sue orecchie, per poi tornare, per un motivo o per un altro, pensierosa e distaccata dalla realtà: era una bambina un secondo e quello dopo un'adulta, una ribelle e una composta studentessa con un sogno accademico difficile allo stesso tempo.

Fino a una settimana prima, da parte del pallavolista c'era stata solo attrazione fisica, accompagnata da un certo grado di curiosità, ma ridere insieme aveva portato tutto su un altro livello.

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La serata non è finita qui, ma il capitolo stava diventando infinito, perciò mi tocca rimandare al prossimo.

Vi starete chiedendo: perché odia il povero Akaashi?
Non lo odio, anzi, lo trovo un personaggio talmente interessante da rendermi difficile descrivere i suoi comportamenti, i suoi pensieri.
Può sembrare l'antipatico della situazione, ma andiamo, se voi aveste visto un ragazzo provarci con la vostra migliore amica solo per far ingelosire l'ex come avreste reagito?
Io ancora peggio di Akaashi.

Personalmente ho amato alla follia scrivere questo capitolo: l'amicizia tra Y/N e Kaori, quella tra Bokuto e Akaashi, il rapporto tra Akaashi e Kaori e tra Y/N e Bokuto...insomma, ditemi che ne pensate, readers.  ◭,◭

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