Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Capitolo 10: Difficile est longum subito deponere amore.

Difficile est longum subito deponere amore è una locuzione latina che significa letteralmente
"è difficile mettere subito fine ad un lungo amore."
▲▲▲

I capelli di lei, prima raccolti disordinatamente in uno chignon, in tutto quel trambusto di mani, carezze, abbracci e sospiri trattenuti, si erano sciolti ricadendo sulle sue spalle.
Bokuto ci aveva affondato il viso, inspirando profondamente il profumo che emanavano e pregando di ricordarsene per tutta la sua esistenza.

A quell'odore vi avrebbe legato il ricordo di quello che era appena accaduto, così, non appena l'avesse sentito, gli sarebbero tornati in mente i gemiti sommessi e le sue mani che lo stringevano a sé chiedendo di più, chiedendo di soddisfarla ancora, di toccarla in quel modo peccaminoso e allo stesso tempo sinuoso e naturale.

Avrebbe ricordato anche i minuti successivi, in cui per la prima volta l'aveva sentita totalmente rilassata tra le sue braccia, senza che tentasse di sfuggirgli, o che provasse a nascondere i suoi sentimenti: in quegli istanti, era certo che Sawamura Y/N fosse stata sua e basta.

«Y/N-chan?»
Gli era sembrato un imperdonabile crimine rompere quel momento, ma lo sguardo gli era ricaduto sulla sveglia posta sul comodino e, quando aveva visto l'ora segnata dalle lancette, aveva rivisto di fronte a sé gli occhi infastiditi del suo vice.

«Mh
Era ancora in trance, la testa appoggiata di lato sulla spalla di lui, i pensieri e la mente svuotati: avrebbe solamente voluto rimanere in quella posizione ancora per un po', prima che i ripensamenti, i sensi di colpa, la voce della sua stupida coscienza arrivassero a tormentarla.
Sapeva che prima o poi sarebbero arrivati, ma adesso non avevano importanza: stava bene, era in pace con sé stessa.

«Per quanto mi piacerebbe restare così con te, arriveremo davvero in ritardo.»
Era già abbastanza ovvio che Y/N non fosse esattamente nelle grazie di Akaashi, ci mancava solamente che arrivassero in ritardo anche questa volta: sarebbero sfumate le ultime speranze che l'alzatore potesse cambiare idea su di lei.

«Cazzo.»
In un nanosecondo, la gatta fu bruscamente riportata alla realtà: si allontanò dal gufo, raccolse i vestiti, caduti nel frattempo a terra, e si scaraventò nel bagno chiudendo a chiave la porta alle sue spalle.

Di fronte allo specchio, mentre applicava con cura, ma di fretta, il mascara, il cuore di Y/N batteva all'impazzata: almeno non avrebbe avuto bisogno di mettere un po' di colore sulle guance, visto il rosso acceso che le colorava.

Non si era pentita, non si stava maledicendo per ciò che era successo, provava solo un normalissimo imbarazzo, mentre un sorriso appena accennato le confermava che aveva fatto la cosa giusta.

☆☆☆

«È in ritardo.»
Era, come minimo, la terza volta che ripeteva quella frase come un mantra: l'orologio iper-tecnologico al suo polso segnava, in un verde fosforescente, le sedici e diciassette minuti.

«Sono in ritardo, Keiji.»
Nonostante non lo volesse per nulla al mondo dare a vedere, anche Kaori cominciava a spazientirsi: era abituata al costante ritardo della migliore amica, ma si era raccomandata di fare il possibile per rispettare l'orario, conoscendo la contrastante puntualità del suo ragazzo.

«Ti ricordo che anche il tuo adorato capitano non è qui.»
Da una parte, però, si sentiva speranzosa e contenta: quasi quasi, sperava non arrivassero mai.
Si rigirava il telefono tra le mani in attesa di una chiamata, di un messaggio che la informasse del fatto che quei due avevano deciso di rimanere a casa da soli, a fare chissà che cosa.

«Questo perché hai convinto Bokuto-san ad andare a prenderla.»
Non era difficile capire che Akaashi fosse estremamente contrariato dal comportamento della sua ragazza: Kaori poteva scommettere che un paio di passanti le avessero lanciato un'occhiata comprensiva e di conforto, dopo aver visto il cipiglio nervoso del corvino al suo fianco.

«Questo perché sono l'unica con un minimo di buon senso.»
Lei, d'altra parte, non riusciva a comprendere il perché l'alzatore mostrasse tutto questo astio ogni qualvolta c'entrasse Y/N.

«Buon senso?!»
Se fino a quel momento aveva cercato di mantenere la calma, evitando in ogni modo di fare una piazzata di fronte all'entrata del centro commerciale, affollatissimo, adesso non poteva più risparmiarsi.

«Kaori, smettila di incoraggiare questa farsa.»
Era giunto il momento di mettere in chiaro le cose una volta per tutte: quella pagliacciata doveva finire, anche se avrebbe sancito la conclusione di quelle uscire a quattro che, a quanto pare, Kaori adorava organizzare a sua insaputa.

«Qual è il tuo problema Keiji?!»
Di solito, quando litigavano, era sempre lei quella dalla sbottata facile, quella dell'alto tono di voce, mentre lui faceva la parte del razionale, del calcolatore distaccato che analizzava il problema con la calma e la compostezza che lo distinguevano.
Adesso la situazione pareva inverosimile: erano entrambi scioccati l'uno dalle parole dell'altro, increduli di fronte all'incapacità di comprendere le loro reciproche posizioni.

«Il mio problema è il problema della squadra, il problema dei prossimi allenamenti, amichevoli e partite dei nazionali quando la tua cara amica finirà di divertirsi con Bokuto!»
Non sembrava neanche lui, con quegli occhi chiari spalancati, la parlantina nervosa e la visibile agitazione di chi tratteneva quelle cose da troppo tempo.

«Cos-»
Kaori non riuscì neanche a replicare, tanta era la foga con cui lui continuava a parlare.

«Come pensi la prenderà quando capirà che un'ennesima ragazza lo sta solo usando?!»
Diamine, anche lei era una pallavolista e, per di più, conosceva il carattere altalenante di Bokuto, come poteva non capire che sarebbe stata la sua rovina, in vista delle nazionali?!

«Usando?!»
Non le interessava minimamente che le persone attorno a loro avessero cominciato a guardarli incuriositi, l'unica cosa che le importava era che la sua migliore amica stava venendo accusata senza motivo dal suo ragazzo.

«Ma tu vedi quello che vedo io quando sono insieme?!»
Non negava il fatto che Y/N avesse sbagliato ad approfittare di Bokuto, quel venerdì diciassette novembre, ma adesso, anzi, fin da subito le cose erano cambiate: ci avrebbe scommesso sé stessa.
Bokuto era dannatamente felice, per non parlare di Y/N poi, che dopo mesi era tornata a sorridere: cosa poteva esserci di sbagliato in questo?

«Io vedo l'ipocrisia di una persona che non sa cosa vuole, che usa le persone a suo piacimento quando le fa più comodo.»
C'erano un'infinità di cose che non tornavano in Sawamura Y/N, un sacco di motivi per cui sarebbe dovuta rimanere il più lontano possibile da Bokuto e il fatto che Kaori non riuscisse a vederli lo stava facendo uscire di senno.

«Ma tu la conosci almeno?! Ci hai mai parlato per più di trenta secondi?!»
Non avevano mai avuto grandi discussioni da quando era cominciata la loro relazione, ma questa volta, la studentessa della Karasuno, non poteva fargliela passare liscia.

«Questo non ha alcuna importanza.»
Si era ricomposto velocemente, riassumendo quel portamento serio e altezzoso che lo contraddistingueva e l'aveva affascinata.
Ma proprio quell'aria di superiorità, adesso, stava facendo andare Kaori su tutte le furie.

«Oh certo, scusami. Mi ero dimenticata che il brillante, perfetto, Akaashi Keiji non ha bisogno di cose futili come la conversazione per conoscere una persona, a lui basta uno sguardo ed è già tutto chiaro.»
L'ironia era palese, il nervosismo palpabile: in un'altra occasione, soprattutto dato il luogo pubblico in cui si trovavano, Akaashi avrebbe fatto di tutto per placare il suo furore, ma quando si trattava del suo migliore amico non poteva sorvolare.

Entrambi, stavano combattendo una guerra per le persone a loro più care.

«Se la pensi così allora spiegami che cosa è successo tra lei e Kuroo, spiegami perché tutto a un tratto lei si è interessata a Bokuto.»
Kaori non c'era la notte in cui la gatta si era presa gioco di lui solamente per far ingelosire il corvino, così come non c'era ogni volta che aveva dovuto consolarlo, supportarlo e sopportarlo quando una ragazza come Sawamura Y/N lo aveva scaricato dopo aver ottenuto popolarità, divertimento o tutto quello che le passava per la testa.

«Perché non lo scopri da solo con un secondo sguardo? Dovrebbe bastarti quello, no?»
La lunga coda di capelli nerissimi che gli sventolò di fronte agli occhi chiari e lo scherno pungente nelle parole della sua ragazza non lo colpirono così duramente come quello che vide seguendo la figura di lei allontanarsi verso l'entrata del centro commerciale: Bokuto e Y/N avevano appena fatto il loro ingresso e la cosa peggiore era che l'espressione del capitano indicava chiaramente che fosse successo qualcosa.

Quel qualcosa, almeno dal punto di vista di Bokuto Kōtarō, doveva essere estremamente positivo.
Per Akaashi, invece, rappresentava l'ennesima tragedia.

Il viaggio era stato pressoché silenzioso, almeno da parte di Y/N: Bokuto aveva parlato e straparlato, al suo solito, mentre lei si era limitata a ad annuire di tanto in tanto, anche se non lo aveva ascoltato veramente.

Il capitano della Fukurodani, quando lei si era chiusa in bagno, non aveva potuto fare a meno di esultare come se avesse appena vinto una delle sue migliori partite: quello che c'era appena stato tra loro due era addirittura meglio.
Non aveva solo ottenuto, fisicamente, l'accesso a quella parte così proibita di una donna, ma era sicuro di essere riuscito, cosa più importante, a fare breccia in quella muraglia attorno al suo cuore che, fino a quel giorno, aveva visto come una barriera insuperabile.

La consapevolezza che i suoi sforzi non erano stati vani era bastata per impedirgli di parlare di ciò che era avvenuto: anche se lui non ne provava alcuno, era fin troppo evidente l'imbarazzo di lei una volta uscita dal bagno.
Così aveva deciso di non fare alcun riferimento per l'intera durata del tratto di macchina, limitandosi ad un monologo riguardante le divise per i nazionali.

«Si può sapere come fai ad arrivare sempre in ritardo?!»
Kaori l'aveva afferrata sotto braccio senza troppe cerimonie, trascinandola con sé, a passo sostenuto, verso un punto indefinito dell'enorme struttura.

«Kaori aspet-»
Y/N, dal canto suo, aveva tentato di protestare e puntare i piedi per aspettare i due ragazzi rimasti indietro, ma quando l'altra l'aveva fulminata con lo sguardo senza rallentare minimamente, aveva intuito che lasciarsi trainare sarebbe stata la cosa migliore.

Erano, ormai, una decina di metri avanti a loro, quando sul volto della gatta comparve un sorrisetto enigmatico e sornione.

«Se sapessi che cosa stavamo facendo non saresti così inviperita.»
Non era così sicura di volerle davvero raccontare di quell'episodio, ma sperava almeno di strapparle un sorriso.

«Oddio, avete...?»
La corvina si era arrestata immediatamente, spalancando gli occhi e portandosi le mani di fronte alla bocca per la sorpresa.

«No, ma dovresti vedere la tua faccia!»
Era scoppiata a ridere, forte e di gusto, tanto che un paio di famiglie si erano voltate verso le due ragazze con occhiate incuriosite e di rimprovero.

Kaori, però, non sembrava essere in vena di scherzi, tantomeno di ridere.
Neanche dieci minuti prima la stava difendendo dalle accuse infondate del suo ragazzo e adesso quella ritardataria si prendeva gioco di lei: la corvina sventolò, ancora una volta, la chioma nera, riprendendo a camminare velocemente.

«Dove vai?! Stavo scherzando Kaori!»
Ancora con un braccio a reggersi l'addome dolorante, tanto aveva riso, Y/N tentò, senza successo, di raggiungere l'amica.

«Non ho intenzione di vedere la tua faccia...»
Si era voltata di scatto, con lo sguardo furioso, e l'aveva fissata negli occhi, furibonda come poche altre volte l'aveva vista in vita sua.
Poi i suoi occhi color dell'ambra si erano posati su qualcosa alle spalle di Y/N.

«...o la sua...»
Il dito di Kaori puntava minaccioso verso qualcuno che, appena dietro di lei, tratteneva addirittura il respiro per l'agitazione: Akaashi aveva sperato che l'arrivo della sua migliore amica riuscisse a calmarla ma, a quanto pareva, non aveva fatto altro che peggiorare le cose.
I punti a sfavore della manager della Nekoma non facevano che aumentare.

«...per il resto della giornata!»
Come un rombo di tuono nella hall dell'enorme edificio, la corvina concluse la conversazione senza dare la possibilità a nessuno di loro di intervenire, svanendo al di là della fontana che, come aveva immaginato Y/N, era troppo ghiacciata per poterci affogare qualcuno dentro.

Mentre Akaashi malediceva mentalmente il caratteraccio femminile, Sawamura Y/N, i centri commerciali, Y/N Sawamura, il freddo e il ghiaccio, la manager della Nekoma, i ritardi e, ancora una volta, la migliore amica della sua ragazza, proprio quella ebbe come un'illuminazione divina.

«Ah!»
Aveva fatto sobbalzare i due gufi quando aveva sbattuto un pugno sul palmo dell'altra mano, come chi ha appena risolto un enigma apparentemente irrisolvibile.

«L'hai fatta arrabbiare tu allora!»
Era la seconda volta nel giro di pochi minuti che qualcuno gli puntava un dito contro e la cosa, ad Akaashi Keiji, non piaceva per niente.

In quei secondi dopo la scenata di Kaori, Y/N aveva assunto un'espressione corrucciata, confusa dal comportamento dell'amica: era vero che Kaori non avesse il carattere più amabile del mondo, ma era abituata ai suoi scherzi e le sue battute, non c'era motivo di arrabbiarsi in quel modo.

Poi aveva ripensato alle sue parole e allo sguardo glaciale verso il suo ragazzo e ora, dal cipiglio infastidito di lui, aveva la conferma che ciò che aveva ipotizzato era vero: dovevano aver discusso prima del loro arrivo.

Non avrebbe voluto essere al posto di Akaashi per nessun motivo al mondo: stare con Kaori, come lo sarebbe stato stare con lei stessa, era un'impresa titanica.

«C'è una cioccolateria al piano superiore.»
L'unica cosa che poteva salvare la giornata era riempire la corvina di dolci, sia Y/N che Akaashi lo sapevano perfettamente.

Y/N vide il volto dell'alzatore della Fukurodani distendersi, poi la guardò con quei suoi occhi chiari e penetranti in uno sguardo d'intesa e, senza dire una parola, li sorpassò per raggiungere la sua ragazza.

Forse, pensò Akaashi, un punticino a suo favore quella ragazza se l'era guadagnato.

«Ora che siamo soli posso considerarlo un appuntamento?»
Bokuto non amava le litigate, le discussioni, gli umori nervosi e arrabbiati, perciò era rimasto in silenzio fino a quel momento, quando l'aria era tornata distesa.

Y/N non si era neanche accorta che l'aveva affiancata finché non aveva parlato, troppo impegnata ad osservare gli altri due, in lontananza, che bisticciavano ancora.

«No.»
Aveva avvertito le guance accalorarsi lievemente, ma si era ripresa un attimo dopo e, ferma nella sua compostezza, aveva risposto tempestivamente.

Non era passato neanche mezzo secondo che le punte dei capelli di Bokuto avevano iniziato ad abbassarsi e i suoi occhi diventare opachi e abbattuti.

«Ma dato che siamo qui, ormai, puoi accompagnarmi a scegliere i regali di Natale.»
Così si era portata di fronte a lui, aveva cercato i suoi occhi grandi e gli aveva sorriso dolcemente, sinceramente felice quando lui aveva ricambiato il sorriso, rinvenendosi.

«Ne comprerai uno anche a me Y/N-chan?»
Camminavano, fianco a fianco, tra le fila di gente imbacuccata in sciarpe di lana, cercando di farsi spazio per osservare le vetrine dei negozi.

«Se farai il bravo.»
Y/N aveva sollevato lo sguardo verso di lui e aveva sorriso melliflua, facendogli un occhiolino, senza smettere di camminare.

«Oggi mi sembrava di esserlo stato.»
Nonostante la confusione dovuta alle decine e decine di persone nel centro commerciale, l'allusione di lui era arrivata limpida e chiara alle orecchie di Y/N.

Tutto il sangue nel suo corpo sembrava esserle convogliato sul volto, si sentiva talmente accaldata e imbarazzata che era certa di essere rossa quanto la divisa della Nekoma.

Non riuscì neanche a rispondergli, che lui aveva preso a ridere spensierato trascinandola, un attimo dopo, in quell'allegria contagiosa.

Le due ore successive le passarono in un continuo saliscendi tra il primo e il secondo piano, alla ricerca dei regali perfetti.

Era sempre stata accorta e minuziosa nella scelta dei regali di Natale, adorava trovare il regalo giusto per ogni persona a lei cara: aveva comprato per suo fratello una bella giacca sportiva, dato che si lamentava continuamente di avere freddo e non poter andare a correre all'aperto in inverno.
Per Kenma era stato facilissimo, essendo lei stessa un'accanita giocatrice di videogiochi non era stato difficile trovarne uno per il biondo alzatore.

Bokuto sembrava al settimo cielo: non aveva smesso un secondo di sorridere, seguendola in ogni singolo negozio e insistendo per tenerle le buste stracolme di acquisti.

«Dovrebbe mancare solo il regalo di Kaori.»
Aveva depennato dalla sua lista immaginaria tutti i nomi tranne quello della corvina, che solo pochi minuti prima avevano intravisto, dalla vetrina del negozio, trangugiare la seconda cioccolata calda con panna di fronte ad un Akaaahi che, seppur sorridente, scuoteva la testa.
Y/N e Bokuto si erano scambiati uno sguardo d'intesa, di fronte a quei due, e avevano riso come due complici che si conoscono da una vita intera.

«Manca anche il mio.»
Dall'alto dei suoi centottantasei centimetri di altezza le aveva fatto un occhiolino ammiccante, al quale lei aveva risposto con uno sbuffo, nascondendo un sorrisetto divertito.

«Non importa, avrò tempo per pensarci: mancano ancora più di venti giorni a Natale!»
Aveva stiracchiato le braccia verso l'alto pigramente, continuando a camminare.

«Più avanti c'è una libreria, vorrei passarci un attimo.»
Era sinceramente contenta, era tantissimo che non passava un pomeriggio del genere.
Non aveva pensato a niente di negativo per tutto il tempo, era come se la spensieratezza del capitano della Fukurodani l'avesse contagiata fin dentro il suo animo, ricordandole che cosa significasse vivere.

Aveva voglia di passeggiare ancora con lui, di immaginare insieme quanto sarebbe sembrato elegante con quel completo costoso o di fantasticare sull'anello che avrebbe dovuto regalarle per la proposta di matrimonio.
Voleva sognare, per un'altra ora o due, una vita che non era la sua, lontana dalla sua camera, dai rimorsi e dai rimpianti.
Voleva farlo assieme a lui perché era l'unico modo in cui ci sarebbe riuscita.

«Sono un po' stanco, Y/N-chan.»
Non se n'era accorta, ma al suo fianco Bokuto aveva smesso di camminare e si era pietrificato: per la prima volta in tutta la giornata, il sorriso era scomparso dal suo viso.

«Perché non raggiungiamo Akaashi e Kaori?»
L'espressione allegra di sempre aveva lasciato spazio ad una preoccupata, ma Y/N era troppo piena di entusiasmo per accorgersene.

«Dopo la libreria, ti prego!»
Si era voltata con tutto il corpo verso di lui e aveva tentato di convincerlo sbattendo più volte le palpebre, con lo sguardo languido e la voce supplichevole.

«Giuro che staremo poco e poi magari-»
Dato che la prima tattica non aveva avuto successo, l'aveva afferrato per un braccio e, camminando all'indietro, se lo stava trascinando con sé in direzione dei suoi amatissimi libri, quando era andata a sbattere contro qualcuno.

«Gomen
Aveva prontamente lasciato l'avambraccio del gufo per voltarsi velocemente e scusarsi con il malcapitato, ma quando aveva sollevato il mento era certa di aver smesso di respirare quando aveva riconosciuto quegli occhi dorati, felini.

Si erano fissati per una manciata di secondi che però, ai due diretti interessati, sembrarono infiniti: Y/N si sentì spogliata di tutte le emozioni positive che aveva provato fino a quel momento, come se quello sguardo gelido, imperscrutabile, avesse avuto il potere di risucchiarle via.

Kuroo l'aveva guardata senza dire niente, impassibile come lo era stato negli ultimi mesi, con quell'indifferenza che la stava ferendo per l'ennesima volta, che le stava riaprendo ferite che avevano appena iniziato a rimarginarsi.
Poi aveva sollevato gli occhi da quelli di lei, glaciale.

«Bokuto, cosa ci fate qui?»
La sua voce aveva lievemente tremato, anche se aveva tentato con tutte le sue forze, il capitano della Nekoma, di non far trasparire alcuna emozione.

Y/N non si era mossa, era rimasta immobile, incapace di spiegarsi come mai il destino dovesse avercela così tanto con lei, il motivo per cui avesse deciso di stroncare quella che era stata una giornata perfetta.

Era incazzata, con sé stessa e con il mondo intero, con Kuroo e con il suo cuore che gli permetteva ancora di farle male.

La risata cristallina di Bokuto le apparve lontanissima in confronto alla voce femminile che, probabilmente, l'aveva appena salutata.
Y/N era stata distratta da Kuroo, si era concentrata unicamente su di lui, come succedeva sempre quando si trovavano nella stessa stanza, dimenticandosi di prestare attenzione al resto del mondo che la circondava: quando mise a fuoco mente e sguardo, la figura impeccabile di Yamaka Mika torreggiava di fronte a lei.

Sorrise debolmente in risposta al saluto o qualsiasi cosa le avesse detto, mentre i suoi occhi e/c si posavano su un'altra cosa che non aveva notato prima: le loro mani intrecciate insieme.

Fu un altro duro colpo: lo stomaco si contorse su sé stesso a farle malissimo, il cuore le martellava nel petto rischiando di uscirle fuori, ma la cosa peggiore fu la netta sensazione di essere sul punto di crollare, di non essere capace di trattenere le lacrime che, era sicura, stavano risalendo nei suoi occhi.

Ovattata, la voce del capitano della Fukurodani spiegava all'altro dell'uscita con Akaashi e Kaori, che momentaneamente si erano allontanati.
Focalizzarsi sulla loro conversazione non sarebbe bastato: Y/N aveva bisogno di una via di fuga, qualcosa che le impedisse di rimanere lì.
Non si sarebbe mai perdonata quel crollo emotivo di fronte alla serpe della Nohebi, davanti a Kuroo, di fianco a Bokuto.

Gli occhi le bruciavano, le lacrime spingevano prepotenti per uscire, mentre si mordeva l'interno della guancia spronandosi a resistere, a trovare una soluzione: lo sguardo si posò sul negozio dietro i capelli castani di Mika e Y/N sospirò impercettibilmente, capendo che, ancora una volta, i libri l'avrebbero salvata.

«Bokuto, ti aspetto in libreria.»
Non si era minimamente interessata di aver interrotto bruscamente la conversazione tra lui e Kuroo, aveva troppa fretta.
Agitò distrattamente la mano destra verso la coppia, evitando di proposito e con tutte le sue forze di guardarli, mentre le sue gambe si muovevano con velocità verso la sua ancora di salvezza.

La vista era ormai completamente offuscata, appannata, una lacrima cantava vittoria solcando il suo viso, mentre l'odore della carta stampata, di libri nuovi, le inebriava la mente.

Non aveva idea del tempo trascorso tra gli scaffali di libri più defilati, evitando le occhiate curiose dei pochi clienti della libreria, sapeva solamente che non aveva ancora smesso di piangere.
Aveva cessato di aprire i libri quando una lacrima era caduta su una pagina, formando un alone fin troppo evidente per una come lei che, ai libri, teneva più del suo aspetto esteriore.
L'aveva richiuso con rabbia e frustrazione, limitandosi a scrutare le copertine nel tentativo di darsi una calmata.

«Deve essere davvero orrendo quel libro per ridurti così.»
Aveva sobbalzato per la sorpresa quando aveva sentito una mano sollevarle il mento per asciugarle poi, con il pollice, una lacrima sulla guancia.

Gli occhi grandi di Bokuto la guardavano preoccupati, incapaci di mentire come avrebbe voluto fare mostrandole quel sorriso falso.
Lei aveva sostenuto il suo sguardo per un po', in silenzio, e poi, come se fosse passato tutto, come se, addirittura, non avesse mai pianto, le lacrime avevano smesso di uscire.

Y/N si era prima fatta sfuggire un sorriso timido, poi non era stata in grado di trattenere una risata: non lo sapeva neanche lei come, ma quando era con quel ragazzo dai capelli a punta non riusciva in alcun modo a rimanere di cattivo umore.

Forse era una risata di circostanza, forse era dovuta alla frustrazione e alla stanchezza psicologica di aver rivisto Kuroo, forse era solo il bisogno di sfogarsi: non ne aveva idea e non le interessava.

Aveva solo voglia di ringraziarlo per essere lì con lei, per aver rimediato, con un solo gesto, a tutto quello che l'aveva distrutta.

«Arigatō, Bokuto.»

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Nonostante ci abbia messo una vita e mezzo a scriverlo, questo capitolo non mi soddisfa.

Pazienza, mi rifarò.

Bacini readers ❤️

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro