3. Winchester
Mi sveglio con una sensazione di intontimento, il corpo dolorante come se mi avessero usato come bersaglio per un allenamento di lotta libera.
Apro gli occhi lentamente e mi rendo conto di essere sdraiata sul mio divano.
Il mio appartamento è immerso in una penombra tranquilla, interrotta solo da una luce fioca proveniente dalla cucina.
La vista che mi accoglie è tanto surreale quanto inaspettata: Dean Winchester, in carne e ossa, seduto su una sedia con una scatola di biscotti in mano.
Sta mangiando un biscotto con la nonchalance di chi è abituato a svegliarsi in situazioni peggiori.
Oh, perfetto.
Il mio salvatore personale.
“Ben svegliata, dormigliona,” dice, con quel sorriso sornione che mi ha sempre fatto venire voglia di prenderlo a schiaffi “Non pensavi di fare tutto il lavoro sporco da sola, vero?”
“Dean,” borbotto, cercando di mettere a fuoco la situazione “Che diavolo ci fai qui?”
“Sono qui perché mi hai chiamato, genio” risponde, alzando un sopracciglio “E per fortuna, a quanto pare.”
Mi siedo lentamente, cercando di ignorare il dolore che pulsa dal mio braccio ferito “Sì, beh, la situazione è sfuggita di mano,” ammetto con un sospiro.
Dean posa la scatola di biscotti e si avvicina, guardandomi con occhi seri “Cosa è successo esattamente? Mi sembri piuttosto malconcia.”
Gli racconto tutto: la creatura, il combattimento, la mia goffa lotta per sopravvivere.
Dean ascolta in silenzio, annuendo ogni tanto, il suo viso una maschera di concentrazione.
“Avresti dovuto chiamarmi prima” dice infine, con una nota di rimprovero nella voce “Non è roba da affrontare da soli.”
“Infatti ho chiamato Jhon, diverse volte veramente” ammetto, sentendo un po’ di imbarazzo "Si può sapere dov'è finito tuo padre?"
Dean sospira, il suo volto si fa più cupo. “John non risponde perché è sparito. È da un po’ che non abbiamo sue notizie. Ero diretto verso Palo Alto per parlare con Sam quando hai chiamato.”
La notizia mi colpisce come un pugno allo stomaco.
John Winchester, l’uomo che mi ha insegnato a cacciare dopo mio nonno é sparito.
“Sparito? Come è possibile?”
“Non lo so,” ammette Dean, il suo sguardo perso nel vuoto per un momento “Ma sono qui adesso. E faremo tutto il possibile per scoprire cosa sta succedendo. Intanto, tu devi riposare e lasciare che me ne occupi io.”
“Non posso stare ferma,” protesto, sentendo la frustrazione crescere dentro di me “Ho bisogno di fare qualcosa.”
Dean ride, un suono che allevia un po’ la tensione nella stanza. “Non mi aspetto niente di meno. Ora dormi, è notte fonda.”
Mi sdraio di nuovo sul divano, cercando di ignorare il dolore e il senso di impotenza.
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La notte successiva, sono di nuovo in piedi, il mio braccio fasciato e il mio spirito un po’ più risoluto.
Dean è qui, armato fino ai denti e con quel suo sorrisetto sornione che dice “sono nato per questo.”
“Non ci vediamo da quando avevamo sedici anni e tu pensi di poter comandare qui, eh?” dico, afferrando il coltello dalla mia collezione.
“Non è che ho bisogno di comandare, sai. Sei tu che ti sei messa nei guai” risponde Dean, alzando un sopracciglio “Andiamo a caccia, principessa?”
“Già, è ora di finirla,” rispondo, ignorando il soprannome “Questa creatura non sa con chi ha a che fare.”
Usciamo insieme, la notte è ancora più oscura e minacciosa.
Dean ha una torcia potente e io ho il mio fido coltello e i proiettili al sale.
Ci muoviamo attraverso i vicoli come ombre, i nostri passi silenziosi e sicuri.
Il silenzio tra di noi è pesante.
“Sai” inizio, cercando di rompere la tensione. “Non avrei mai pensato di ritrovarmi a cacciare mostri con te.”
“Già, la vita ha un modo divertente di sorprenderci,” risponde Dean con un sorriso sardonico “Ma meglio con me che da sola, no?”
"Bah"
Seguendo le tracce della creatura, ci inoltriamo in un vecchio magazzino abbandonato.
L’aria è densa di polvere e odore di muffa, perfetto nascondiglio per qualsiasi creatura che voglia evitare la luce del giorno.
Ci guardiamo intorno, cercando segni della sua presenza.
“Qui,” sussurra Dean, indicando una scia di sangue che si perde nell’oscurità “Deve essere ferito. Ottimo lavoro.”
“Grazie, cerco di fare del mio meglio” rispondo con sarcasmo, stringendo il coltello un po’ più forte.
Ci inoltriamo nel magazzino, seguendo la scia.
La tensione è palpabile, ogni rumore sembra amplificato.
Poi, all’improvviso, la creatura si lancia fuori dall’ombra, attaccando con la ferocia di un animale in trappola.
Dean reagisce immediatamente, sparando con la pistola carica di proiettili al sale.
La creatura urla, il suo corpo si contorce in agonia.
Ma non è finita.
Si rialza, gli occhi pieni di odio e dolore.
Prendo il mio coltello e mi preparo per un altro attacco, il cuore che batte all’impazzata.
Dean mi guarda e annuisce, un segnale che siamo pronti.
“Adesso,” grida, lanciandosi sulla creatura. Io lo seguo, affondando il coltello nel fianco del mostro.
La creatura emette un ultimo urlo disumano prima di crollare a terra, immobile.
Respiriamo pesantemente, il silenzio che segue è quasi assordante.
Dean si rialza, guardando il corpo senza vita della creatura.
“Ben fatto,” dice, con un sorriso di approvazione “Forse dovresti fare la cacciatrice a tempo pieno.”
“Grazie, ma penso che continuerò a fare cocktail” rispondo, cercando di riprendere fiato “È meno rischioso.”
“Beh, con i cocktail che fai tu, forse cacciare mostri è meno pericoloso,” risponde lui con una risata.
“Molto divertente, Winchester. Almeno i miei drink non ti uccidono. Anche se potrei riconsiderare la cosa.”
Dean ride, un suono che allevia un po’ della tensione accumulata “Già, forse hai ragione. Ma per ora, direi che ci meritiamo un drink.”
“Questo sì che è parlare” rispondo, mentre ci dirigiamo verso l’uscita “Il primo giro è mio.”
“Affare fatto.”
Mentre usciamo dal magazzino, sento un peso sollevarsi dalle spalle.
La creatura è morta.
Il giorno successivo, mentre ripulisco le ultime tracce di sangue dal mio coltello, mi trovo a riflettere sulla notte precedente.
Cacciare, combattere, sentire l’adrenalina scorrere nelle vene.
Non posso negarlo: mi è mancato.
E, per quanto odi ammetterlo, Dean ha avuto ragione.
Non sono fatta per stare ferma.
Afferro in fretta la mia valigia pronta per qualsiasi evenienza.
Scendo di corsa le scale e mi piazzo davanti all'Impala.
Dean sta cercando qualcosa nel bagagliaio e probabilmente non mi ha sentita.
Apro la portiera del passeggero e mi siedo.
Sento il bagagliaio chiudersi e Dean sale in macchina "Vedo che hai cambiato idea" dice sistemando lo specchietto senza nemmeno guardarmi.
"Dobbiamo trovare Jhon, lo sto facendo per lui"
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