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"Blythe, ti dobbiamo parlare." Disse Bash con aria agitata ed entusiasta.
"Che succede?" Chiese il giovane, che si era appena seduto al tavolo, guardando la coppia che era diventata la sua nuova famiglia.
"Ieri sono andata dal dottore per esserne sicura e lui ha confermato..." iniziò Mary.
"Diventerò padre!" Esclamò Sebastian, con un sorriso enorme.
"Il che ti renderà zio!" Aggiunse la moglie.
"Diventerò zio? E tu padre?" Ripetè Gilbert meravigliato.
"Si, è incredibile!" Confermò nuovamente l'uomo dalla pelle scura, con un sorriso che neanche a Natale o in piena estate gli si vedeva, mentre abbracciava la donna, altrettanto entusiasta.
"Congratulazioni ragazzi! Sono felicissimo per voi..." affermò il giovane, visibilmente fiero, mentre un pensiero gli si formava in mente.
"Corri a dirglielo, ti si vede in faccia che non aspetti altro...e poi è in lizza per essere madrina." Intervenne Mary, comprensiva e divertita dall'espressione di Gilbert.
Lui le sorrise grato e corse a prendere la giacca sull'appendiabiti, prima di iniziare una maratona perdifiato nelle strade di campagna, tagliando dal bosco, verso una fattoria che conosceva bene.

Entrò, come sempre, dal lato sud dello steccato, per poi attraversare la struttura sotto gli occhi curiosi di Jerry e Mattew, fino a raggiungere la porta per bussare freneticamente e urlare il nome della donna più unica che avesse mai conosciuto.
Malgrado i suoi richiami al nome di Anna, fu Mariella che gli aprì la porta, ovviamente accigliata.
"Gilbert, caro, che succede? Va tutto bene?" Chiese lei.
"Si! Ho delle splendide notizie da riportare a sua figlia! Ha già mangiato?" Domandò consapevole dell'emotività della ragazza.
"Anna è in camera sua, prepara la valigia per il weekend a Charlottetown da Cole e Josefine. Vai pure da lei." Gli spiegò lei, lasciandolo entrare.
Lui corse in cucina, verso le scale, per salire e chiamarla ancora.
Quando la udì pronunciare il suo nome confusa, corse in camera di lei spalancando la porta.
Non si preoccupò del suo aspetto, o della sua confusione, o delle convenzioni, ma corse ad abbracciarla come se fosse stata lei a dargli quella notizia così importante.
"Mary è incinta! Sarò zio! Bash sarà padre! Sarò zio!" Urlò sopraffatto, mentre la stringeva e girava su se stesso.
"Oh Gilbert! È meraviglioso!" Ricambiò lei, allacciando le braccia al suo collo.
"Mi hanno anche detto che forse ti chiederanno di fare la madrina...sono così felice! Non ho idea di cosa fare, ma sono felice!" Raccontò allontanandosi un po' da lei.
"Non preoccuparti, sarai uno zio eccezionale e poi, se hai bisogno di informazioni sui bambini, ho fatto la bambinaia per anni! Ti posso aiutare  ogni volta che lo riterrai necessario." Lo rassicurò lei, altrettanto entusiasta.
"Sapevo di poter contare su di te, carotina..." Sussurrò Gilbert, iniziando a guardarle il viso e soprattutto gli occhi azzurri.
Lei sorrideva divertita e un po' scocciata per il nomignolo.
Le guardò i capelli non raccolti, che le incorniciavano il volto disordinatamente, ma anche incredibilmente bene.
Era così bella, col suo viso magro e furbo, con quell'accostamento cromatico e il luccichio che le veniva sempre quando vedeva o pensava a qualcosa di bellissimo.
Il mondo era così bello visto dai suoi occhi, che traevano la magia da un'esistenza crudele anche nei suoi momenti più cupi, da occhi che volevano vedere tutto e conoscere, senza mai smettere di scoprire e domandare.
Piena di vita, di energia, fatta di curiosità e sensibile tanto quanto forte. Nessuno era come Anna, l'unica a non vedere la sua bellezza.
"Che c'è?" Domandò lei timorosa e curiosa, mentre sentiva la sua immagine bruciare sotto gli occhi di Gilbert, che la guardava incantato, con quel sorriso tranquillo e sorpreso, mentre ancora la avvolgeva, senza lasciarla andare del tutto.
"Guardo il mondo riflesso nei tuoi occhi, perché lo fanno apparire sempre così bello...come se il dolore o la nostalgia non esistano più. Vorrei vederlo sempre così e vorrei farti vedere il meglio del mondo per scoprire come è dal tuo punto di vista." Spiegò, facendola arrossire e spostare lo sguardo.
"Che ne dici se io finisco di prepararmi e tu intanto vai a dare la buona nuova anche agli altri? La valigia la faccio dopo, voglio vedere Bash e Mary." Propose lei.
"Mi sembra perfetto." Sussurrò lui, prima di baciarle la fronte e uscire dalla stanza per andare dai membri della famiglia Cutberth.

Ci sono stati molti momenti in cui ha sentito tutto l'amore che provava per Anna: quando l'ha spaventato entrando nella casa dei Gillis per aiutare a spegnere l'incendio, quando le diceva addio ma non riusciva ad allontanarsi da lei, quando l'ha rivista al suo ritorno, anche se aveva quel discutibile taglio; ma più di tutte la volta in cui le ha presentato Sebastian e lei gli ha parlato con rispetto e ammirazione, senza il minimo pregiudizio.
A volte la consapevolezza di essere troppo giovane per sposarla lo lasciava con l'amaro in bocca. La desiderava al suo fianco, sempre, per rendere il mondo un posto migliore, per affrontare il dolore e apprezzare l'amore.

"Abbiamo sentito tutto! Congratulazioni!" Esclamò Mariella, con alle spalle Mattew e Jerry, che gli sorridevano allegri.
"Sono così entusiasta! Non mi aspettavo di avere un bambino in giro per casa così presto, ma sono davvero felice che Bash allarghi la nostra famiglia." Disse lui sognante.
"Siamo felici anche noi e se mai vi servisse qualcuno che lo accudisca quando siete occupati, contate su di noi...o meglio dire su Anna, non so molto sui bambini piccoli." Si offrì Mariella.
"Un bambino è sempre una benedizione!" Aggiunse Mattew, con un sorriso sincero, ripensando alla benedizione che era stata Anna.
"E sarà fortunato a crescere qui con voi." Si unì Jerry.
"Me lo auguro proprio." Ricambiò Gilbert, che nel tempo aveva sviluppato un senso di amicizia e rispetto nei confronti di Jerry per come sosteneva e aiutava i Cutberth.
"Sarai tu a farlo nascere?" Chiese Mattew, ricordando la storia narrata da lui e Bash il Natale precedente.
"Non saprei: l'altra volta era andata bene, ma preferirei che fosse una persona esperta a trattare il caso di Mary, mi farebbe stare più tranquillo." Ammise lui.
"Potresti comunque assisterlo." Disse la voce di Anna, scendendo dalle scale.
Si era messa un vestito semplice e beige con una cintura blu in vita, mentre i capelli erano raccolti in una treccia laterale molto ordinata, decorata con un fiocco blu.
"Muoviamoci! Non vedo l'ora di congratularmi con loro!" Esclamò lei, avvicinandosi all'appendiabiti per prendere la sciarpa e il cappello, mentre Gilbert prendeva la giacca per aiutarla a indossarla.
"Salutateci la coppia!" Si raccomandò Mattew.
"E portategli questo! Ne farò altro più tardi." Disse Marilla, consegnando un cesto di pan dolce ad Anna.
"Grazie mille." Le sorrise Gilbert.
"Tornerò per il crepuscolo." Li salutò Anna.
I due si chiusero la porta alle spalle e diressero verso il bosco per lasciarsi indietro Green Gables.

"Allora, speri che sia maschio o femmina?" Non riuscì a trattenersi Anna, durante la camminata.
"Non ho preferenze, anche se direi che gli auguro di essere maschio...hanno più possibilità." Spiegò.
"Vero, malgrado io personalmente creda che un giorno le cose potranno cambiare. Comunque si dice che dietro ogni grande uomo ci sia una grande donna...in effetti credo sia vero, guardando Marilla e Mattew." Dissi.
"Se credi questo non ti sposerai mai." Replicò lui.
"Lo so...un orfana con i capelli rossi non può essere una grande donna...ma credo che potrei comunque vivere una bella vita...mi spiace solo pensare che non avrò nessuno a cui tramandare i tesori dei Cutberth, dopo tutto quello che mi stanno donando." Diede voce ai suoi pensieri, con una voce troppo malinconica per i gusti di Gilbert.
Non le si addiceva.
"In realtà intendevo che non troverai mai un uomo abbastanza grande per tenerti testa. Sei troppo eccezionale." Ridacchiò lui, facendola arrossire e rendendola taciturna.
"Non voglio un uomo grande, ma uno buono, innamorato e da amare." Mormorò Anna,dopo un po', quando vide in lontananza la casa di Gilbert.
"Questo è facile." Ridacchiò lui, zittendola ancora per la situazione.
La irritava, per certi versi, sentire il bisogno del silenzio quando si trovava vicino lui, a lei piaceva il suono delle parole e c'erano tante cose interessanti di cui parlare.

Avrebbe voluto essere una scrittrice, di quelle serie, di quelle famose.
Loro avrebbero parlato al suo posto e avrebbero trovato le parole perfette, perché non avevano un buon rapporto con il vocabolario, ma ne erano le mogli.
Gilbert, per lei, si sbagliava: solo gli scrittori veri riescono a trarre il meglio del mondo, descrivendolo, accarezzandolo e schiaffeggiandolo, plasmando una realtà di cui le persone hanno bisogno.

"Jane." Esclamò infine la rossa davanti al patio della casa dell'amico.
"Come?" Chiese lui girandosi verso di lei.
"Jane...se mai mi sposassi e avessi una figlia vorrei che si chiamasse Jane." Spiegò.
"Come la tua scrittrice preferita? Jane Austen?" Domandò lui.
"Esattamente." Confermò Anna sorridendogli sorpresa per quel segno di attenzione nei suoi confronti.
"John Sebastian. Credo che sarebbe un gran buon uomo..." confidò lui.
"Lo credo anche io...ma dipende da chi lo educa. Se lo fa uno come te sarà un fallimento: è molto di cattivo gusto tirare i capelli alle compagne." Decretò lei.
"Andiamo, carotina, tu non mi prestavi attenzione e poi mi sono beccato una lavagnetta in testa." Replicò lui, avvicinandosi agli scalini.
"Avevo ottime ragioni." Disse lei, salendo su un gradino per essere alta come lui.
"Tutte quelle che vuoi, Anna di Green Gables..." Mormorò Gilbert, sorridendole con quell'espressione amorevole che assumeva ogni  volta che lo incantava.
Lei trattenne il fiato, come ogni volta che lui le dedicava quell'espressione.
Avrebbero voluto lasciarsi andare alle emozioni, agli ormoni giovanili, stringendosi senza problemi e baciandosi per tutta la vita, ma c'era un muro eretto anni prima dal cuore di Anna e lo sentivano, sempre, come un entità immancabile che li frenava.
Gilbert, preso da un impeto di coraggio, le accarezzò il braccio con le punte delle dita fino al viso e i capelli rossi.
Il cuore di lei batteva così forte che pensò potesse uscirle dal petto, ma una voce nella sua testa le ripeteva che non fosse vero, che era impossibile, che si sarebbe ferita se lo avesse lasciato illuderla.
"No..." Sussurrò con un filo di voce la rossa, chiudendo gli occhi e scuotendo piano la testa.
"Anna, ti prego..." cercò di farle cambiare idea lui.
"No, è impossibile, lo so che lo è." Replicò lei, guardandolo dritto negli occhi mogano.
"No, non è impossibile. Non dovresti credere che lo sia. Perché dici così?" Ribattè lui, portando la mano libera a quella di Anna, per stringerla delicatamente e accarezzarne il dorso con il pollice.
Lei strinse la mano di Gilbert con convinzione, come se non volesse lasciarlo, mentre l'altra sul suo avambraccio, teso verso il suo viso, dove le dita la sfioravano.
"Ho visto tante cose...più di quante avrei dovuto, secondo le persone di Avonlea...e so che questo non accade a me, non tu." Ammise lei, parlandogli come se fosse un illusione, un sogno o un'allucinazione.
Green Gables era stato il primo posto, che si ricordasse, in cui si era sentita amata e protetta, ma era pur sempre lei e Avonlea le aveva già dato molto più di quello a cui potesse aspirare, molto più amore di quanto lei pensasse potesse esistere, molta più meraviglia di quella che pensava potesse provare, molta più bellezza di quella che ipotizzava avrebbe mai visto.
Ma Gilbert Blythe era davvero fuori dalla sua portata: non avrebbe mai fatto innamorare il ragazzo più benvoluto e ammirato della città.

Quello che seguì fu un attimo memorabile, epico, degno del più prezioso dei romanzi.

Il ragazzo dai riccioli neri si sporse in avanti e baciò dolcemente la giovane donna dai capelli rossi raccolti in una treccia laterale.
"È dal primo giorno che penso di non meritarti, ma la vita mi ha dato l'occasione più unica che rara di innamorarmi di te e non l'ho sfruttata come avrei dovuto...me ne sono andato e ho pensato tutto il tempo a come sarebbe stato se ti avessi portata con me, come sarei stato felice e come avresti descritto ogni cosa come divina, o sublime, oppure oltre ogni aspettativa.
Sono tornato e ho avuto una seconda occasione, ma stavolta non la sprecherò." Dichiarò sorprendendola come mai ella avrebbe potuto sperare o immaginare.
"Ne sei sicuro?" Chiese lei, incredula per tutta la felicità che le stava sentendo.
"Mai stato così sicuro." Confermò lui, al che lei gli allacciò le braccia al collo, mentre Gilbert le cingeva la vita.
"È così folle..." Sussurrò Anna sul suo collo.
"Non hai idea di quanto io sia felice, Anna di Green Gables." Mormorò lui, baciandole i capelli.

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