Our sunday afternoons
Allerta fazzoletti🤧♥️
Domenica pomeriggio Anna andò, come sempre, a casa di Gilbert.
La domenica era il loro giorno, in cui lui non aveva allenamenti e lei non si trovava con Diana.
L'avevano stabilito già nelle prime settimane della loro relazione, avere un giorno della settimana da dedicarsi.
Non che durante gli altri non si vedessero, ma la domenica era una sicurezza.
Di solito guardavano un film, cucinavano qualcosa, facevano una passeggiata o leggevano insieme un libro, commentando qualsiasi stupidaggine o amando il loro silenzio complice.
"A che pensi?" Le domandò Gilbert, scostandole una ciocca dal viso.
"A cosa potremmo fare." Rispose lei.
"Io avrei una mezza idea..." Ammise lui, iniziando a baciarle il collo e facendola ridere.
"Smettila, scemo. Potrei non riuscire a fermarmi." Lo biasimò lei.
"E chi ha mai detto di volerti fermare?" Replicò lui con un sorriso beffardo.
"Il buon senso?" Chiese lei sarcasticamente.
"Non il mio: è morto quando hai accettato di voler uscire con me." Disse lui facendola scoppiare in una risata sentita.
"Allora avrei dovuto continuare a rifiutare." Constatò lei.
"Non puoi ritrattare, amore, ormai il danno è fatto." Si affrettò a dire lui.
"Non lo farei comunque...la settimana prossima sono cinque mesi! Assurdo! Non credevo di poter avere una relazione così lunga. Non credevo di poter avere una relazione..." Affermò lei.
"Ti sottovaluti, Anna. Sei la persona migliore che conosca, dovresti essere meno severa." Replicò lui.
"Se ti dessi sempre ascolto sarei una egocentrica di prim'ordine...la versione più montata di Josie!" Ribattè lei, facendolo inorridire.
"Sarebbe un'incubo." Commentò lui, facendola scoppiare di nuovo a ridere.
"Che ne dici se stiamo nel letto a leggere? Ho un certo sonno." Propose lei.
"Hai intenzione di addormentarti durante il nostro appuntamento?" Chiese il ricciolo con una smorfia.
"Ho intenzione di addormentarmi stretta al mio magnifico ragazzo, facendo le coccole e ascoltando la sua magnetica voce." Spiegò Anna, facendo comparire un sorriso addolcito al ragazzo.
"Farò in modo che mi sogni." La avvertì.
"Farò in modo di sognarti." Ricambiò lei ridacchiando.
Lui le prese la mano e salirono in camera, dove si misero più comodamente nel letto.
Gilbert prese un libro, la torre nera di Stephen King, e iniziò a leggere da dove aveva lasciato la sera prima, mentre la sua fidanzata si accoccolava a lui e iniziava a disegnargli delle forme geometriche sulla maglia, ascoltando il suono della sua voce e facendosi cullare dal battito ritmico del suo cuore.
Non importava molto a che punto fosse, se sapesse come era andata la trama della storia o cosa fosse successo ai personaggi...le interessava solo come lui creava quella quiete assoluta con la sua sola presenza.
Anna era profondamente grata a Gilbert per la pace che riusciva a infonderle ogni volta, come se tutto potesse solo andare bene e spazzava via il dolore di tutta la vita.
Osservava le sue labbra familiari muoversi per recitare le parole dell'autore e la sua espressione concentrata sui libri era qualcosa di estasiante, perfino meglio di quella amorevole o quella affascinante.
Avrebbe davvero potuto stare ad ascoltarlo e guardarlo leggere per il resto della sua vita, senza il rimorso di non poter parlare o qualsiasi altra cosa.
Ridacchiò pensando a quanto stupida sarebbe sembrata se quei pensieri tanto infantili sarebbero mai stati colti da qualcuno.
Lui, captando quel gesto involontario, si distrasse e incatenò i loro occhi, mentre le labbra accennavano un sorriso divertito.
"Perché ridacchi? La mia interpretazione non ti soddisfa?" Chiese egli.
"Affatto...mi diverte pensare a quanto ti amo."Ammise lei, tirandosi su per baciarlo.
"Mai quanto io amo te." Replicò lui.
"Io l'ho detto per prima." Obiettò la rossa.
"Mi hai solo battuto sul tempo, io ti amo da più a lungo." Si difese lui.
"Non sono il tipo che perde tempo quando tiene veramente a qualcosa o qualcuno." Affermò Anna, scatenando a entrambi la voglia di baciarsi, che persistette a lungo.
Era un bacio dolce, adatto alla situazione mielosa che si era creata, ma a nessuno dei due dispiaceva un po' di zucchero ogni tanto.
Gilbert, però, la sorprese, cingendole la vita e spingendola, perché fosse sotto di lui.
Lei esalò un gemito di confusione, prima di ridacchiare, mentre lui le baciava il collo.
La rossa si godette volentieri la sua coccola preferita, prima di prendergli il viso fra le mani per alzarlo e ricominciare a far scontrare le loro labbra, stavolta con più passione.
Si cercavano in ogni momento, in ogni modo, in ogni gesto, in ogni folla e in ogni pensiero.
Anna avrebbe potuto giurare che non c'era sensazione più bella di quando il suo corpo collideva con quello di Gilbert e si stringevano vicendevolmente, perché la vicinanza era preziosa per lei, più dei diamanti o dell'aria.
Le mani di entrambi iniziarono a vagare sui loro corpi, a volte sconfinando sotto i vestiti, ma non gli importava poi molto.
Avrebbero voluto portare la loro relazione al livello più intimo, ma c'era un problema di fondo: avevano diverse concezioni di intimità e Anna non era del tutto pronta.
La rossa, per quanto lo amasse, non poteva mostrargli il suo corpo nudo.
Ma, come era già capitato alcune volte prima, non riuscirono a trattenersi dallo spogliarsi involontariamente.
La prima a sparire fu la maglietta di Gilbert, seguita dalla gonna di Anna e i jeans di lui.
Il ricciolo lasciò le labbra della fidanzata e scese, fino a trovarsi all'altezza del ventre di lei.
Alzò leggermente l'orlo della canottiera nera e le baciò la pancia, facendola ridacchiare.
Accarezzandole i fianchi, alzò di più l'indumento, fino a intravedere il reggiseno, e le baciò la pelle dolcemente.
Le sensazioni paradisiache che le dava il ragazzo fecero scordare alla rossa delle sue inibizioni per qualche minuto, il tempo necessario di sfilare la canottiera.
Lui le baciò la scollatura, insinuando le mani sotto il corpo caldo della ragazza per farla alzare il necessario per togliere anche il reggiseno...ma in quel momento lei trasalì.
Era senza maglietta.
"Fermo!" Esclamò lei allarmata, allontanando un Gilbert molto confuso.
"Amore, scusa...non volevo forzarti..." Cercò di rimediare lui.
"Gil! Passami la maglietta, adesso!" Ordinò lei agitata, mettendosi seduta con la schiena contro il muro e le braccia strette in modo da coprirle i fianchi.
Lui eseguì, sentendosi in colpa per aver...spaventato, forse, la ragazza.
Lei mise velocemente l'indumento e tirò un sospiro di sollievo, prendendosi la testa tra le mani.
"Carotina, scusa, non volevo farti stare male...sai che puoi fermarmi quando vuoi, vero? Non farei mai nulla che ti possa turbare, ok amore?" Cercò di confortarla lui, inginocchiandosi davanti a lei e mettendo le mani sulle sue ginocchia nude, mentre lei iniziava a singhiozzare e le lacrime lasciavano i suoi occhi color tempesta.
"No-non è colpa tua...è che non voglio che mi lasci...o che non mi guardi più così." Sussurrò lei in lacrime, guardando il viso del ragazzo e accarezzandogli il collo e la guancia.
"Ma che dici? Perché mai dovrei mollarti? O cambiare il modo in cui ti guardo? Anna, ti amo, renderemmo solo la nostra relazione più intima." Disse lui confuso.
"No...non sarebbe più lo stesso se mi vedessi..." Replicò lei, cadendo con le ginocchia sul pavimento e abbracciandolo disperatamente.
"Amore..." Mormorò lui confuso e angosciato.
Egli la stringeva a se più forte che potesse, speranzoso di farle sentire il suo desiderio di proteggerla da tutto e da tutti.
"Carotina...parlami...cosa c'è che non va? Niente potrebbe cambiare ciò che penso di te."sussurrò Gilbert.
"Questo si, cambierà tutto." Replicò lei.
Lui sciolse l'abbraccio e la baciò piano sulle labbra, ora bagnate e salate.
"Ti amo, capito?" Sussurrò, poggiando la fronte contro quella di lei, mentre le mani correvano di nuovo lungo i fianchi di Anna e le sfilavano la maglietta.
"Ti prego, non guardare, per favore..." Lo supplicò lei, prendendogli il viso fra le mani.
Lui, affranto, si divincolò dalla presa della fidanzata e la abbracciò, mentre lo sguardo scivolava sulla sua figura, sulla sua pelle.
Doveva farlo, sentiva che fosse la cosa giusta, anche se gli si stringeva il cuore.
Quando lo sguardo raggiunse la schiena, lui rabbrividì.
La pelle candida della sua amata, fantastica, meravigliosa, bellissima, geniale, creativa, stravagante, gioiosa e vitale ragazza era segnata da lunghe cicatrici che si sovrapponevano.
Erano di un bianco diverso da quello della carnagione pallida di lei e sembravano come rilievi, quasi.
Grazie alle innumerevoli ferite viste sui suoi amici in campagna, aveva capito che fossero vecchie...ma la loro sola presenza lo raggelò.
Strinse Anna di più a se, mettendole una mano sulla nuca, come a volerla proteggere da quella vista orribile.
Ma era già successo.
Era già successo e lui era inerme, non poteva proteggerla dal passato.
Era inerme, era inutile.
Gilbert, per la prima volta dopo la notte in cui era morto suo padre, si mise a piangere.
I suoi singhiozzi furono subito riconosciuti dalla rossa, ancora tra le sue braccia, che non sapeva come rassicurarlo e riusciva solo a piangere di più.
Lui sciolse l'abbraccio e la baciò disperatamente, perché lei era l'unica a poter far sparire tutto quel dolore lancinante.
"Scusa...scusa...scusa..." Sussurrò Anna, quando si staccarono.
"No...a me dispiace..." Replicò lui distrutto.
"Non avresti dovuto vederle..." Mormorò lei.
"Sei ciò che ho di più prezioso...ti amo per avermele mostrare, vorrei solo che tu non sia passata attraverso tutto quello schifo...non te lo meriti amore...non te lo meriti." Disse lui, poggiando la testa sul petto di Anna e allacciando le mani sui suoi fianchi.
"Gil..."Sussurrò lei, colpita.
Lei gli prese il viso e iniziò a baciarlo, prima piano, poi con sempre più necessità e dolcezza.
Lo tirò a se, fino a che furono entrambi in piedi e poi si sdraiò sul letto, trascinandolo con se.
Lui iniziò a baciarla dolcemente, prima le labbra, poi il collo, le clavicole, la scollatura, la pancia e il ventre.
La fece girare e le slaccio il reggiseno, per poi iniziare a scorrere l'indice sulle ferite rimarginate di lei.
Ogni tocco provocava un brivido in lei, ma quando iniziò a baciarle tutte le cicatrici le crebbe un sorriso sulle labbra.
Quando Gilbert ebbe finito, lei si girò e fece cadere il reggiseno nero sul pavimento, per poi sedersi sulle gambe di lui e iniziare a baciarlo con passione.
Anna baciò, succhiò e morse leggermente la pelle del collo del ricciolo, mentre la mano gli accarezzava i muscoli del torace.
Lui la prese di peso e la fece ristendere sul letto, gesto che le fece scappare un gridolino di sorpresa.
I due scoppiarono a ridere e si liberarono degli ultimi indumenti, vivendo il migliore dei loro pomeriggi domenicali.
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