Baby
Scritto in collaborazione con DadaNin ♥️
(Omg! Che novità! Chi se lo sarebbe mai aspettato!)
"Ehy Anna." La salutò Gilbert, mostrando uno dei suoi magnifici ghigni.
"Ciao Gilbert..."Mormorò lei a testa bassa, pallida in viso e con gli occhi gonfi segnati dalle occhiaie.
"Che succede? Forza, entra." Chiese preoccupato, tirandola a se nella stanza.
"D-dobbiamo parlare..." Borbottò lei titubante, mentre cercava di impedire alle mani di tremare e ai conati di salire.
"Certo, mettiamoci sul divano." La invitò lui, accompagnandola fino al mobile comodo.
Lei rimase in silenzio, fragile e impaurita, sotto il suo sguardo paziente.
"Anna, che succede?" Domandò lui spaventanto, prendendole la mano per condividere il loro coraggio e il loro terrore.
Un contatto con Anna per creare un legame covalente.
"P-prometti di no-non odiarmi...?" Sussurrò lei, cercando di trattenere l'uragano di sconforto che già vorticava dentro il suo corpo.
"Non ti odierei mai, dovresti commettere un reato gravissimo perché io possa smettere di amarti." Rispose lui, sperando di suonare anche un po' scherzoso.
Anna strinse la busta bianca che aveva in mano ancora di più, per poi consegnarla al ragazzo.
"Che cos'è?" Domandò lui, iniziando ad aprirla per esaminare il contenuto.
Il ricciolo si impietrì davanti alla scatoletta bianca, rosa e azzurra.
Gli sembrava di non respirare e, pur avendo una guerra civile dentro, sentì il suo cuore completamente apatico.
"N-non ne sono si-sicura...m-ma ho trop-pa paura per farlo..."iniziò a giustificarsi Anna.
Gilbert non riusciva a parlare, non riusciva a pensare, non riusciva a respirare.
Poteva solo guardare il test di gravidanza, ancora nella busta di plastica bianca, poggiato sulle sue ginocchia.
Egli strinse di più la mano della rossa, guardandola con l'espressione di un cucciolo smarrito.
Avrebbe voluto consolarla, darle forza, ma si sentiva perso e sopraffatto.
"M-mi dispiace tan-to..." iniziò a singhiozzare Anna, mentre le lacrime rigavano di nuovo il suo viso.
Ancora indotto al silenzio, lui si limitò ad abbracciarla, più forte che potesse.
Le lasciò un bacio sui capelli, uno sulla fronte, uno sulle labbra e uno sulla mano.
"Mi dis-dispiace." Continuò a ripetere la ragazza, ormai disperata.
"No-non è colpa tua...tr-troveremo u-una soluzione...si, i-infondo si-siamo i più intelligenti della nostra classe..."Disse lui, insicuro, piano e con la voce affranta.
"N-non so ch-che fare!" Ammise lei, piangendo sul suo petto.
"D-dovresti fare il test...infondo non s-siamo sicuri." Suggerì lui, schiarendosi la voce.
"E se fosse positivo? Se fossi incinta? Cosa faremmo?
Non posso darlo in adozione, non posso lasciarlo in un'orfanotrofio! Sarebbe la cosa peggiore del mondo!
Ma se lo tenessi? Rovinerebbe i miei piani per il futuro!
E se tu volessi aiutarmi? Rovinerebbe entrambi!
Potrei abortire...ma non so se me lo perdonerei..." iniziò a urlare Anna, scattando in piedi e camminando in tondo, ormai colta dal panico.
"Lo facciamo insieme...decidiamo insieme..."Affermò Gilbert con decisione, consapevole che fosse la sua unica sicurezza in quel momento.
A prescindere dalla sorte, avrebbero affrontato la questione insieme.
"I-io cr-credo di voler a-abor-tire..."Ammise la rossa con voce strozzata.
"C-che cosa?" Chiese lui allibito.
"L'adozione è esclusa a prescindere e non credo di poter essere sua madre: ho diciotto anni, sto per andare al college e ho tanti progetti! Voglio diventare professoressa e magari anche preside! Voglio trasmettere al prossimo il potere di un libro e l'importanza dell'istruzione...in più Marilla e Mattew hanno già delle gravose spese mediche per la loro salute, o le spese per la fattoria: non posso deluderli così, non posso fargli spendere altri soldi per qualcosa che ho fatto io!
E tu! Tu vuoi fare il medico, aiutare il prossimo, sei in società con Bash, stai per frequentare l'università e non voglio incastrarti in questo casino...
Io sono un casino!
E se anche lui diventasse un casino per colpa mia?
Non posso rovinare le vite di tutti e so che un giorno ti stancherai di me! Ti meriti molto di meglio! Vi meritereste entrambi di meglio..."sproloquiò Anna, facendo affluire liberamente tutti i suoi timori.
"V-vuoi impedire alla cr-creatura che abbiamo fatto di v-vivere?" Domandò lui, ancora frastornato.
"No, ovviamente no...ma non c'è soluzione...non possiamo rovinarvi la vita..."esalò Anna in supplizio, candendo a terra e scoppiando a piangere, più di prima, mentre teneva una mano sul suo ventre.
Gilbert, disarmato di tutta la sua forza e sicurezza, lasciò scorrere sul suo viso alcune lacrime e le si avvicinò, abbracciandola piano, mentre la sentiva aggrapparsi alla sua maglietta come se fosse l'ultima possibilità di sopravvivenza.
Come erano giunti a quel punto?
Come si erano ridotti a soffrire tanto atrocemente per un'ipotesi che sarebbe dovuta essere piacevole?
Lui sapeva che un giorno avrebbe voluto Anna e sapeva che un giorno avrebbe voluto dei figli...quindi in quel momento sarebbe dovuto essere l'uomo più felice al mondo, ma non poteva non ammettere la sua paura di un futuro che era appena stato destabilizzato tanto profondamente.
Tutti i suoi progetti erano come castelli di carte in procinto di crollare e lui si era consapevole che fosse troppo presto per giocare le mani che erano sul tavolo davanti a se in quel momento.
Ma, in realtà, non era sicuro di quanto potessero interessargli, se guardava con occhio lungimirante.
Riusciva a vedersi la sua Anna in salotto, con un bambino tra le braccia, a cui lei raccontava le avventure di Gulliver o le favole dei fratelli Grim, oppure Oliver Twist, o Alice nel paese delle meraviglie.
A pensare ciò non gli interessava più come funzionasse il fegato...c'era tempo per studiare.
Realizzarsi era più importante.
Si allontanò dalla rossa il tanto che bastava per prenderle il viso tra le mani e la guardò con attenzione perché ogni lentiggine, ogni sfumatura dei suoi occhi fosse impressa a fuoco nella sua memoria.
Gilbert continuo ad accarezzare il viso di Anna dicendo:"Un bambino...Una piccola creatura tutta nostra.
Una persona che ci renderà una famiglia.
È stucchevole, ma mi si scalda il cuore.
Da tanto non sento un calore così...
Certo, adoro Bash e Mary, sono fondamentali per me, li considero parte di me...ma non sono quel tipo di famiglia, quella che nel bene e nel male, che tu lo voglia o no, condivide con te il dna e tratti comuni...
Se ripenso ai miei fratelli, a come si prendevano cura di me, prima che mi fossero portati via...o mio padre, il suo sorriso caldo, la sua voce che, nonostante la stanchezza, mi raccontava le storie della buona notte.
Anche quando era malato, quando non era più lui ad occuparsi del me, ma lo curavo io: quella è famiglia.
Di fatto, non ho più nessuno di loro e anche tu non l'hai mai potuto provare, ma questo bambino, di cui l'esistenza non era nemmeno sicura, potrebbe ridare a me quel ricordo sbiadito e farti sentire quello che ti spetta.
Potremo donare a quella creatura tutto ciò che la vita ci ha brutalmente strappato.
...e, alla fin fine, una famiglia con te è tutto ciò che desidero, nettamente meglio e imparagonabile rispetto a un dottorato.
Essere medico è la mia ambizione, ma questo è il mio sogno, Anna." Ammise lui con un gran sorriso e gli occhi lucidi.
"Mi piace la parola stucchevole..." disse la rossa, con una leggera risatina, mentre le lacrime le rigavano ancora il viso.
Anche Gilbert si fece influenzare da lei e accenno un sorriso, prima di tornare serio e deciso.
"Inizierò l'università più tardi, uno o due anni non fanno certo la differenza...e tu potresti iscriverti subito e dare i primi esami come non frequentate.
Non sarà semplice e ci vorrà il doppio dell'impegno, ma possiamo farlo funzionare." disse, sicuro come poche volte lo era stato nella vita.
Non avrebbe permesso ad Anna di abortire. "Saresti una madre splendida Carotina" aggiunse con un tono più intenerito, accarezzandole una guancia.
La rossa lo osservò attentamente.
Era disposto a ritardare la sua carriera di medico per loro?
Non poteva permetterglielo.
"Non puoi rinunciare per me...Gilbert hai sempre voluto salvare le persone, non puoi non studiare!"ribadì la rossa.
"Ti prometto che studierò, che non lascerò i miei progetti di diventare un medico, ma se prima posso realizzare il mio sogno, non mi stai chiedendo alcun sacrificio." Le assicurò il giovane.
Anna, però, continuava ad essere incredula: non si aspettava tutto questo appoggio e men che meno così tanto amore da parte del ragazzo.
Inoltre, nonostante tutte le rassicurazioni di Gilbert, non era ancora convinta perché una voce nella sua testa la tartassava con la consapevolezza che Marilla, Matthew e Bash non avrebbero accettato la situazione.
"Ma le nostre famiglie...la loro reazione..."arrancò a esprimersi lei, sopraffatta dalla situazione opprimente.
"Sono convinto che ci resterebbero accanto e ci darebbero una mano...e impegnandoci possiamo fare in modo che non spendano un penny: ho da parte i soldi che mi ha lasciato papà e con il lavoro giù a Charlottetown, sommato alla percentuale dall'azienda, qualcosa con cui cominciare l'abbiamo.
Non molto, ma è un inizio.
Avrei comunque continuato a lavorare frequentando i corsi, quindi posso farlo a tempo pieno in estate e decidere poi con più calma come continuare.
Credi in me, Anna...credi in noi..." la incitò Gilbert, con un luccichio nuovo negli occhi.
Anna prese un profondo respiro, chiudendo gli occhi per concentrarsi sul raccimolare tutte le forze che le erano rimaste.
Diede un lungo bacio a stampo al ricciolo, per raccogliere anche il coraggio, poi si alzò e prese la busta bianca con il test.
Lo guardò attentamente, accarezzando la carta liscia, lucida, irregolare e un po' fredda.
Prese un'altro respiro e lanciò un'occhiata al magnifico ragazzo che la guardava in silenzio, compassionevole e preoccupato.
Strinse la presa sulla scatola e si diresse in bagno, fermandosi davanti alla porta.
"Gil..." lo chiamò, facendolo accorre alle sue spalle.
"Mi sembra tutto sbagliato, ma voglio fidarmi e crederci..."Ammise la ragazza.
"Prometto che non te ne pentirai...ti amo."Affermò lui, rincuorandola.
Anna entrò nella stanza, sola, e si slacciò i jeans, calandoli insieme alle mutandine.
Mentre faceva pipì, fece cadere alcune gocce sul bastoncino del test e poi lo chiuse, attendendo i cinque minuti come da istruzioni. Arrivata a circa quattro minuti aprì la porta e aspettò quegli infiniti, esigui, secondi di attesa che le avrebbero potuto cambiare la vita.
Quando il timer del cellulare squillò, la rossa non ebbe il coraggio di guardare.
So girò con un'espressione supplicante verso Gilbert e lui le baciò la fronte, prima di alzarsi e prendere il bastoncino.
Gli occhi mogano del ragazzo si fecero più lucidi, la mascella di contrasse, il petto si alzò e abbasso.
"Negativo." Annunciò ad Anna, con un'espressione criptica.
Lei, subito, sentì le lacrime bagnarle le gote e un peso togliersi dal petto...portandosi via anche qualcos'altro.
In un istante, il sollievo fu macchiato dalla mancanza di quel progetto improvvisato, che però aveva aperto una finestra su un futuro intricato, ma bellissimo.
La rossa guardò il ragazzo, che sembrava combattuto se gioire per quel pericolo scampato, o affliggersi per l'imminente perdita di quella nuova possibilità d'amore.
Anna si alzò e corse ad abbracciarlo, stringendolo più forte che potesse.
"Ci riproveremo...non ora, ma ci riproveremo." Gli sussurrò all'orecchio, mentre sentiva le braccia di lui cingerle la schiena e la vita.
"Scusa, dovrei essere entusiasta." Mormorò lui.
"Non è vero...entrambe le opzioni ci avrebbero portato gioie e dolori...anche a me dispiace. Oltre la paura iniziale, credo davvero che saremmo stati felici, ma abbiamo avuto l'opportunità di fare le cose al modo giusto!
Ha capito che non eravamo pronti, ma la prossima volta lo saremo: avremo entrambi un buon lavoro, le nostre famiglie non avranno di che occuparsi e avremo una casa nostra!
Ci sta dando l'opportunità di essere i migliori genitori che potremo diventare...
Ci riproveremo, ok? Te lo prometto." Disse Anna, accarezzandogli il viso e cercando di essere incoraggiante.
"Grazie..."Mormorò lui, con l'accenno di un sorriso.
"Ti amo." Asserì lei, incastrando le labbra morbide e rosee con quelle del ragazzo.
"Ti amo anch'io." Ricambiò lui, tra un bacio e l'altro.
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