Capitolo 39: Il festival pt2
«NON CI POSSO CREDERE!» Tendo stava praticamente danzando intorno a loro, il suo yukata rosso che vorticava come le ali di un uccello tropicale eccitato. «Il mio piccolo Kenjiro-kun! È cresciuto! Così audace!»
«Tendo-san...» Shirabu sembrava diviso tra l'imbarazzo e l'esasperazione, ma la sua mano non lasciò quella di Yukari.
«Mi aspetto che le tue intenzioni siano onorevoli!» continuò Tendo, puntando un dito accusatorio verso Shirabu mentre con l'altra mano si asciugava lacrime immaginarie. «La nostra preziosa Yukari-chan merita solo il meglio!»
Mai si avvicinò con un sospiro paziente. «Tendo-san, forse dovremmo...»
«OH!» la interruppe Haruka, che sembrava sul punto di esplodere. «I vostri capelli! E quel segno sul collo di Shirabu-san! Voi avete...»
«HARUKA!» Mai la zittì rapidamente, ma i suoi occhi brillavano di divertimento.
Goshiki guardava la scena con la testa inclinata, come un cucciolo confuso. «Ma... non dovevamo andare alla casa stregata?»
Tendo si voltò verso di lui con un'espressione teatralmente scandalizzata. «Oh, dolce, innocente Tsutomu-kun! Vedi, quando due persone si amano molto...»
«TENDO-SENPAI!» Il rossore sulle guance di Shirabu aveva raggiunto nuove sfumature di cremisi. Yukari non poté trattenere una risata, nascondendo il viso nella manica del suo yukata.
«Aspettate che lo sappia Wakatoshi-kun!» continuò Tendo, estraendo il cellulare. «Il nostro piccolo alzatore è diventato un uomo!»
«Non oseresti,» sibilò Shirabu, facendo un passo avanti, ma la presa di Yukari sulla sua mano lo trattenne.
«Oh, ma io DEVO!» Tendo stava già digitando freneticamente. «'Caro Wakatoshi-kun, il nostro Kenjiro-kun ha finalmente...'»
Mai si mosse con la velocità di una lepre esperta, strappando il telefono dalle mani di Tendo. «No. Non lo farai.»
«Mai-chan!» gemette Tendo. «La posterità ha bisogno di sapere!»
«La posterità sopravviverà,» rispose lei seccamente, ma c'era affetto nel suo tono.
Haruka saltellava sul posto, incapace di contenere l'eccitazione. «Ma almeno possiamo sapere DOVE eravate? E cosa...»
«C'è uno stand di yakisoba là in fondo,» la interruppe Yukari rapidamente, sentendo Shirabu irrigidirsi al suo fianco. «Qualcuno ha fame?»
«OH!» esclamò Goshiki, completamente dimentico del mistero precedente alla menzione del cibo. «Possiamo andarci? Tendo-san aveva promesso che...»
«Tsutomu-kun,» lo interruppe Tendo con un'espressione seria, mettendogli una mano sulla spalla. «Ci sono momenti nella vita in cui il cibo deve aspettare. Questo è uno di quei momenti. Dobbiamo prima stabilire le regole per il corteggiamento della nostra Yukari-chan.»
«Le regole per il COSA?» Shirabu sembrava sul punto di commettere un omicidio.
«Beh, naturalmente!» Tendo iniziò a contare sulle dita. «Regola numero uno: niente appartarsi in luoghi bui senza...» si interruppe, guardandoli con più attenzione. «Oh. Troppo tardi per quella.»
Mai sospirò profondamente. «Tendo-san, forse potremmo...»
«Regola numero due!» continuò lui imperterrito. «Devi portarla a cena almeno tre volte a settimana. Regola numero tre: i baci sono permessi solo dopo le otto di sera...»
«Sono quasi certo che questo non sia affar tuo,» intervenne Shirabu, ma le sue guance erano ancora rosse.
«TUTTO è affar mio!» proclamò Tendo, portandosi drammaticamente una mano al petto. «Come vostro senpai e Cupido ufficiale della Shiratorizawa, ho il dovere sacro di...»
«Di farti gli affari tuoi,» completò Mai, restituendogli finalmente il telefono. «E di lasciare che questi due respirino un po'.»
Tendo fece il broncio. «Mai-chan, sei crudele. Sto solo cercando di proteggere la virtù di...»
«Un po' tardi per quello,» sussurrò Haruka, guadagnandosi un'occhiataccia da Mai e un suono strozzato da parte di Shirabu.
Yukari sentì una risata salirle in gola. C'era qualcosa di surreale in tutta la situazione: le luci del festival, i fuochi d'artificio che ancora esplodevano nel cielo, Tendo che recitava la parte del padre protettivo mentre il suo yukata rosso ondeggiava nel vento della sera.
«Tendo-senpai,» disse dolcemente, stringendo la mano di Shirabu. «Ti prometto che le tue lezioni sul "proper blocking" sono state molto più pericolose di qualsiasi cosa potrebbe fare Kenjiro.»
Ci fu un momento di silenzio, poi Tendo scoppiò a ridere. «OH! OH! Kenjiro-kun, l'hai sentita? Ti ha appena chiamato meno pericoloso di me! Questo è un insulto!»
«È... è un complimento, in realtà,» mormorò Shirabu, ma un piccolo sorriso gli tirava gli angoli della bocca.
«Bene!» intervenne Mai, approfittando del momento. «Ora che abbiamo stabilito che nessuno è in pericolo imminente, possiamo FINALMENTE andare a mangiare quella yakisoba?»
«SÌ!» esclamò Goshiki, che aveva seguito lo scambio come se fosse una partita di ping-pong particolarmente confusa.
Si mossero come un gruppo colorato attraverso la folla del festival, con Tendo che continuava a lanciare occhiate eloquenti nella loro direzione e Mai che cercava di distrarlo indicando vari stand.
«Mi dispiace per... tutto questo,» mormorò Shirabu, abbastanza piano che solo Yukari potesse sentirlo.
Lei sorrise, stringendo leggermente la sua mano. «Non scusarti. È... è perfetto così.»
E lo era davvero. C'era qualcosa di incredibilmente normale in tutto questo: Tendo che gesticolava mentre raccontava a Goshiki una storia improbabile su come aveva una volta vinto un pesce rosso grande quanto un gatto, Haruka che saltellava da uno stand all'altro come una farfalla eccitata, Mai che manteneva un occhio vigile su tutti loro.
Raggiunsero lo stand della yakisoba, dove il profumo di noodles e verdure grigliate riempiva l'aria.
«Otto porzioni!» annunciò Tendo prima che qualcuno potesse protestare.
«Otto?» chiese Mai, alzando un sopracciglio. «Siamo in sei.»
«Tsutomu-kun ne mangia sempre due,» spiegò Tendo come se fosse ovvio. Poi, con un sorrisetto, «E sono sicuro che i nostri piccioncini hanno... bruciato parecchie energie.»
«TENDO-SAN!» Il grido esasperato di Shirabu si perse nel rumore della folla e nelle risate del gruppo.
Il cuoco, un uomo anziano con un sorriso gentile, iniziò a preparare le porzioni mentre li osservava con aria divertita.«Sa,» disse rivolto a Yukari mentre le porgeva il suo piatto, «mi ricordate me e mia moglie al nostro primo festival insieme. Anche noi avevamo un amico particolarmente... entusiasta.»
Yukari arrossì leggermente, mentre Tendo si sporgeva oltre la sua spalla con interesse. «Oh? E come è andata a finire?»
L'anziano cuoco rise, i suoi occhi che si increspavano agli angoli. «Quell'amico è stato il nostro testimone di nozze. E ancora oggi, dopo quarant'anni, non perde occasione di ricordarci come sia stato lui a farci mettere insieme.»
Tendo si illuminò come un albero di Natale. «AVETE SENTITO? È UN SEGNO DEL DESTINO!»
«Non tutto è un segno del destino, Tendo-san,» sospirò Mai, ma stava sorridendo mentre prendeva il suo piatto.
Il cuoco continuò a preparare le porzioni, lanciando ogni tanto sguardi divertiti verso il gruppo. «Il vostro amico mi ricorda molto il mio Kenji. Stesso entusiasmo, stessa energia...»
«Stesso modo di tormentare le persone?» suggerì Shirabu sottovoce, guadagnandosi una gomitata giocosa da Yukari.
«Oh, ma senza di lui non sarei mai riuscito a trovare il coraggio di parlare con la mia Sakura,» continuò l'anziano signore, mescolando abilmente i noodles. «A volte abbiamo bisogno di qualcuno che ci spinga un po'.»
Tendo sembrava sul punto di esplodere di gioia. «VEDETE? VEDETE? Io sono il vostro Kenji-san! Il vostro cupido! Il vostro...»
«Il nostro mal di testa cronico,» completò Shirabu, ma c'era affetto nel suo tono esasperato.
Il cuoco rise di nuovo, porgendo gli ultimi piatti. «L'amore ha bisogno di molte cose per crescere: pazienza, coraggio... e qualche volta anche di un po' di caos ben intenzionato.»
Si sistemarono su alcuni tavoli di legno vicino allo stand, le lanterne che creavano un'atmosfera calda e accogliente. La yakisoba fumava nei piatti, il profumo invitante che si mescolava con l'aria della sera.
«Allora,» iniziò Tendo tra un boccone e l'altro, «quando pensate di fare l'annuncio ufficiale alla squadra?»
Shirabu quasi si strozzò con i noodles. Yukari gli passò gentilmente una bottiglia d'acqua.
«Non c'è nessun annuncio da fare,» disse lui quando riuscì a riprendere fiato.
«Oh? Quindi quello sul tuo collo non è un...»
«MANGIA, Tendo-san,» interruppe Mai con fermezza, anche se le sue labbra tremavano per trattenere una risata.
Goshiki, che aveva già finito la sua prima porzione, alzò lo sguardo confuso. «Che cosa c'è sul collo di Shirabu-san?»
Haruka si sporse per sussurrargli qualcosa all'orecchio. Gli occhi di Goshiki si allargarono comicamente e le sue guance diventarono rosse quasi quanto lo yukata di Tendo.«OH!» esclamò, poi guardò Shirabu con quello che sembrava... rispetto?
«Shirabu-san, non sapevo che fossi così...»
«MANGIA, Goshiki,» lo interruppe Shirabu, la sua dignità che cercava di mantenersi intatta nonostante il rossore sulle sue guance.
Yukari nascose una risata nel suo piatto. C'era qualcosa di incredibilmente dolce in tutto questo: il modo in cui Shirabu cercava di mantenere la sua compostezza, le battute di Tendo, l'imbarazzo adorabile di Goshiki, le risate trattenute di Mai e Haruka.
«Comunque,» continuò Tendo, agitando le sue bacchette come un direttore d'orchestra, «dobbiamo stabilire un piano per gli allenamenti. Non posso permettere che le vostre... ehm... attività extra-curricolari interferiscano con la pallavolo.»
«Le nostre COSA?» Shirabu sembrava sul punto di lanciare i suoi noodles in faccia a Tendo.
«Oh, sapete...» Tendo fece un gesto vago con le bacchette. «I vostri momenti di... studio anatomico approfondito.»
Mai tossì nel suo tè, cercando di mascherare una risata. Haruka non si preoccupò nemmeno di nascondere la sua, scoppiando in una risata cristallina che fece voltare alcune persone dai tavoli vicini.
«Tendo-senpai,» intervenne Yukari, la sua voce dolcemente pericolosa, «ti ricordo che so esattamente quante volte hai cercato di sbirciare negli spogliatoi della squadra femminile durante gli allenamenti congiunti.»
Fu il turno di Tendo di strozzarsi con i noodles. «Yukari-chan! Pensavo fossimo amici!»
«Oh, lo siamo,» sorrise lei innocentemente. «Ed è proprio per questo che non ho mai detto nulla a Washijo-sensei.»
Shirabu la guardò con quello che poteva essere solo descritto come ammirazione pura. «Sei incredibile,» mormorò, abbastanza piano che solo lei potesse sentirlo.
Un nuovo scoppio di fuochi d'artificio illuminò il cielo, riflettendosi nelle loro ciotole di yakisoba ormai quasi vuote.
«È quasi l'ora del gran finale,» disse Mai, guardando l'orologio. «Dovremmo trovare un buon posto per vedere gli ultimi fuochi.»
«OH! OH!» Tendo si alzò di scatto, quasi rovesciando il tavolo. «So io il posto perfetto! C'è una collinetta dietro il tempio dove si vede tutto il festival e...»
«No,» lo interruppe Mai con fermezza. «L'ultima volta che ci hai portato in un 'posto perfetto' siamo finiti quasi arrestati per violazione di proprietà privata.»
«Era un malinteso!» protestò Tendo. «Come potevo sapere che quel giardino apparteneva al vice-sindaco?»
Haruka ridacchiò al ricordo. «Il suo cane ci ha inseguito per tre isolati.»
«Io conosco un posto,» disse improvvisamente Goshiki, con quella sua caratteristica determinazione negli occhi. «Durante gli allenamenti mattutini ho scoperto un piccolo santuario abbandonato. Ha una vista perfetta e...» si interruppe, arrossendo leggermente, «ed è completamente legale.»
Tendo gli arruffò i capelli con affetto. «Il nostro piccolo asso sta crescendo! Così responsabile!»
Mentre si alzavano per seguire Goshiki, Yukari sentì la mano di Shirabu sfiorare la sua. Si voltò a guardarlo e trovò nei suoi occhi una domanda silenziosa.«Noi...» iniziò lui esitante, «potremmo anche...»
«Oh no!» intervenne Tendo, apparendo magicamente tra loro. «Niente separazioni! Questo è un momento di gruppo! Potrete appartarvi di nuovo dopo, piccioncini!»
«Tendo-san,» sibilò Shirabu, ma Yukari rise, intrecciando le sue dita con quelle di lui.
«Ha ragione,» disse dolcemente. «Abbiamo tutta la notte.»
Il rossore sulle guance di Shirabu si intensificò, ma un piccolo sorriso gli curvò le labbra.
Si incamminarono seguendo Goshiki, che procedeva con la stessa determinazione che mostrava in campo. Il sentiero si snodava attraverso un boschetto di bambù, le lanterne del festival che creavano ombre danzanti tra le canne.
«È sicuro che non ci perderemo?» chiese Mai, scansando un ramo basso.
«Ho fatto questo percorso almeno venti volte!» dichiarò Goshiki con orgoglio. «Durante gli allenamenti mattutini vengo qui a meditare.»
«A meditare?» Tendo alzò un sopracciglio scettico. «Tu?»
«Beh...» Goshiki arrossì leggermente, «in realtà mi sdraio a guardare il cielo e penso a come battere Hinata Shoyo.»
Scoppiarono tutti a ridere, il suono che rimbalzava tra i bambù come una melodia. Yukari e Shirabu camminavano leggermente indietro rispetto al gruppo, le loro mani ancora intrecciate. Il fruscio dei loro yukata si mescolava con il suono dei loro passi sulla terra battuta.
«Stai bene?» mormorò lui, notando che lei continuava a sistemare il suo obi.
«Sì, è solo...» si interruppe, arrossendo leggermente, «lo yukata si è un po' allentato prima, quando...»
«Oh.»
Fu il turno di Shirabu di arrossire, ricordando esattamente come lo yukata si fosse allentato. Davanti a loro, Tendo si voltò con un sorrisetto. «Ho sentito qualcosa su yukata allentati?»
«TENDO-SAN!»
«Siamo quasi arrivati!» annunciò Goshiki, salvando involontariamente la situazione. «È proprio dietro questi...»
Si interruppe mentre emergevano dal boschetto. Il piccolo santuario si stagliava contro il cielo stellato, le sue linee antiche ammorbidite dalla luce della luna.
Il santuario era più piccolo di quanto si aspettassero, ma aveva un fascino particolare nella sua semplicità. Il tetto di tegole scure brillava sotto la luna, e i gradini di pietra che conducevano alla piattaforma principale erano leggermente consumati dal tempo.
«È... perfetto,» sussurrò Mai, guardandosi intorno con meraviglia.
La vista era davvero spettacolare. Da lì potevano vedere l'intero festival disteso sotto di loro come un tappeto di luci colorate. Le lanterne sembravano stelle cadute sulla terra, e il suono della festa arrivava attutito, creando un'atmosfera quasi magica.
«Lo so!» Goshiki gonfiò il petto con orgoglio. «E guardate!» Indicò alcuni vecchi cuscini da preghiera abbandonati sotto la tettoia. «Possiamo anche sederci comodamente!»
Tendo si fiondò sui cuscini, trascinando Goshiki con sé. «Il nostro piccolo asso è un genio! Mai-chan, Haruka-chan, venite qui!»
Mai scosse la testa con un sorriso, ma si sedette accanto a loro, seguita da Haruka che già stava tirando fuori il suo telefono per fare delle foto.
Yukari sentì Shirabu esitare accanto a lei. Si voltò a guardarlo e trovò i suoi occhi già fissi su di lei. La luce della luna gli addolciva i lineamenti, facendo sembrare i suoi capelli quasi argentati.
«Vieni,» disse lei dolcemente, guidandolo verso un punto leggermente appartato della piattaforma, ma ancora abbastanza vicino agli altri da non suscitare i commenti di Tendo.
Si sedettero sui cuscini logori, le loro spalle che si sfioravano. Il profumo dell'incenso ormai spento si mescolava con quello della notte estiva.
«Tre minuti ai fuochi!» annunciò Haruka, controlando il suo telefono.
L'attesa era elettrica. Il cielo sopra di loro era una distesa di velluto nero punteggiato di stelle, perfetto per lo spettacolo che stava per iniziare.
«Sapete,» disse Tendo con un tono insolitamente serio, «questo è il nostro ultimo festival estivo tutti insieme.»
Un silenzio riflessivo calò sul gruppo. Era vero: a fine anno Tendo si sarebbe diplomato.
«Non rovinarci il momento, Satori,» mormorò Mai, ma la sua voce era dolce.
«Non lo sto rovinando!» protestò lui. «Sto solo dicendo che dovremmo...»
Il primo fuoco d'artificio esplose nel cielo, interrompendolo. Un fiore d'oro e rosso sbocciò sopra le loro teste, seguito immediatamente da una cascata di scintille argentate.
«Oh!» esclamò Haruka, il suo viso illuminato dai bagliori.
Yukari sentì la mano di Shirabu stringere la sua. Si voltò a guardarlo e trovò i suoi occhi che brillavano di luce riflessa, il suo profilo che si stagliava contro il cielo illuminato.
Un altro fuoco esplose, questa volta di un blu intenso che si trasformò in una pioggia di stelle viola. Il 'boom' risuonò nel loro petto come un secondo battito cardiaco.
«È bellissimo,» sussurrò Yukari, non sicura se si riferisse allo spettacolo nel cielo o al modo in cui le luci danzavano sul viso di Shirabu.
Lui si voltò verso di lei, e per un momento il resto del mondo sembrò svanire. C'erano solo loro, il cielo stellato, e la promessa di qualcosa di nuovo e meraviglioso che stava sbocciando tra loro.
«Yukari...» mormorò.
Un'altra esplosione di colori illuminò il cielo, riflettendosi nei loro occhi. Shirabu alzò una mano, le sue dita che sfioravano delicatamente la guancia di Yukari.
«ATTENZIONE PICCIONCINI!» la voce di Tendo li fece sobbalzare. «Niente appartarsi durante i fuochi! È contro le regole del festival!»
«Non esistono queste regole, Tendo-san,» sospirò Mai.
Yukari rise piano, appoggiando la testa sulla spalla di Shirabu. Sentì il suo respiro fermarsi per un istante prima di rilassarsi, il suo braccio che scivolava naturalmente intorno alla sua vita.
Una serie di fuochi d'artificio creò una cascata d'oro nel cielo, seguita da spirali di rosso e verde che sembravano danzare tra le stelle. Il 'boom' ritmico faceva vibrare l'aria intorno a loro.
«Ehi,» sussurrò Shirabu, così piano che solo lei potesse sentirlo. «Non mi pento di niente.»
Yukari sorrise contro il tessuto del suo yukata. «Neanch'io.»
«Anche se domani tutta la scuola saprà...»
«Soprattutto per quello,» lo interruppe lei, alzando il viso per guardarlo.
Nella luce intermittente dei fuochi, vide un sorriso formarsi sulle sue labbra.
«GUARDATE!» esclamò Goshiki, puntando il dito verso il cielo. «Stanno formando un cuore!»
E infatti, una serie di fuochi rossi stava creando la forma di un cuore gigante nel cielo notturno.
«È un segno!» dichiarò Tendo solennemente. «Gli dei del festival benedicono la vostra unione!»
Il gran finale dei fuochi riempì il cielo di una sinfonia di colori: oro, rosso, blu e argento si mescolavano in un caleidoscopio di luce che si rifletteva nei loro occhi meravigliati. L'ultimo 'boom' risuonò nell'aria, lasciando dietro di sé un silenzio carico di magia.
«È finito,» sospirò Haruka, abbassando il telefono con cui aveva filmato tutto.
«Non ancora,» disse Tendo, alzandosi in piedi con un movimento fluido. «C'è un'ultima tradizione da rispettare.»
Tutti lo guardarono curiosi mentre si avvicinava al piccolo altare del santuario. Dal suo yukata estrasse una piccola campanella - dove l'avesse nascosta, nessuno osò chiedere.
«Secondo una vecchissima tradizione,» annunciò con tono solenne, «se si suona una campanella in un santuario abbandonato dopo i fuochi d'artificio del festival estivo, i desideri degli innamorati si avverano.»
«Tendo-san,» intervenne Mai, «hai appena inventato questa tradizione.»
«Mai-chan! Come osi dubitare dell'antica saggezza dei...»
Ma prima che potesse finire, Shirabu si alzò, portando con sé Yukari. Si avvicinarono all'altare e, sotto lo sguardo sorpreso di tutti, Shirabu prese la campanella dalle mani di Tendo.
«Se è una tradizione,» disse, un piccolo sorriso che gli curvava le labbra, «dovremmo rispettarla.»
Yukari sentì il cuore accelerare mentre le loro mani si univano sulla piccola campanella. Il suono cristallino risuonò nella notte, mescolandosi con gli ultimi echi lontani del festival.
«Oh!» esclamò Goshiki con gli occhi lucidi. «È... è così romantico!»
Tendo si asciugò una lacrima immaginaria. «I miei bambini... sono cresciuti...»
Mai e Haruka si scambiarono uno sguardo divertito, ma nei loro occhi c'era affetto. E mentre la notte avvolgeva il piccolo santuario nel suo abbraccio, con le ultime luci del festival che brillavano in lontananza e il profumo dell'estate che riempiva l'aria, Yukari pensò che forse, solo forse, alcune tradizioni inventate potevano davvero portare un po' di magia.
«Andiamo?» sussurrò Shirabu, la sua mano che cercava la sua.
Lei annuì, intrecciando le loro dita. Il festival era finito, ma la loro storia stava solo iniziando.
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