•Atto X•
[Amoris omnia est]
Non ci volle poi molto, anzi, per lui fu cosa da poco conto sbarazzarsi in modo cruento e repentino di quelle persone che si trovavano in quella stanza, fece in modo di restare solo lui, il suo amato Mefisto e sua madre.
I suoi occhi, scuri e profondi come un abisso pieno di desolazione ed oscurità incute vano timore, persino a lei che era la regina degli inferi, persino a lei che mai aveva temuto una creatura, che mai aveva pensato di essere inferiore a qualcuno nella lunga eternità che aveva vissuto.
Lucifero deglutì a vuoto, non aveva saliva in bocca ma allo stesso tempo sentiva come un nodo stretto in gola che non le faceva arrivare l'ossigeno ai polmoni ed il suo cuore palpitava veloce nel suo petto, già, lei ebbe paura in quel momento.
Lui desiderava ardentemente di procurare un dolore tale che neppure lei sarebbe riuscita a superarlo, sentiva una brama di sangue tanto forte che da solo non sarebbe riuscito a parlare e qualche secondo prima che iniziasse a distruggere quella donna il suo braccio venne fermato dal tocco conosciuto e gentile di Mefisto.
«Non è una buona idea » disse con un debole sorriso, ancora un po' intontito dal sacrilegio e sfiancato dallo sforzo che aveva fatto per liberarsene, non era stato facile dato quando in profondità lo aveva colpito.
Appena le sue mani toccarono i muscoli tesi di Ignifero questi si rilassarono e i suoi occhi tornarono a splendere come due fra gli smeraldi più preziosi mai creati, chiaramente il ragazzo drago rivolse subito la sua pina attenzione al demone.
«Stai bene? » chiese preoccupato ancora incapace di calmare quella asfissiante ansia che sentiva nel petto, emozione che parve spazzata via da un piacevole soffio di vento quando le labbra morbide e calde del ragazzo si scontrarono sulle sue in un vasto bacio a stampo.
Mefisto appoggiò la sua fronte contro quella del suo ragazzo quando si staccò dal dolce contatto che aveva visto unite le loro labbra e poi sussurrò a pochi centimetri da quelle di Ignifero che stava bene, che non aveva più alcun motivo di preoccuparsi e che lo amava, da impazzire.
Mefisto non aveva intenzione di dire al suo ragazzo che la donna gli aveva mostrato lui che lo tradiva, non lo avrebbe mai rivelato perché si vergognava di se stesso per aver creduto a una scena del genere, insomma lui non lo avrebbe mai fatto e avrebbe dovuto rendersene subito conto.
«Tu, prova a fare qualcosa, qualsiasi cosa è ti giuro che ti uccido » disse a denti stretti con lo sguardo duro Ignifero prima di stringere fra le sue braccia il suo amato e prima di sparire da quella dimensione tanto calda e piena di rancore.
La donna sospirò tornando a sedersi sul suo trono, beh, in fin dei conti forse quella di rapire il sul ragazzo non era stata proprio una buona idea se voleva che il figlio la considerasse come una madre, non che potesse rimediare.
I due innamorati finirono in un luogo fatiscente, erano delle antiche rovine forse di un modo in cui una devastante guerra aveva distrutto ogni cosa se non la natura stessa che lo componeva e fu bellissimo.
Davanti ai loro occhi c'era un campo fiorito con qualche materia nel mezzo, i fiori erano di un bianco luminoso e risultavano in quel cielo nero puntellare di stelle mentre la luna rischiarava, con i suoi timidi Raggi argentei, ciò che si trovava sotto di lei.
Soffiava un leggero venticello che smuoveva le volte chiome degli alberi che parvero intonare una dolce melodia come a suggellare quel momento o come a voler rendere quel paesaggio ancora più bello, spettacolare e romantico.
Mefisto pensò che fossero giunti in quel paesaggio incantato per puro errore, pensò che fosse dovuto al fatto che il suo ragazzo fosse inesperto nell'utilizzo delle proprie abilità eppure quel luogo lo aveva scelto con cura, solo per quel momento che sarebbe stato loro e loro solamente.
Le sue braccia forti cinsero con infinita dolcezza la vita del suo amato Mefisto, lo strinse a se mentre affondava il naso nella sua spalla sinistra inspirandone l'odore, stava ancora tentando di scacciare dal suo petto la paura che lui lo avesse abbandonato o che avrebbe potuto rivederlo solo privo di vita.
Lo strinse forte ancora scosso da quel terrore unico che mai in tutta la sua orribile esistenza aveva avuto modo di provare e il demone si rese conto del turbamento di Ignifero, con la mano sinistra gli sfiorò la spettinata chioma scura e in un sussurro gli chiede cosa lo avesse a quel modo turbato.
Fu allora che il ragazzo drago lasciò la presa per posizionarsi davanti al suo innamorato, lasciò che i loro sguardi si incontrassero, incantenadosi, afferrò le sue mani e se le portò alle labbra morbide lasciandovici sopra un dolce bacio segno del suo affetto.
«Mefisto sai, oggi ho provato il vero e proprio terrore, la paura unica e asfissiante di non rivedere più il tuo viso o ancor peggio di vedere che non era più in vita » fece una pausa stringendo ancora di più le sue mani e inumidendosi le labbra, quella notte doveva essere speciale, speciale davvero e si sarebbe preso tutto il tempo di cui necessitava per spiegare quello che sentiva nel petto.
«Ho capito questo medesimo giorno quanto realmente tu sia necessario per la mia vita, quanto io possa considerarmi nulla senza di te poiché tu mi hai reso me stesso e mi hai donato la vita che ora vivo e voglio viverla con te e te solamente, per tutto il tempo che vivremo » disse con un luccichio nuovo e vivace nello sguardo, diverso da quello di follia, rabbia e lussuria che fino a quel momento Mefisto aveva potuto scorgere nelle sue iridi verde brillante.
Il demone era confuso da quelle parole poiché pareva che il discorso non fosse giunto alla sua fine, dalla sua intonazione e il suo sguardo bruciante di determinazione quanto di amore aveva potuto facilmente capre che c'era una parte che ancora non aveva osato pronunciare.
Ignifero lasciò lentamente le mani del demone, le infilò nelle tasche dei suoi pantaloni cercando qualcosa e poi si mise in ginocchio davanti a lui aprendo fra le dita un po' tremante quella scatola di velluto nero che si era preparato prima di venire in quel posto.
«Sai, io è da molto tempo che pensavo di chiedertelo ma sono successe davvero troppe cose che mi hanno costretto a rimandare questo, proprio quando pensavo che finalmente avrei potuto parlatene ci si è messa mia madre per impedirlo » fece ancora una pausa cercando di spiegarsi, non era facile.
«Ebbene, ciò che vorrei chiederti è di rendere ufficiale questo nostro legame, Mefisto, di rendere ovvio a tutti quanto sia forte l'amore che ci lega » disse in fine senza dire quanto lo amasse, quanto desiderasse di poterlo proteggere sempre ed in ogni momento dalle pedone che desideravano nuocergli.
Eppure non era necessario che rivelasse i suoi sentimenti, non era qualcosa di qui il demone aveva bisogno poiché in realtà aveva aspettato quel momento con ansia dal primo momento, aveva desiderato che al più presto glielo avesse chiesto.
Da quando la maledizione li aveva legati indissolubilmente aveva desiderato che gli chiedesse di diventare la persona con cui condividere il resto della vita poiché necessitava di quella sicurezza che il matrimonio avrebbe potuto dare loro.
Perché per quanto orgoglioso e con un grosso ego quando si trattava di lui nel suo cuore temeva di non essere abbastanza, che qualcuno avrebbe potuto portarglielo via nonostante grazie proprio al maleficio che aveva sciolto con le sue sole forze avesse compreso che non sarebbe stato possibile.
Perciò rispose buttandoglisi addosso, premendo le sue labbra con le sue mentre i petali di quei fiori brillanti che li circondavano volteggiavano in aria a causa del vento che pareva obbligarli a danzare come a coronare il loro amore.
«Ce ne hai messo di tempo » disse in fine sdraiato fra i fiori, appoggiato al suo petto mentre la fede d'oro scivolava lungo il suo dito «Beh, sono una testa dura, che dire » ripose ridendo mentre con la mano destra gli accarezzava dolcemente i capelli.
Da lì in avanti li avrebbero attesi solo giorni di quiete e amore.
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