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•Atto IX•

[Dopo la morte ]

Mefisto aveva smesso di pensare quando aveva realizzato che non c'era più il suono del battito del suo cuore provenire dal sul corpo esanime, quando aveva realizzato che il suo cuore era stato distrutto dal fratello.

I suoi occhi dotati si erano ridotti a due piccole pupille nere come la pece, la sua espressione era come scomparsa, non c'era segno di emozione sul suo viso, il suo cuore, nel suo caso in senso metaforico, si era spezzato e il suo potere demoniaco era esploso, come una bomba.

Fu proprio come assistere allo scoppio di una bomba atomica, una situazione di quiete assoluta, il tempo sembra congelarsi per un instante quasi infinito la quando riprende a scorrere tutto scompare prima che ci possa essere un singolo battito di ciglia.

In un attimo infatti la potenza demoniaca di Mefisto ridusse in brandelli corpi umani di coloro che si trovavano lì, eccetto quelli del suo amato Ignifero, persino suo fratello si ritrovò a tossire sangue.

I capelli del demone si tinsero di un bianco purissimo e i suoi occhi di un rosso più acceso del sangue vermiglio che ancora sgorgava fuori dalla ferita che glielo aveva portato via, che gli aveva portato via colui che lo aveva fatto vivere e che, senza saperlo, gli aveva donato due grosse e robuste ali per volare.

«M E N T I S » scandì bene ogni lettera, lentamente e con la voce distorta mentre dagli occhi colavano giù lacrime di sangue, mentre i suoi muscoli dievmatavano più grossi, così come le sue zanne e i suoi artigli.

L'altro sentì per la prima volta nella sua vita la paura invaderlo, quella era la prima volta che suo fratello perdeva il controllo nella sua vita e la prima volta che mostrava completamente dove poteva arrivare la sua forza demoniaca tanto temuta dagli altri, finalmente capiva perché nessuno lo aveva mai sfidato ma non si sarebbe mai pentito di quello che aveva fatto.

«Se lui muore qui vivrà altrove, ahahaha, io ho fatto tutto questo per la mia amata padrona, la amo così tanto, è così bella e spietata... » non finì il discorso a causa di un guizzo di eccitazione che lo aveva portato quasi al gemito, ma non sapeva che non avrebbe mai più avuto occasione di finire di dire quello che voleva perché il fratello gli si avvicinò.

Bastò questo perché il suo cervello e le sue interiora esplodessero all'interno del suo corpo mentre l'odio si poteva leggere perfettamente nelle iridi rubino che poco prima erano dello stesso colore dell'oro, poi spalancò la bocca e ne divorò le carni così che non potesse più tornare alla vita e ne assorbì i poteri così come i ricordi.

Poi però, non avendo più ragione di se ne controllo su ciò che era, chi era e quello che stava facendo aveva inavvertitamente utilizzato i suoi poteri ritrovandosi nuovamente in quel vuoto oscuro dove aveva incontrato per la prima volta Ignifero però lì lui non c'era e non lo avrebbe mai più rivisto.

Poi però si ritrovò nello stesso luogo, la differenza era che non c'era traccia della carneficina che aveva compiuto senza neppure impegnarsi, ma c'era una ragazza seduta a terra con dei lunghissimi capelli neri lucenti e due gemme smeraldo brillanti puntate su di lui.

Quella ragazza sconosciuta minuta e formosa che aveva davanti sembrava la versione femminile di quel ragazzo tanto speciale, profondo ed intelligente che tanto aveva amato, che tanto amava e che il suo cuore ferito continuava a chiamare nella vana speranza di rivederlo, di amarlo ancora una volta.

Questa aveva un sorriso terribile quelle sue labbra, lo stesso sorriso di chi sa di aver ottenuto la vittoria che si era tanto impegnata ad ottenere e lui lo sapeva, sapeva che lei aveva vinto perché divorando Mentis aveva ottenuto i suoi ricordi e sapeva che lei era l'imperatore.

Lei aveva commissionato l'omicidio del suo amato.

«Suvvia Mefisto, tu sarai il sacrificio che permetterà a me e mio fratello di vivere insieme » disse lei in una risata, i suoi occhi verdi erano brillanti si, ma diversi da quel bagliore negli occhi di Ignifero, i suoi occhi erano pieni di pazzia e odio, sembrava il fallimento di quella realtà.

Lui non aveva la forza di vivere o di opporsi a quelle mani bianche che veloci gli avevano perforato il petto aprendolo completamente, aveva ceduto alla pesantezza della vita che gli aveva donato l'unica cosa di cui avesse mai avuto davvero bisogno per poi strappargliela via nel modo più crudo e orribile che avrebbe potuto trovare.

Così si ritrovava steso a terra, con la pelle a contatto con il freddo pavimento, il cuore esposto all'aria pronto per essere strappato, vicino alla fine della sua sofferta esistenza, il sangue vermiglio che sgorgava fuori dalla ferita che gli aveva trapassato il petto e gli occhi già spento che attendevano solo il quieto silenzio della morte.

«É stato più facile di quanto pensassi, non sono riuscita a passare ma ora la sua anima è stata spedita qui! » disse ridendo la ragazza mentre camminava affondando le suole delle sue scarpe nella pozza di sangue che colorava il pavimento di quella stanza priva di persone.

Camminò con passo scelto fino a raggiungere un angolo in ombra per poi trascinarsi dietro un grossa capsula argentata, probabilmente in acciaio con se, fino a distenderla e affiancarla al demone che non aveva provato a curarsi, a lottare per la sua vita o per difendersi.

Accanto a lui lo vide, il corpo conservato nel ghiaccio, in stato criogenico, il cadavere di Ignifero che ancora era un bambino, con quel corpo esile a causa della mancanza della luce, del cibo che poi si era inspiegabilmente sviluppato negli anni a seguire, almeno nella realtà dalla quale lui proveniva, non in quella con tutta probabilità.

Eppure ignorò ciò che gli stava di fianco, un sospiro scivolò lungo le sue labbra chiedendosi perché il sul corpo demoniaco si affannasse tanto cercando si guarire e di salvarlo quando lui desiderava solo la fine di ogni cosa, eppure in tutta quella oscurità che aveva iniziato a circondarlo vide un occhio, quello verde di un drago.

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