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•Atto IV•

[ Un bacio amaro ]

Il giorno seguente non appena i due varcarono la soglia della classe notarono la loro insegnante dal bell'aspetto e gli sgargianti capelli rossi seduta povocantemente davanti alla porta dell'aula.

Finse in malo modo,  a parere di Mefisto, che quella fosse stata una casualità e che il suo intento non fosse mai stato quello o tentare chiaramente di sedurre Ignifero che però sembrava non aver neppure notato l'eccessiva scollatura che la donna presentava o la gonna in pelle nera fin troppo corta per adattarsi ad un ambiente scolastico.

La lezione proseguì lentamente mentre la donna ad ogni passo ancheggiava in modo esagerato mostrando le sue curve perfette che si muovevano sinuose con lei, era quasi disgustoso quanto disperatamente cercasse di attirare l'attenzione del suo contraente.

Sul volto di Mefisto era stampato un sorrisetto saccente e divertito che la donna però decise chiaramente di notare nonostante lo avesse ampiamente notato, però, nella sua testa, si disse che se infastidiva l'unica persona con cui il suo John parlava questo magari l'avrebbe odiata.

Poi suono la campanello e la sua ora giunse al suo termine, la donna abbandonò l'aula con la testa basta e gli occhi lucidi quasi fosse sul punto di scoppiare a piangere, la cosa più soddisfacente e divertente per il demone fu che all'altro sembrava non importare minimamente.

Le lezione si susseguirono lente e monotone fino alla pausa pranzo quando uno dei tanti inservienti che passavano il loro tempo a fare nulla chiamò il ragazzo dicendo che doveva dirigersi nell'ufficio della donna perché questa aveva delle domande da fargli.

Lui lasciò scappare un sussurro annoiato dalle sue labbra perfette prima di scuotere le spalle e dirigersi in lungo uno dei numerosi corridoi di quella scuola a passo lento e svogliato sotto lo sguardo infastidito di Mefisto.

A lui non importava chiaramente quello che il suo contraente faceva e con chi lo faceva, semplicemente lo infastidiva il fatto che era stato piantato in asso nel bel mezzo della pausa pranzo e che dovesse quindi sorbirsi qualcuno di fastidioso e sconosciuto che gli faceva domande e chiacchiera di cose che definire inutili sarebbe stato un complimento.

Il demone seccato si diresse nel cortile della scuola, camminò un po', poi decise di appoggiare con la schiena lungo la corteccia di un grosso albero dalla fitta chioma per poi lasciarsi scivolare fino al terreno e rimanere in quel luogo calmo e pacifico fino alla fine della pausa.

Si disse che per una volta avrebbe pensato a rilassarsi dato che il mondo umano era pieno di posti in cui poteva farlo e perché no, se una ragazza carina gli fosse passata davanti non avrebbe sicuramente rinunciato alla possibilità di sfogare i suoi primordiali istinti, quelli peccaminosi che un demone non continente mai.

Ignifero mentre tutto questo accadeva era arrivato, con proverbiale lentezza, davanti alla finale porta in legno e vetro che lo sperava dall'assillante professoressa White.

Lui non sopportava minimamente la presenza di quella donna poiché questa finiva sempre con l'intromettersi nei suoi affari personali, per fare domande molto scomode o delicate, per far scontrare i loro corpi quasi in modo morboso e continuava a guardarlo come un affamato guarda del cibo fresco e di ottima qualità.

Quella donna non gli piaceva nemmeno un po' perché nonostante l'eleganza, la bellezza e la femminilità che ostentava con dignità, nonostante lo sguardo, la voce e il sorriso gentile che spesso rivolgeva ai suoi studenti e quasi troppo spesso a lui aveva notato quella bagliore di follia illuminare i suoi occhi.

Era certo che quella donna non fosse normale e comune con e voleva far credere ne tantomeno gentile come appariva esteriormente e se c'era qualcosa che per qualche ragione lui non reggeva e neppure sopportava quelli erano i bugiardi e no  importava che tipo fossero.

La donna anche questo volta non risparmiò domande sulla sua vita sentimentale, sessuale, familiare e scolastica, non si fece scrupolo nel chiedere dettagli che nessuno con un rapporto professionale avrebbe mai chiesto ne voluto sapere, per nessuna ragione che potrebbe venire loro in mente.

Alla fine la donna spense le luci e abbassò le tapparelle dopo aver chiuso a chiave la porta, si sciolse la morbida e fluente chioma rosso vivo per poi ancheggiare in modo sensuale fino ad arrivare fanti alla poltroncina bianca sua quale lui era seduto.

Ella appoggiò le mani lunghe e affusolate suoi braccioli di questa sporgendosi in avanti con il chiaro scopo di mostrare il suo davanzale e eccitarlo per poi sedersi sopra di lui sperando di incontrare, con el sue gambe completamente scoperte dalla gonna sollevata, quel duro rigonfiamento nei suoi pantaloni.

Eppure questo non la fece adagiare completamente sul cavallo dei suoi pantaloni e lentamente la riportò alla posizione precedente, afferrò con due dita il mento della donna avvicinandolo al suo viso per poi fissare i suoi smeraldi pericolosi negli occhi della donna.

«Cosa vuole da me signora White? » chiese con tono basso e profondo che fece subito rabbrividire e venire la pelle d'oca alla professoressa, troppo presa dalla situazione per poter rispondere adeguatamente alla domanda.

«Cosa vuole per smetterla di fare questo, le ho già spiegato che non provo alcun tipo di attrazione verso di lei....» spiegò di nuovo il ragazzo cetaceo di non perdete la pazienza con la donna «Un bacio, un vero bacio alla francese » rispose lei con il respiro mozzato e gli occhi che brillavano di una luce che lui non capiva.

Probabile lei era davvero felice perché stava avendo la possibilità di baciare la persona che andava tanto follemente, cosa che lui ovviamente non capì, ma si limitò ad accettare sperando che, dopo quello, lei lo lasciasse finalmente libero da quei quotidiani interrogatori a cui lo sottoponeva.

La donna si sistemò la gonna e si sedette sopra le gambe del corvino portando le braccia attorno al suo collo muscoloso, lui per non farla cadere le strinse parzialmente la vita per più far scontare le loro labbra con molta lentezza.

Le labbra morbide e carnose di lui si muovevano sinuose spingendo contro quelle della professoressa che senza esitazione dischiuse le sue per lasciare la possibilità al ragazzo di infilare la sua lingua che repentina si muoveva contro quella umida della donna in una danza guerriera fra le loro bocche calde.

Quando si staccarono ormai privi d'ossigeno nei polmoni, entrambi con il fiatone, lei lo osservava sognante quasi sperasse che il ragazzo avesse cambiato idea sul non sopportare la sua presenza e la sua ostinazione, speranza che si rivelò vana.

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