•Atto II•
[Indignazione d'un demone ]
Il patto poi prevedeva che dopo essere stato firmato il contraente amettesse sinceramente quanti e quali peccati aveva commesso così che, il demone, potesse valutare come comportarsi, tutto dipendeva dalla qualità dell'anima che gli veniva offerta.
Quel momento arrivò anche per lui, per Ignifero che, nel mondo mortale aveva deciso di farsi chiamare John, non c'era un briciolo di preoccupazione, imbarazzo o timore sul sul volto ma questo a Mephisto non sembrava importare, troppo curioso riguardo alla qualità di quell'animo che tanto desiderava per se.
«I miei peccati dici, ebbene io mai ne commisi in vita e così in morte » rispose tranquillo lasciando il demone privo di parole; la mente di questo si era fatta vuota mentre ancora tentava di capire se quello che le sue orecchie avevano udito fosse vero o li avesse solo immaginato in un attimo di annebbiamento di cervello.
Ma fu chiaro, nonostante superasse di aver mal interpretato i suoi che lenti ma sicuri erano usciti dalle labbra del suo interlocutore, quella era la realtà dei fatti.
Lui, il grande e temuto Mephistopheles, aveva fatto un patto con la più pura delle anime e sapeva che divorare una sarebbe stato spiacevole per qualsiasi creatura demoniaca così decise che avrebbe fatto tutto quello che era possibile per far scoprire al ragazzo il suo assassino o per far peccare il suo animo puro.
Mephisto lo disse chiaramente, spiegò al ragazzo che avrebbe fatto tutto quello che era in suo potere per aiutarlo a risolvere il mistero della sua morte e si giustificò dicendo che lo faceva perchè era quello che faceva sempre, disse che era semplicemte curioso di sapere qualche dettaglio in più della sua vita e se fosse riuscito dove molti avevano fallito allora si sarebbe congratulato.
Ignifero non era certamente sciocco nonostante il modo pietoso in cui la sua vita si era svolta fino alla sua morte era sempre stato un tipo piuttosto sveglio che era molto difficile ingannare, tutte le volte che era stato preso in giro otruffato era perchè lui lo aveva promesso e lasciò correre anche quella volta, esattamente come faceva sempre.
Non era stato difficle notare il tono che la creatura demoiaca aveva utilizatto mentre diceva che gli avrebbe offerto il suo completo ed incondizionato aiuto, su quello certamente non aveva mentito ma sul fatto di congratulrsi... quella era stata probabilmente la bugia piu grande che aveva detto nella sua vita.
Per il ragazzo pareva evidente, come il caolore del sole setivo o come l'azzurro del cielo, che quell'essere che si era parato dinnanzi a lui era qualcuno che guardava il mondo intero dal suo piedistallo, che non vi era mai sceso e neppure era disposto a farlo quindi perchè avrebbe dovuto volerlo fare con lui, uno fra tanti fra quelli che avevano stipulato un contratto con lui.
Poi la sua mente parve illuminarsi accesa da un piccolo pensiero che, assieme a tutti gli altri, aveva continuato a rimbalzare fra un'idea e l'altra; si ricordò infatti di aver letto anni addietro un vecchio libro polverso con una consumata rilegatura in pelle e sulle sue pagine iniallite dal tempo vi era riportato che tanto più un animo è oscuro di peccato tanto più risulta appetibile per un rinnegato di Dio.
Fu esattamente allora che capì, mentre procedeva a passo lento fra quel mare oscuro che gli si attorcigliava attorno alle caviglie quasia implorargli di rimanere, mentre seguiva i passi del raazzo davanti a sesenza porre domande o tantomeno cercare delle risposte a quei dubbi che gli vorticavano in mente, fu allora che si rese conto del rale obbiettivo di Mephisto.
Ipotizzò che chi gli stava donando una possibilità di tornare alla vita, lo stesso che avrebbe voluto allungare i suoi artigli scuri e minacciosi sui pezzi sgretolati del suo essere abveva ora due scelte: riuscire a fargli commettere dei peccati abbsatanza gravi e deterioranti da rendere la sua essenza per lui appetibile oppure aiutarlo a risolvere il suo omicidio così da non dover azzannare un animo privo di peccati.
No, in realtà non avrebbe dovuto neppure porsi l'interrogativo di quale delle due opzione avrebbe potutoscegliere uno dei paladini degli inferi, era palese che avrebbe scelto la seconda per poi virare verso la prima se mai se ne fosse presentata una minima occasione.
Si diede dello sciocco pe aver impiegato un intero minuto nel contemplare le possibilità celate dal sorriso frivolo e bugiardo di Mephistopheles, scosse la testa amaregiato da se stesso e dalla sua stupida pateticità.
Quello era il motivo per qui era sempre stato solo, era patetico.
Si fermò nel suo percorso risvegliato da un curioso ronzio che aveva stuzzicato, nel senso fastidioso del termine, il suo fine udito, voltò il capo verso la direzione da cui quest probabilmente proveniva cercando di sorgere nella fitta coltre oscura la sua sorgente, ma per quanto avesse affiato gli occhi smeraldo questi non erano riusciti a distinguere neppure un frammento più scuro o più chiaro in quel mondo illogico.
«Perchè ti sei fermato, Ignifero? »chiese il demone voltandosi nella direzione verso la quale il ragazzo puntava lo sguardo, nel porre quela breveve e semplice domanda usò un tono gentile con voce delicata come un vellutato petalo di rosa, era bravo a fingere notò l'altro «Credev di aver sentito qualcoosa... » «Ne dubito, questo posto è piu quieto della morte stessa »borbottò come a lamentarsene.
Il ragazzo fece un cenno con il capo per poi riprendere il percorso dietro alla schiena possente del demone piuttosto sicuro di non aver preso un abbaglio, sicuro di non star immaginando quel fastidioso suono continuo e repietitivo simile alle interferenze delle vecchie televisioni, era convinto che, senza ombra di dubbio, che quel suono disturbante che minava la sua sanità mentale fosse lì e allora si pse una domanda.
E se fosse stato l'unico capace di poercepire quel suono tanto sneravante?
Ma poi pensò che non era possibile, che lui non era ne sarebbe mai stato così speciale oppure importante da aver riservato un qualche tipo di onore, qualunque questo fosse perchè nella sua stessa opinione lui era una creatura senza significato che sarebbe potuta tranquillamente non essere mai stata creata, lui non concepiva l'utlità della sua esistenza.
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