𝑪𝒂𝒑𝒊𝒕𝒐𝒍𝒐 26
• Questo capitolo contiene linguaggio forte e scene esplicite. •
Jace
«Andatavene a fanculo, entrambi!», sento il caloroso saluto di Roxanne mentre io e Victoria ci allontaniamo dagli altri.
Vai a fare in culo tu, stronza.
Voglio essere felice, voglio smettere di sentire questo magone opprimermi ogni volta che la vedo, soprattutto con quel coglione intorno.
Ripenso alla discussione avuta vicino la sua auto, di come sono stato stupido nel dichiararle quanto il mio cervello si sia incasinato dopo la festa a casa di Chad.
Se solo quell'Ander non fosse arrivato in quel momento...
FOTTITI ANCHE TU, COSCIENZA!
«Hai pensato alla proposta che ti ho fatto Jace? Sarebbe un passo in avanti per noi, per la nostra relazione. Ci vivremo davvero, senza avere ostacoli di fronte a noi..».
Mi volto verso Victoria pensando alle sue parole.
Dovrei sentirmi fortunato, per come la vedono quasi la maggior parte dei ragazzi della mia scuola, ad avere una ragazza come lei, alta, bionda, snella, con belle forme, che mi stia accanto.
Peccato che il tuo prototipo di ragazza sia scura, riccia, con un fisico da dea e gli occhi color del mare.
Do un calcio tra la sabbia, cercando di sotterrare i miei pensieri insani e di dare una risposta alla sua domanda.
«È un casino a casa mia in quest'ultimo periodo, ci sto pensando davvero Victoria nel vivere con te. Gli ostacoli che tu senti di avere si riferiscono a mia sorella ma, come hai potuto notare, lei ha la sua vita con quel tipo là. Io sono con te, quindi questi ostacoli non sono un tuo, un nostro problema».
Si avvicina a me toccandomi il braccio, «ho solo paura di perderti per quella stronza che non smette di impicciarsi nelle nostre cose».
Mi scosto dal suo tocco, irritato per il modo con cui parla di Roxanne, «non sei tenuta a giudicare chi è sangue del mio sangue, ti ho detto che non è un nostro problema mia sorella. Vuoi continuare a parlare o ti andrebbe di continuare ciò che lei ha interrotto?».
Victoria mi sorride sorniona, con uno slancio si avvicina a me, schiacciando il suo seno sul mio petto.
Iniziamo a baciarci violentemente, sentendo la sua mano dirigersi verso il cavallo dei miei pantaloni.
«Quanto mi piaci Jace, voglio che tu sia solo mio».
Le alzo il vestito striminzito che ha addosso e, spostandole leggeremente le mutandine, le infilo due dita nella fessura, già calda e bagnata fradicia.
Godo nel sentire quanto lei sia già pronta per me, «scricciolo, non sono di nessuno se non di me stesso, ora fatti scopare da questo ragazzo che ti piace così tanto».
La faccio stendere sulla sabbia, sovrastandola con il mio corpo; inizio a baciarle il collo, a morderlo e succhiarlo, finendo per fare la stessa cosa con i suoi capezzoli turgidi.
«J...», mi irrigidisco dal modo in cui mi ha chiamato, sopraffatto da ricordi che vorrei eliminare ma che invece induriscono solo di più il mio membro.
Lei, sentendo la protuberanza, ride soddisfatta, «anche io ti faccio uno strano effetto, Jace, scopami ora, ti prego».
Non me lo faccio ripetere due volte e, con una stoccata decisa le sono dentro.
Se solo sapessi che la mia eccitazione non deriva da te. Sei solo la valvola di sfogo che mi allontana da quella fottuta, bellissima, stronza di mia sorella.
La scopo veloce, senza freni, mordendola e racchiudendo i suoi gemiti dentro la mia bocca. Sento brividi caldi percorrermi lungo il corpo, sopra il suo coperto di spasmi, simbolo che sta per venire, come me.
Con un'ultima stoccata decisa, mi accascio su di lei e, prima di uscire per non rischiare di venirle dentro, un flebile sussurro esce dalle mie labbra, «Ro'..».
Mi ridesto dal momento, consapevole dell'enorme cazzata che ho appena detto e del casino che si creerebbe se Victoria avesse sentito.
Le vengo sulla sua pancia piatta, incurante di come possa prenderla e mi alzo.
«Jace, cazzo, è stato eccitante da morire. Solo che una cosa non ho capito...», gelo sul posto attendendo la fine della sua frase, «cosa mi hai detto all'orecchio? Ero così presa dal momento che non ho sentito nient'altro se non un leggero mormorio».
Mi sento scivolare un peso da dosso enorme e, sollevato, la aiuto ad alzarsi, «ho solo ribadito quanto tu sia bellissima, zucchero».
Facciamo per ritornare dagli altri, anche se la vista di alcune persone, una in particolare, mi farebbe venir voglia di andarmene per non rischiare di spaccargliela davvero quella faccia di cazzo che ha.
Vedo i ragazzi ridere e divertirsi, sono maledettamente ubriachi e fatti ma, avvicinandoci, noto che Roxanne non è tra loro.
«Dov'è mia sorella?», Beth si gira verso di me «se n'è andata da un pezzo, non si sentiva bene. Ci ha salutati quando voi due piccioncini siete spariti per fare porcate», dice fingendo di puntarsi una pistola in bocca e spararsi.
Questo era ciò che volevo ma ora, invece di sentirmi soddisfatto della sua assenza, sento una rabbia verso me stesso per aver fatto quella sparata del cazzo vicino la sua auto e ancora di più allontanandomi con Victoria.
«Ora che se n'è andata allora puoi prendere in considerazione di venire a dormire da me, stasera».
Guardo Victoria sognante, spera che io le possa dire di sì, ma la risposta che le do non le riserva ciò che si aspettava, «i miei sono tornati dall'ennesimo viaggio di lavoro, meglio che torni stasera, così potrei anche parlare con loro di questo argomento».
Le sorrido fintamente, dandole un bacio poco pudico sulle labbra. Saluto gli altri, notando come Ander sia rimasto in silenzio per tutto il tempo senza staccarmi mai gli occhi di dosso.
Brutto perdente, faresti bene a smetterla di fissarmi, che quegli occhi te li stacco così da non darti più il diritto di guardare me e soprattutto lei.
«A domani ragazzi, mi raccomando, silenzio assoluto, non vogliamo la presenza dei piedipiatti al Rave».
Arrivo alla macchina, partendo a tutto gas verso casa.
Con il poco traffico delle 4 del mattino, rientro presto notando la luce della stanza di Roxanne accesa.
Entro in casa sentendo il cuore farsi sempre più piccolo, pensando come fino a poco tempo fa il suo letto era il mio e viceversa.
Salgo le scale, restando a fissare inerme la porta della sua camera.
Sono solo ormai, accompagnato dal ricordo e dalla mancanza dei nostri battibecchi inutili, delle nostre carezze, dei nostri abbracci, delle nostre risate.
Mia piccola Roxanne, quanto sono stato stupido dal non capire fino ad ora quanto io sia sempre stato perdutamente innamorato di te. Per stare bene, devo allontanarmi, come tu devi allontanarti da me. Sarai sempre mia, ma da lontano, senza farci male più di quanto ce ne stiamo facendo adesso. Ti amerò sempre, Ro', di un amore che va oltre i limiti dell'infinito.
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