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𝑪𝒂𝒑𝒊𝒕𝒐𝒍𝒐 25

Roxanne

Con un magone in gola ritorno al falò, vedendo gli altri spensierati che cantano e si divertono.

Perché deve succedere tutto a me?

Come se non bastasse, vedo in lontananza arrivare Victoria con le sue amiche per le Palle, Jenny e Britney.

Tre squillo, tutte truccate e agghindate come se stessero andando in un night club, invece che ad un incontro tra amici, di cui loro non fanno nemmeno parte.

Maledetto Jace e maledetta la sua vita.

Mi giro a guardarlo per capire la sua reazione all'entrata in scena di quelle tre Oche Giulive, fremendo dalla rabbia nel vedere che si alza e va verso la sua fidanzatina per salutarla.

Mi viene il vomito.

Cerco di non pensarci, prendo la bottiglia di Vodka, me ne verso un bel po' nel bicchiere e nel frattempo chiudo uno spinello, sperando che ciò allevi le emozioni che provo in questo momento.

«Allora ragazzi, domani come sarà l'organizzazione per andare al capannone?», chiede Ryan mentre gli passo la canna.
«Avevamo pensato di fare un salto da Jack per prendere qualche alcolico, Roxi se puoi chiedi ad Ander un po' di sballo, è l'unico ad avere roba buona in giro», continua lui verso di me.

A queste parole, noto degli occhi verdi, glaciali, fissarmi così, finendo il liquido nel bicchiere, decido di animare un po' le cose.

Devo starti lontana Jace? Devo accettare le tue decisioni? Bene, ora accetta tu le mie.

«Certo, se vuoi Ry lo contatto anche ora, che ne dite se ci raggiunge?»

I ragazzi mi guardano e acconsentono alla mia richiesta, fin quando non sento dire da Victoria «così finalmente ci fai conoscere il ragazzo con cui te la spassi, cognatina!».

La guardo in cagnesco, immaginando mille modi per ucciderla seduta stante ma, sfoderando uno dei miei sorrisi più falsi, le rispondo «sarebbe anche ora! Che noia vedere solo te e mio fratello come unica coppia. Arrivo subito, vado a fargli una chiamata».

Mi alzo, cercando tra i contatti Ander, avvicinandomi all'auto alla ricerca di un minimo di pace da questo Inferno vivente.

«Hei piccola, cos'è, hai fatto un altro sogno in cui ci diamo dentro?», dice ironico Ander a telefono,
«forse è quello che immaginavi tu, zucchero, ti ho chiamato perché sono ad Alamitos Beach con i miei amici, ti andrebbe di unirti a noi? Se puoi porta anche qualche grammo di felicità, sai che è la benvenuta!».

Lo sento ridere e acconsentire alla mia proposta, fino a quando non mi chiede «c'è anche quel pazzo di tuo fratello? Vorrei capire se devo portarmi i rinforzi o no», sbuffo alla sua domanda, so che le cose tra lui e Jace non vanno tanto bene dopo quella notte, ma sono egoista, voglio esserlo e voglio farla pagare a quello stronzo di mio fratello.

«Non preoccuparti, è innocuo insieme alla sua donzella, dai muoviti a raggiungerci!».
Detto questo stacchiamo, prendo una giacca dall'auto e faccio per ritornare dagli altri fin quando una voce, troppo familiare, mi fa fermare sul posto.

«Ora non solo devo sorbirmi te, ma anche quel coglione che ti scopi. Faresti un piacere a tutti se te ne andassi». Mi giro per guardare Jace negli occhi e, a grandi falcate, mi avvicino a lui.

«Se ciò ti infastidisce, se la cosa ti crea rabbia o disgusto, vattene tu. I tuoi amici sono anche i miei, per loro sono la benvenuta, così come lo sarà Ander. Cosa c'è, fratellone, sei per caso geloso di me? Non dovevi farti una nuova vita, con una relazione VERA insieme a quella che ti scopi tu? Bene, lasciami vivere in pace e sparisci».

Jace spazza via quel poco di distanza che c'era tra i nostri corpi, perdo un battito nel momento in cui la sua mano si avvicina al mio viso, poggiando le sue dita sotto il mio mento, così da guardarlo in quelle sue meravigliose foreste..

BASTA ROXANNE!

«Roxanne, lasciami stare, sei tu il problema dei miei cazzo di mali. Perché ho dovuto baciare te a quel gioco di merda, perché mi sono dovuto complicare così tanto la vita perdendo la testa per una persona che io non posso avere e né posso o devo lontanamente desiderare».

Resto impietrita dalle sue parole, perdere la testa, desiderarmi?

«Hai detto che non hai mai provato niente per me, il tuo teatrino se ne sta andando a farsi fottere, Jace. Pensi che per me sia facile vederti e non pensare a noi due? Pensi che sia facile guardarti senza far riaffiorare nella mia mente i nostri baci, i nostri corpi bagnati e uniti. Pensi che sia solo tu qui a perdere la testa, a sentirsi male per questa stramaledetta situazione?».

Stringo la sua maglietta in un pugno, sentendo le punte dei nostri nasi sfiorarsi.

«Aggiungo alla lista della mia vita maledetta anche il tuo voler lasciare casa, per andartene da quella e vivere felici e contenti. Non lo accetto Jace, non lo accetterò mai. Non andare via, ti prego».

Ci fissiamo per secondi che sembrano infiniti, i suoi occhi cadono sulle mie labbra, come i miei sulle sue fino a quando  la bolla che si era creata tra noi scoppia con l'arrivo di Ander.

DANNAZIONE A LUI!

Jace, come se si svegliasse da un sogno, si divincola da me, guarda con freddezza Ander e se ne va, lasciandomi con mille domande in testa che non avranno mai una risposta.

«Hei Roxi, interrotto qualcosa? Tuo fratello sempre felice come una Pasqua vedo», Ander mi abbraccia e mi lascia un bacio tra i capelli, «lascialo stare, ha i cazzi suoi per la testa, raggiungiamo gli altri?»

Appena ci avviciniamo i ragazzi salutano Ander, il quale si siede tra me e Beth.

«Ander sarai dei nostri domani al Rave che si terrà nel capannone abbandonato?», chiede Cody mentre gli passa da bere, «cazzo sì! Pensavo non lo organizzassero più, sarà una bomba! Mi aggiungo volentieri».

Sorrido per le parole di Ander, sono felice che verrà anche lui, forse così riuscirò a pensare il meno possibile Jace e alla vicinanza di poco fa.

Se solo Ander fosse arrivato più tardi...
ZITTA MENTE DEVIATA!

Pensandolo, mi giro a guardarlo, rimanendo disgustata dalla scena che mi si para davanti.

Lui con quella barbie strafinta che si limonano come se non ci fosse un domani, «se avete intenzione di scopare la spiaggia è grande abbastanza da potervi spostare, grazie», dico mentre bevo un sorso.

Jace, staccandosi dalle labbra della sua pseudo fidanzata, con fare beffardo si alza e mi dice «hai ragione sorellina, vieni Vic, andiamo in un posto più tranquillo».

Lei non se lo fa ripetere due volte, mi guarda soddisfatta e si alza aiutata dalla mano di Jace, il quale gli posa una mano sul culo strizzandoglielo.

Trucido il mio bicchiere fra le mani, se solo uno sguardo potesse uccidere, sarei rimasta deliziata nel vederli crepare in un bagno di fiamme.

«Andatavene a fanculo, entrambi!», gli urlo contro e mi alzo.

Sono stufa di rimanere qui, sono stufa di tutte queste messe in scena, della fottuta maschera che ho appiccicata al viso, di questa situazione opprimente e di me che sento questo forte dolore al petto alla vista del mio cazzo di fratello che si bacia con la sua ragazza.

Perché so di sentire che non si tratta di gelosia fraterna? PERCHÉ A ME DIO.

«Io torno a casa, non mi sento bene ragazzi, scusatemi. Ander mi dispiace per averti fatto passare e vedermi andare via, ma sei circondato da persone squisite, tranne per qualcuno che poteva felicemente farci il piacere di restare nel pollaio. Ci vedremo domani, mi fa molto piacere che ti aggiungerai a noi».

Schiocco un bacio sulla guancia a Beth, saluto gli altri, notando le amiche del cuore di quella papera guardarmi dalla testa ai piedi, prendo un paio di canne gentilmente offerte da Ander e mi incammino verso la macchina.

Forse una bella dormita mi farà bene, o anche nei miei cazzo di sogni quello stronzo di mio fratello verrà a tormentarmi?

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