𝑪𝒂𝒑𝒊𝒕𝒐𝒍𝒐 20
• Questo capitolo contiene linguaggio forte e scene esplicite. •
Roxanne
Dopo esserci allontanati dalla festa, iniziamo a fumare e, nella nostra fattanza, diamo via a ciò che meglio ci riesce.
Finiamo sul letto dopo svariati baci focosi, togliendoci gradualmente i vestiti.
Faccio scivolare le mie mani sul suo petto sodo e, con una lentezza maniacale, arrivo all'elastico dei suoi boxer, sfilandoglieli in maniera decisa.
Inizio a pompare il suo membro, lasciandogli baci umidi sul collo che lo fanno eccitare sempre di più.
Le sue mani scendono verso la mia intimità e, spostandomi gli slip, inizia a darmi piacere infilando due dita all'interno della mia fessura già bagnata e pronta ad accoglierlo.
Ander si allontana un attimo dal mio corpo per afferrare un preservativo dal suo portafoglio e si accascia di nuovo su di me, intento ad aprirlo.
Glielo sfilo dalle mani, impaziente, strappando l'involucro con i denti e infilandoglielo sull'asta dura.
Con una stoccata decisa, entra dentro di me iniziando a muoversi, prima lentamente, per poi aumentare il ritmo sempre di più, facendomi ansimare e urlare dal piacere.
Dall'eccitazione che provavo sentendolo dentro di me, in una frazione di secondo mi sento svuotata dalla sua presenza, non capendone il motivo.
Impiego qualche istante per comprendere ciò che sta accadendo e, la scena che mi si para davanti, mi lascia senza parole.
Jace è sul corpo nudo di Ander, che sferra pugni furiosi sul suo volto.
Con gesti inconsapevoli, afferro la prima maglietta che mi trovo davanti, infilandola velocemente.
Mi avvicino frettolosa ai due corpi stesi sul pavimento, cercando di allontanare Jace da Ander, «cazzo lascialo stare! Ti sei fottuto il cervello?! Così lo ammazzi porca puttana!».
Cerco di afferrare per le braccia mio fratello, ma tutto ciò mi si ritorce contro, in quanto lui, intento a sferrare un altro cazzotto sul viso tumefatto di Ander, inconsapevolmente mi sferra una gomitata sullo stomaco, facendomi indietreggiare e sbattere contro la pediera del letto.
Emetto un flebile lamento, toccandomi la nuca. Jace, come se solo in quel momento avesse razionalizzato ciò che aveva fatto, si pietrifica alla mia vista lasciando andare finalmente Ander.
Cerca di avvicinarsi a me provando a scusarsi, ma ignorandolo mi alzo da terra, avvicinandomi preoccupata ad Ander.
Lo aiuto ad alzarsi e, prontamente, gli passo i boxer insieme agli altri indumenti.
«Coglione ma che cazzo fai?! Capisco che è tua sorella, ma la tua reazione mi sembra fottutamente eccessiva!», lui sbotta contro Jace, il quale con sguardo omicida, tenta di riavvicinarsi pronto per riprenderlo a pugni, ma, parandomi tra i due corpi, glielo impedisco.
Jace mi fissa in cagnesco, «spostati».
Di rimando lo guardo infuriata e, non riuscendo più a porre un freno alle mie azioni, gli sferro uno schiaffo in viso.
Lui in tutta risposta resta stupito dal mio gesto ed io, non volendogli dare più modo di continuare con questa stronzata, mi volto verso Ander.
«Mi sento mortificata per ciò che è successo, non pensavo che la serata andasse a finire così. Ti prego, ora vai, prima che la situazione degeneri di nuovo», lo accompagno al piano di sotto, lasciando Jace in camera che segue la nostra uscita con lo sguardo.
«Tuo fratello è una cazzo di iena! A saperlo che si sarebbe comportato così, saremmo andati a casa mia», sbotta Ander incazzato e dolorante.
Non posso credere che Jace si sia spinto a tanto, che cazzo c'era di sbagliato?!
A lui la sua dannata festa e a me la scopata!
Gli apro la porta e, abbracciandolo, gli rispondo «lo so che le scuse non valgono nulla in confronto al tuo viso spaccato, ma davvero Ander, mi dispiace. Non avrei mai immaginato che mio fratello si accanisse in quel modo, è una fottutissima testa calda. Torna a casa, mi farò sentire per sapere come stai. Curati immediatamente le ferite appena arrivi!».
Lo vedo incamminarsi verso la macchina ed io, non aspettando nemmeno la sua partenza, chiudo in fretta la porta, fiondandomi a capofitto verso le scale, incazzata nera.
Entro con furia nella mia stanza, trovando Jace seduto sul mio letto, con volto chino e coperto dalle sue mani.
«Sei un fottuto psicopatico! Che cazzo hai nel cervello, il nulla?! Chi cazzo ti da il diritto di comportarti in questo modo, ah?!», lui alza lo sguardo verso di me ed io, a grandi falcate, lo raggiungo, ponendomi di fronte a lui.
«Quando ho visto te e quella troia scopare, mi sono comportata in questo modo?! Avrei potuto, avrei VOLUTO spaccarle quella plastica facciale che si ritrova, ma sai, ho ancora un po' di razionalità che mi impedisce di abbassarmi ai tuoi stessi livelli».
In un attimo vedo Jace avvicinarsi sempre di più al mio volto, accorgendomi solo in questo momento di quanto i suoi occhi siano calcati da un rosso acceso e di quanto il suo respiro, che si infrange su di me, emani un forte odore di alcol.
«Cazzo, ma quanto hai bevuto? Da quando l'alcol ti fa diventare così aggressivo?!»
Lui in tutta risposta, ride sprezzante, «e tu da quand'è che provi dei sentimenti per quel coglione?! Pensavo fosse soltanto un gioco per te, un fottuto passatempo, ma Beth mi ha detto tutto».
Le sue parole mi provocano confusione, a tal punto che penso sia l'alcol a farlo parlare.
«Che cosa stai farneticando?! Cosa ti avrebbe detto Beth che io non so? E poi, anche se fosse, tu che diritto ne hai, quando sei il primo ad essere felicemente fidanzato! Pensa, ti ho organizzato una cazzo di festa per questa tua messa in scena!
Vieni a sbraitare contro di me, a picchiare Ander, quando dimentichi che sei mio FRATELLO e che io posso fare ciò che cazzo mi pare con CHI CAZZO MI PARE!»
Jace mi prende rudemente per i fianchi, facendo scontrare i nostri corpi.
Si avvicina ad un palmo dal mio volto e in un sussurro sprezzante dice, «pensavo volessi solo aprire le gambe a quella testa di cazzo, non che ti saresti innamorata di lui. Cos'è, perdi la testa per tutti quelli che te lo danno?!».
Le sue parole mi colpiscono e feriscono contemporaneamente, portandomi ad afferrare rudemente i suoi ricci e a trascinarlo furiosamente verso il bagno.
Lo spingo all'interno del box doccia e, prima di aprire al massimo l'acqua fredda, gli urlo contro, «vediamo se con questo riprendi lucidità, coglione!».
Giro velocemente la manovella, facendo così fuoriuscire dal soffione il getto d'acqua e lui, spalancando gli occhi, inizia a sbraitare, «ma che cazzo fai?! Ti ha dato di volta il cervello, brutta stronza?!».
Nemmeno il tempo di poter controbattere che mi sento afferrare dalla maglietta, ritrovandomi nella doccia insieme a lui.
Colta di sorpresa, mi trovo avvinghiata al suo corpo bagnato fradicio.
Cerco in tutti i modi di allontanarmi, ma Jace non me lo permette.
«Cos'è sorellina, è troppo fredda l'acqua per te? Tranquilla, rimediamo subito», poggia la sua mano sulla manovella, regolando la temperatura dell'acqua.
«Lasciami andare».
Continuo a provare, invano, di liberarmi, ma è come se tutto ciò non facesse altro che divertirlo e, in un attimo, Jace elimina la leggera distanza che c'era tra di noi, facendo aderire perfettamente il mio corpo al suo.
Gli occhi di lui viaggiano su di me ed io, solo in quel preciso momento, mi rendo conto dello stato in cui mi ritrovo.
Sono coperta da una semplice maglietta bianca, che a causa dell'acqua mi si è appiccicata addosso, facendo così intravedere i capezzoli ormai turgidi.
Poso lo sguardo sul volto di Jace che, intento a mordersi il labbro inferiore, come me si è accorto di questa situazione, «dovremmo assolutamente uscire da questa doccia».
Lui in tutta risposta abbassa lo sguardo sul mio corpo coperto da fremiti.
Inizia a sfiorarmi le gambe nude, salendo con una lentezza agonizzante sul mio seno, fino a che non posa le sue dita sul viso che mi sta andando letteralmente in fiamme.
Si avvicina al mio orecchio e, in un sussurro, mi dice «sì, dovremmo».
Poso il mio sguardo sulle sue labbra carnose, bagnate dallo scroscio d'acqua ed io, inconsapevolmente, finisco per mordere le mie, reprimendo il desiderio che ho di baciargliele.
Jace nota il mio gesto e, stringendomi ancor di più vicino a sé, afferra delicatamente i miei capelli spostandoli di lato.
Mi guarda famelico e in un attimo, le sue labbra si posano sul mio collo, iniziando a lasciarmi una serie di baci umidi, alternati da lingua e morsi.
Stringo le gambe, cercando in tutti i modi di spazzare via l'eccitazione che non dovrei assolutamente provare, «ti prego, Jace, smettila».
Lui, ignorando le mie parole, continua imperterrito, e, invece di allontanarsi, inverte la posizione in cui ci troviamo, facendomi così finire con le spalle al muro.
Il suo corpo sovrasta la mia persona, avvinghiandosi sempre di più a me e, dall'impatto, la mia maglia si solleva, lasciando la mia intimità completamente scoperta.
Jace stacca le sue labbra dal mio collo ormai arrossato e, con occhi sconvolti ed eccitati, mi guarda in viso, stringendomi per i fianchi «non so se è l'alcol a farmi parlare, ma io non riesco a stare lontano da te. So che tutto questo è sbagliato, so che non dovrei e che sono assolutamente deviati questi miei pensieri, ma dopo quel bacio alla festa non riesco più a vederti come mia sorella. È scattato qualcosa in me, in noi, che provo in tutti i modi a reprimere, non riuscendoci però. Ti prego, Ro', continuiamo a sbagliare insieme, solo per questa notte».
Soltanto ora mi accorgo di aver trattenuto il respiro, forse per le sue parole o forse per la durezza che sento scontrarsi sulla mia intimità pulsante.
Mi sforzo ad ignorare la verità che si cela in quello che ha detto e la voglia che graffia impetuosa dentro di me.
Cerco di rispondergli, riuscendo però a far fuoriuscire dalle mie labbra solo un flebile suono implorante, «J...».
Lui, come se avesse ripreso lucidità, si allontana da me, lasciandomi un vuoto incolmabile, «perdonami Ro', sono maledettamente ubriaco. Ho solo detto una marea di cazzate. Dimentica tutto, è stato un fottuto errore».
Jace fa per uscire dal box ma io, inconsciamente, lo blocco afferrandogli il polso.
Lui si ferma, voltandosi lentamente verso di me ed io, avvicinandomi al suo viso, in una supplica velata gli dico «solo per questa notte».
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